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La lunga notte in strada

““Vieni troia, te lo diamo veramente il passaggio…”

Avevo da poco cominciato a frequentare parcheggi di incontri, avevo da poco
scoperto l’ebbrezza di stare in strada vestita da troia ad aspettare maschi. Anche non solo per sex, qualcuno si ferma, chiacchiera e tu fai la troia, offri pompini e se è un bell’uomo dai via il culo. Insomma, quel gioco di battuage che forse molti di voi già conoscono.
Era la mia quarta o quinta uscita en femme, era una calda notte di fine estate quando verso le dieci mi recai al grande parcheggio al limitare della zona industriale fuori città. Lì mi vestii da troia, parcheggiai nel lato “esterno” del parcheggio, quello che invece che dare sulla zona industriale da sulle campagna, dove ogni tanto si va dietro gli alberi a scopare.
Scesi dalla macchina con il mio tacco 15, autoreggenti velate nere, la mia minigonna preferita, un tubino con oarte terminale a sbalzo che se lo tiri su sopra la balza delle calze ti fa vera troia da strada, se lo tiri giù è anche sobrio ed elegante. Completano il look la camicetta con scollatura di pizzo e la parrucca. Tutto il necessario in borsetta, chiudo la macchina e mi avvio al mio pezzo di marciapiede dove da qualche settimana vengo ogni tanto.
L’inizio serata si rivelò fiacco: mi ero messa a chiacchierare con un ometto in macchina che mi aveva offerto una sigaretta ma che non voleva sesso, solo vedermi sculettare, cosa che feci per lui. Quando ripartì notai che un tizio si era nascosto dietro le frasche e si masturbava. Che bello! Un cazzo duro! Ma come potete immaginare durò pochissimo, dietro gli alberi a culo aperto quattro colpi e lui venne subito.
Tornai sconsolata in strada ed ecco fermarsi una golf con un bel cinquantenne.

“Ciao bella, che fai?”
“Ciao caro, sono qui a dare via bocca e culo, vuoi?”
Lui confessò che non era mai stato con una trav, ma lo incuriosiva moltissimo.
“Se vuoi provare… dimmi tu possiamo cominciare con un pompino poi se ti va proviamo il culo.”
“E quanto vuoi?”
Oh che parole sublimi, questa frase mi fa sciogliere e mi rende pronta a fare sesso con chiunque e d’istinto rispondo: “Se vuoi solo un pompino sono 10 con guanto oppure 20 al naturale con sborrata in bocca.”
Lui sorride e mi dice che accetta. “Dove possiamo andare?” Mi chiede.
“Qua dietro gli alberi ti spompino all’aperto o se vuoi stare comodo andiamo con la tua macchina in una zona buia del parcheggio.”
“Qua c’è troppa gente… non mi sento tranquillo… possiamo andare in una stradina da qualche parte qui vicino?”
“Ok, salgo con te.”
Giro attorno alla macchina sculettando come una troietta, apro la portiera e guardo le mie gambe mentre entro e mi siedo. Sono proprio belle penso. Ed anche il cliente direi, visto che mi mette subito una mano nell’interno coscia.
Partiamo ed usciamo dal parcheggio per trovare un posto, in teoria vicino.

Purtroppo però io non conosco la zona (solo il parcheggio) e neanche lui è esperto, per di più è molto pauroso e nessuna stradina va bene, troppo abitate, troppo illuminate, troppo vicino alla via principale. Facciamo diversi minuti di svolte negli stradelli di campagna fino a quando non ci infiliamo in una strada molto piccola circondata da alberi alti e cespugli. Sulla destra si vede ad un certo punto l’ingresso ad un campo chiuso da una sbarra, è tutto buio.
“Fermati qui” gli dico.
“Ma è un ingresso”.
“Sì, ma ad un campo chi vuoi che ci venga di notte?”
Lui accosta e si guarda intorno. Oltre la sbarra la strada continua, sulla destra protetto da un giro di alberi e dai cespugli c’è un prato.
“Possiamo prendere una coperta che ho nel bagagliaio e andiamo nel prato?” Mi chiede lui.
“Certo è perfetto!” Lo incito io, così andiamo a fare questa marchetta che mi ha fatto perdere un sacco di tempo in giri nella campagna.
Mi faccio aiutare a camminare sulla terra coi tacchi (ma quanto è difficile!) arriviamo al centro del prato, che effettivamente è ben protetto dalla strada e separato dal campo da altri arbusti, lui stende la coperta e si sbottona i pantaloni.
“Pagami prima tesoro.” Gli dico io, da prostituta consumata.
“Certo certo.” Tira su i pantaloni, estrae il portafogli e mi da 20 euro, che metto nella borsetta.
“Ottimo, vediamo cosa abbiamo qui…” Mi inginocchio sulla coperta e gli tiro giù i pantaloni e le mutande, ho davanti un cazzo normale e dall’odore molto pulito. Comincio il pompino nel silenzio della natura, si sentono solo i rumori del risucchio e quelli della notte. Lui rimane in silenzio mentre il cazzo gli diventa duro duro, mi mette anche una mano sulla testa per spingermelo più in fondo in bocca.
Ad un certo punto sento prima un rumore e poi chiaramente una voce minacciosa: “Chi è la?”
Smetto il pompino e mi giro verso la voce, verso la zona degli arbusti che da sul campo. La figura nera di un uomo, sembra corpulento, è dall’altra parte del prato. “Cosa fate sporcaccioni? Io chiamo la polizia!”
Alla parola “polizia” il mio cliente va nel panico, si tira su i pantaloni e corre verso la macchina. Io mi rimetto in piedi, ma sui tacchi non posso certo correre.
Può però correre l’uomo che arriva in pochi balzi su di me, è un uomo sulla cinquantina, in carne ma anche muscoloso e mi prende per un braccio. Sento dietro di me il rumore del motore che si accende e la macchina che parte.
Oh, cazzo…

“Cosa facevate qui? Sei una puttana?”
“Io… io sono una trav…”
“Sì lo vedo, sei un uomo vestito da puttana. Devo chiamare la polizia?”
“No, no non intendevamo fare nulla e…” Non so come proseguire, il cleinte è scappato e io sono nel mezzo della campagna con un contadino infuriato.
Silenzio imbarazzante, lui mi guarda, mi squadra anche il corpo, con la mano libera indica la gonna: “alzatela un po’, fammi vedere”.
Io silenziosa mi giro, porgendo il culo ed alzo la gonna per mostrare la mercanzia. Sento una mano che palpa una chiappa, poi l’altra, poi scosta il tanga ed un dito che si infila liscio nel culo, che era già stato scopato e lubrificato prima di andare lì.
“Se lei non chiama la polizia possiamo… accordarci…” dico io.
“Sì, direi proprio di sì” Fa lui, sfilandomi il dito dal culo e sculacciandomi. “Vieni troia” e si incammina riprendendomi il braccio.
“Piano, ho i tacchi ed è un disastro camminare qui…”
Lui non dice niente e mi porta oltre gli arbusti, dove c’è un capanno con un trattore e, dietro, una casa. Eravamo proprio dietro casa sua e non ce ne eravamo accorti!

Arrivati sotto casa mi metto di fianco alla porta.
“Credi che ti faccia entrare in casa? Adesso mi spompini per bene.”
Beh, ero venuta per un pompino e finisce che faccio un pompino, poi gli chiedo di riaccompagnarmi al parcheggio.
“Certo, sono molto brava.” E mi inchino davanti a lui, che si apre la patta e fa uscire il suo uccello, già duretto e però ben più puzzolente dell’altro. Ma non mi dispiacciono i cazzi puzzolenti ed in un baleno me lo infilo in bocca.
Lui mentre succhio sento che mugugna parolacce: troia, succhiacazzi, bocchinara. Non fanno che eccitarmi ed anche lui mi sembra bello eccitato. Al punto che ad un certo punto sfila il cazzo e dice “ora ti inculo”.
“Ma veramente non so se…” Provo ad opporre resistenza.
“Non fare storia o chiamo la polizia, adesso ti inculo, ho sentito che ce l’hai bello aperto.” Mi solleva da un braccio e mi spinge verso un tavolo da giardino.
Io da brava mi abbasso il tanga e sollevo la gonna mostrando il culo. Poi però prendo dalla borsetta un preservativo. “Questo lo mettiamo però, ok?”
“Certo, mica scopo a pelle i culi dei froci.”
L’inculata è stata alla fine piacevole, condita con molti insulti, cominciavo quasi a godere quando ho sentito che i colpi rallentavano ed affondavano col tipico ritmo di sta per venire. “Dai sborrami nel culo, vecchio porco.” Lo incito. “Dai dammi tutta la tua sborra calda nel culo, fottimi, dai.”
“Si puttana, ti sborro in culoooooo!”
Viene e si sfila dal culo.
Io prendo un fazzoletto per pulirmi il culo e ne porgo uno anche a lui. “Senti, mi daresti un passaggio a…”
“Cazzo dici troia?”
“Dico che se mi dai un passaggio.”
“Fuori di qua brutta maiala o chiamo la polizia!”
“Ma io…”
Lui alza una mano come per colpirmi. “Vattene da casa mia lurida vacca!”
Io rimango basita, poi prima che la situazione degeneri mi incammino per la strada che porta alla sbarra e sono in strada, nel buio, nel mezzo del niente. Prendo la borsetta, estraggo il telefono per chiamare un taxi. Non c’è campo.

Sistemo la gonna tirandola giù il più possibile e mi avvio tenendo stretta la borsetta lungo la stradina buia, camminando sui tacchi incerta ed un po’ preoccupata. In fondo è caldo, penso. Così mi alleno a camminare bene sui tacchi, penso. Che situazione di merda, penso. Mi fermo al primo lampione, e con lo specchietto mi guardo, sistemo la parrucca e, non chiedetemi a cosa servisse, mi ridò il rossetto dopo i pompini fatti. Riparto nella notte.
Arrivo all’immissione da una via più grande in cui si vedono diverse case. Ancora niente campo, maledetta scheda di operatore economico del supermercato! Cosa faccio? Busso a qualcuno? Figurati. Mi incammino verso la direzione da cui siamo venuti, ma chi se la ricorda. E poi avremmo guidato per un quarto d’ora almeno, chissà dove siamo.
Mentre sto camminando così, all’aperto da più di mezz’ora, sento il rumore di un motore dietro di me. Sì, una macchina! Mi fermo ed estraggo il pollice, a chiedere un passaggio. La macchina rallenta, ma poi riparte in corsa. Si sarà spaventato il bastardo.
Mi riavvio, mi fanno male le caviglie, queste splendide scarpe con tacco 15 mi stanno uccidendo. Mi chiedo se sia il caso di toglierle e proseguire a piedi… tanto ormai ho già le calze rovinate, forse da quel bifolco che mi ha inculato prima, sentivo che sculacciava e stoccazzava.
Un altro rumore, sono fortunata. E mi metto col pollice di fuori.
Una vecchia Tipo sgangherata passa senza fermarsi, poi rallenta e si ferma qualche decina di metri più avanti. Allungo il passo per raggiungerla. Dentro ci sono due ragazzi sulla ventina.
“Ciao ragazzi.”
Loro mi guardano un po’ perplessi, poi il guidatore fa “Ciao bella, cosa ci fai qui tutta sola?”
“E’ una storia lunga… sono in difficoltà, potete portarmi al parcheggione della zona industriale?”
“Ahhh.” Fa sempre il guidatore. “Sei una puttana trav…”
“Non dico di no…” faccio io alzando le spalle.
I due si guardano. “Cosa dici?” fa il guidatore all’altro. “Diamo un passaggio alla signorina?” “Sì, siamo dei galantuomini, no?” E ridono tutti e due.
“Allora, mi portate al parcheggio?”
“Certo cara, certo!” Fa il passeggero scendendo dalla macchina ed alzando il sedile. “Infilati dentro che ti portiamo noi.”
“Grazie, siete gentilissimi!”
Io sono dietro, uno guida e l’altro è completamente girato, mi guarda le gambe. “Allora, un cliente ti ha lasciato in mezzo alla campagna?”
“Eh sì, uno stronzo…” faccio io.
“Ma prima o dopo di scoparti?”
“Beh, è che ci hanno sorpresi e lui è scappato e io mi sono trovata qui…”
“Per fortuna hai trovato un assaggio…” dice lui allungando una mano sulla coscia. “Ma sai… a questo mondo niente è gratis, non si fa nulla per nulla…”
“Volete un pompino? Vi spompino entrambi se volete.”
“Beh, quello è il minimo, ma noi vogliamo anche metterti in mezzo…”
“In mezzo?”
“Uno in bocca e uno nel culo, lo fai?”
Nel frattempo la macchina si è fermata, siamo sotto degli alberi ed è tutto buio. “Certo, lo faccio eccome.” Qualcosa mi dice che è meglio far buon viso a cattivo gioco. E così è stato: li ho spompinati entrambi, incappucciato il primo che mi ha preso il culo sul cofano mentre l’altro mi dava il cazzo, poi si sono dati il cambio, il primo dopo avermi inculato sfila il preservativo e me lo mete in bocca, riempiendomela di crema quando ho ancora il cazzo del secondo in culo. “Anche io” fa questo, che mi mette in ginocchio, si toglie il preservativo e dice “voglio venirti in faccia, troia”. Detto fatto.
Io mi pulisco con il fazzoletto la sborra dalla faccia e sputo quella che mi rimane in bocca.
“Vieni troia, te lo diamo veramente il passaggio.” Avevo temuto…

Mi fanno sedere davanti e mi riportano al parcheggio, ma si fermano all’ingresso e mi lasciano camminare fino alla mia macchina. Mentre cammino spedita attraverso il parcheggio, una macchina si accosta “Quanto vuoi, bella?”
“Ho staccato stasera.” Faccio io senza neanche guardarlo, sono stanchissima.
Salgo in macchina e tiro un sospiro di sollievo. E’ tardissimo.
Arrivo sotto casa, sto per scendere e mi rendo conto di essere ancora in trav. Riaccendo e vado in un parcheggino poco distante per rimettermi “normale”, stavo per scendere di fronte a casa conciata come una troia dopo una notte di marchette.
Devo smetterla con la strada. Mi devo trovare qualche porco ospitale che mi porti a casa sua per farmi il culo!

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all’autore del racconto – Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell’autore.
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Trans

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