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La mia prima Milf – Capitolo 1

“Prima che varcassi la porta di vetro che separava la reception dal corridoio, mi disse: – Se vuoi, più tardi ci possiamo vedere per un caffè, avete un area…”

Erano le 5 di pomeriggio. Settembre era alle porte. Le giornate erano
ormai più fresche rispetto all’estate trascorsa. Le ferie erano terminate, senza alcun ricordo vivido, senza alcuna conquista, senza nessuna storia da raccontare agli amici. Una settimana in spiaggia, nulla di più. Tante belle ragazze, ma nessuna conosciuta per davvero.
Ed il peggio era tornare a lavorare in quello stupido ufficio. Tutti colleghi maschi, tutti Nerd. Chi si era comprato il nuovo cellulare, chi aveva provato il nuovo videogame.
– E tu, cosa hai fatto quest’estate?
– Il solito, – risposi con un pizzico di tristezza mentre sorseggiavo il quasi-accettabile caffè della macchinetta nella sala ristoro: – sono stato a Capri con i miei genitori.
– Dai! E com’erano le ragazze quest’anno?
– Ti dirò, niente male – risposi con la speranza che non avessero chiesto se ne avevo conosciuta almeno una. La risposta sarebbe stata deprimente per me, più che per loro.
– A proposito di Donne… Lo sapete che il capo ha preso una segretaria? – disse un collega.
– Immagino… che segretaria! Bassa, tarchia, senza bocce! – disse qualcun altro, e la conversazione “Donne” finì così, senza alcuna fantasia.
Le giornate davanti al monitor del proprio computer passavano così, tra uno scherzo sciocco, seppur divertente, alle ore filate a scrivere sulla tastiera. Ormai le mani camminavano da sole. E mentre scrivevo le mie righe di codice pensavo, guardando verso la finestra dell’ufficio, affacciandosi al panorama maestoso della città: – Come sarebbe bello potersi risvegliare tra le braccia di una donna… Magari matura, che ti sappia coccolare… magari che ti insegni anche qualcosa…

Ma quel pomeriggio… quel pomeriggio le mie preghiere erano state accolte. Una voce di donna era giunta alle mie orecchie. – Posso?
– Caspita… – pensavo – ora ho anche le allucinazioni…
– Scusami, dico a te.
Mi risveglio dal sogno ad occhi aperti, per viverne uno nuovo, ma completamente diverso. Il mio sguardo partì dalla moquette, ma salì dolcemente verso il volto della persona da cui proveniva quella voce. Scarpa a punta con tacco da 12, gambe snelle e raffinate, collant color fumè, gonna avorio fin poco sopra il ginocchio, una camicetta bianca con delicate decorazioni floreali, una scollatura leggera che si posava delicatamente sul suo collo, avvolto da soffici capelli ricci neri e lunghi fino alla spalla ed uno sguardo da congelarti. Era la nuova segretaria. Rimasi senza parole. Ero pietrificato. Non sapevo cosa dire. Stavo per entrare nel panico, quando d’un tratto mi calmai, dicendole.
– Si, mi dica.
– Sono la nuova segretaria. Mi chiamo Marzia, e sono stata disposta alla Reception dell’ufficio. – allungò la mano per salutarmi, ma non mi ero ancora ripreso dallo shock.
Mi alzai di scatto e mi presentai. – Piacere… Giulio.
– Ciao, Giulio. – disse Marzia con un sorriso che si spalancò tra le labbra tinte di un rosso acceso.
– Solo che il mio computer non va, non capisco perchè non riesco ad accedere. Mi chiede la password, la inserisco ma…
Ero così eccitato che mi sudavano le mani, mentre Marzia esponeva il suo problema. La guardavo, anzi la fissavo come fossi un decelebrato, stavo per esplodere di una risata emotiva incondizionata, ma cercai di trattenermi.
– Mi chiedevo se… So che stai lavorando al nuovo progetto…
– Nessun problema! – risposi, azzittendola. – Nel senso che, se vuoi, posso venirti a ved… a vederti la… a vedere cos’ha che non va il tuo… computer.
Che fatica!, pensavo. Ma come si fa a rimanere di sasso con una Donna così!
– Grazie, mi salveresti davvero!
– Mi alzai, seguendola come un cagnolino mentre parlava ancora della postazione. I miei colleghi non si accorsero di nulla! Di nulla! Erano ancora con la faccia attaccata al monitor. Volevo chiamarli ma senza che se ne accorgesse Marzia, ma loro niente, erano ancora attaccati a quel monitor! – Che sfiga!, pensai, una volta che mi capita di approcciare con una Donna e mi perdo il mio momento di Gloria.
Mentre camminavamo, ed il mio sguardo non si staccava dalle sue natiche, mi chiedevo che età potesse avere. Dal volto si capiva che era più grande di me, io 22 anni lei… quaranta forse?
– Eccoci alla postazione. Vedi, qui dovrei mettere la password ma mi dice che è sbagliata.
Aveva le braccia tese, le mani sulla scrivania, ed il corpo a 90 gradi. Ed io ero al suo fianco. Mentre mi avvicinavo per vedere meglio il computer… lo sguardo cadde accidentalmente sulla scollatura, dove vidi un reggiseno nero di pizzo. Il quel momento il mio pene iniziò ad irrigidirsi. – Non adesso! – pensai – Come faccio a lavorare così?
– Posso sedermi un attimo?
– Si, certo.
– Sono salvo – pensai.
Per circa una decina di minuti facevo finta di lavorare al suo computer, mettendo il computer in attesa di chissà quale programma… E iniziai l’approccio con Marzia.
– Mentre aspettiamo… tu sei di qui?
– No, mi sono trasferita da poco. Mio marito lavora in banca, anzi diciamo che ci vive, per così dire. – Rise di nuovo, ma con un certo malumore. Anch’io mi smontai un pò, dato che era sposata si erano disintegrati i miei sogni erotici. – E’ sempre impegnato, e l’hanno trasferito qui da circa un mese. Io sono piuttosto dinamica, quindi non so stare a casa senza far nulla. Così ho inserito un annuncio ed ora sono qui.
– Meglio qui che altrove! – dissi senza pensare. Ma tanto ormai non aveva più senso. Lei ha un uomo, che le da piacere, che la fa sentire donna, mentre sono solo un collega e niente altro.
Dopo aver risistemato il computer, magicamente in pochi istanti, dissi: – Bene, ho ripristinato il computer, vuoi provarlo?
Lei si mise di nuovo in quella posizione a pecorina e il mio attrezzo tornò di nuovo duro. – Calmati! – dissi a me stesso.
– Si, sono entrata! – Ma il suo sguardo per un attimo si diresse proprio lì tra le mie gambe poi rialzò lo sguardo verso i miei occhi, con le guance leggermente arrossate. Io cercai di mascherare cercando qualcosa tra le tasche.
– Bene! Oh, il mio telefono. Credo di averlo lasciato… dillà… sulla postazione… – Con le mani cercavo di prendere il pene per tirarlo di lato per non metterlo in mostra.
– Okay, allora per ora… grazie!
– Prego, Marzia.
Prima che varcassi la porta di vetro che separava la reception dal corridoio, mi disse: – Se vuoi, più tardi ci possiamo vedere per un caffè, avete un area per le macchinette qui, giusto?
– Si… senz’altro.
– Allora… – chinando la testa da un lato… – ti aspetto per le 5. – disse con un filo di voce, dolce e sensuale.
Il cuore in gola, le pulsazioni a mille, il mio fallo che ormai non lo tenevo più, ma era lontano dal suo sguardo, l’avevo lasciato a briglie sciolte, e quel sorriso leggero che aveva stampato in volto… Stavo impazzendo.
– Si… certo… te lo do… Offro… offro io, si certo.

Le cinque… le ore 17. Ma erano le solo le 14… come potevo attendere 3 ore? Chi poteva lavorare più, ormai?!?!

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Prime Esperienze

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