“Quando ebbe finito, Gianna controllò e “Adesso andate in camera vostra a lavarvi e rilassarvi…”
La mattina seguente, quando mi svegliai, il letto era vuoto. “Cinzia?”, provai
a chiamare pensando fosse in bagno che, lo ricordo, era ad uso nostro personale, ma non arrivò nessuna risposta. Mentre mi riprendevo dalla lunga dormita, all’improvviso si aprì la porta e sulla soglia comparve Gianna, manifestamente innervosita, che mi disse: “Vieni, vieni a vedere tua moglie la santarella come occupa il suo tempo!” Detto fatto, mi afferrò il braccio e mi tirò letteralmente fuori dal letto, trascinandomi lungo il corridoio fino alla stanza da letto di lei e del marito. La porta era socchiusa. Gianna l’aprì con un calcio e, di fronte a me, comparve uno spettacolo assolutamente inaspettato. Carlo, sdraiato sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino, leggeva tranquillamente una rivista, nudo dalla vita in giù. Cinzia, accucciata ai suoi piedi, completamente nuda, gli stava somministrando un magnifico pompino. Muoveva a ritmo la testa su e giù tra le sue gambe aperte, senza turbarsi minimamente del suo apparente disinteresse. Che poi non era vero disinteresse, perché, di tanto in tanto, con la mano le sistemava la testa, allo scopo evidente di raggiungere il massimo del piacere. Fu così, ad esempio, che ad un certo punto Carlo le estrasse il cazzo dalla bocca, lo tirò verso la sua pancia volendo intendere che avrebbe gradito un lavoro di bocca anche alle palle. Desiderio subito esaudito dalla mia signora, che subito cominciò un tanto accurato quanto gradito leccaggio ai testicoli. Ogni tanto, per non farsi mancare nulla, Carlo abbassava il giornale e si sporgeva per guardare e tastare il corpo nudo, soprattutto il culo, di mia moglie, soffocando quasi la poverina quando aveva il cazzo in gola, senza che ciò tubasse minimamente il fedifrago approfittatore. E non che la nostra comparsa avesse cambiato qualcosa, anzi, casomai era stata di stimolo per entrambi per manifestare meglio la loro arte.
Gianna mi disse allora: “Beh? Non vorrai essere da meno? Avanti, datti da fare anche tu!”, quindi calatasi i pantaloni del pigiama, mi afferrò i capelli e trasse la testa verso il suo sesso. “Leccami la fica, mostra a tua moglie che anche tu sei all’altezza della situazione.” Mi piegai dunque per poter infilare la mia testa tra le sue cosce tornite e cominciai a fare la mia parte. Gianna allargo le gambe di quel tanto che permettesse a me di infilare meglio la lingua tra le labbra della vagina e a lei di non cadere per terra. Non era però una posizione comoda, motivo per il quale si spostò verso il letto, sempre trascinandomi per i capelli, e vi si lasciò cadere, posizionandosi affianco al marito a gambe aperte. Si configurò dunque questa curiosa scenetta nella quale i due coniugi ospitanti erano sdraiati, nudi dalla cintola in giù, affianco nel letto e noi ospiti lavoravamo di lingua sui loro genitali. Gianna strizzò allora l’occhio al marito e, con un colpo di reni, dirigendo la mia testa verso il buchetto posteriore e lasciandomi intendere che avrebbe molto gradito un lavoro di lingua anche lì. Non potetti rifiutarmi, sapendo peraltro quale intenso piacere avrebbe provocato la mia azione. E Carlo, vista la situazione, decise di approfittarne e, compiuto un gesto del tutto analogo, costrinse Cinzia a leccargli il buco del culo. Quindi ci invitarono a masturbarli entrambi e, mentre noi passammo all’azione, io inserendo ben tre dita nella fica slabbrata di Gianna e mia moglie afferrando con forza il cazzo duro di Carlo, i due si scambiavano baci lascivi, annodando tra loro le reciproche lingue e carezzandosi reciprocamente sotto la maglia del pigiama. Durò qualche minuto quel trattamento, trascorso il quale se ne vennero quasi all’unisono.
Gianna fu la prima a riprendersi e, guardando lo sperma che colava dal cazzo eretto del marito, si alzò a sedere sul letto, guardò Cinzia e le disse: “Non vorrai mica sprecare tutto quel ben di Dio e lasciare che mi sporchi le lenzuola! Lecca la sborra di mio marito e, mi raccomando, sii accurata, perché ho cambiato il letto proprio ieri e mi seccherebbe doverlo rifare oggi.” Cinzia, ancora una volta in maniera per me assolutamente inaspettata, non sollevò obiezioni e ripulì con la lingua membro, palle e gambe di Carlo con la stessa cura che avrebbe risposto per l’argenteria. Quando ebbe finito, Gianna controllò e “Adesso andate in camera vostra a lavarvi e rilassarvi.” disse. Chiamò quindi la cameriera e aggiunse: “Accompagna i signori in camera da letto e mettiti a loro disposizione per qualsiasi cosa.” Mano nella mano come due fidanzatini, con Cinzia ancora completamente nuda, seguimmo la cameriera lungo il corridoio. “Prego”, disse rivolta a noi aprendoci la porta, “Accomodatevi”, aggiunse cedendo il passo e, una volta entrati, entrò anche lei e, chiusa la porta dietro di sé, si pose ritta davanti al letto come in attesa di istruzioni. Eccitato per la scena precedente, desideroso di chiavare mia moglie, ero a disagio per la questa presenza estranea, ma Cinzia, quasi mi avesse letto nel pensiero (non era certo difficile!), mi girò verso di sé costringendomi a guardala negli occhi e volgendo le spalle alla cameriera. Quindi, socchiusi gli occhi, avvicinò le labbra alle mie lasciando intendere il desiderio di un bacio che fosse il più lascivo possibile. Un po’ irrigidito, mi lasciai andare quando, all’intreccio di lingue, si aggiunse la di lei mano sul mio cazzo. Mi trascinò allora verso il letto e, lasciatavisi cadere, spalancò le cosce come mai aveva fatto, a manifesta intenzione di essere penetrata. Azione che intrapresi immediatamente, scopandomela nella classica, ma pur sempre soddisfacente, posizione del “missionario”. Stringendole le chiappe con le mani, ci davo come un forsennato, avendo cura anche di leccarle viso, collo e tette, allo scopo di procurarle il massimo piacere.
Proprio mentre ci stavamo baciando, Cinzia scostò la testa di lato, in maniera da poter guardare in faccia la cameriera, e, dopo averle fatto un cenno con gli occhi, le disse: “Avanti, fai quello che devi fare … restituiscici quello che noi abbiamo dato ai tuoi padroni. Ti ho visto sai che facevi finta di essere indaffarata solo per passare davanti alla porta e guardare come leccavo le palle al dottor Carlo …” Da brava mogliettina, Cinzia conosce i miei piaceri perversi (invero neppure tanto!) e sa quale intense vibrazioni stimoli in me la lingua di una donna sui coglioni. La cameriera non se lo fece ripetere due volte, si accucciò tra le nostre gambe, e, decisa ma con garbo, le spostò per poter raggiungere gli organi genitali. Con saggezza del tutto orientale, sapeva attendere che il membro uscisse dalla vagina, quindi lo lubrificava umettandolo con la saliva e, mentre quello rientrava, si dedicava ora ai miei testicoli, ora al mio ano, ora all’ano e alle labbra della vagina di mia moglie. Era bellissimo scopare mia moglie mentre quella ci deliziava i genitali con la lingua. E per aggiungere bellezza alla bellezza, “Tirati su la gonna e mostra il tuo maestoso culo incorniciato dalle mutandine di pizzo a mio marito”, le ordinò. E così, mentre mi chiavavo mia moglie sul bordo del letto, con la testa della cameriera infilata tra le nostre cosce, mi voltai a guardare gli splendidi globi che costituivano le chiappe scoperte della cameriera, effettivamente ornate da splendide mutandine bianche ricamate di pizzo.
Ovviamente venni, ma stavolta non fu la mia moglie a pulire … avevamo una cameriera tutta per noi, e ne approfittammo per farle fare il lavoro per la quale era remunerata: pulire! Seduti uno affianco sul bordo laterale del letto, con la schiena riversa, dapprima infilò la lingua nella vulva di mia moglie, avendo cura di raccogliere tutta la sborra che vi si era infilata. Leccò quindi l’interno delle cosce e, accertatasi che non vi fosse rimasta neppure una goccia in giro, ma soprattutto che mia moglie avesse avuto il piacere che le spettava, testimoniato dal solito sospiro, passò ad occuparsi del mio membro. Mi sporsi allora per toccarle il culo ancora scoperto, ma lei mi fermò dicendo: “No, non è il momento adesso, dia tempo al tempo signore.” Lasciai allora perdere godendomi le ultime sapienti leccate nell’interno coscia. Quindi la cameriera si alzò, si ricompose, si avviò verso la porta della camera salutandoci con il più classico dei “I signori sono serviti!”.
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