“Ci puliamo con un asciugamani e usciamo…”
Quando eravamo ragazzi, il nostro ritrovo era la latteria. Il bar era
per i più grandi, noi sbarbati avevamo la latteria. C’era il sig. Piero che, anche quando non avevamo soldi ci dava ugualmente il gelato o la gazzosa fingendo, poi, di dimenticarsi di farcela pagare. Quando venne a mancare la moglie prese le redini del negozio e cominciarono i tempi duri. Non apriva la bottiglietta della bibita se non vedeva i soldi sul banco, se non si consumava non si poteva stare seduti ai tavolini, se giocavamo a bigliardino non dovevamo fare casino. Una vera strega che però, sembrava, avesse un punto debole. Girava voce che l’avessero vista insieme a un uomo in camporella e che nella tasca della portiera della sua seicento tenesse dei giornalini pornografici allora quasi introvabili. Ma un giorno tutto cambiò.
Frequentavo una ragazza con la quale, tutti i pomeriggi, andavamo nei prati dietro il cimitero in camporella. Non mi faceva fare niente, solo limonare e grandi sborrate nelle mutande per lo sfregamento contro il suo ventre. Però mi piaceva e mi andava bene.
Un giorno mentre eravamo al nostro solito posto, dietro un cespuglio ai lati della strada sterrata, sentiamo arrivare un motorino. Alzo la testa e vedo che è il sig. Giovanni, un mio vicino di casa, che si viene a fermare proprio vicino a noi. Pochi secondi dopo arriva una seicento bianca e vedo che alla guida c’è lei, la lattaia, e si ferma all’altezza del cespuglio facendo salire il sig. Giovanni.
Dai finestrini aperti, era estate, li sentiamo parlare e sentiamo la lattaia che dice:
“Non fare il violento come al solito, mettimelo dentro adagio che mi fai male e non pensare solo a te, cerca di fare venire anche me.”
Mentre restiamo giù per non farci vedere li sentiamo mugolare mentre trombano e poi, sempre lei:
“Dai spingi… non venire adesso… continua… dai che sto venendo…. dai, dai… vengo, vengo.”
Restiamo ancora giù fino a quando sento aprire la portiera della macchina, poi alzo la testa per guardare e incrocio lo sguardo di lui. Mi guarda con aria severa e poi mi dice:
“Cerca di farti i cazzi tuoi e non fare il pirla.”
A queste parole si gira anche lei e rimane per qualche istante a fissarmi imbarazzata prima di partire sparata in una nuvola di polvere.
Portata a casa la ragazza vado in latteria per trovarmi con gli amici. Come arrivo lei, la lattaia, mi chiama e mi porta nel retro chiudendo la porta.
“Cosa hai intenzione di fare?”
Rimango un attimo in silenzio come se in castagna ci fossi io ma poi mi riprendo. Mi faccio coraggio e la guardo negli occhi, le passo il braccio intorno alla vita e:
” Potresti fare anche a me quello che fai con il Giovanni. Oltretutto ho quasi trent’anni di meno.”
Mi guarda seria e mi dice che lei con i ragazzini non si mette.
Le prendo la mano e la metto sulla patta facendole sentire il cazzo che mi è diventato duro solo all’idea di poterla scopare pensando che se è la zoccola che dicono la cosa dovrebbe fare effetto.
“Sarò un ragazzino ma senti questo. Però se non vuoi… non garantisco niente.”
A quel punto viene fuori la troia. Me lo sfrega per bene per sentirlo tutto e poi, dopo che ho aperto la patta, vi infila la mano e lo tira fuori cominciando a menarlo. Le alzo la gonna e le infilo la mano nelle mutande. E’ già tutta bagnata. Cerco di mandarla giù con la testa per metterglielo in bocca ma resiste. Le prendo la nuca e spingo di forza fino a metterglielo davanti alla bocca dicendole di prenderlo. Gli da due colpi di lingua e poi prende in bocca solo la cappella. Spingo perchè lo prenda tutto e glie lo infilo fino in gola facendole venire un urto di vomito.
“Non riesco a prenderlo in bocca, mi viene il vomito.”
La faccio appoggiare al lavandino e sollevandole una gamba glie lo metto dentro. Bastano pochi colpi per venire ma continuo a pompare fino a che mi rimane duro. Sento la sborra che esce e mi bagna le palle ma continuo a pompare e poco dopo viene anche lei.
Ci puliamo con un asciugamani e usciamo.
“Allora hai capito? Domani vieni una mezzoretta prima dell’apertura che ti faccio veder il lavoro che devi fare. Adesso lo vuoi un gelato?”
“Va bene signora, alle due esco da scuola e alle tre sono qui. Se posso anche prima.”
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