“Ragazzi, che spettacolo! La prova indiscutibile di avermi gratificato di meravigliose corna; la risposta immediata a tutte le domande che mi avevano affollato…”
E’ vero! Sono un cuckold perchè, durante il percorso matrimoniale, non avulso
da certa letteratura erotica, ho particolarmente apprezzato il piacere che me ne derivava creando situazioni dove mia moglie potesse essere al centro delle attenzioni di estranei. Del resto mi è stato facile: bella donna, solare, disponibile, sempre sorridente, corpo proporzionato con belle tette e capezzoli sporgenti. Forse unico difetto, ma pregio per me, per niente esibizionista; all’opposto, se corteggiata ed intrigata in maniera non volgare, pronta a scriorinare tutta la sua malizia.
Con la mia lei praticavo già lo scambio di coppia, ma mai separati, sempre assieme per godere l’un l’altra delle sensazioni che quel gioco ci provocava. Naturalmente il tutto avveniva nella più assoluta discrezione, in luoghi scelti, di volta in volta, da chi, nel gruppo, avesse disponibilità di ospitare. Per quel che mi riguarda, non potevo ospitare perchè convivevo con i suoceri, ma, in compenso, quando si decideva di uscire per divertirci, avevo a chi affidare i figli. Una volta fummo invitati da altre coppie, a definirsi “normali”, perchè non credo praticassero lo scambio, a passare la sareta in una balera. Accettammo perchè il ballo ci ha sempre affascinato, non tanto per il suo aspetto puro e semplice, quanto per quello che poteva rappresentare per noi “pocellini”. Si consideri, infatti, che, sia il lui che la lei di coppia, con la scusante di un ballo innocente, era autorizzato ad avvinghiarsi ad uno sconosciuto, sentirne l’odore che emanava, palpare e lasciarsi palpare, e, in certi casi, addirittura strofinare i sessi l’uno contro l’altro. Secondo la morale comune, ad una coppia sposata queste manovre erano sottratte, perchè facenti parte delle effusioni che solo gli innamorati “hanno diritto di scambiarsi”. Ed allora noi, giovani, pieni di desiderio per l’altro sesso, dovevamo rinunciare alle gioie della vita per il rispetto della condizione di sposati? Era una concezione della vita, questa, che non ci apparteneva, per cui, quando se ne presentava l’occasione, la coglievamo a piene mani, checchè ne potessero pensare gli altri. Quella sera, infatti, io ballai con tutte le donne della comitiva, e, con almeno due di esse, sempre mentre si ballava, e quindi innocentemente, vi fu scambio di sensazioni tali da provocarmi erezione, che naturalmente la lei del momento avvertiva, se ne compiaceva, e, sono certo, le comportavano l’inumidimento delle mutandine. Mentre accadeva tutto ciò, non perdevo di vista mia moglie, che, a sua volta, ballava languidamente con un ragazzo estraneo al gruppo. La cosa mi colpì, sopratutto perchè quello che vedevo io potevano vederlo anche gli altri amici, i quali che idea potevano farsi di noi? Avevo smesso di ballare ed ero tornato al tavolo per fumare una sigaretta. Stavo scambiando qualche parola con uno degli amici la cui lei, a sua volta, ballando si strofinava con un altro, quando fui raggiunto da mia moglie: mi prese per mano, tirandomi di lato, e mi alitò nell’orecchio: “hai notato nulla?” “certamente” dissi “e penso che anche qualche amico abbia notato; cosa ti ha preso? vuoi passare per una troia?” Mia moglie, guardandomi con complicità, mi disse: “me ne frego di quello che possano pensare gli altri; quel tipo mi intriga: sono eccitata al massimo e sono quì a chiederti se la cosa ti dispiace”. Ebbi cone una scossa. Sentivo il sangue affluirmi più velocemente nelle vene. Mi prese come un crampo allo stomaco, ma ero felice. Guardavo mia moglie da un’ottica assolutamente diversa da quella di prima. Aveva il viso accaldato, gli occhi trasognanti e mi stringeva la mano come ad implorarmi ad acconsentire. Inoltre, quel suo alitare nel mio orecchio, mi aveva travolto, per cui risposi: “e va bene, se proprio ti va, ne sono contento. Ma, non ti scordar di me” “E come potrei? mio dolce e amato cornutello?” questo mi disse e si allontanò. La vidi diversa, quasi non fosse più lei, la mia amata sposa, madre dei miei figli, mia complice di tanti giochi erotici, he andava a godere da sola un momento speciale, cui io non potevo partecipare. Che bella che era; con quella camicetta che metteva in risalto il suo seno prorompente, slacciata sul davanti, al punto giusto per mettere in mostra un’abbondante parte del canale che separa i due globi; la gonna aderente e corta al ginocchio che metteva in mostra i glutei pieni e delle gambe ben tornite, ricoperte da calze che, sapevo, autoreggenti; con quelle scarpe dal tacco alto che le conferivano un portamento infinitamente seducente. Scomparve alla vista ed invero cercai di eclissarmi anch’io, per evitare di dare nell’occhio. Ritornai con il gruppo dopo circa mezz’ora. Gli amici, naturalmente, mi chiesero dove fossi finito io e mia moglie, ma lasciai cadere senza rispondere. La signora che, ballando con me, aveva potuto gustare il rigonfio dei miei pantaloni, vedendo che in giro mia moglie non c’era, tornò alla carica affermando che con me le piaceva ballare. Io che ero in subbuglio perchè fantasticavo sul fatto che mia moglie stava scopando alla grande, per cui non mi andava di distogliermi da quel pensiero, finsi di non raccogliere l’invito e fui salvato dalla ricomparsa della mia lei, che mi prese per mano e mi portò via con sè. Andammo verso le toilette. Ne aprì una, mi tirò dentro e richiuse. La miravo con sguardo interrogativo: volevo sapere come era andata, cosa aveva fatto, se le era piaciuto, se ne aveva goduto. Non disse una parola. Si alzò la gonna: sotto era nuda; che fine avevano fatto gli slip? Si sedette sul lavabo ed aprì le gambe. Vidi la mia adorata fica che grondava sperma. Ragazzi, che spettacolo! La prova indiscutibile di avermi gratificato di meravigliose corna; la risposta immediata a tutte le domande che mi avevano affollato il cervello. Mi disse: “leccami, cornuto mio”. Non me lo feci ripetere, perchè mi tuffai tra le sue cosce e bevvi…leccai…bevvi…leccai…bevvi. La ripulii completamente e poi la baciai in bocca. Volevo che sentisse il sapore del maschio che l’aveva posseduta, e, nel contempo, sentii nella sua bocca il sapore aspro del pene che la mia donna aveva spompinato a suo piacimento. Tornammo tra la comitiva, con assoluta naturalezza, ma ritengo che forse più di qualcuno abbia capito che mia moglie era una troia fantastica ed io un cornuto che quello desiderava. [email protected]
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