“Certo il sangue freddo non era una delle sue caratteristiche migliori, ma era riuscita nell’intento di restituire l’oggetto senza esporsi troppo…”
Ormai era diventata un’abitudine: prima di mettersi a dormire spegneva tutte le
luci, si sedeva vicino alla finestra, ed osservava il palazzo di fronte nell’attesa di vederla. Alcune sere non si faceva viva, altre sere la scorgeva di sfuggita mentre passava da una stanza all’altra, ma nelle sere più fortunate la vedeva bene, incorniciata dalla porta finestra, mentre svuotava la lavastoviglie. Sapeva perfettamente che spiarla non era esattamente un gesto da gentleman, ma del resto non faceva del male a nessuno: le sue attenzioni erano ben lontane dall’essere morbose, e non avrebbe mai avuto il coraggio per tentare un qualsiasi approccio se anche l’avesse incontrata in giro. La considerava un’inconsapevole compagnia in quelle noiose serate da lavoratore in trasferta, a qualche centinaio di chilometri da casa.
Quello che lui non sospettava era che lei sapeva benissimo di avere un ammiratore. Una sera, chiudendo le tapparelle, aveva scorto una tenda muoversi in maniera particolare e, insospettita, aveva prestato attenzione a quella finestra, riuscendo a intravederlo illuminato dai fari di un’auto di passaggio. Inizialmente si era preoccupata, ma col passare dei giorni aveva capito chi si nascondeva dietro quella tenda ed aveva iniziato a sua volta ad osservarlo di nascosto quando lo vedeva uscire la mattina per andare al lavoro. Anche lei era da sola in quella città, trasferitasi da poco per lavoro nel “ricco nord-est”, e man mano che passavano i giorni iniziava a considerarlo più una guardia del corpo che uno stalker. Iniziò anche a provocarlo un po’ di più, arrivando a farsi vedere praticamente nuda mentre svolgeva le faccende di casa. Lei che normalmente era particolarmente timida, in quella situazione si sentiva protetta dall’anonimato e dalla distanza tra i loro due mondi.
Una mattina, mentre lo osservava salire in auto per andare al lavoro, notò che sedendosi qualcosa di luccicante gli era caduto dalla tasca senza che lui se ne accorgesse. Non appena si fu allontanato, lei d’istinto si precipitò giù dalle scale fino al posteggio che costituiva una sorta di piazzetta tra le loro abitazioni, e raccolse quello che scoprì essere un orologio da taschino finemente lavorato. A quel punto una domanda su tutte si fece strada nella sua testa: voleva davvero conoscerlo? Sembrava una persona normale, tutto sommato era un bell’uomo, alto, moro, e pure sportivo (osservandolo sapeva bene che usciva per la piscina tre volte a settimana). Però. Però era uno sconosciuto che la stava spiando da almeno un mese. E lei si era volontariamente fatta vedere nuda da lui. D’altra parte non poteva certo tenersi quell’oggetto. Decise quindi di optare per un contatto soft: gli avrebbe velocemente restituito l’orologio e tanti saluti.
Dove cazzo era finito l’orologio? Si era accorto di averlo perso appena entrato in ufficio, quando normalmente lo guardava per compilare il foglio presenze. Non era particolarmente prezioso, non era come l’orologio di Butch in Pulp Fiction: non apparteneva alla sua famiglia da generazioni e non era stato tenuto nascosto nel culo di suo padre rinchiuso per cinque anni in un campo di prigionia vietnamita. Ma, cazzo, era il suo orologio preferito, regalo di laurea dei suoi genitori. Continuò a pensarci per tutto il giorno, e quando scese dall’auto arrivato a casa quasi non notò la ragazza che gli veniva incontro, ma quando la vide sentì distintamente il suo cuore avere un’accelerazione, la gola seccarsi e una bestemmia (del resto era in terra veneta) formarsi nella sua testa. Il suo pensiero, in parte censurato, fu: “mi ha beccato che la spio e ora mi denuncia”. Il suo stupore fu quindi ancora maggiore quando lei, rossa in viso, farfugliò qualcosa che suonò all’incirca: ciaohovistodisfuggitastamattinachetiècadutoquestodallatascaciao. Dopodiché gli porse l’orologio e si girò per scappare via.
Si complimentò con se stessa per essersela cavata così bene. Certo il sangue freddo non era una delle sue caratteristiche migliori, ma era riuscita nell’intento di restituire l’oggetto senza esporsi troppo. Capì di aver festeggiato troppo presto quando lui la sorprese con un: “Grazie mille! Posso offrirti un aperitivo al bar che c’è lì all’angolo?”; e lei stessa si sorprese rispondendo automaticamente con un debole ma convinto “Si”.
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