“L’arredento o del bar era pulito ed ordinario tipico di un logo come quello…”
Il culo di Elena è la mia ossessione.
Lei è bella
ed occupa tutti i miei desideri, bruna seno rigoglioso e capezzoli duri come chiodi. A letto è troia al punto giusto. Il cazzo le piace molto. Sa come farsi desiderare e come stuzzicare le mie fantasie. Prima di questa avvenura la nostra era una meravigliosa storia d’amore nella quale ogni giorno scoprivamo qualcosa di nuovo sia sotto il profilo della sensualità che nella naturale convivenza tra un ragazzo ed una ragazza. Il tempo allegro e spensierato degli studi ci sorrideva.
Da quando l’avevo conosciuta, la femminilità di Elena si era trasformata; dalla studiosa ragazzina del Liceo sempre in tuta e con degli occhiali troppo grandi, Elena si era trasformata in una bella ragazza audace e sensuale. Questa trasformazione aveva causato in me un periodo di paranoica gelosia. Da questa gelosia siamo quindi arrivati al desiderio nascosto di vederla con altri. Un giorno mentre lei prendeva il sole senza reggiseno degli amici capitarono per caso e la visero, lei si coprì subito e nessuno disse nulla, ma io cominciai da allora ad eccitarmi all’idea che altri la desiderassero. Così a poco a poco avevo sviluppato uno speciale piacere nel esibirla. Compravamo vestiti e scarpe provocanti, Elena risplendeva.
“Mi fai vestire come una troia” aveva detto un giorno quando scegliemmo insieme un vestito verde scuro con delle zebrature nere, era attillato e leggero con una vistosa scollatura. Ricordo ancora un’altro episodio da inserire in questo percorso verso la mia trasformazione. Ero in un autobus affollato e stavo per arrivare alla nostra fermata. Vidi Elena sul marciapiede dirigersi verso casa, indossava un vestito nero cortissimo con una cintura dorata, i capelli le cadevano sulla schiena, io mi sentii come se fossi stato una spia, ma ad accendere la mia fantasia furono i commenti che un gruppo di ragazzi, forse studenti, indirizzarono verso Elena. Più tardi ripensandoci mi eccitai moltissimo ero geloso, ma allo stesso tempo volevo scoprire il punto estremo del suo piacere. Si sarebbe spinta in rapporto con più uomini? Le sarebbe piaciuto, lo desiderava? Quando non ero presente riceveva spesso quel genere di apprezzamenti? Furono gli stessi ossessivi pensieri del geloso a trasformarsi in desideri.
A questo punto cominciammo a parlarne e le nostre fantasie diventarono sempre più sfrenate; ad Elena piaceva immaginare che altri ci guardasssero, ma al menomento di realizzare queste fantasie mi diceva che ero impazzito e che avrei dovuto darmi una regolata.
Così un bel giorno dal mio Nokia grigio partì un messaggio nel quale la informavo che avremmo incontrato un ragazzo.
Avevo organizzato tutto.
Rispose che ero impazzito, ma con mio stupore, la cosa non le dispiacque.
Non posso, oggi, che rivedo questo ricordo, non ricordare come era vestita.
Elena si era rifiutata di seguire le mie indicazioni sull’abbigliameno che le apparivano troppo volgari, aveva trovato una soluzione davvero affascinante. Era estate, quindi indossò il vestito verde scollato, dalla mia posizione di guida avevo una splendida panoramica sul suo seno ondeggiante nella scollatura. Però aveva indossato anche un giacca di jeans e un paio di stivali di pelle che le arrivavano fino a metà polpaccio.
Non ricordo nulla della nostra conversazione durante il viaggio di andata che durò due ore circa, forse immaginammo la situazione strana e del tutto fuori dal comune alla quale stavamo andando incontro, o forse non ne parlammo affatto. Ricordo le sue labbra leggermente truccate e lucide e ricordo la sua abbronzatura estiva, i suoi occhi inquieti fiammeggiare al mio fianco. A questo punto l’incontro: che nei miei appunti originali ho trascurato. Simone, questo il nome del ragazzo che avremmo dovuto incontrare e del quale non avevamo alcuna foto, ci aveva detto che ci avrebbe aspettato all’uscita dell’autostrada. Invece, forse per verificare che non si trattasse di un inganno, era venuto con una moto da corsa. Così mentre eravamo in colonna nel mezzo dell’ingorgo dopo il casello ecco un motociclista avvicinarsi a noi, lui ci saluta, io abbasso il finestrino, Simone ci spiega che ci saremmo fermati in un bar proprio lì per prendere un caffè.
Dalla sua moto Simone poté vedere Elena con la scollatura bene in vista e le cosce abbronzate. Pensai che aveva l’uomo già valutato positivamente la puledrina da montare.
L’arredento o del bar era pulito ed ordinario tipico di un logo come quello. Simone era alto ed indossava in giacca in pelle da moto e dei jeans, era bello allegro e scherzoso un tipo molto semplice: Elena ne rimase subito affascinata. Avevamo messo in conto che l’invontro sarebbe poruti essere un disastro, invece tuttto era perfetto. Così salimmo in macchina e lo seguimmo verso casa.
“Cosa te ne pare?”
“Mi sembra simpatico” riapose Elena. Ci trovammo quindi nel salotto di Simone. C’era un po’ di tensione lui chiese “volete che saliamo di sopra?” Io guardai Elena che rispose con un semplice “si”. Quel giorno tutto era un sogno.
Ricordo che la bendai e la feci sedere ancora vestita, Simone ed io ci spogliammo e ci avvicinammo a lei con gli uccelli svettanti Elena allungò subito le mani per cercarci. Di Simone le piaceva tutto dall’uccello al culo, come mi confessò la sera stessa tornando in automobile verso casa, tanto che ne fui geloso. S’era fatta sbattere l’uccello di Simone nel culo ed io capii che le era davvero piaciuto era ancora eccitata e soddisfatta mentre io invece ero colpito dalla situazione che mi aveva travolto.
Simone da sopra se l’era inculata con grande maestria, ho ancora davanti agli occhi quella scena incredibile. I coglioni del toro che sbattono sulle rotonde natiche del mio grande amore.
Ho così potuto ammirare Elena tra le braccia di un altro uomo, mentre si abbandonava all’estasi succhiando con passione un cazzo diverso e mentre godeva con due cazzi che le balzavano addosso vogliosi e pieni di sborra.
Elena è una ragazza molto seria sul lavoro e certo non è una facile, ma il giorno dopo quell’ingontro era eccitata come una gatta. Ricordo che aveva indossato un vestito chiaro color perla e delle calze bianche che a me piacevano, non riusciva a stare ferma, stringeva le cosce e si masturbava anche sul lavoro per calmarsi e recuperare la concentrazione. “Mi hai fatto un regalo bellissimo” disse.
Simone era un tipo alto e longilineo a lei era piaciuto subito il suo modo di scoparla ed il suo uccello più piccolo del mio.
Qualche settimana dopo riposi ad un altro annuncio, un giovane e bellissimo ragazzo è venuto a casa nostra, aveva un bel cazzo potente. Lei si era preparata al meglio indossava, un vestito viola che aveva delle sfumature vellutate e le arrivava al ginocchio, aveva poi scelto delle scarpe con il tacco aperte in modo tale che le si vedevano i talloni.
Non dimenticherò mai l’espressione di Elena mentre Dario le spingeva l’uccello nella figa. Era carponi sul divano, quando lui la prese sollevandole la gonna da dietro lei ansimò esatsiata. Si leccava le labbra con la lingua fluttaundo nel suo piacere, mentre io la gaurdavo.
Le donne però sono misteriose e mi disse che preferiva Simone, che ci sapeva fare, si muoveva bene ed aveva un bel culo. Simone l’aveva davvero fatta godere.
Torniamo però alla mia ossessione il culo di Elena. Mentirei se scrivessi che non me la sono inculata a dovere. Ogni tanto le viene voglia di prenderlo dietro, ma è così raro, passano dei mesi ed io lo desidero ogni giorno.
Erano passate oramai delle settimana da quando avevamo incontrato Simone e mentre mi faceva un pompino, con il culo in bella mostra riflesso sullo specchio, stando inginocchiata sul letto, le dissi che è scorretta oltre che sfrontata e che ora glielo avrei sbattuto dietro per un’ora.
“Lo sai che è troppo grande. Il tuo uccello mi fa male” disse guardandomi:
“Mi ci vorrebbe un cazzo più piccolo come quello di Simone, prima del tuo.”
Capito? Voleva il cazzo di Simone ancora nel culo. Davvero troia! Il fatto che il mio arnese fosse troppo grosso era solo una scusa, la verità era che il cazzo di Simone le piaceva, la eccitava il suo modo veloce si sbatterla e voleva provarlo ancora.
La gelosia e l’eccitazione mi fecero spruzzare un fiotto si sperma sul sorriso malizioso della mia ragazza.
Qualche giorno dopo.
Era vestita di nero, con il seno profumato e le calze che frusciavano sotto il vestito. Simone era seduto ad un lato del tavolo e già pregustava la festa, ma io allora feci la mia mossa a sorpresa. “Ora io vi lascerò da soli per un po’ di tempo” dissi “in questa busta ho scritto quello che dovete fare. La aprirete in camera.”
In camera ad insaputa di Elena avevo messo un registratore così il giorno dopo avrei la loro conversazione. Quando ascoltai la registrazione sentì la busta aprirsi e Simone leggere: “Caro Simone come al solito ci divertiremo con Elena. In mia assenza però potrai solo…” Simone fece una pausa nella lettura e poi concluse : “Fotterle il culo!”. Elena sorrideva.
Mi ero allontanato da casa ed ero rimasto seduto in macchina ad aspettare la chiamata, i minuti sembravano interminabili, ma passò quasi un ora e mezza; poi il telefono squillò. Era Simone.
“Ciao Joe” disse ansimando.
“Ciao” risposi “Allora come va?”
“Benissimo… ha un culetto divino, senti come me la sto godendo…”Appoggiò il telefono sul culo di Elena ed io sentivo le palle del tori sbattere con un ritmo incalzante sulla mia ragazza. Chiesi a Simone di farmi parlare con Elena.
“Ti piace amore?”
“Siii Joe sto davvero impazzendo con questo cazzo che mi incula…sto per godere sai…aaah”
Ripensando alla registrazione ricordo che Simone la chiamava: “la mia troia” e le disse “ora te lo sbatto in culo così Joe ti trova pronta.”
Quando tornai a casa Elena si era rivestita e Simone stava in cucina a bere un bicchiere d’acqua.
“Mettiti in ginocchio e succhiami l’uccello bellezza” dissi sorridendo, poi mi rivolsi a Simone.
“Le sei venuto in culo?”
“Due volte amico mio…l’ho aperta come volevi. Comunque non era vergine nel culo se vuoi la mia opinione le piace parecchio.”
Intanto Elena mi lisciava l’uccello con la lingua mugolando di piacere.
“Ora alzati che è il mio turno amore.”
Stava in piedi inclinata sul tavolo, le sollevai il vestito, dischiusi le natiche. Era bagnata ed eccitata. Le appoggiai la cappella sul culo e spinsi con delicatezza… entrai senza fatica e cominciai spingere.
Mentre scopavo anche Simone riprese vigore. La torturammo per ore, facendole provare più volte la doppia penetrazione alternando i nostri cazzi nelle dolcezze del suo corpo…
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