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Il pompino

“Ti poggio sulle cosce e dietro la vita le mani e ti prendo delicatamente in bocca il membro eretto…”

Non avrei dovuto accettare il tuo invito: sono una donna sposata, ho
una vita serena, voglio bene a mio marito, lo stimo…
Non avrei dovuto mettere a rischio tutto, solo perché mi hai lusingato con il tuo corteggiamento, con le tue insistenze, solo perché sei carino, perché mi piaci.
E invece… invece alla fine mi hai convinta, sono uscita con te, di nascosto, sono salita con il cuore in gola sulla tua auto, ho lasciato che tu mi portassi in questo posto solitario, un posto da fidanzati, da coppiette.
Altro che parlare e arrivare ad un chiarimento, come m’avevi proposto…
Lo sapevo bene, fin dall’inizio, che non si sarebbe trattato di questo, non sono più una ragazzina, ho trentasette anni e una famiglia, un marito e un figlio.
E così, dopo un po’ che avevi cominciato a parlarmi, ho lasciato che mi accarezzassi una gota, i capelli…
Ho resistito un po’, appena un po’, quando hai provato a baciarmi, poi ho ceduto, ti ho corrisposto con tutta me stessa, con voglia infinita, con passione crescente…
Hai cominciato a stringermi e allora mi sono resa conto d’essere sul bordo d’un precipizio, ti ho scongiurato di non farlo, di lasciarmi…
Mi sono divincolata e quasi senza respiro sono scesa dall’auto.
Pur con il rischio che qualcuno mi vedesse, potesse riconoscermi, pensa!
Sei sceso anche tu e abbiamo ricominciato a parlare, mi hai chiesto scusa, mi hai rabbonito, poi sei tornato a lusingarmi: agisci così, mi hai detto, perché ti ho fatto perdere la testa, perché mi ami, mi desideri, faresti qualunque cosa per me…
Il mio cuore è tornato a vacillare e ho accettato di tornare ad ascoltarti, pazza che sono!
Siamo rientrati in auto, ma sul sedile posteriore, mi hai convinto che saremmo stati più comodi…
Ma io lo sapevo, lo sapevo cosa significava questo anche se cercavo di non pensarci mentre salivo.
Una volta dentro, mi hai spogliato piano piano ed ora sono seminuda… mi hai toccato dappertutto… non ho nemmeno provato a fermarti!
Mi hai baciato a lungo e mi hai riacceso di passione e di voglia… Non potevo più sottrarmi ormai, lo sapevo.
Poi, con gli occhi chiusi, ti ho sentito armeggiare sul sedile al mio fianco, fino a che mi hai afferrato il polso e guidato la mano ad impugnarti il membro, costringendomi a muoverla con il ritmo del tuo desiderio…
Quant’è grosso, però, e quanto è duro di già!
Non è difficile, vero? Non sono brava e volenterosa?
Ora, però, mi tiri via la mano da lì e me la porti sotto al naso, facendomene annusare a forza il palmo: mi chiedi insinuante se mi rendo conto che è l’odore del tuo cazzo quello che sento sulla mia mano… e ti bisbiglio un sììì di resa completa… mentre l’adrenalina mi esplode d’improvviso nel cervello, in un lampo, ed i miei ormoni vanno tutti in subbuglio…
Mi dici con la tua voce bassa, da demonio, che vuoi farmi sentire quell’odore meglio e più da vicino e prendendomi per il collo mi spingi la testa in giù: mi sento morire di voglia, adesso, e non so se in questo momento ho più liquidi in bocca o in vagina, mentre vado giù giù incontro al tuo uccello smisurato e mentre continuo a pigolare, inascoltata, il mio ormai inutile sììì… sììì… sììì…
Sono giunta quasi a sfiorarlo con il naso, guidata dal tuo odore di maschio infoiato più ancora che dalla tua mano padrona, quando scivolo giù dal sedile, mollemente e silenziosamente, e m’inginocchio di fianco a te che resti seduto a gambe aperte…
Ti poggio sulle cosce e dietro la vita le mani e ti prendo delicatamente in bocca il membro eretto.
Dopo averlo succhiato per qualche istante, proprio in sommità, appena appena, sento che si gonfia ulteriormente e che si solleva sempre più.
Ancora e ancora…
Turgido, nervoso, caldo… lo lascio per guardarlo, finalmente, di tra le ciglia socchiuse: la cappella tende a scoprirsi e la scapoccio con la mano, tirando giù il prepuzio.
I miei capezzoli sono dritti e duri, lunghissimi, da far male!
Ti guardo in viso di traverso, da sotto in su… poi riabbasso le palpebre e torno ad occuparmi della cappella…
La faccio scorrere dolcemente tra le labbra finché non percepisco che è diventata durissima.
Il cuore mi batte a mille.
Te lo comincio a leccare ingordamente tutto, per l’intera lunghezza, chinandoci la testa sopra, premendo la grossa vena che corre a fior di pelle e la cui congestione, il cui rilievo aumentano sotto la stimolazione irresistibile del mio bacio vizioso.
Aspiro dolcemente nella bocca la superficie come satinata dei coglioni (sei rasato lì, sembri un bambino, non avevo mai avuto una sensazione così inusuale e piacevole): li soppeso e sollevo con una mano, m’intrufolo tra le tue cosce inducendoti a girarti un po’ sul sedile, poi faccio scivolare sotto la punta lasciva della lingua, risalgo sul palo, carezzo un’altra vena… Mi beo come una pantera del sangue caldo che sento battere più forte al tocco delle mie labbra carnose… ridiscendo giù… esploro sempre più intimamente… cerco… esploro ancora… risalgo bruscamente alla testa del membro, perché mi hai tirato su per i capelli e me lo vuoi spingere con decisione in bocca, adesso… Lo fai, senza complimenti, tanto quasi da soffocarmi… Porco!…
Comincio a pomparti il cazzo con un movimento lento, irresistibile, mentre la lingua lo circonda e massaggia tutto, assaporandolo.
Le mie braccia ti circondano le reni, con una passione che cresce via via che succhio più regolarmente e via via che l’eccitazione delle labbra e della lingua mi si trasmette parossisticamente alle tette, alla figa, a tutta me stessa.
Pulso, vibro.
Sento colare tra le cosce strette un liquido non meno abbondante della saliva con cui sto umettando nella bocca di velluto il tuo cazzo fantastico… Lo faccio uscire per un istante dalle labbra senza tuttavia smettere di accarezzare l’orifizio dischiuso in sommità con teneri colpi di lingua…
Poi il frenulo, sul quale mi accanisco febbrilmente per un po’…
Mi diverto a farti languire, voglio snervarti!
Voglio quasi vendicarmi del tuo potere su di me, rivalermi di come mi hai sedotta, di come hai approfittato della mia debolezza, farti comprendere in ogni cellula che di questa tua schiava non potrai mai più dimenticarti…
Anche quando, al termine dell’itinerario di perdizione che mi proponi, avrai baciato e posseduto tutti i miei orifizi, equiparando bocca figa culo con il piacere che ne avrai tratto…
Porco… porco… porco!

(Questa storia l’ho scritta tanto tempo fa ed è basata sul racconto che mi fece la mia amante prima di darsi al bel tempo: l’uomo che la sedusse non ero io, che arrivai però poco dopo.
Se vi è piaciuta, scrivetemi. Ne ho tante altre da raccontarvi…)

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Tradimenti

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