“C’era scritto:
“Vorrei che uno di voi due mi riportaste gli slip di Gioia,
ma che questi fossero il più “bagnati” possibile da Riccardo…”
Marco sta seguendo il montaggio di un grosso macchinario presso un cantiere
vicino alla città dove vivono. La ditta che ha preso l’appalto ha a sua volta subappaltato ad una ditta siciliana: una decina di uomini, dai 20 ai 40 anni, a parte il loro capo ultra50enne. Fra questi c’è Riccardo un ragazzo 30enne, alto, moro, un po’ timido, ma molto serio e sveglio nel lavoro (e pare anche nella vita quotidiana), tanto che Marco lo prendeva molto a riferimento per la parte tecnico-teorica del lavoro, delegando al capo effettivo la parte pratica, il quale era ben lieto di non dover impazzire nella consultazione della marea di complicati disegni e schemi tecnici.
“Il tipo che piacerebbe a Gioia”, gli capitava di pensare a Marco ogni tanto, piuttosto alto ma non esageratamente, atletico, ma non palestrato, carnagione scura sul tipo mediorientale…
Tante volte si era fantasticato a letto con “altri”, a volte coppie, ma più spesso singoli, ma mai andati oltre, benché a quelle fantasie Gioia si scatena in certi amplessi favolosi. Il massimo a cui ci eravamo spinti in circa 10 anni di matrimonio, era di rispondere a qualche annuncio e a conoscere qualche coppia, con la maggior parte delle quali era finita con il classico caffè conoscitivo al bar.
Un sabato mattina siamo diretti, per una cerimonia, da parenti, con Gioia quindi molto “in tiro”, tanto non si badava molto alle facili chiacchiere dei parenti sul tipo di abbigliamento, anzi talvolta, proprio per fare “dispetto” Gioia indossava… semplicemente ciò che gli piaceva, incurante se questo avesse potuto destare “commenti” nella mentalità un po’ retrograda del paesino di campagna. Quel giorno, complice anche un’anomala giornata tiepida di metà febbraio, una camicetta bianca abbastanza fine, che sotto lasciava trasparire il reggiseno che conteneva quasi un po’ a fatica la terza misura abbondante di Gioia e una gonna a metà coscia, con uno spacco sul retro di qualche centimetro; sopra un leggero soprabito, non allacciato.
Marco trova una scusa per passare in momento in cantiere:
“Però scendi un momento dall’auto, così ti avvicini alla recinzione del cantiere e puoi vedere il frutto degli ultimi mesi di lavoro, oramai quasi terminato.” Gioia acconsente.
A poche decine di metri tutti gli operai sono indaffarati per portare a termine il lavoro nei tempi prefissati, Marco si avvicina al capocantiere, ci scambia due parole, da un’occhiata al lavoro in corso, aspettando che Riccardo non sia troppo impegnato e fa per andarsene, quando, quasi raggiunta Gioia, si blocca come se avesse dimenticato qualcosa, si volta chiama Riccardo e gli fa cenno di raggiungerlo. Lui arriva; Gioia è a non più di 5 metri. Marco gli da qualche dettaglio sul suo specifico lavoro, mentre lui ogni tanto butta un occhio oltre a recinzione, verso quella bella donna che non è proprio usuale vedere in un luogo simile e poi prima di congedarlo: “Ah, scusa dimenticavo… a volte mi dimentico le buone maniere; lei e Gioia mia moglie”
E Riccardo, quasi un po’ impacciato: “Signora… buongiorno… non posso darle la mano… sono un po’ sporco”. Gioia fa un sorriso e un cenno della mano, come a comprenderlo e giustificarlo.
Risalgono in auto e partono; dopo un po’, Gioia anticipa Marco che stava per chiederle cosa ne pensasse di quel ragazzo:
“Chi sarebbe quello?”
“Uno degli operai della ditta siciliana”. Qualche secondo di pausa:
“Bel figliolo!” Accompagnando la frase con uno dei suoi sguardi maliziosi, quando faceva battute del genere.
“Chissà perché lo immaginavo che ti sarebbe piaciuto; e un po’ lo speravo.”
“Perché?”
“Beh, chissà che una delle tante nostre fantasie… un giorno non possa divenire realtà. Potrebbe essere un buon candidato, no?”
“Beh… si… però…; ma gli hai detto qualcosa? Qualcosa delle nostre fantasie intendo?”
“Certo che no!” Finì lì, anche perché eravamo arrivati a destinazione.
La sera a letto si tornò sull’argomento. Si cominciò a fantasticare su quel bel ragazzo moro, magari da invitare a cena una sera, con la scusa del lavoro, con chiacchiere che vanno oltre il tema lavoro, che diventano allusive, con lui che capisce che ci può provare con Gioia, che lo provocava, con malizia: sguardi, carezze, baci, si finisce a farci l’amore con passione; e come spesso accade ciò contribuisce, anzi è fondamentale, a far diventare quella di quella sera, una scopata eccezionale, che porta Gioia, che solitamente non ha un orgasmo facilissimo, ad averne uno doppio.
Il lunedì successivo in cantiere, Marco riscontra un’atmosfera un po’ particolare: risatine, mezze battute, ma tutti un po’ sul vago e soprattutto tutto un po’ incomprensibile nel loro stretto dialetto. Finalmente dopo un paio di ore e qualche insistenza c’è qualche ammissione, che pian piano si fa tradurre: “la moglie del capo ha fatto scalpore!” (capo… Marco fa solo da supervisore sui montaggi per conto della società presso cui lavora, ma lì è comunque definito il capo).
E lui, divertito e anche soddisfatto perchè è quello che auspicava, sta al gioco: “Ah ok, se lascia tutto questo buon umore la faccio passare qualche altra volta, basta che poi lavorate ancora meglio, che sennò a fine mese scattano le penali…”
“Lavorare meglio? C’è qualcuno che è poco abituato a vedere “ ‘na bedda figghia” come lei e rischia di essere un po’ confuso poi sul lavoro… vero Riccardo?” Risata collettiva, tranne Riccardo che abbozza un sorriso, non si capiva bene se più sul divertito o sull’infastidito. Con l’occasione Marco chiama a se Riccardo:
“Ah, Riccardo, vieni che prima che torni in ufficio ti illustro alcune modifiche fatte ai disegni” e avviandosi al box adibito a piccolo ufficio di cantiere, continua: “Ma Riccardo, che ti fai dire? Veramente sei andato in crisi perché sono passato con mia moglie?”
“Ma no… hanno fatto tutto da soli, io non ho detto proprio niente! Hanno cominciato a commentare appena siete andati via, sai come succede in cantiere no? E siccome io sono venuto vicino, hanno cominciato a chiedermi come era la signora…”
“Ah… bene!” Mantenendo sempre un tono divertito, di chi sa stare al gioco: “e che volevano sapere? … tu che gli hai detto?”
“E che volevano sapere…? “ Riccardo era un po’ imbarazzato, allora Marco cerca di metterlo a suo agio: “Ma dai, hai detto tu stesso che si sa che genere di discorsi si fanno abitualmente in cantiere, no?” Preso un po’ di coraggio: “Ma niente… praticamente… se era “bbona” come sembrava da lontano!”
“Ah, meno male! Non ti devi mica preoccupare; può fare solo piacere sentire che si ha una moglie che viene giudicata “bona”! E che gli hai detto, se posso chiedertelo?”
“Niente… all’inizio niente…. Poi però non se la smettevano più… e così…”
“E così?”
“E così gli ho detto “ si è bona è bona”, tanto per accontentarli!”
Risata divertita di Marco, che aggiunge, sempre con tono molto ilare:
“Ah…, tanto per accontentarli! Beh, vabbè: che per il 90% sia considerata “bona” è comunque una bella soddisfazione!”
“Ma… no… non mi sono spiegato, cioè… altrochè se è… bella! Complimenti, è proprio una bella donna, guarda… parola! Ma proprio per questo… non mi va di parlarne e mettere una donna così bella in mezzo a certe chiacchiere e non perché è la moglie del capo”
“e dagli con questo capo!”
“si, vabbè, però.. mi sono spiegato, no? Certe donne vanno ammirate e hanno tutto il mio rispetto. Veramente complimenti per la scelta: gran donna! E poi, se posso permettermi, mi pare pure di classe, non una delle tante “sgallettate” che vanno adesso; mi sono spiegato…”
“Certo, ti ringrazio Riccardo, anche per il tuo equilibrio e modo di fare, che si riscontra nel lavoro e a quanto pare anche in tutto il resto che ti riguarda. A tal proposito, visto che siamo nell’ultima fase del cantiere, prima che questo finisca, avrei il piacere di invitarti una sera a cena, se a te può fare piacere, come ringraziamento e stima per tutto, visto l’impegno e la serietà che ha permesso l’ottima riuscita di questo lavoro; una cosa personale, certo, che non ha nulla a che fare con la XXXX per cui lavoro.”
Dopo qualche indugio, per non far capire che avrebbe accettato di getto, probabilmente per poter rivedere un’intera serata Gioia, accetta: “Ma agli altri non dico niente, sennò è la fine!”
La sera ritornato a casa Marco espone la cosa a Gioia:
“…ho messo in atto quello che avevamo fantasticato a letto, almeno la prima parte”. Gioia appare un po’ confusa: “Ma… però… come si fa… io non so… un conto sono le fantasie, che uno si modella a proprio piacimento e un conto è la realtà! Io poi l’ho visto per nemmeno un minuto, con la fantasia ci sono andata a letto, ma nella realtà… non saprei… poi, lo conosci bene tu? Che ne sai cosa racconterebbe poi…”.
“Guarda Gioia, capisco e condivido benissimo tutto; a prescindere dal nostro sogno erotico: io lo avrei invitato lo stesso, perché è una gran persona a livello lavorativo e non solo. Abitasse qui credo che sarebbe uno dei miei, ma credo anche dei nostri, migliori amici. Quindi: considera che non ci sarà un risvolto “particolare”; prendiamola solo come una serata con un mio collega di lavoro, tranquilla, senza aspettative e cose “dovute”.”
Con un sorriso Gioia capì, come sempre del resto l’intesa era pressoché assoluta.
Il venerdì pomeriggio Marco e Riccardo concordano orari e modalità di incontro per la sera successiva.
Alle 19:00 Marco e Riccardo sono a casa. Gioia indossa una gonna appena un po’ più lunga di quel sabato, ma con uno spacco laterale un po’ più lungo; si riesce a malapena a intravedere qui il pizzo delle autoreggenti nere. Però facendoci molta attenzione… Sopra magliettina molto attillata chiara, che lascia intuire il reggiseno a balconcino, che sostiene appena il bel seno di Gioia (la sua “arma” principale).
Dopo alcune chiacchiere banali iniziali, c’è la cena, con altre chiacchiere sul più e sul meno di tanti aspetti della vita quotidiana. Dopo cena si scivola su temi un po’ diversi: la vita di coppia al mondo d’oggi, i tradimenti, le coppie che sempre più “scoppiano”. E qui si prova a far intuire qualcosa, quando Marco: “Guarda, questi sono temi particolari, ma Gioia è il più bel dono che poteva farmi il destino; non riuscirei a vedermi con nessuna altra donna. Io non dico che nei milioni di altre che potrei incontrare non ne potrei trovare una più bella, benché per me lei è bellissima, ma nessun altra mi darebbe la certezza del rapporto che abbiamo insieme, sarebbe un azzardo che non farei mai e poi mai. Lasciarla per un’altra? Sarebbe un salto nel buio che proprio non riesco a pensare! In una vita da passare insieme è pressoché impossibile che una volta o più non capiti di sentire attrazione fisica per un’altra o lei per un altro, ma qui sta il bello: sappiamo benissimo che quella sarebbe pura e semplice attrazione fisica e possiamo ammettere anche di andarci a letto con un’altra o un altro, ma solo per sesso, per la voglia del momento: l’amore e l’affetto, la dedizione sono sempre e solo l’uno per l’altra. Per noi!.
Gioia, vedendo che Riccardo osservava anche lei, annuiva serena e distesa, confermando le parole di Marco con un semplice:
“E’ proprio vero!”
Riccardo era ammirato: “Che invidia ragazzi! E’ quello che ho sempre desiderato, che probabilmente tanti desiderano, ma che credo pochissimi riescono ad ottenere. Una serenità tale… Non fraintendetemi, non ho colto solo questo nel vostro discorso e non vorrei sembrarvi… materiale, ma capisco come si possa vivere felicemente una vita di coppia, senza la tensione del “vorrei ma non posso” con un’altra o un altro; piuttosto voi avete una… “licenza di poter fare”!”
“Si, ma senza abusare.” Aggiunse Marco.
E Riccardo: “Sicuro, sennò è un rapporto… poco solido credo. Però… certo, a parole potrebbe essere facile, ma se a uno di voi due dovesse succedere davvero?” E qui Gioia:
“Magari… è già capitato… però, eccoci qui a parlarne e a pensarla come prima!”
Riccardo era tra il trasognato e l’ammirato. Un sospiro profondo faceva capire tante cose.
Però… le serate, come le ciambelle, non sempre riescono col buco. E quella sera, malgrado l’atmosfera particolare e il desiderio di tutti che si intuiva, ma che nessuno osò palesare… fini lì… con lunghi silenzi in cui ognuno avrebbe voluto che qualcuno avesse fatto qualcosa, ma che nessuno ardì fare.
Riccardo fu riaccompagnato da Marco e Gioia all’albergo dove alloggiava. La stessa sera a letto ancora una scopata passionale, anche se aleggiava anche un pizzico di rammarico, fantasticando su mille risvolti che avrebbe potuto prendere quella serata, con Gioia che faceva trasparire tutta la sua passione e trasporto verso quel ragazzo.
Ultima settimana di cantiere; Riccardo e Marco tornavano nei loro discorsi su quella serata, sul bellissimo rapporto, sulla mentalità così aperta, ma anche sulla bellissima donna, fuori e dentro, c’era un’ammirazione intensa verso quella donna così “avvenente”, che era il termine che più adoperava Riccardo nei suoi confronti. Marco non poteva non provarne un gran piacere, anche se un certo rimpianto per quanto poteva accadere, ma pareva non decidersi ad accadere. Un vero peccato non approfittare di una situazione così invitante e mandare a monte l’avverarsi di un sogno tante volte condiviso con Gioia.
Ultimo sabato di lavoro per la ditta siciliana, mezza giornata dedicata a smobilitare, fino al primo pomeriggio. La domenica mattina sarebbero ripartiti con i mezzi per tornare nella loro regione.
Vista la bella compagnia che rappresentava, Marco invita Riccardo a passare quell’ultimo pomeriggio insieme, in qualche locale “in” della città. Riccardo accetta ben volentieri.
Appuntamento alle 17:00 in una piazza del centro. Gioia sempre molto in tiro: ancora una gonna scura, camicetta chiara, calze e, osando un po’, anche reggicalze. Scarpe con tacco alto che la slanciavano ancora di più.
Si va in un locale che sceglie Marco (che aveva trascorso il pomeriggio del giorno precedente a… testarli). Si ordina, si consuma, si chiacchiera, si va un po’ su argomenti moderatamente piccanti (oramai c’era una certa confidenza); poi Gioia chiede il permesso di andare in bagno. Dopo un minuto Marco risponde al cellulare; sembra molto preso dalla conversazione, ma pare anche rammaricato per qualcosa che deve aver dimenticato con Gioia. Interrompe un attimo la conversazione al telefono, da un piccolo biglietto a Riccardo e gli fa:
“Scusa, una cortesia, raggiungi per favore Gioia e gli porteresti questo? I bagni sono di sotto.”
Riccardo con quel biglietto in mano è per un momento confuso e interdetto, non sa se ha capito bene; Marco ha ripreso a parlare al cellulare, ma con un sorriso in volto e un gesto gli conferma che può andare.
Riccardo si avvia, sempre più deciso verso le scale, probabilmente ancora molto confuso, ma, forse capirà meglio una volta di sotto? Giunto sul corridoio dove si affacciano la coppia di bagni, prova a chiamare Gioia, indirizzando la voce verso l’unico da dove si intravedeva un po’ di luce; dall’interno di uno dei due si sente un “Si?” interrogativo.
“Sono Riccardo… Marco… mi ha mandato giù, mi ha detto che dovevo darti questo…” Dopo qualche secondo la porta si apre appena, si affaccia Gioia; Marco gli aveva solo accennato qualcosa, che doveva andare in bagno, fargli un paio di squilli al cellulare ed aspettare, forse una sorpresa. Anche lei un po’ imbarazzata ed esitante… guarda lungo il corridoio, poi si decide: “Ma… non capisco, cosa ti ha detto?”
“Solo che dovevo portarti questo, lui era al telefono, io… mi sembra di aver capito bene…”
E lei, che continua ad osservare il corridoio e le scale che portavano giù; intuisce qualcosa, qualcosa che le fa sentire il cuore in gola, ma fa ancora finta di non capire : “Va bene… vieni entra un momento!”
Gioia richiude la porta alle sue spalle, Riccardo sta ancora con la mano tesa a porgergli il biglietto. Lei lo prende e lo apre, leggendolo per prima; trasale e rossa in viso per l’emozione, guarda Riccardo, che a sua volta pare quasi preoccupato per la reazione di Gioia, la quale e abbassa il biglietto quasi tremante, per farglielo leggere. C’era scritto:
“Vorrei che uno di voi due mi riportaste gli slip di Gioia,
ma che questi fossero il più “bagnati” possibile da Riccardo.
A voi la scelta del come.
Buon divertimento!”
Anche Riccardo era diventato paonazzo e, come Gioia, restato a bocca aperta. L’uno davanti all’altra, con dei respiri profondissimi che l’emozione e il forte desiderio gli facevano accusare. Ma la cosa non è durata più di dieci secondi: quasi contemporaneamente si lanciano uno nell’altro e si avvinghiano in un bacio appassionato e interminabile. Le lingue si rincorrono freneticamente, nelle bocche altrui; mentre si baciano Gioia fa qualche passo indietro, per appoggiarsi con la schiena al muro e sentire più la pressione del corpo di Riccardo su di lei: il suo profumo e la sua pelle così liscia ed abbronzata le facevano letteralmente perdere la testa. Il bagno è spazioso, elegante, pulito, elementi che l’hanno fatto scegliere da Marco, ma principalmente perché ce ne erano due, in modo che non si fosse creata fila fuori e i due amanti avessero potuto avere tutto il tempo desiderato per soddisfare le proprie voglie.
I corpi schiacciati uno sull’altro, in un lunghissimo bacio appassionato, senza quasi riprendere fiato, o meglio respirando il respiro dell’altro. I bottoncini della camicetta che a partire dall’alto saltano; Gioia sente che la lingua di lui abbandona la sua bocca, le mordicchia il mento, le bagna il collo e scende sempre più in giù, mentre le mani la frugano con avidità dappertutto da sopra i vestiti, le accarezzano il viso, provano a incunearsi sotto i vestiti, ne sente di tanto in tanto il calore all’interno delle cosce. Intanto la lingua le lambisce la parte di seno scoperta, ma le mani di lui hanno agganciato il bordo superiore del reggiseno e lo hanno spostato un po’ verso il basso; il viso di lui sprofonda fra i seni: l’interno di questi avvolgono il viso di Riccardo, aiutati dalle sue mani che dall’esterno li spinge delicatamente verso questo.
E Gioia…: le tante remore e timori che l’avevano frenata in tutti questi anni e che le avevano dato l’impressione che mai le avrebbero fatto realizzare le tante fantasie…. Praticamente in quel momento erano completamente svanite. Oramai il ghiaccio era rotto, oramai si era “compromessa” e a questo punto sentiva che aveva l’opportunità… c’era solo la voglia di “toccare con mano” la realtà; i tanti sogni erotici ora li aveva a disposizione lì. E ne avrebbe approfittato: li avrebbe realizzati tutti, o almeno il più possibile. Avrebbe provato a mollare tutti i freni, proprio come quella Gioia che nelle loro fantasie, Marco faceva essere così porca e “spregiudicata”, e che le faceva provare, col trasporto della mente, sensazioni fantastiche mentre facevano l’amore. Ora aveva voglia di tutto: dare tutto… e tutto si sarebbe presa.
Il corpo di lei si inarca verso Riccardo, anche per lasciare spazio tra la schiena ed il muro di infilare le mani sotto e di slacciare il reggiseno, che viene trascinato in basso da Riccardo, cadendo sul pavimento, facendo compagnia alla camicetta, che l’aveva di poco preceduto. Riccardo si stacca un momento indietro, per poter ammirare bene quello splendido seno sodo, ora completamente libero alla sua vista: perfetto! Soddisfatta la vista, per qualche secondo vi si tuffa di nuovo, con le mani e con la bocca. Gioia, dopo i primi minuti in cui era stata con le mani prevalentemente passiva, ricambia le carezze, in maniera sempre più audace, con l’istinto femminile che le facevano scendere le mani in basso verso il sesso di lui e che le facevano intuire, ancora da sopra i pantaloni, che c’era sotto qualcosa di “considerevole”; anche se considerava da sempre le dimensioni non fondamentali, in quel frangente, la cognizione di ciò le fece provare un brivido di piacere in più, accrescendo ancora il compiacimento per quanto stava succedendo e per quello che ancora doveva accadere.
La gonna a portafoglio di Gioia veniva facilmente sollevata dalle mani di Riccardo, che sempre più frequentemente si intrufolava sotto; Gioia slacciò la coppia di bottoni che la tenevano ancora su e anche questa finì sul pavimento. Ora le restavano addosso solo le calze nere velate, tenute su dal reggicalze, sempre nero, il tanga e le scarpe; Riccardo invece aveva oramai il torso nudo e i pantaloni che lentamente gli stavano scivolando sotto alle ginocchia. Mentre Gioia sganciava le calze dal reggicalze, per permettere di poter sfilare anche gli slip, Riccardo si liberava definitivamente dei pantaloni, finendo anche questi nel mucchio di biancheria in un angolo del pavimento. Ancora baci, sulla bocca e dintorni, carezze ,che oramai non risparmiavano più nessuna parte del corpo e che volevano saggiare lo stato del sesso del partner: Gioia era fradicia e Riccardo era grosso e duro.
La bocca di lui cominciò a scendere insieme alle sue mani; gli slip stavano scendendo ed in pochi secondi lei si ritrovò solo con le scarpe indosso… non appena la bocca di Riccardo assaporò la sua fighetta, mentre le mani di Riccardo erano piene dei glutei di Gioia, lei si sentì attraversare il corpo da una specie di scarica elettrica e, subito dopo, pervasa da un grande calore che la fece sbrodolare come poche volte…avrebbe voluto il viso fradicio di lui fra le sue gambe per sempre ed intanto qualcosa anche in bocca… Per meglio agevolare il compito di lui che con la lingua la penetrava sempre più profondamente, poggio una gamba sul sanitario vicino e lasciò per alcuni minuti che lui impastasse la sua saliva con gli umori del piacere di lei. Poi lentamente lei lo fece alzare e, abbassandosi, tirò via gli slip di lui, che già comunque in parte scoprivano il suo sesso che evidentemente non ne poteva più di esservi costretto dentro…
Senza dire una parola gli si accovacciò davanti e cominciò a leccarglielo delicatamente e poi, man mano che sentiva salire il piacere di lui, sempre più avidamente, nel modo che Marco le aveva insegnato, ovvero una mano a tenere l’asta ferma in bocca e l’altra a “giocare” con i testicoli; finchè fu lui a mormorargli “ basta così.. non resisto più..”. Erano pronti!
Gioia si mette nella posizione che più le aggrada, in un contesto simile, porgendo le spalle a Riccardo, ponendosi con le mani, lontane fra loro, poggiate sulla parete, all’altezza delle spalle, le gambe divaricate e il tronco piegato a 45°: la testa volta all’indietro a guardare quando il suo uomo arriva. Lo vede avvicinarsi con la sua asta tenuta ferma con la mano destra, la sinistra la sente che le accarezza l’interno della coscia, salendo fino all’attaccatura della gamba, per spostare la parte sinistra delle grandi labbra e allargare ancora di più la fessura, completamente bagnata dalla saliva di Riccardo e dagli umori del proprio piacere. Lei si piega un po’ sulle ginocchia, abbassando leggermente il bacino, per aprirsi un po’ di più e venirgli incontro. Prova un fremito quando sente il glande poggiarsi sul suo buchino; ma Riccardo non entra subito: pare giocare con il suo arnese. Lo guida con la mano, andando a saggiare con la punta l’intera lunghezza della fica di Gioia; avanti… indietro, poi di nuovo, 4, 5 volte… poi lo fa scorrere indietro, più su, lasciando che al taglio tra le grandi labbra si sostituiscano i morbidi glutei, che subito diventano più sodi, irrigidendosi quando lui si sofferma sul buchino dietro e pare lì indugiare, spingendo appena.
“No…” sussurra, ansimante e vogliosa Gioia “davanti… adesso davanti…”
“Si, lo so…” Consapevole della piccola dolce tortura che sta infliggendo.
Pian piano torna a spostarsi davanti, facendosi largo di nuovo fra le grandi labbra, rimettendo allineata la sua asta gonfia e perfettamente eretta, con la fica di Gioia. Spinge appena, con un nuovo sussulto di Gioia, accompagnato da un gemito, tanto per mettere dentro qualche centimetro e permettersi di mollare la presa della sua mano destra; lo mantiene così, porta entrambe le mani sull’esterno delle cosce di lei, carezzandole con decisione mentre le fa salire, sull’esterno delle natiche, poi sui fianchi. Qui si ferma, impugna con forza i fianchi, usandoli per fare presa, mentre si tira, con un unico movimento, deciso, ma lento ed interminabile, sempre più dentro a Gioia. Lei sente quella carne che la penetra, scivolandogli dentro con facilità estrema, malgrado le dimensioni non abituali per lei e generando, forse anche per questo, un piacere incredibile, fisico e mentale; il primo movimento è senza fine, la fa rimanere senza fiato, con la bocca semiaperta e stordita per tanto piacere. Tanto che quando lo sente finalmente arrivare in cima, come un fuoco, terminando la sua corsa e lì rimane per alcuni infiniti secondi, non è più in grado di tenere le ginocchia appena piegate, come aveva fatto finora, tanto gli tremano le gambe. Riprende a respirare quando Riccardo torna un po’ indietro e inizia un lento e ritmico avanti e indietro, dentro di lei, che lei accompagna con dei gemiti di piacere, anche se sa che non può esagerare, non sapendo chi ci può essere dietro alla porta. Lui arriva sempre in profondità, per quanto lei può contenerlo, con il ritmo, all’inizio lentissimo, che si fa sempre più incalzante; il piacere per entrambi è immenso, i respiri profondissimi. A volte qualche gemito, sia di lui che di lei, sono un po’ più intensi e forti, dimenticandosi del posto pubblico; però la passione ed il trasporto sono talmente elevati che fanno fatica a ricordarlo.
Durante questo amplesso, che dura oramai da diversi minuti, Riccardo chiede con voce affannata, ma carica di piacere:
“Gioia, sei stata tu a chiedere questo a Marco?”
“No…o… forse si… Marco è un porco, che sa benissimo quanto io sia porca! Per fare questo abbiamo bisogno l’uno dell’altra!”
Ancora un po’ così poi Riccardo ammette: “Mi stai facendo godere troppo, rischio di venire…”
Gioia ci pensa un po’, poi “Si… va bene!”
“Dentro?… Dio… veramente? Posso? E tu…? Ed è pericoloso per te?”
“Io per venire devo stare più comoda. Il resto… lo fa la pillola! Si, vieni… a me ci pensiamo dopo a casa nostra!”
Riccardo si ferma, sta ancora dentro qualche secondo, poi lo toglie da dentro.
Gioia non capisce bene, si volta a guardarlo; poi… crede di intuire: “Probabilmente… vuole prendermi anche dietro!” Vorrebbe dirgli che poi, ci sarà un seguito a casa, che quello sarebbe un posto più appropriato, per una simile pratica, viste anche le dimensioni in gioco! Però, anche se un pochino a malincuore, prova ad interpretare il desiderio del suo amante; si porta le mani sul sedere, con le dita indirizzate verso il buchino, allontana fra di loro i glutei e si abbassa con il tronco, fino a portarlo in posizione orizzontale, offrendosi a lui. Invece le intenzioni di Riccardo erano altre!
“No, Gioia… no. Scusami, non ti ho fatto capire, non è questo che voglio, o meglio vorrei tanto, ma non ora. Volevo prendermi una piccola pausa, per godere di più di questa fantastica cosa e poi, perché… Vorrei… Davanti; posso prenderti davanti? Mi piacerebbe baciarti mentre… mentre ti scopo e mentre mi fai godere….”
Senza nemmeno rispondere, Gioia, felice perché era l’apice che in cuor suo sperava, lo tira a se, lo bacia con avidità con il sudore dei due corpi nudi che si fonde insieme; mentre continuano a baciarsi, prima che possa pensarci Riccardo, che sta raccogliendo un po’ di forze, per godere ancora di qualche minuto nel rapporto, gli afferra l’asta, rimette una gamba su un sanitario e se la poggia sulla fica oramai semiaperta per il tanto sbattere dei minuti precedenti. Lui entra di botto e questa volta il ritmo è subito frenetico, una ginnastica sfiancante, con Riccardo che si piega un po’ sulle ginocchia ad ogni affondo in cui gli sale dentro, con qualche colpo che a volte penetra di più da far quasi sussultare Gioia, sollevandola di qualche centimetro; lui la cerca con le mani, ne cerca tutto il corpo, ora le affonda nei seni, ora le fa scorrere sui glutei, incuneando ogni tanto un dito dietro che va a poggiare nel buchino del suo culetto e spingendone un po’ dentro e quelli sono i momenti in cui Gioia meno riesce a controllare i suoi gemiti e invasata per tanto piacere, senza nemmeno rendersene conto, gli pianta le unghie nella schiena.
Poi Riccardo, mentre continua incessantemente a scoparla, quando sente che sta per venire, le prende la gamba sollevata, la fa scivolare giù, in modo che la possa unire all’altra, e sentire il suo membro più avvolto dalla carne di Gioia, la spinge un po’ contro la parete, sbattendola ancora con più forza, contrastata tra la parete e il suo corpo; lei così si sente piena di lui, in tutti i sensi, come mai nessun altro l’aveva mai riempita prima! Ancora un minuto così e Riccardo: “Gioia… veramente.. .sto per esploderti dentro… lo faccio…”
“Si… godi… arriva alla fine… ora sono tua… fammi sentire il tuo piacere… dentro!”
Di nuovo le lingue si avvinghiano, disordinatamente attorno alle bocche, bagnandosi i loro volti.
Gioia sente fluire il suo seme caldo nel suo ventre, mentre lui le sussurrava in un orecchio: “Dio… come godo… come godo… come mi stai facendo godere…Gioia!” Lei lo stringe allora a se, mentre ancora lui la sbatte, con quel cazzo imponente, finchè lo sente rallentare, con i colpi che calano di frequenza, ma non d’intensità, anzi, l’ultimo lo sente sbattere fino in fondo e proprio lì lo sente pulsare, segno che ancora il seme la sta invadendo e anche pervadendo di un piacere nuovo, mai provato, per qualcosa di veramente proibito ed impensabile. Pian piano il pulsare cessa, anche i loro cuori vanno rallentando; quello che invece inizia, dopo un lungo minuto, nel quale ancora non si decidono a staccarsi, con dolci e teneri baci, è un lento fluire del caldo sperma lungo le cosce di Gioia. E lentamente tornano anche nel mondo dei “presenti” riprendendo a cogliere qualche rumore esterno… qualche risatina soffocata.. forse proveniente dal corridoio, forse dall’altro bagno, forse qualcuna aveva intuito. Al momento sono entrambi così appagati che la cosa pare non costituire il minimo problema. Riccardo fa per sfilarsi, avvicinandosi al rotolo della carta igienica, ma Gioia lo blocca stringendo le gambe e trattenendolo con le mani a se: “Marco…”
“Cosa…? Chiede Riccardo.
“Marco.. il biglietto… voleva gli slip… i miei slip…” Dice Gioia ancora ansimante.
“E’ vero!”
Spostandosi pian piano uno nell’altro, Riccardo recupera gli slip, porgendoli a Gioia, che con estrema malizia dice:
“Io mi pulisco con questi; ho, anzi, abbiamo, un impegno da mantenere!”
Riccardo esce delicatamente da lei, che pare stringere le gambe per trattenere quanto più le era possibile, poi si mette gli slip sotto e rilassandosi sta così un paio di minuti, pulendosi poi al meglio. Sarà che gli slip erano veramente mini e che Riccardo era venuto più che copiosamente, ma questi erano decisamente fradici. Era trascorsa poco più di mezz’ora dalla loro entrata.
Marco di sopra guardava in continuazione il passare dei minuti; l’attesa era spasmodica; si sentiva ribollire dentro e un gonfiore insopportabile nei pantaloni: da una parte avrebbe voluto che fosse durato tantissimo, segno che Gioia si stava divertendo, dall’altra fremeva per vederli tornare e conoscere i dettagli.
Loro si rivestono, aiutandosi a vicenda e scambiandosi ancora qualche furtivo bacio. Poi Gioia esce per prima, dando il segnale a Riccardo che però aspettò un paio di minuti. Intanto Gioia raggiunge Marco e baldanzosa e appagata, guardandosi intorno perché nessuno vedesse, gli porge gli slip. Marco li prende e subito si ritrova le mani umide, mentre intanto Gioia si asciuga la sua con un tovagliolo di carta. Poi offre un altro tovagliolo a Marco, per avvolgerci il capo di biancheria, lo riprende e lo mette in borsetta. Non una parola, se non tanti sguardi e sorrisi complici e compiaciuti e un lungo appassionato bacio, al termine del quale Marco gli dice sottovoce:
“Piccola e dolce puttana; sai ancora di lui!”
Gioia è decisamente compiaciuta di questo!
Intanto Riccardo li raggiunge, abbastanza stravolto e si siede al suo posto, vicino a Gioia.
Nel frattempo Marco aveva anche allungato una mano sulla coscia di Gioia e risalendo con circospezione arriva al suo sesso, sentendo ancora bagnato. Ancora interminabili minuti di silenzio, conditi solo da sguardi e sorrisi complici tra tutti, poi Marco rompe il silenzio:
“Come è andata?” chiede con un sorriso malizioso.
Qualche secondo di silenzio, poi Gioia, un po’ a sorpresa, prende la parola per la risposta; e che risposta, un po’ audace, non abituale per lei, ma Marco lo sapeva, che una volta che rompeva il ghiaccio…:
“Una…” e passando lo sguardo da Marco a Riccardo “… scopata memorabile!”
Con uno sguardo verso Riccardo quasi interrogativo; quest’ultimo non aveva praticamente parole, doveva ancora riprendersi e si limita ad un eloquente cenno del viso e un profondissimo respiro che testimoniava il suo essere più che d’accordo!
Poi aggiunge: “Però ora si va a casa. Io vorrei qualcos’altro…, anzi, molto altro!”
Gioia ebbe tutto quello che cercava, dopo l’aperitivo lì al bar, a casa si dedicò primo, secondo e dolce, per un pasto completo che mai dimenticheremo!
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.