“Pian piano aumentò il ritmo, ora il suo bacino premeva sulle mie natiche che lui teneva aperte, “ Dovresti vedere come scivola dentro e fuori” disse ed io…”
Sono nuova su A 69 e mi sono dilettata a leggere alcuni
racconti notando che oltre a narrazioni di avventure molte raccontano della loro prima esperienza e così ho deciso di farlo anche io.
Nell’adolescenza ho preso coscienza di me stessa, fino a quel momento era solo un sentire, un disagio.
Al liceo invidiavo le mie coetanee, le vedevo fare le civette con i ragazzi, indossavano ciò che a me era proibito e mi infastidiva così per rivalsa cominciai ad andare a scuola indossando sotto i pantaloni i collant rubati a mia sorella, cosa che fino a quel momento avevo fatto solo al chiuso del bagno o quando ero sola in casa e mi lasciai crescere i capelli. Ovviamente nessuno sapeva cosa indossassi ma mi piaceva pensare di essere una di loro.
A 17 anni arrivò nella mia classe un nuovo ragazzo, era alto, bello come un Adone e simpatico. Ogni volta che mi guardava con i sui occhi azzurri mi sentivo sciogliere, me ne infatuai!
Le ragazze facevano a gara per farsi notare, si era inserito nel gruppo di pallavolo e così divenni tifosissima di quello sport andando a vedere tutte le partite e spesso rimanevo in palestra a guardarlo allenarsi. Quando mi rivolgeva la parola riuscivo a balbettare solo qualcosa d’incomprensibile per poi allontanarmi rapidamente. Una mattina mi fermò chiedendomi “ Senti, ho visto che sei il migliore della classe in matematica, non ho capito un cavolo di quello che ha spiegato la Prof. mi aiuteresti?” Lo guardavo dal basso verso l’alto, era molto più alto di me ed ovviamente dissi di si “ Ok ci vediamo da me alle quattro!” Mi diede l’indirizzo e mi salutò. Passai la mattinata a fantasticare non riuscendo a seguire le lezioni, mi vedevo bella ed elegante con una gonnellina pieghettata, una camicetta leggera che lasciasse intravvedere il reggiseno, le gambe coperte dai collant con hai piedi un paio di scarpe con il tacco e truccatissima. Lui che mi baciava e carezzava, insomma una serie di romanticherie stupide ed impossibili. Una volta tornata a casa attesi contando i minuti che mancavano al nostro incontro quando mi venne un’idea, se non potevo andare da lui come desideravo potevo però mettermi sotto gli abiti invernali l’intimo di mia sorella e sognare a sua insaputa. Senza che mia madre se ne accorgesse presi un paio di slip, un reggiseno e un collant nero e poco prima di uscire andai in bagno, infilai lo slip carezzando le natiche coperte dal naylon, infilai il collant con sopra un paio di calzini e un paio di jeans aderenti, almeno questo potevo farlo. Presi il reggiseno e lo allacciai, era senza imbottiture ma con il ferretto. Infilai una felpa larga presi il giubbotto e lo indossai, salutai mamma ed uscì. Mentre camminavo verso il mio sogno ero emozionata e felice, mi sembrava di essere una ragazza con quei jeans attillati, il collant che sentivo sulla pelle e il reggiseno che stringeva il mio torace, quando girai in una traversa meno trafficata mi misi persino ad ancheggiare ma smisi quando sentì una voce gridare “ A frocio!” Raggiunsi il portone di Nino e suonai. Il cuore mi batteva forte, sentì lo scatto ed entrai, raggiunsi la porta e preso un bel respiro premetti il pulsante del campanello. Appena mi vide disse “ Ciao, siamo soli! Mamma è uscita tornerà tra un paio d’ore” facendomi segno di seguirlo. Mentre gli ero dietro pensai al perchè avesse detto così e sperai che ci volesse provare, ma quando entrai vidi che sul tavolo erano disposti già i libri, ci sedemmo e cominciammo subito a studiare. Dopo un po’ disse “ Ti va un caffè?” ci alzammo e per farmi passare per prima dalla porta mise una mano sulla schiena. Entrammo in cucina prese la Moka, preparò il caffè e lo mise sul fuoco poi ridendo e scuotendo la testa come se stesse per dire una sciocchezza “ Lo sai che quando ti ho messo la mano sulla schiena ho avuto l’impressione che portassi un reggiseno?” Avvampai, divenni rossa e fu come confessare “ Perché sei diventato rosso? Non è che lo porti davvero? Dai fammi controllare!” disse schersosamente, feci un passo indietro “Devo andare, mi sono ricordata che…” Nino m’interruppe “ Allora è vero! Lo porti! ” disse stupito e si pose tra me e la porta. Feci una faccia infuriata “ Fammi uscire subito o mi metto ad urlare” e lui “ Dai fallo?” Fece uno scatto bloccandomi contro la parete, la sua mano salì sul mio petto e strinse la coppa del reggiseno. “ Cazzo! Avevo ragione! ” Lo guardai con odio, ora tutti a scuola avrebbero saputo, mi avrebbero preso in giro e forse anche i miei ne sarebbero venuti a conoscenza. Mi avviai verso la porta “ Ma dai, non scappare, con me il tuo segreto è al sicuro, non lo dirò a nessuno.” Il tono era calmo e rassicurante “ Giura che non mi sputtanerai? Giuralo!” urlai istericamente e lui rise “ Lo giuro! Ora bevi il caffè e mettiamoci a studiare che dopo domani abbiamo il compito in classe” Mentre eravamo sui libri ogni tanto mi guardava e sorrideva sotto i baffi ma non fece o disse nulla fino a che non finimmo. Venne il momento di salutarci e fu in quel momento che chiese “ Ma perché ti metti il reggiseno?” fui sincera gli spiegai che le donne non mi attraevano e che avrei voluto essere una di loro. “ Mica mi stai coglionando” disse “ Ma davvero ti piace travestirti? Sei strano! Comunque a me piace la fica!” La porta si aprì la madre era tornata, Nino mi presentò e dopo alcuni convenevoli me ne andai. A casa mi cambiai in bagno e rimisi tutto a posto. Nella solitudine della mia stanza mi tornò alla mente il suo bel viso maschio, il fisico imponente, il sorriso aperto e gli occhi luminosi. Immaginai le sua forti braccia che mi stringevano, la sua bocca sulla mia, sognavo e speravo con tutta me stessa che mantenesse fede alla parola data.
L’indomani a scuola non accadde nulla e quando lo incontrai e mi chiese “ Oggi puoi passare da me così studiamo ancora insieme? Solita ora?” Assentì vigorosamente senza riuscire a nascondere la mia felicità “ Se vuoi puoi anche metterti il reggiseno, con me puoi fare come vuoi!” Salutandomi con un leggero pugno sulla spalla.
Quel pomeriggio sotto i jeans attillati indossai un tanga, un collant nero senza mettere i calzini ed indossai anche il reggiseno, in fondo me lo aveva chiesto. Quando entrai a casa sua notai che eravamo soli “ I miei sono fuori tornano dopo cena, abbiamo tutto il tempo per studiare tranquillamente” Iniziammo e per spiegargli le cose ero costretta a stargli vicino, sentivo il suo profumo, la sua spalla contro la mia e ne ero estasiata. Dopo un oretta di studio facemmo una pausa e subito chiese “ Ma ti sei mai vestito da donna?” Scossi la testa “ Ho solo messo qualche volta i collant e il reggiseno e così dicendo sollevai un po’ i calzoni facendogli vedere che sotto avevo il collant. “ Ma ti piacerebbe travestirti?” Feci di si con la testa e inaspettatamente disse “ Perché non ti metti qualcosa di mia sorella? Sarei curioso di vedere come stai travestito” Sgranai gli occhi stupito “ Ma che dici?” spazientito disse “ Ti sto dicendo che se ti va puoi travestirti qui, ora! Non ho mai visto un travestito e sono curioso di vedere come stai!” Restai in silenzio e lui “ Tranquillo, non ti violento ne ti tocco, lo sai che a me piacciono le ragazze” Ci stavo riflettendo quando aggiunse “ Hai circa la taglia di mia sorella vediamo se troviamo qualcosa” Mi lasciai trascinare nella camera della sorella, aprì l’armadio “ Scegli!” Ero emozionata mentre toccavo gonne e vestiti. Scelsi un vestito nero “ Che ne dici?” domandai incerta rispose che andava bene, aspettai che uscisse dalla stanza ma lui non si muoveva così glielo chiesi e facendo spallucce uscì. Mi spogliai ed infilai il vestito, era aderente e la gonna arrivava un palmo sopra le ginocchia. Ero emozionata, avevo paura a mostrarmi ma al tempo stesso desideravo che mi vedesse , sciolsi i capelli che tenevo legati e li sistemai come potevo con le mani. Aspettai fino a che Nino non disse “ Allora? Sei pronto, sono curioso e dobbiamo riprendere a studiare!” Facendomi coraggio uscì e quando mi vide un sorriso divertito gli apparve sulle labbra. “ Devo dire che stai bene, se ti truccassi un po’ saresti una ragazza niente male” Mi prendeva in giro, poi aggiunse “Andiamo a studiare!” dissi “ Ok vado a cambiarmi!” Replicò “ Perché? Non ti va di studiare così?” non risposi e andai nella sua stanza. Sedendomi la gonna salì mostrando un ampia porzione di coscia, descrivere le mie sensazioni è difficile, ma pensate ero vicino al ragazzo di cui ero infatuata, finalmente vestita da ragazza, sentivo la gonna tirare sulle gambe e mi accorsi che ogni tanto gettava un occhiata alle mie cosce scoperte. Feci in modo che le nostre gambe venissero a contatto, sentivo i suoi pantaloni strusciare sui miei collant dandomi scosse di piacere, più di una volta gli toccai la mano al punto che la spostò sotto il tavolo poggiandola sulla sua gamba, studiare era difficile, entrambi avevamo testa altrove. Vincendo la mia timidezza gli presi la mano portandola sulla mia coscia “ Ma che fai?” disse stupito ed io “ Ho visto come guardi le mie gambe ed ho pensato che ti sarebbe piaciuto carezzarle” Liberai la sua mano ma lui la lasciò dove era. Respirai forte e dando fondo a tutto il mio coraggio dissi” Sei eccitato? Sai per me sarebbe la prima volta e mi piacerebbe che fossi tu il primo! ” Esitò ancora qualche secondo. Mi odiai pensando: Ma come poteva, lui così bello, desiderare di stare con una come me quando aveva a disposizione decine di ragazze?
Stavo per chiedergli scusa quando allontanò la sedia dal tavolo si alzò in piedi e si mise di fronte a me. Ero agitata, mille emozioni mi travolgevano, per la prima volta ero vestita da donna, per la prima volta lo ero davanti ad un ragazzo, per la prima volta desideravo toccare un ragazzo. Lui si slacciò la cinta liberandosi dei pantaloni, il pene emerse dallo slip, avvicinai timidamente la mano e la chiusi stringendolo, sentire quell’asta dura e calda, quella pelle morbida e setosa mi diede piacere, se da una parte ero timorosa dall’altra ero esaltata da quella situazione nuova per me. Scoprì la cappella e la guardai, era rossa e lucida, la toccai con il pollice e mi resi conto che era scivolosa. Muovevo la mano affascinata quasi soggiogata mentre lui sospirava ed ansimava, a stento riuscivo a tenerlo nella mia mano e quando esplose ne fui sorpresa, un getto di seme caldo mi inondò la mano e qualche schizzo mi giunse sul viso. Mi sentì orgogliosa e gratificata. Cercò di dissimulare l’imbarazzo comportandosi da maschio navigato “ Sei stata brava ora pulisciti e cambiati” Feci come aveva detto. Quando tornai si era ricomposto e disse freddamente “ Credo sia meglio finirla qui! Grazie per l’aiuto!” Ci salutammo e tornai a casa. Ero felice per aver realizzato un mio sogno ma anche dispiaciuta perché avevo perso Nino.
Per quasi un mese limitò i nostri rapporti al minimo indispensabile ma poi un venerdì Nino mi affiancò all’uscita dalla scuola con la sua moto “ Sali!” ordinò imperiosamente ed io salì.
Raggiungemmo un parco e ci sedemmo su una panchina “ Beh, cosa c’è?” chiesi e dopo un momento di imbarazzo disse “ I miei partono, ho casa libera sia sabato che domenica e se ti va possiamo stare un po’ insieme!” Toccai il cielo con un dito, mi cercava, mi voleva, mi desiderava pensai che non poteva essere vero ma risposi che prima avrei dovuto domandare ai miei. A casa chiesi il permesso di passare il fine settimana con alcuni amici nella casa di campagna di uno di loro, fecero qualche difficoltà ma li convinsi. Subito chiamai Nino e confermai che potevo andare “ Ok! Ci vediamo domani mattina!” Quel pomeriggio uscì e feci acquisti in un negozietto comprai due paia di collant, un tanga e un reggiseno imbottito, una mini nera e un maglioncino aderente e riuscì a trovare anche un paio di decoltè con un tacco di 8 cm, dando fondo a tutti i miei averi. Infilai il tutto nello zaino e sopra misi alcune maglie e un paio di pantaloni. La mattina successiva alle 10.30 in punto arrivò Nino ed io scesi di corsa, salì sulla moto con lo zaino in spalla dirigendoci a casa sua. Quando fummo in casa chiesi “ Vuoi che mi cambi?” e lui assentì, corsi nella sua camera mi spogliai e indossai il tanga e il collant nero, allacciai il reggiseno e nelle coppe misi del cotone che avevo preso, infilai mini e maglioncino poi mi specchiai, mi stavano divinamente. Dallo zaino tirai fuori le decolté e le indossai. Feci qualche passo cercando di mantenere l’equilibrio. Mi sentivo strana, il reggiseno che gonfiava il torace stringendomi, il filo del tanga che si era insinuato tra le natiche, la maglia stretta, la mini che fasciava i fianchi e ad ogni passo stringeva le gambe ed infine le scarpe che mi facevano sentire alta e in precario equilibrio. Andai in bagno dove avevo visto che sul mobiletto c’era il necessario per truccarsi e non resistetti alla tentazione, in fondo non aveva detto – se ti truccassi un po’ saresti una ragazza niente male -. Presi il fondotinta e me lo passai sul viso cercando di distribuirlo al meglio, presi il rimmel e lo applicai, non provai a mettere l’ombretto sapevo che non ci sarei riuscita ma usai la matita e la passai sul contorno degli occhi, avevo visto mia sorella farlo. C’erano dei rossetti, li aprì per vederne il colore e ne scelsi uno rosso vermiglio applicandolo sulle labbra poi mi pettinai e soddisfatta del risultato uscì raggiungendolo. Mi fermai sulla soglia della porta, gli sorrisi, feci una giravolta su me stessa “ Beh come ti sembro?”, “ Stai bene!” disse laconico, lo raggiunsi “ Ed ora che si fa? Vogliamo studiare?” dissi maliziosamente scimmiottando le tante ragazze che avevo invidiato. Si alzò venendomi di fronte, con tutti i tacchi era ancora più alto di me, “ Non ho voglia di studiare!” disse e prendendomi per mano mi portò nella sua camera, mi fece sedere sul letto e si spogliò. Quando fu nudo apprezzai il suo fisico muscoloso. Seduta sul letto allungai la mano carezzandogli il torace poi scesi lentamente fino al pene eretto e lo toccai con la punta delle dita e dopo averlo percorso in tutta la sua lunghezza lo strinsi in pugno muovendo la mano. Mi carezzò sulla testa “ Prendilo in bocca!” ordinò. E ora? Non avevo idea di come fare, non lo avevo mai fatto, ripeté la richiesta ed io titubante avvicinai le labbra, le posai sulla cappella, dischiusi le labbra e scivolò dentro riempiendomi la bocca. Sentì per la prima volta quel sapore, mi disse di muovere la testa, lo assecondai, dopo qualche secondo tirandosi fuori “ Ora passa la lingua sulla cappella seguendone il contorno!” lo accontentai poi lo spinse nuovamente dentro “ Fallo entrare più che puoi! “ Lo presi fino a che non ebbi i conati di stomaco, seguivo le sue istruzioni da brava scolaretta, mi piaceva sentire la sua virilità nella mia bocca. Dopo alcuni minuti la saliva mi colava dalle labbra e le mascelle mi si stavano indolenzendo e così per riprendere fiato lo lasciai uscire stringendolo in mano. Fu a quel punto che mi disse di girarmi, mi fece mettere gattoni sul letto con la testa poggiata sul materasso. Sollevò la gonna, abbassò il collant e scostò il filo del tanga per poi divaricare le natiche e cercare con la cappella il mio buchino. “ Non quello no! Ho paura!” Mi carezzò sui glutei “ Tranquilla!” Cercai di resistere senza troppa convinzione mentre mi baciava sul collo, mi carezzava le gambe ed i fianchi e in bocca avevo ancora il suo sapore. Un dito premette cercando di entrare, quando forzò urlai e si fermò “ Aspetta!” Si alzò e tornò con del burro passandolo all’esterno del mio culetto, mi massaggiò poi spinse e lo sentì entrare, un po’ di dolore e di fastidio a quell’invasione, sapevo quello che mi aspettava, lo desideravo e lo temevo. Pensai però che finalmente sarei stata la sua donna e questo fu sufficiente per non rifiutarmi. Il dito si muoveva e quando lo estrasse compresi che il momento era giunto, attesi tremante!
La cappella si insinuò tra le natiche alla ricerca del suo nido, si appoggiò e spinse. L’anello fece resistenza, un’altra spinta e mi sentì dilatare e un dolore forte mi strinse lo stomaco, mi ritrassi. “ Ti faccio male?” riposi in tono implorante “ No! Ma fai piano ti prego!” si posizionò e riprovò spigendo, ancora dolore e finalmente mi violò per poi fermarsi restando immobile dentro di me, inspirai con forza ricacciando indietro le lacrime, ero dilaniata da qualcosa di enorme, duro e rovente, stavo per chiedergli di uscire quando il suo bacino si mosse con forza in avanti e lo sentì salire nella mia pancia. Il dolore era forte quasi insostenibile, morsi il cuscino. Spinse ancora e stavolta urlando feci un sobbalzo “ Sono tutto dentro,sei stretta e calda, lo senti come è grosso e gonfio?” replicai “ Mi stai sfondando, sento dolore e mi sento piena, ti sento in pancia!” lacrime mi scendevano dagli occhi ma dovevo resistere e pensavo che forse anche per le donne la prima volta è così. Restò fermo qualche secondo fino a che non gli dissi di muoversi lentamente. Il dolore non passava ma si attenuò, subentrarono altre sensazioni, ora sentivo l’anello dell’ano dilatato oltre ogni aspettativa, lo sentivo muoversi e scorrere dentro di me, sentivo la pressione sin quasi allo stomaco, cercai di rilassare i muscoli. Pian piano aumentò il ritmo, ora il suo bacino premeva sulle mie natiche che lui teneva aperte, “ Dovresti vedere come scivola dentro e fuori” disse ed io risposi “ Non lo vedo ma lo sento, sbrigati a venire per favore!” Ora mi sbatteva nel vero senso della parola, ogni suo colpo era doloroso per me, lo incitai “ Hai un cazzo enorme, mi stai aprendo in due, voglio sentirti godere dentro di me!” Ancora qualche colpo poi uno più forte, una spinta e si fermò spingendolo più a fondo possibile, un calore dentro di me, ancora qualche colpo leggero poi rimase fermo ansimante con il cazzo spinto profondamente dentro di me. Quando si sfilò qualcosa di caldo e denso scivolò fuori sporcandomi sulle gambe e sui collant abbassati sulle cosce. Ero euforica anche se dolorante, ero la sua donna! Nino si distese sul letto ed io corsi in bagno mi sciacquai e rinfrescai il sederino irritato e dolorante e un pensiero mi colse: Non sono più vergine!
Mi cambiai il collant sporco, mi distesi vicino a lui e restammo così qualche minuto poi disse “ Ti va di uscire?” Avrei preferito rimanere in casa ma dissi “ Ok, mi cambio ed usciamo!” Mi stavo alzando “ Non hai capito, io dicevo travestito!” Lo guardai domandandomi se fosse matto ma aggiunse“ Con il casco integrale chi vuoi che ti riconosca?” La proposta era allettante, potevo mostrarmi senza essere riconosciuta ma posi una domanda “ Sarebbe bello ma come facciamo ad arrivare alla moto?” rispose “ Io vado avanti e ti dico se la strada e libera, quando usciamo dall’ascensore ti infili subito il casco e raggiungiamo la moto. Allora?” Esitai ma la sua insistenza e il desiderio di uscire en-femme mi fecero dire di si. Fortunatamente non incontrammo nessuno. Con il casco che mi copriva il viso montai sulla moto e la gonna salì mettendo in mostra un ampia porzione della coscia, mi sollevai sui pedali e l’abbassai per quel che potevo e lui partì.
Girammo un po’ per le strade, sentivo il vento freddo sulle gambe coperte dai soli collant, ad ogni buca il mio sederino violato protestava, ma per niente al mondo avrei rinunciato a quell’esperienza, Mi stringevo alla vita di Nino con la testa appoggiata alla sua schiena, ai semafori vedevo lo sguardo degli uomini posarsi sulle mie gambe ed io mi giravo a guardarli facendogli distogliere lo sguardo. Un paio di ragazzi dall’auto mi lanciarono anche un bacino. Ci fermammo da un benzinaio per fare rifornimento e fui costretta a scendere, nell’attesa gironzolai un po’ sui tacchi tenendo il casco. Mi sentivo felice e durante il tragitto la sua mano quando era possibile si posava sulla mia coscia carezzandola. Dopo un po’ tonammo a casa, appena dentro lo abbracciai “ Grazie! “ dissi e lui mi sorrise. Mangiammo quasi in silenzio, dopo aver sistemato ci mettemmo a guardare un film in tv e mi stesi sul divano con la testa sulla sua spalla mentre lui giocava con i miei capelli.
La mia prima volta è stata dolorosa ma entusiasmante.
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