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Io e Delia (parte seconda)

“E, improvviso come è iniziato, tutto finisce…”

II. IL COLPO DI FULMINE

Ci prepariamo in fretta ma con
cura, come sempre facciamo. Indossiamo gli abiti che mettono in risalto le nostre parti migliori, ci trucchiamo per far capire quel che vogliamo ma senza scadere nel volgare. In breve siamo al locale.
L’interno è buio, arredato in stile bizzarre-fetish-chic; quadri ultramoderni si accostano a specchi con cornici rococò dorate; allo stesso tavolino convivono divanetti quadrati in pelle lucida e sedie barocche; il bancone rosso sangue si muove flessuoso lungo tutta la parete di destra incoronato dalle gemme superalcooliche delle bottiglie.
Appena la porta si apre veniamo investite da una selva di sguardi. Sappiamo bene che la maggior parte di essi resterà solo e soltanto sguardi accompagnati da mezze parole di desiderio o di invidia. Alcuni di loro si trasformeranno in timide avances che non verranno prese nemmeno in considerazione, mentre altri si faranno spudorati tentativi di approccio. Difficilmente lasciamo che siano gli uomini a sceglierci. Nella stragrande maggioranza dei casi li invitiamo a proporsi solo per far credere loro di averci ingabbiato coi loro bei modi. Siamo noi che tiriamo le fila del gioco della seduzione.
La clientela è la borghesia bene del paesotto industriale, l’età spazia dai 30 ai 50, tutti vestiti con cura e sicuramente col portafoglio ben pasciuto. Il nostro target ideale.
Ma non andiamo con tutti. Non cerchiamo i soldi anche se ci piace farci coccolare. Siamo alla ricerca di bei manzi con cui passare una notte di sesso intenso. E non è detto che debbano essere per forza palestrati, muscolosi o con il Cayenne parcheggiato fuori.
Penso che ci sia qualcosa che vada oltre l’aspetto fisico o il vestito. C’è un ingrediente magico che ci fa scorgere il maschio che desideriamo e gli permette di infilarsi dentro di noi. Un carma, un’aura, un sesto senso, chiamatelo come volete… Un qualcosa che scatta non appena incrociamo gli sguardi… e non vi dico quando incrociamo la pelle. Uh-hu…
Il primo che ci approccia è un ragazzotto sotto i 30, vestito casual, con jeans strappati, una camicia fuori dai calzoni e una sciarpetta rosa. Ha un bicchiere in mano, parla facendo ampi gesti con le braccia e con le vocali fin troppo aperte. Un po’ troppo sbracato per i miei gusti. Il suo amico è più compito e timido, mi sorride e guarda la scena da un passo di distanza. Sarebbe anche carino se non avesse quell’espressione da ebete stampata sul volto.
Nello suo sproloquio, lo sciarpetta mette un braccio attorno alle spalle di Delia che lo brucia con lo sguardo. La velata minaccia non sortisce effetto e Delia si defila lasciando lo sciarpetta ai suoi cocktails.
Mi reco in bagno per un impellente bisogno di fare pipì. Non siamo due adolescenti che si accompagnano, quindi lascio Delia al bancone. Entrambe le toilette sono occupate. Attendo qualche secondo ascoltando i rumori provenienti dalle porte. Mi piace immaginare che cosa stiano facendo gli occupanti, gli uomini che se lo trastullano e lo infilano nelle mutande senza passarsi la carta igienica, le donne che fanno pipì senza appoggiarsi alla tazza e sognano di avere un’appendice che permetta loro di liberarsi senza problemi. Ogni tanto vorrei essere una mosca per sbirciare i momenti più intimi delle persone, capire cosa fanno quando sanno di non essere osservati. Purtroppo resta sempre e solo un sogno.
Una delle due porte si apre e, visione paradisiaca, un maschio attraente, in giacca e camicia bianca, mascella quadrata, capello corto ed espressione ordinata e distinta mi si para davanti. Un vero manzo.
Mi sorride. Io, per tutta risposta, gli appoggio le mani sul petto e lo rispingo dentro al cesso.
“Signorina…” tenta di liberarsi il manzo, “cosa sta facendo?!?!? Forse mi scambia per qualcun altro.”
Forse ha paura che mi metta a gridare e tutti pensano che mi stia violentando. Invece sono io che me lo voglio fare, e lo voglio adesso, subito, qui nel cesso.
“Non si preoccupi…” e non so perché gli do del lei, “non le accadrà niente di male… Anzi…”
M’accoscio davanti a lui e gli sbottono i pantaloni. Sento il cazzo che si gonfia e lo faccio saltar fuori dalle mutande. Visto il tipo me lo aspettavo più grosso, invece è sotto la media. Ma lo voglio lo stesso. Stasera sono in calore, eccitata come una cagna e sento le mutande scaldarsi. Me lo ficco in bocca e inizio a succhiare.
“Signorina…” interviene ancora il manzo.
Lo guardo dal basso in alto, con la sua verga tra le labbra. “Perché? Non ti piace?”
“Tutt’altro… ma non vorrei… sa, le conseguenze…”
“Sono discreta. Voglio solo succhiartelo e bere il tuo sperma.”
Lo sento che mugola. Sono brava con la lingua e le mani. Sono brava anche con tutto il resto, ma mi piace far schizzare gli uomini con la bocca. Mi piace sentire la loro broda sul palato, sulla lingua, in faccia. So che li fa impazzire e fa impazzire anche me.
Mi do da fare e la mia testa va su e giù sull’asta. Gli accarezzo le palle, le sento belle gonfie, cariche di piacere.
Lo voglio adesso. Mi concentro e penso: “Vieni, forza, vieni… Schizzami in bocca.” Aumentando il ritmo della fellatio.
Il manzo ha gli occhi chiusi e la testa riversa indietro, geme alcuni sì soffocati, mi accarezza la testa.
Poi sento il suo cazzo pulsare di più, i coglioni contrarsi e tendersi, le sue mani sul mio capo farsi più pesanti, il bacino acocmpagna il ritmo. Oh sì, sta per venire. La cappella si gonfia e lancia il primo fiotto che mi colpisce il palato. Quindi un altro e un altro ancora. Inghiotto quel liquido caldo e viscoso che cola nelle mie viscere.
E, improvviso come è iniziato, tutto finisce. La prestanza di quell’asta di carne si affievolisce e il suo padrone si ammoscia dentro di me.
Mi sollevo dal pavimento e lo guardo sorridente. Ha il viso rilassato tipico di questo momento. Ha goduto senza fare fatica, senza avere l’ansia da prestazione, senza il pensiero di durare a lungo per far godere anche la partner. Questo è la libidine massima.
Cerca qualcosa da dire, ma gli metto un dito sulle labbra e lo faccio restare in silenzio.
“Ricomponiti.” gli dico. Lui si infila la camicia nei calzoni e chiude la patta, nascondendo al mondo il suo cazzetto. Gli do una ritoccata, nel caso qualcuno fuori lo veda poco ordinato e poi lo saluto con una strizzata di culo.
“È stato un piacere.” gli dico spingendolo fuori dal bagno.
Io mi ci richiudo dentro, faccio pipì e sistemo il trucco.
Mi guardo nello specchio e penso che sono davvero una gran troia, e mi piace esserlo.

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Lui & Lei

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