“Cominciò a sbattere il pennello nella ciotola del sapone, finché non montò schiuma a sufficienza…”
Capitolo 8.
E giunse il momento di andare al ricevimento organizzato
dal sindaco uscente, che era stato rieletto grazie anche ai nostri appoggi.
Il protocollo aveva nuovamente stabilito che allo stesso tavolo sedessimo noi due, i coniugi Rattazzi e i coniugi Brangiforti. Dei primi, come sappiamo, eravamo diventati amici intimi, ma salutammo cordialmente anche i secondi e iniziammo a cenare divertiti, alternando chiacchiere a qualche ballo, grazie a una piacevole orchestrina che suonava pezzi adatti a un pubblico sulla quarantina.
Dopo aver doverosamente ballato con Bea e con Angy, invitai a ballare la signora Brangiforti, che accettò volentieri. Era un lento che ballammo guancia a guancia, ma senza contatto pubico.
– Come era andato il massaggio quella volta? – Mi domandò d’un tratto la signora.
– Massaggio? – Rimasi interdetto per un attimo, poi mi ricordai. – Ah, quello che mi avevano chiesto i Rattazzi quella sera a tavola?
– Sì.
– Andato benissimo, grazie. Ma vi ricordate ancora di quella circostanza?
– Sì – rispose, – perché pare che abbiate salvato il loro matrimonio…
– Ommammamia! E questo chi l’ha detto? – Dissi meravigliato.
– Così si dice…
– Ma no… Niente di particolare. Siamo stati loro molto vicini, è vero, ma non esageriamo. Un matrimonio non si salva con dei massaggi.
– Si dice che abbiate fatto dei massaggi molto particolari…
Restai un po’ sul chivalà, chiedendomi fin dove potevo spingermi a parlare.
– Comunque, – commentai in tutta onestà, – non sapevo che il loro matrimonio fosse in crisi.
– Anche queste sono voci, naturalmente. – Aggiunse. – Di certo è che sono cambiati decisamente in meglio. Stanno insieme volentieri, si amano come dei fidanzatini, sono sempre allegri…
– Beh, mi fa piacere sentirlo dire. Ma non è che abbiamo fatto chissà ché…
– Pare, ma dico pare, che sappiate fare ottimi massaggi alla prostata e alle ovaie…
Rimasi zitto.
– Il suo silenzio la dice lunga. – Sorrise. – Vede, glielo dico perché ci sarebbero altre coppie che gradirebbero la vostra collaborazione in questo… Sono molti i matrimoni in crisi.
Mi domandai dove volesse arrivare.
– Noi, per esempio – Cominciò.
– Voi, per esempio?
– Lei sa mantenere i segreti. – Era un’affermazione, non una domanda. – Sareste disposti a venire a letto con una coppia come noi?
– È una domanda seria? – Chiesi.
– Serissima.
– Noi non siamo dei professionisti…
– Lo sappiamo.
– Se lo facciamo è solo perché ci piace e perché piace agli amici.
– A noi piacerebbe un approccio per gradi. Magari cominciando dal massaggio erotico … – Disse, imbarazzata dall’idea che potessi dire di no.
– Il vostro matrimonio è in crisi?
– C’è qualche problema di sesso. Mio marito vorrebbe che entrasse nel nostro letto un secondo uomo…
Mi si mosse l’uccello.
– E lei?
– Io? Beh, io vorrei che in letto entrasse una seconda donna…
– Insieme o separatamente?
– In tutte le maniere…
– Posso suggerire un approccio?
– Prego.
– Troviamoci una sera, magari io solo con voi due. Mettiamo sul tavolo i nostri desideri e vedo se sono realizzabili. Poi, tecnicamente, si potrebbe cominciare con quel tipo di massaggio. In effetti abbiamo visto che funziona.
La musica era finita da tempo e noi continuavamo a parlare ballando.
– Ehm, – dissi – forse è meglio che andiamo al tavolo.
– Certo. – Rispose. – Come restiamo?
– Quando posso venire a trovarvi?
– Domani sera, potrebbe venire a cena da noi?
Dopo un po’, vidi mia moglie e Angy che tornavano dalla toilette. Volevo metterla subito al corrente, ma capii che doveva essere successo qualcosa.
– Ho una bella notizia da darti. – La informai sorridendo.
– Ah sì? – Ribatté. – Io ne ho una brutta. Da quale cominciamo?
– Dalla tua – risposi preoccupato. – Sei rossa in viso come un peperone. È successo qualcosa?
– Sì, dannazione. – rispose tremando.
– Ma dimmi cosa, cristo!
– Ero andata alle toilette con Angy e…
– E? Va’ avanti. Cos’è successo?
– È successo che oggi indosso le mutandine.
– E il problema qual è?
– Che non ho le mestruazioni. – Cominciai a realizzare. – Angy invece non le porta. Ha voluto verificare e io le avevo…
– Eh? Oddio mio… E ti vogliono…?
– Già.
– Quando?
– Adesso, finita la festa.
– Ti ha detto cosa vogliono farti?
– La botola.
Un’ora dopo stavamo andando in macchina a casa dei Rattazzi. Lei era all’orlo della disperazione.
– E la notizia buona, – chiese dopo un lungo silenzio, – quale sarebbe?
– I Brangiforti vorrebbero…
– I Brangiforti? E chi diavolo sono?
– La terza coppia seduta al nostro tavolo stasera.
– Ah sì, sono carini. Lui in particolare…
– Già. Beh, per farla in breve, vorrebbero che andassimo a letto con loro.
– Che cosa?
– Hai capito benissimo. – Risposi. – Meglio se cominciassimo con il massaggio erotico che…
– Vuoi dire che i due Rattazzi parlano troppo?
– Qualcosa hanno detto di sicuro. Loro sono amici intimi. La signora mi ha detto che abbiamo salvato il loro matrimonio e…
– Questo è possibile…. Avevano un rapporto incasinato.
– Mi hanno chiesto di andare a casa loro domani sera, a cena.
– Ti hanno detto cosa si aspettano?
– Sì, di essere dominati da noi… Se ho capito bene, dovremmo andare in letto con loro.
– Io dovrei inculare lei e tu lui?
– Più o meno…
– E allora vai a trovarli.
Mezzora dopo, Bea era infilata nella botola di casa Rattazzi. Io, da sotto con i due amici, la guardavo provando una invereconda eccitazione. L’uccello si era vergognosamente rizzato al cospetto di mia moglie esposta al lubidrio dei due amici. Forse era il fatto che si trattasse di una dominante nelle mai di una schiava, ad eccitarmi di più. Ma Bea era bellissima, con sottili coulottes bianche.
Angy le strofinò la figa con la mani, in modo da farle bagnare le mutandine di Bea. Non appena intrise, le tagliò e le tolse, mettendo in luce la figa di mia moglie e il pizzetto di pelo nero rovesciato che Bea teneva accuratamente sopra il sesso. Poi salì da Bea, le chiuse il naso con le dita e, una volta aperta la bocca, le infilò le mutandine in bocca. Bea tossì e provò a vomitare, ma si placò e si rassegnò a gustarsi i propri umori di cui la biancheria era intrisa.
Poi Angy scese e andò in bagno a prendere l’occorrente. Tornò con sapone da barba e pennello. Cominciò a sbattere il pennello nella ciotola del sapone, finché non montò schiuma a sufficienza. Poi mise in tensione gli elastici che le aveva fissato alle caviglie e cominciò a spennellare la figa di Bea. Questa, al piacevole contatto, cominciò a dare colpi con le gambe, ma lasciò che l’altra continuasse a spennellarla. L’umidità calda e lo sfregamento dolce di un pennello favoriscono molto l’eccitazione di una donna e Bea non faceva eccezione. Dopo un minuto, cominciò a mugolare a bocca piena, a muovere le gambe a scatti, a contrarre le natiche, a cercare lei stessa il pennello.
A quel punto Angy chiese il mio aiuto.
– Mi faresti il favore? – Mi mise in mano un cuneo anale di lunga gomma nera.
– Io sono suo marito, non puoi chiedermi…
– Posso, perché negli accordi non è escluso. Ma, credimi, sei il più bravo in queste cose ed è preferibile che lo faccia tu.
– Ma cosa dovrei fare?
– Glielo infili nel culo e me la tieni ferma.
– Perché, cosa vuoi farle?
Per tutta risposta andò a prendere il rasoio a mano del marito.
– La voglio depilare a zero. Le rado il pizzetto col rasoio, così anche lei non sarà più donna ma una bambina.
– Ti ucciderà…
– È nei patti.
– È vero…
– Allora, glielo metti in culo e me la tieni ferma così? Non c’è altro modo.
Guardai il dildo e provai la morbidezza. Non era pericoloso, anche se un po’ rigido, ma morbido non sarebbe servito a nulla. Lavai e disinfettai il dildone, quindi lo lubrificai per bene. Mi portai al culo di Bea, mentre Willy si stava masturbando con piacevole continuità. Le presi una natica, cercai il buco del culo, lo vidi e vi appoggiai la punta del dito. Reagì, ma non più di tanto. Allora vi appoggiai la punta del dildo e attesi che lei si abituasse. Quando mi parve che avesse rilassato lo sfintere, lo spinsi in su lentamente ma con forza. Lei da sopra si lamentò e cercò anche si impedirmelo, ma quando si accorse che così facendo alimentava il nostro piacere, mi lasciò fare. Guardai con avidità il buco del culo che si allargava e godetti a vedere l’oggetto che scivolava nel culo di mia moglie. La mia erezione era scandalosa, oltre che evidente. Bea venne a toccarmi il cazzo e fece un gesto di compiacimento, strizzandomi l’occhiolino.
Quando il dildo arrivò a fine corsa, ne provai la solidità, prendendo letteralmente Bea per il culo menandola in qua e in là. Teneva. Diedi anche qualche colpetto in modo che le viscere di mia moglie vibrassero. Lei ebbe un piccolo fremito e le venne la pelle d’oca.
– Tienila, che la rado. – Mi disse Angy, che aveva già in mano il rasoio del marito.
Annuii, tenendo con due mani il dildo che sporgeva dal culo di mia moglie. Mi domandai che cosa pensasse, ma poi venni distratto dal lavoro di Angy. Diede una veloce serie di colpi leggeri e precisi del rasoio. Vidi le natiche di Bea contrarsi per impedirlo, ma non riuscì a far altro che stringere di più i muscoli anali attorno al grosso dildo, a tendere le gambe e puntare i piedi verso il basso. In breve, Angy finì. Asciugò inguine e figa e guardò soddisfatta il proprio lavoro.
– Fatto. – Disse. – Adesso manca il colpetto finale. Mollala pure se vuoi.
Lasciai il dildo e mi domandai che cosa avrebbe fatto ancora Angy. Quando lo capii, non feci nulla per impedirlo, ma ringraziai di non essere al posto di mia moglie. Angy aveva preso il nebulizzatore del dopobarba del marito. Lo sbatté, poi diede una decina di rapide spruzzate di disinfettante sull’inguine di Bea. Lì per lì, il fresco la fece sollevare, ma dopo qualche secondo, cominciò a sgambettare come una rana e a urlare come una pazza attraverso le mutandine che aveva in bocca. Anzi, poco dopo aveva la bocca libera di urlare a squarciagola.
– Ahhh« Brucia! Bastardi, soffiate! Fare qualcosa! Ahhh!!!
Non facemmo nulla, preferendo gustarci la scena a tutto tondo, con il culo che aveva contrazioni che parevano voler infilare dentro del tutto il dildo e le gambe che davano sforbiciate nell’aria tendendo al massimo gli elastici.
– Spogliati, – mi sussurrò Angy. – Voglio che mi chiavi.
– Come? Tuo marito non vuole che io…
– Guardalo e dimmi che cosa vuole.
Si stava masturbando guardandoci senza mettere bene a fuoco quel che stava accadendo. Mi spogliai in un baleno. Spogliai Angy e la buttai su letto, pancia sotto. Avremmo avuto a disposizione pochi minuti, per non destare sospetti o insane curiosità. La montai da dietro, infilandole il cazzo di brutto. Lei era più che ricettiva e gradì la violenza. La sbattei di brutto con il mio cazzo, per l’occasione particolarmente grosso. Quando capì che stavo per venire, portò le mani dietro la schiena e si fece tenere da me per i polsi, come se la stessi violentando. Io glieli presi e con l’altra mano l’afferrai per la nuca. La sbattei così, possedendola nel vero senso della parola. Suo marito si portò dietro di noi per vedere meglio il movimento del cazzo nella fina di sua moglie. Quando venni fu un’inondazione che liberò tutti, me, lei, suo marito (che finalmente si lasciò venire). E Bea, perché ora potevo andare a liberarla dall’impaccio. Salii al piano di sopra, mentre Willy andava a leccare la figa inondata di sua moglie.
Capitolo 9
Da allora però le cose andarono avanti benissimo. Io e mia moglie scopavamo quasi tutti i giorni, con il desiderio sempre alimentato dalle nostre esperienze out-door.
Angy e Willy ci ospitarono una sera al mese per svolgere una performance concordata tra le due mogli. Angy, una volta al mese, si faceva trovare di proposito con addosso le mutandine, mia moglie la puniva divertendosi con noi nella palestra di casa.
Lucia e Antonio, questi erano i nomi dei coniugi Brangiforti, si erano sottoposti subito ai nostri tre famosi massaggi e da allora noi andavamo a letto con loro una volta al mese. Io e mia moglie inculavamo rispettivamente Tony e Lucy, facendoli felici e aiutandoli così a mantenere vivo il loro amore.
Il sindaco e sua moglie, che vennero presto a conoscenza della nostra abilità a salvare matrimoni, ci facevano andare a casa loro un giorno al mese per farsi praticare dei clisteri (di cui erano segretamente golosi) e, va da sé, per farsi massaggiare.
Volendo dedicare non più di una serata alla settimana ai nostri amici, ci restava un solo altro giorno libero. E, dopo una attenta selezione, decidemmo di dedicarci ad una coppia di schiavi. Sì, entrambi desiderosi di essere sottomessi. Si amavano, ma ogni tanto gradivano essere trattati da servi, da animali, da oggetti. Volevano essere violati insieme, subire insieme la medesima sorte, urlarsi in faccia di dolore, felici.
Per noi, scopare in tutta intimità era come chiudere in tutto relax ogni mese dedicato a salvare i matrimoni.
FINE
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