“E’ lei che prende l’iniziativa…”
Pioveva a dirotto, quel giorno. In casa non avevo voglia di fare
nulla. Lavorare non se ne parlava, guardare la tele … che palle. Solo, con il sottofondo di janis joplin a random su un mp3 dove c’erano praticamente tutti i suoi album, e con una gran voglia di qualcosa di nuovo, di sconvolgente, di eccitante.
Il cellulare mostrava solo il display nero, profondo, inespressivo come la cifra quella strana mattinata. Dovevo proprio dare una svolta, un taglio a quella condizione. Neanche le sigarette riuscivano a placare quel particolare stato d’animo. Va bene stare sotto le stelle, ma per oggi era sufficiente.
In realtà il taglio, la svolta quel giorno la diede il caso, il fato.
Dovevo andare a fare spesa. Il frigo gridava clemenza per il vuoto fresco. Quindi mio malgrado decisi di affrontare questa triste incombenza. Così fu. Sacche della spesa, ombrello, auto e via al centro commerciale, il parco giochi degli adulti, dove tutti si annoiano facendo finta di essere felici… che palle.
Tra gli scaffali della pasta, tanto per gradire la cupa giornata, con una manovra maldestra urto il carrello di una donna (neanche male) finisco per strisciarle il gastrocnemio col risultato di smagliarle le calze. Dopo essermi profuso in una sequela di scuse temendo la sua ira (conosco quanto profondamente enigmatico al limite della ossessione sessuale sia il rapporto delle donne con le calze, quasi quanto con i tappeti) e invece lei mi guarda, tenera, e mi propone – per farmi perdonare – di comprargliene un altro paio che verrebbe a scegliere assieme. Il mio sollievo deve averla colpita particolarmente perché subito dopo aggiunge “comunque non mi sono fatta nulla, nulla di grave”. Allora, le propongo, andiamo da ‘intimissimi’ non sia mai che incontriamo la Roberts.
Abbandonati i carrelli nella corsia ci dirigiamo verso il negozio, nel mentre finalmente arrivano le presentazioni. Piacere Elly, mi dice. Il nome mi fa pensare ad una costruzione artefatta, scelto a tavolino, ma lo trovo molto gradevole e il mio sorriso a tutti i denti glielo fa capire chiaramente.
Entriamo nel negozio e scopro che le commesse conoscono già Elly. La accolgono con un sorriso di prassi e guardano me con aria sorniona; sguardi che insistono lungo tutto il tempo che rimaniamo nel negozio fino al momento del pagamento. La cosa mi sorprende e mi fa accendere la lampadina pitagorica. Elly sceglie delle calze nere, of course, di un velo molto leggero con degli arabeschi a ricamo del velo. In effetti molto femminili, molto belli … molto erotiche.
Usciti dal negozio è il momento di dirsi addio e finalmente la giornata mostra con forza la sua svolta. Elly mi dice che è stato un incidente divertente e che le ha permesso di conoscermi e in automatico senza pensarci un momento – data l’ora e per farmi perdonare del contrattempo, le dico – la invito a pranzo. Da me. Lei fa finta di pensarci e accampa impegni che lei stessa classifica come secondari. Finalmente accetta.
Usciamo nel parcheggio, la faccio accomodare in auto e dopo una breve sosta al bar vicino casa dove compro una boccia di cartizze già ben freddo (in realtà è l’unica cosa dignitosa che potrei offrirle) saliamo i pochi gradini che ci portano al mio appartamento.
Intanto durante il viaggio l’atmosfera è sempre più cordiale e direi quasi complice. Si parla di calze nere, di gusti delle donne e degli uomini con continui rimandi erotici anche personali.
Entrati, la faccio accomodare sul divano in sala/ingresso/sala da pranzo (è un trilocale, quasi open space) metto il “sketches of spain” di M. Davies e mi appresto a stappare la bottiglia, servendo un ottimo prosecco nei calici d’ordinanza.
Il brindisi è letteralmente un tuffo nell’immensità del desiderio, il gioco degli sguardi mentre sorseggiamo silenziosi il cartizze vale un’inutile infinità di parole. Quasi contemporaneamente posiamo i bicchieri e ci tuffiamo in un bacio eterno. Le lingue si intrecciano si gustano si muovono alla ricerca delle nostre anime ormai deliranti, febbricitanti e accalorate. Anche le mani. Le mie mani si muovono appassionate lungo la sua schiena fino sulle natiche, sui fianchi sul collo e intanto la morsa dei nostri corpi è sempre più stretta. Al calore del contatto fa da contrappunto la tromba di Miles e mi sembra di nuotare in mezzo all’oceano, di scendere nelle profondità delle onde. La sua lingua in cerca della mia, il mio desiderio insegue le sue labbra, carnose, rosse, vogliose.
Lentamente, ma con decisione, cominciamo a toglierci gli indumenti. Lei rimane solo con un body nero, calze (smagliate). Io in boxer. Sempre restando avvinghiati e attorcigliati con le lingue e le labbra fino a quando vedo Elly che si separa dalle mie labbra per baciarmi il petto e sempre più giù fino all’ombelico e – in ginocchio – lecca, morde e slinguazza il mio uccello ormai gonfio e turgido, mi toglie i boxer e comincia a leccarlo e ingoiarlo con la sua voracità esperta. Mi stava spompinando in mezzo alla sala con la passione di chi ha scoperto un gioco avvincente e godurioso, su e giù giocando ora con la cappella ora con la verga. La stacco perché altrimenti vengo e la faccio girare su stessa in modo da esserle dietro e farle sentire il mio gonfiore sulle natiche. Infatti un attimo dopo la vacca comincia a strofinarsi per sentirselo ed eccitarsi di più. Intanto la bacio sul collo e le carezzo le tette. Capisco subito che non è una donna e la cosa mi eccita ancora di più. E’ una trav e i suoi capezzoli turgidi mi fanno impazzire, glieli stringo un pò e ci gioco mentre le strofino il cazzo sulle natiche, mentre struscio le cosce contro le sue gambe inguainate dalle calze. La sensazione è impagabile. Mi abbasso fino ad avere ad altezza della testa il suo lato b, vertiginoso. Le abbasso slaccio e le sollevo il body in modo che resta solo sol suo perizoma microscopico e comincio prima a leccarle le natiche poi lentamente entro tra cosce fino a toccare le sue palle, sul perineo e torno indietro infilando la lingua nella fessura delle natiche che allargo e dopo aver bagnato per bene il suo buchino comincio a penetrarla con la lingua mentre stringo e schiaffeggio le natiche. Mi perdo con la lingua a le mani sul culo fantastico, sodo, tondo e invitante. Non voglio più smettere di leccarglielo ma anche il resto del corpo reclama pari eccitazione così ci stendiamo sul divano dove ricominciamo a baciarci ma nel vortice della passione ci ritroviamo a 69 con Elly che riprende in bocca in modo fantastico il mio cazzo e io che riprendo a leccarle il culo e le palle. Ha una pelle dolce, morbida, liscia. Non riesco a smettere. E’ lei che prende l’iniziativa. Mi infila un preservativo e, piegandosi a pecora, mi offre il suo dono, la sua armonia apollinea, la sua arroganza dionisiaca. La lecco ancora per bagnarla pienamente di saliva e con calma impaziente comincio a stantuffarle il mio cazzo nel culo, afferrandole le mani e spingendo tanto quanto lei potesse godere. Magnifica creatura. Infinito godimento. Poco prima di venire mi tolgo il preservativo per ricominciare con un pompino che mi ha fatto sborrare con ingoio totale, mentre la masturbavo e veniva sul mio petto.
Quel giorno piovoso finalmente aveva segnato la sua trasformazione. E tanti altri ne sono seguiti con Elly.
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