“Parcheggio davanti ai camion, ce n’è uno solo con l’autista sveglio e con lo sportello aperto…”
Il buchino mi faceva ancora male per i “postumi” della sera prima
in cui, travestita da troia di tutto punto, com’è mio solito, ero stata aggredita da tre camionisti. Aggredita per modo di dire perché ero andata io a rimorchiarmeli alla stazione di servizio, non tutti e tre insieme però, non avevo fatto altro che salire e scendere dai loro camion tutta la sera.
Insomma stasera non era proprio nelle mie intenzioni ripetere l’impresa, devo lasciare che il mio culetto riposi un po’ dopo queste “imprese”.
Sono a cena con amici dalle parti di via Salaria e la serata passa perciò tranquillamente. Nessuno dei miei amici sospetta quanto io sia troia. Sono circa le 11 e ci salutiamo, salgo in macchina e imbocco il raccordo per tornarmene a casa.
Ma, ahimè, devo per forza fare quel tratto che mi fa passare davanti alla famigerata stazione di servizio di Selva Candida dove tante volte sono salita sui camion.
Mentre mi avvicino sempre più la tentazione di fermarmi è forte ma il culetto brucia ancora e poi sono “in borghese”, sono vestita oscenamente da maschietto. Certo sotto ho splendide calze bianche, reggicalze e perizoma, come sempre, ma solo perché mi fanno sentire a mio agio.
Ma nella mia testa ci deve essere un piccolo diavoletto, probabilmente vestito da zoccola, che mi spinge a fare cose che non vorrei, così appena sono in vista dello svincolo hai voglia a dirmi “no lascia perdere, il culo ti fa troppo male”, il diavoletto replica “ma dai, se capita magari fai solo un pompino”.
Insomma vince il diavoletto/puttana ed entro nell’area di servizio. Parcheggio davanti ai camion, ce n’è uno solo con l’autista sveglio e con lo sportello aperto. Esco un po’ ancheggiando e vado verso di lui, gli faccio un sorriso e lui mi fa “sei in ricognizione?”, “beh sì” faccio io con la vocina da frocio (ma confesso che mi imbarazza rimorchiare così, non lo faccio quasi mai, non credo di essere affascinante en homme). Lui col suo accento siculo mi fa
“non hai amiche femmine?”,
“no, perché?”
“perché a me mi piace lo sticchio, la fessa, non mi piace la carne di porco,” (mamma mia che volgare!)
“capisco, io rispetto tutti i gusti però dimmi solo una cosa, hai mai provato un pompino da uno come me?”
“no, e manco c’ho voglia”
“peccato, sono sicura che ti avrei fatto cambiare idea” (cazzo, mi è uscita anche un’affermazione al femminile)
“no guarda è proprio difficile”
“difficile forse sì ma non impossibile”, e faccio una risata, ride anche lui
“no no, torna con qualche amica, dai”
“ok, come vuoi tu, ma non sai cosa ti perdi”.
Faccio per allontanarmi ma quando sono a una ventina di metri alle mie spalle sento lampeggiare dei fari, mi volto, è sempre il siculo che mi lampeggia e sporgendosi dal finestrino mi fa segno di riavvicinarmi. E io mi riavvicino.
“cosa c’è, hai cambiato idea?”
“no, però ho pensato che provare non ha mai fatto male a nessuno, sali”
Mi sento montare quell’emozione che sento ogni volta che sono a questo punto. Vado dall’altra parte e salgo in cabina (confesso che con le scarpe da ginnastica è più agevole che col tacco 15). Lui già lo ha tirato fuori e se lo sta menando.
“dai, puttana, vediamo che sai fare” e con la mani mi porta subito giù la testa verso il suo cazzo.
Comincio a leccarlo e a scappellarlo con le labbra, lo lecco per tutta la lunghezza fino alle palle, poi lo prendo fra le labbra e comincio a succhiare a fondo.
“sei proprio una gran troia, è vero, ci sai fare”
Io penso solo a fare il miglior pompino della mia vita per “redimere” questo buzzurro e, ovviamente, sento che comincia a far effetto. Il cazzo si sta irrigidendo e lo capisco anche dai suoi mugolii.
Smetto un attimo e gli dico
“scusa posso togliermi qualcosa di dosso, fa molto caldo, sto soffocando”
“sì, fai fai però poi continua”
Mi tolgo velocemente scarpe e pantaloni e rimango soltanto con la tshirt il perizoma e le calze. Quando le vede il siculo fa un sorriso e dice
“ah così stai messa sotto?” (evviva, ha usato il femminile anche lui)
Riprendo a dedicarmi al suo cazzo con la bocca e in poco tempo lo sento durissimo, mentre mi dice tutte le cose più sconce che conosce, mi aspetto che da un momento all’altro mi sborri in bocca. Invece ad un certo punto si ferma e mi fa
“girati che t’inculo”
“ma no, s’era detto solo un pompino”
“non mi fare incazzare che sono carico, girati troia”
Cazzo non era proprio previsto, il culetto mi fa ancora male dalla sera prima, ma non posso reagire, ora sta facendo il maschio prepotente e a me piace troppo.
“sì, ubbidisco ma ti prego metti il preservativo e lubrificami” e gli porgo un profilattico ed il lubrificante.
Lui armeggia col preservativo ma è eccitatissimo e poco pratico così lo prendo io, lo apro e glie lo calzo con la bocca. Mi sembra che lui apprezzi molto. Poi gli spalmo il lubrificante sul cazzo e mi lubrifico anche l’ano. Mi volto e mi metto in ginocchio a novanta gradi.
“ti prego fai piano…” non faccio in tempo a finire la frase che me lo sento appoggiare al buchino e subito spingere fino in fondo. Urlo di dolore, e lui
“sta’ zitta puttana che ti sentono” comincia a fottermi come un maglio con grandi manate sulle cosce e insulti da scaricatore di porto.
Sento molto dolore, lo sapevo che non me lo sarei goduto fino in fondo, ma certamente non posso dirgli di smettere, è talmente infoiato che mi sembra di essere una vacca da monta. Lo sento ansimare sempre più forte. I miei gemiti si sono fatti più fiochi ma se potessi urlerei ad ogni colpo che mi dà, ad ogni affondo che mi fa sentire le sue palle sbattermi sulle chiappe.
“ti prego basta, mi stai distruggendo il culo” dico in un gemito, ma so bene che questo eccita ancora di più i maschi, per cui lo sento sfondarmi sempre di più
“e te l’ajo a spunnare stu culu” dice, ed alla fine con un rantolo si abbatte su di me.
Mi resta sopra per un po’, poi si sfila, si toglie il preservativo pieno di sborra e io gli dico
“scusa se non sono stata abbastanza femmina”
“tu sì assai chiù megghio d’una fìmmina, te lo dico io”
L’affermazione mi rende felice, ovviamente, era quello che volevo sentir dire da questo troglodita prevenuto.
Non diciamo altro, mi rivesto, lo saluto, scendo e mentre vado alla macchina lo saluto pensando “beh forse adesso la carne di porco gli piacerà un pochino”
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