“Lui si allontana chissà dove, ma ora ho occhi solo per lei…”
Ero da solo al bar della spa a guardare le donne e
le coppie che entravano e uscivano, sperando di incontrarne qualcuna con cui far l’amore in qualche modo. Quando la vidi entrare pensai “Ecco la solita grassa culona cellulitica che non piace a nessuno”. Poi guardai lui, che era entrato per primo, da buon cavaliere. Carino. No, anzi, a guardarlo meglio, è proprio un po’ più che carino. Un uomo sotto i quaranta, con eleganti mêches di capelli bianchi, atletico ma non palestrato. Una via di mezzo fra Omar Sharif e Paul Newman, anche elegante nel portamento, con un tocco di eleganza nei favoiriti che scendono ai lati del volto fino all’articolazione della mandibola. Non è certo un tipo che si incontra tutti i giorni. Chissà che ci fa con quella… mi farei lui più di lei, pensa la parte frocia di me.
Si scambiano un sorriso mentre camminano con grazia verso le loro sedie a sdraio, a sei, sette metri da me. Scopro di desiderare di essere in mezzo al lampo di amore che ho visto scoccare fra i loro occhi. “Amor che a nullo amato amar perdona”, mi viene in mente. Torno al mio bicchiere di birra per non essere indiscreto, ma la curiosità per la coppia, che ora ha lasciato le sedie a sdraio e si avvia verso la piscina, ormai frigge. L’uccello, che mi fino a poco fa mi pendeva davanti inerte, da segnali di interesse. Sbircio cercando di non farmi accorgere, quel tanto che basta per vedere lei scendere lentamente in acqua.
Che balena, pensa la parte stronza di me. Però devo ammettere che quel culone non ha alcun segno di cellulite. Proporzionato in quel corpo enorme, dice la parte artistica di me, peccato che sia del tutto fuori misura. Ho curiosità di vedere il seno, ma non riesco perché ormai è completamente in acqua e nuotando si volge indietro al suo amico, che sta entrando in acqua anche lui. Di nuovo il lampo. Ora faccio più attenzione a lui che a lei. La raggiunge. Osservo che la osserva estasiato, è visibilmente soggiogato, le ruota intorno come un pianeta. Parte misteriosamente da questi giochi una freccia che mi colpisce in pieno. Eros ha fatto il suo ingresso trionfale ed è padrone della piazza.
Il mio bel membro è in piena erezione e se fossimo in una di quelle noiose feste private forse potrei farglielo vedere. Lei sembra accogliere la corte del suo accompagnatore come fa una padrona con un cane fedele. L’angelo della gelosia ora mi suggerisce, perfido, di guardare lei. Osservo il suo volto a filo d’acqua. Pare di una bellezza semplice e piena. Non rompere i coglioni, dice la parte di me che ha conservato un minimo di fair-play. Gli sorride, sicura. Distolgo lo sguardo ma so che fra un po’ tornerò a guardarli, quanto basta per vedere che si stanno baciando. Si vede dai loro movimenti, o meglio dalla loro quasi immobilità, che lei gli ha messo la lingua in bocca e stanno limonando alla grande. Mi sento soggiogato, mi alzo dal mio tavolo e vado al banco del bar. Da qui ho un punto di vista sulla parte della piscina dove i miei due piccioni andranno sicuramente. Sono un guardone esperto. Per precauzione mi avvolgo il mio asciugamano alla vita, l’erezione esplosiva lo richiede.
Eccoli. Nuotano. Lei va avanti lenta come una portaerei, lui la segue come un cacciatorpediniere di scorta. Ha dei capelli castano chiaro raccolti e tiene la testa fuori dall’acqua per non bagnarseli. Si avvicina al bordo della piscina, vi appoggia una mano, si volge verso di lui che la sta raggiungendo. Scherzano affettuosamente, si baciano di nuovo come due ragazzini. Mi guardo intorno ma non c’è nulla di paragonabile da guardare, mamme con bambini, coppie ordinarie, signori pelosi con la pancia, ragazze vergini che ridono fra loro.
Non posso stare sempre a guardarli. Torno a guardare le altre coppie presenti, le ragazze giovanissime, le signore. Scopro che una si è accorta della balena e la sta guardando fisso mentre bacia il suo drudo. Guardo il corpo della osservatrice, quasi anoressica, nel due pezzi che indossa sotto un trench grigio sgualcito che usa come un copricostume. Logico, una magra che guarda un grassa, sarà invidiosa. La coppia si muove e torna nuotando dalla parte dove si sono immersi. Lentamente lei esce dall’acqua e si avvolge in un accappatoio. Dopo poco lo toglie e scioglie i capelli. Ha una figura maestosa. Lui si allontana chissà dove, ma ora ho occhi solo per lei. Grandi cosce, grandi polpacci, grandi piedi. Tutto proporzionato, però. No, non è una donna che mangia troppo. Sa come muoversi, con quel suo corpo colossale che pare allenato, quasi sportivo.
Le altre donne sono a disagio, la balena le eclissa tutte e sembra perfettamente consapevole della sua figura. Ora si alza e, emozione, si toglie l’accappatoio, lo butta su una sedia a sdraio come avrebbe potuto fare la regina di Saba e viene dritta verso il banco del bar. Seduto sul mio alto sgabello posso ammirarla mentre si avvicina, nel suo costume marrone dal quale spunta qualche pelo del pube. La pancia è tondeggiante, leggermente adiposa, si curva dal torace al monte di Venere come quella di una cavalla. E’ bella anche la pancia, mi sorprendo a pensare. Naviga come la Vespucci fino al bancone del bar e posso vederla da dietro. La schiena è perfetta, senza alcuna piega, nemmeno quelle che di solito genera sotto le ascelle un seno grande e pesante. Le sue non sono rasate, lampeggiano ciuffi di peli marroni. La pelle è liscia ovunque. Cerco difetti e non ne trovo. Non somiglia a niente che abbia visto prima, è oltre tutti i limiti. Sono soggiogato, comincio a capire le ragioni del suo uomo. Quando si gira verso di me riesco a guardarla in faccia. Ora la vedo di una bellezza tale che mi pare di aver ricevuto un pugno. Abbasso lo sguardo confuso, poi lo rialzo e le vedo uno strano sorriso, forse si è accorta di me. Forse. Mi tremano le gambe, ho una strana voglia di piangere. Ora forse ho trovato una parola adatta: immensa.
Tal che di comandare io la richiesi ora è seduta al bar, sola. Ha davanti una tazzina di caffè che sorseggia lentamente. Avrà una sesta di seno e riempie tutta la sedia, anzi un po’ di più. Avrebbe bisogno di due sedie, o di un trono. E’ la incarnazione della dea madre, di tutte le donne immaginabili, Eva, di Elena, di Cleopatra, di Semiramide. Non ha bisogno di alcun belletto, di alcun trucco, di alcuna affettazione. Semplicemente è e attorno a lei immensa c’è una aura immensa di pace dei sensi. Beato l’uomo che preferisce.
Questa esperienza è avvenuta a Chianciano Terme ed è del tutto reale. Non l’ho più rivista, l’ho sognata infinite volte da allora. Forse ho sempre saputo di lei, non la dimenticherò più.
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