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La Maestra.

“Mi sento eccitare, in piedi davanti a lei respiro piano cercando di controllarmi, non riesco a dire nulla, tutta la mia sicurezza e spavalderia è d’ incanto…”

Seguo la lezione con falso interesse.
L’ insegnante, ignara dei miei reali
pensieri, guarda la classe segnando di tanto in tanto sulla lavagna le date più rilevanti a livello storico.
Non mi perdo nulla nelle sue movenze osservando la gonna assecondare sinuosa i suoi spostamenti, per non parlare della camicetta tesa all’ inverosimile per merito di quel seno fantastico…
Non posso non fantasticare su come le infilerei la mano risalendo lungo l’ interno delle cosce, fin su alle mutandine, ammesso che le porti, per poi giocherellare lungo i bordi con le dita fino ad infilarle sotto, accarezzandole il pelo!
Sempre che non si depili…

Ormai so come sono le donne, da quando ho scoperto che mia zia Rossana ama prendere il sole nuda in cima al prato, oltre lo steccato, dove il fitto del bosco e la siepe creano un riparo da occhi indiscreti, da tutti tranne i miei, visto che nascondendomi da mio zio dopo avergli fregato le fragole, ero andato a ficcarmi proprio fra quei rovi al limite della vegetazione, trovando uno strano passaggio nella vegetazione che mi permetteva di passare dalla proprietà dei miei a quella dei parenti senza essere visto.
E guardando la zia, ho iniziato a masturbarmi, ricordo ancora quella volta, quando vedendola allontanarsi dal giardino, avevo finto di andare a giocare a pallone, infilandomi lesto nel mio pertugio…
Che sorpresa era stata vederla nuda con mio zio che la scopava!

Certo che la mia maestra Monica è molto più giovane, non ha manco quarantanni, è bellissima e sotto quella camicia chissà che tette!!
Ho la gola secca, i pantaloni gonfi e sento il cuore battere all’ impazzata al solo pensiero!
Guardo di sbieco l’ orologio sul muro al lato della scrivania, segna l’ una, la lezione sta per finire e tra poco lei andrà via, ed io dovrò attendere giovedì per rivederla… quando d’ un tratto mi sento osservato.
“Daniele!” Esclama lei osservandomi “Mi sembri strano oggi, ti senti bene?”
Destandomi al richiamo del mio nome, con la tranquilla faccia tosta che mi ritrovo annuisco con leggerezza.
“Vede signora maestra…” inizio prendendo tempo “…non capisco perché Annibale al posto d’ attaccare immediatamente Roma diede, di fatto, il tempo per organizzare una difesa!”
Illuminandosi a tale frase per la mia attenzione, posando il gessetto, con mio immenso stupore la vedo avvicinarsi al mio banco, piegandosi su di me mentre le sue dita scorrono sulle pagine del libro di storia, indicandomi il punto dove gli invasori erano accampati, la distanza dalla capitale romana e gli ostacoli orografici presenti snocciolando nel contempo i problemi logistici, la stanchezza dovuta all’ attraversamento delle Alpi con gli elefanti, delle battaglie sostenute e la necessità di rifornirsi d’ acqua e cibo prima dell’ assalto finale, senza contare la volontà del condottiero di conquistare più territorio possibile virando a sud convinto che Roma sarebbe caduta comunque.
La sento parlare quasi emozionata dal mio interesse, non corrisposto dal resto della classe dove i miei compagni attendono solo il suono della campanella, mai prima d’ ora l’ avevo vista così vicina a me… i miei occhi colgono a tratti la bellezza del suo seno grazie al fatto di come si piega illustrandomi la cartina sul libro, beati quei due bottoni aperti e…della mancanza del reggiseno!
Sento il suo profumo, una fragranza fresca e maliziosa, ed immagino lei nuda davanti allo specchio mentre si strofina le grazie di quell’ essenza.
“Ma anche Annibale doveva immaginare che l’ impero romano si sarebbe riorganizzato e difeso!” la interrompo io, temendo dopo la spiegazione si sarebbe rialzata ed indicando sul libro, quasi con livore, giustificando la mia tesi con la scarsa distanza ormai dall’ obbiettivo agognato.
Proprio quando lei stava per rispondere il suono della maledetta campanella la interrompe, risollevandosi, con mio disperato dispiacere chiudendo la lezione con un “…ragazzi da pagina 56 alla 64 che lunedì interrogo!”
Arreso, riponendo i libri e quaderni in cartella, come tutti infilo la giacca per tornare a casa, quando improvvisamente la sento chiamarmi alla cattedra.
“Daniele, vieni qui un’ attimo!” Indicandomi d’ avvicinarmi.
Con i miei compagni che scivolano via come l’ acqua io mi avvicino alla cattedra chiedendomi cosa voglia, sia mai d’ essermi meritato una ricerca storica o un compito sui romani tanto per aggiungere danno alla beffa!
Guardandomi sorridente, Monica posa la penna che usa per annotare sul registro di classe presenze, note argomenti e chissà che altro.
“Mi hai stupito oggi Sai?” Inizio lei.
Abbassando lo sguardo, quasi per pudore sul reale interesse della mia attenzione, farfugliai un “…grazie signora maestra…”
Alzandosi in piedi, muovendosi quasi felina e richiudendo la porta rimasta aperta dall’ uscita dei miei compagni. “Sai che ti sto osservando, negli ultimi tempi, mostri interesse…”
-Almeno ci scapperà un bel voto!- penso quasi divertito. Ma poi rispondo prontamente “…è che la storia mi piace…”
“Davvero? “ Replica lei con prontezza appoggiandosi al banco più vicino alla cattedra, stuzzicando la sedia con lo stivaletto.
“E cosa ti piace oltre alla storia? “ Guardandomi fisso negli occhi.
“Bé” Inizio io quasi balbettando “… anche geografia è…bellissima!” Sto cercando di guardarla negli occhi, ma lo spacco della donna segue il movimento della gamba che gioca con il piolo della sedia risalendo sempre più!
“Sai che ti ho detto d’ osservarti in questo periodo, prima? Pensi parlavo delle lezioni di storia?” Prosegue con tranquillità glaciale.
“Non saprei signora maestra…” Cercando di prendere tempo non trovando argomenti validi.
“Su…” Incalza lei, come una micia che guarda la preda. “…non mi dirai che guardavi il libro prima…”
Sono paonazzo, mi sento le guance bruciare di calore, la gonna sempre più aperta lascia intravedere le cosce bianche e bellissime, potrei giurare che per un’ attimo un lembo di stoffa rosso abbia fatto capolino…mi sento eccitare, in piedi davanti a lei respiro piano cercando di controllarmi, non riesco a dire nulla, tutta la mia sicurezza e spavalderia è d’ incanto svanita!
“Lo sai che tua madre verrà ad udienza domani?” M’ incalza. “Cosa dovrei dirle, che t’ interessa la storia? O altro?” Prosegue senza pietà.
Ho la testa vuota, sono senza parole, già vedo la faccia di mia madre e di mio padre… gli occhi mi si riempiono di lacrime.
In quel mentre si sente la porta cigolare e Monica scostando la sedia si rimette in piedi in un lampo, entra il bidello con scopa e paletta “Mi scusi signora maestra. Ero convinto le lezioni fossero finite.” Si giustifica l’ inserviente.
“Non si preoccupi, chiudo io quando esco, mi fermo a correggere i compiti! Può andare a casa Silvano. Grazie.” Lo liquida la donna con autorevolezza.
L’ uomo esce e poco dopo si sente l’ eco della pesante porta della scuola.
“Allora?” Fissandomi.
La guardo.
“Non riesco a capire…” Contesto io, in maniera tanto debole da suonare falso alle mie stesse orecchie.
“Dunque vediamo, non perdi occasione per sbirciarmi, hai sempre le mani sotto il banco, fra le gambe, cerchi sempre scuse per avvicinarti a me e ieri a ricreazione in corridoio ti ho visto toccare Laura la figlia del preside!”
Mi sento disperare. Laura pazienza, si fa toccare da tutti ma sul resto…
Mentire non mi servirà a nulla.
“Mi perdoni maestra…” Inizio singhiozzando “…lei è così bella, e non so cosa mi prende quando la osservo, mi sento strano…” Le lacrime mi scendono a dirotto, provo quasi un senso di liberazione nell’ averlo confessato, mi stringo i pantaloni fino a sentir male, vergognandomi di quanto sono duro, non riesco a guardarla negli occhi ed ho il terrore i miei lo vengano a sapere!”
Lei mi guarda per un tempo interminabile, mi sento inchiodato dai suoi occhi, poi con estrema dolcezza s’ avvicina asciugandomi le lacrime con un fazzoletto e stringendomi fra le braccia. Mi sento subito meglio, smetto di piangere e provo un’ immenso senso di pace e calore, quando d’ un tratto, ritrovandomi appoggiato ai suoi seni mi sento eccitare come non mai!!
Vorrei divincolarmi, ma lei accarezzandomi i capelli mi dice: “Daniele, non preoccuparti… è normale, stai crescendo e si vede, stai diventando un bel ragazzo…” Mentre mi parla la sua mano scende sui miei jeans accarezzandomi con dolcezza, io non respiro nemmeno, sento i bottoni, la lampo che scende e ritrovo Monica che porta le mie mani sulla sua camicetta rapidamente aperta, chiudo gli occhi, accarezzo i seni e sento i miei pantaloni e mutandine abbassarsi!
Le sue labbra si posano sulle mie, e la lingua di Monica inizia un sinuoso gioco con la mia, riapro gli occhi ed ammiro i seni nudi e bellissimi, gonfi con i capezzoli pronunciati, quando lo sguardo si perde sulle sue mutandine, sono leggere, piccine e bellissime, scendo con la mano ed infilo le dita sotto accarezzando della pelle morbida e bagnata, non so che fare, eccitazione e paura si mescolano assieme quando il desiderio di quel corpo prende il sopravvento.

E’ una tela bianca sul quale dipingere.
Caldo, voglioso ed inaspettatamente dotato il ragazzino si lascia condurre per mano nei meandri del piacere, lo faccio sdraiare senza una parola sulla cattedra, iniziando a leccargli il cazzo sputando le prime succhiate che sanno d’ urina. Ormai ha l’ odore dell’ adolescente, quel sentore muschiato che mi eccita oltremodo, non pensavo d’ arrivare così presto a lui, mi piaceva stuzzicarlo, in quella classe d’ ebeti era l’ unico che poteva interessare i miei sensi di predatrice, ma adesso che l’ ho concupito, lo renderò mio schiavo del piacere…

Sento la tavola fredda sotto di me quando lei strappandosi le mutandine di dosso mi sale sopra a carponi, la sua gonna alzata mi permette di guardarle fra le gambe la striscia di pelo con le labbra aperte ed invitanti, la sento calare sul mio corpo roteando il bacino e godo della sua carne che riceve la mia! Le guardo i seni ballare maestosi, lei mi prende le mani portandole sul suo culo stupendo, le stringo le natiche affondando e palpandola con le dita. Si piega su di me, apro la bocca ed inizio a succhiarle i seni, mordendoli piano e leccando i capezzoli duri, sento un gemito sottomesso salirmi in gola e la donna inizia a cavalcarmi con furore, il mio cazzo, caldo e duro come il marmo mi fa un male cane quando le godo dentro inondandole la fica del mio sperma!
“Questo è il nostro segreto” Mi sussurra la donna “…il nostro segreto, t’ insegnerò tutto sul piacere, sulle donne, su come farlo e sui mille giochi che le nostre fantasie ci suggeriranno…”

Annuisco in silenzio, drogato e perso della femmina che da diverrà, nel tempo, la mia padrona…

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Prime Esperienze

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