“Ormai era tarda notte e andammo a dormire: Dalia dormì completamente nuda tra me e Patrick, ma non in realtà non dormimmo granchè…”
Dalia era ll classico sogno irrealizzabile di qualsiasi adolescente. O forse no?
Di sicuro lo era per me! Non mi è parso vero quando ha dimostrato interesse nei miei confronti, perché non avevo mai avuto una ragazza sexy come lei: bionda, occhi castani, 1.75 cm, quarta abbondante di seno, sedere invitante, labbra carnose, e un’espressione molto maliziosa.
Non fu amore a prima vista: ci misi un annetto a rendermi conto di essermi innamorato di lei. Il sesso, invece, fu subito formidabile; Dalia è una parrucchiera, e, come per tutte le parrucchiere, il lunedì è giorno libero: ricordo che trascorrevamo pomeriggi interi a scopare come ricci in casa mia quando ero universitario e vivevo ancora con mia madre. Ogni occasione era buona per scopare o per fare petting, in casa o in “camporella”: quante ne ha viste la mia vecchia Fiat…o meglio, quante ne ha sentite! Eravamo sul sedile posteriore di quell’auto quando Dalia mi confessò le sue precedenti esperienze sessuali “particolari”: stavamo scopando in un boschetto molto frequentato da coppiette lungo il fiume quando mi raccontò che il suo ex, Gianni, quello che l’aveva sverginata sia davanti che dietro, le aveva fatto fare una cosa a tre col suo amico Mauro, con tanto di doppia penetrazione. La mia reazione fu immediata e sorprendente: gelosia, certo, ma anche turbamento ed eccitazione. Quei racconti mi fecero scoprire un lato di me che non sapevo di avere: mi eccitavo ad immaginare la mia ragazza fare sesso con altri uomini. E’ difficile da spiegare per chi non lo prova: quell’immagine prima ti appare in fugaci flash mentre fai l’amore con lei, poi, mentre lei ti cavalca e si morde il dito, ti ritrovi ad immaginare che ci sia il cazzo di un altro nella sua bocca o, quando te lo succhia, immaginare che un altro se la stia scopando, non so ancora oggi bene il motivo, ma quella fantasia ormai era entrata nella mia testa.
Gli uomini se la mangiavano con gli occhi. Non so come spiegarlo senza sembrare banale: Dalia era (ed è tuttora, nonostante siano trascorsi più di 10 anni) un’esplosione di femminilità, una ragazza che ogni uomo (e non solo) vorrebbe portarsi a letto; le sue forme prosperose erano spesso messe in mostra (con mio compiacimento) da un abbigliamento succinto che le risaltava. Niente di volgare, per carità, ma indossava sempre gonne, minigonne e vestitini, spesso con generose scollature o molto attillati. Mi accorsi che gli sguardi degli uomini su di lei mi eccitavano quanto immaginare di vederla fare sesso con altri.
Fu navigando su Intenet che scoprì che in alcuni (pochi, allora) siti web americani si pronunciava per le prime volte il termine cuckold: scoprii di non essere solo. Il web mi offrì immagini, filmati e racconti sul tema, che contribuirono ad accrescere questa mia curiosità. Così ad un certo punto, dopo qualche anno di storia con lei, provai a buttare lì qualche frase mentre facevamo l’amore: la sua reazione istintiva fu pessima perché temeva significasse che non l’amavo, poi si ammorbidì, senza peraltro mai acconsentire a realizzare questa mia fantasia. Si limitava a stare al gioco in quei momenti, ma tenendo le distanze tra fantasie e realtà.
Poi, dopo il matrimonio, appena dopo il matrimonio, il mio sogno si realizzò. Durante le nostre fantasie erotiche, Dalia aveva confessato di provare un attrazione fisica verso gli uomini di colore: inutile dire che internet offriva ampia scelta in materia, e quella prospettiva ebbe modo di concretizzarsi durante il viaggio di nozze.
La nostra meta era piena di baldanzosi giovanotti di colore che appena la vedevano sbavavano: tra questi conoscemmo Rafik , un animatore locale preso in giro dagli altri animatori italiani per le presunte dimensioni del suo pene. Era indubbiamente un bel ragazzo: non molto alto, all’incirca come Dalia, ma il fisico scolpito sull’ebano faceva il suo effetto su mia moglie. Il buon Rafik cominciò a farle discretamente il filo e Dalia me lo raccontò: Rafik entrò nelle nostre fantasie mentre facevamo l’amore. Poi, il giorno prima di ripartire, Dalia mi propose di realizzare la mia fantasia.
Accettai entusiasta; Dalia invitò Rafik nella nostra camera avvisandolo della mia presenza. Non so descrivere lo stato di agitazione, eccitamento e imbarazzo nell’attesa in camera con lui, ma quando Dalia uscì completamente nuda dal bagno, mi mancò letteralmente il fiato. Cominciò a succhiarglielo, alternandolo col mio, poi Rafik cominciò a scoparsela sul letto, senza protezione (Dalia prendeva la pillola); andammo avanti a scoparla a turno per un’ora, alternandoci nella sua bocca e nella sua figa, le sborrammo entrambi sulle tettone, poi Rafik volle scoparsela ancora per un’altra mezzoretta: vedere le loro lingue contorcersi mentre scopavano mi fece venire voglia di masturbarmi.
Ripartimmo per l’Italia il giorno dopo e tornammo alla nostra vita. Un po’ l’elaborazione dell’esperienza e un po’ la vita di tutti i giorni fecero sì che non si crearono più occasioni per ripetere l’esperienza, ma ormai era assodato: ero un cuckold. Non condividevo molte delle varianti di cuckoldismo che trovavo in rete (il piacere dell’umiliazione, la bisessualità, il desiderio di farsi ingravidare la moglie), ma ne condividevo molte altre (godere nel vedere la propria moglie fare sesso con altri uomini, predilezione per i neri, vouyerismo, piacere di esibirla). La ricerca crebbe, cominciai a fotografarla nuda e postare sue immagini (col volto censurato) su internet: godevo a chattare con uomini che si masturbavano sulle sue foto che inviavo loro. Conobbi gruppi e chat room a tema, in italiano. Erano i primi albori, non come oggi che si trova di tutto. Cominciai a fantasticare di ripetere l’esperienza attraverso internet.
Ne parlai con Dalia, che non sembrò affatto sorpresa: dopotutto quando facevamo l’amore non mancavano mai i riferimenti a Rafik o fantasie improvvisate che coinvolgevano altri uomini). Intenet si rivelò un fallimento, ma mia moglie se ne uscì con la soluzione: un paio di sere a settimana andava a ballare latino americano con la sua amica Elisa (una morettina spigliata che aveva tradito il suo ragazzo con un paio di neri) e in una di queste serate aveva conosciuto questo Patrick, che aveva cominciato a farle il filo.
Dalia lo chiamò e sfacciatamente gli chiese se aveva voglia di vederla e fare sesso con lei in mia presenza: a raccontarla mi rendo conto che sembra incredibile, ma andò proprio così!
Andammo a prendere Patrick sotto casa sua, in città, perché non aveva la macchina: senegalese, lavorava come operaio in una cooperativa e come buttafuori in una discoteca la notte, quella in cui conobbe mia moglie; non aveva grandi disponibilità economiche, viveva in un piccolo appartamento in una zona popolare insieme a 2 connazionali. Era luglio e Dalia, dietro mia richiesta, indossava un vestitino leggero di cotone rosso scollato, lungo fino a metà coscia, senza reggiseno né mutandine.
Mi ingrifava terribilmente portarla in giro così. Vedere gli sguardi degli uomini sulle sue curve e immaginare “Pensa se sapessero che sotto sei nuda e ti sto portando a prendere il negro che ti scoperà sul nostro letto”. Prelevammo Patrick e lo portammo a casa nostra. Vivevamo in un bilocale in una palazzina in un paesino poco distante dalla città, nello stesso stabile abitano i nostri suoceri, ma essendo estate erano in vacanza, pertanto potevamo concederci qualche libertà “particolare”.
Patrick si scopò Dalia 4 volte dalla sera alla tarda mattinata del giorno dopo: la prima, dopo cena, sul nostro letto, mentre io riprendevo con la videocamera e ogni tanto me lo facevo succhiare quando la posizione me lo permetteva; se la scopò per una mezzora buona e quando sfilò quel cazzo nero gocciolante dalla figa della mia signora, si rivolse a me e mi disse “Vai, tocca a te!”.
Mentre lui andò in bagno raggiunsi Dalia nuda, a gambe aperte sul letto. Era meravigliosa, ansimante, madida di sudore, e piena dello sperma di un altro uomo. La scopai anch’io guardandola negli occhi, baciandola e ripetendole che l’amavo.
Ci ritrovammo sul divano in soggiorno a fumare una sigaretta e rivedere pezzi del filmino che avevo fatto. Dalia e Patrick erano seduti accanto, nudi, a guardare la videocamera, quando, dopo una decina di minuti, Patrick mi restituì la videocamera e cominciò a toccare e baciare mia moglie. Dalia rispose al bacio appassionato e quando Patrick le infilò la mano tra le gambe le allargò per farsi sditalinare mentre limonavano. Questa volta ero impegnato a fare fotografie, e mi godetti Dalia che si inginocchiò per uno dei suoi magnifici pompini, per poi salirgli sopra e farsi scopare alla crocerossina: quel fortunato sorrideva mentre con le mani le allargava le chiappe e con la bocca le leccava le tette o se la limonava. Venni senza mai toccarla, poi guardai Patrick finire di scoparsela ancora.
Ormai era tarda notte e andammo a dormire: Dalia dormì completamente nuda tra me e Patrick, ma non in realtà non dormimmo granchè. Di tanto in tanto scorgevo Patrick allungare le mani e accarezzare il suo corpo nudo sotto le lenzuola, ma si fermava lì. Poi, all’alba, fui svegliato dal dormiveglia dall’ennesima carezza “nascosta” di Patrick; questa volta, però, infilai la mano sotto il lenzuolo e vidi chiaramente la sua mano accarezzare il pube di Dalia; con la mano presi la gamba di mia moglie e la allargai, facilitandogli l’opera. Dalia cominciò a mugolare, e Patrick capì che era il suo momento: girò Dalia sul lato in modo tale da starle dietro e rivolgerla verso di me, poi glie lo infilò dentro da dietro e riprese a scoparla; all’inizio restai al suo fianco a baciarla e farmi masturbare, poi, dopo averla invitata a cavalcare il suo stallone, mi alzai in piedi sul letto a farmelo succhiare mentre vedevo sotto di me quell’energumeno di colore che se la scopava e le strizzava e leccava le tette, infine me la scopai io, nella stessa posizione, quando Patrick ebbe finito.
Crollammo nel sonno (questa volta dormimmo davvero, esausti), poi, verso mezzogiorno, ci svegliammo e Patrick si scopò Dalia per la quarta volta per un’altra mezz’ora abbondante; quando ebbero finito mi godetti la scena di Dalia sempre completamente nuda girare per casa facendosi palpare e baciare da Patrick. Poi ci rivestimmo e lo riportammo in città. Tornati a casa Dalia crollò esausta a dormire sul divano, mentre io non riusciì ad evitare di masturbarmi nel rivedere i filmati fatti finalmente sul televisore.
Sul momento fantasticammo sul ripetere l’esperienza, personalmente immaginavo di chiedere a Patrick di portare uno dei suoi coinquilini la prossima volta per vederla scopare con due negri insieme. Ma la fine dell’estate ci riportò alla vita normale, il lavoro, la routine e, sebbene le mie fantasie non cessarono affatto, quell’incontro non ebbe mai seguito.
Inevitabilmente cominciai a fare i conti col mio essere cuckold: perché mi eccitava così tanto concedere mia moglie ad altri uomini? Non l’ho mai capito fino in fondo: un misto di esibizionismo, orgoglio nel mostrare una donna così affascinante, il vederla godere nella trasgressione, saperla “troia” per soddisfare le mie voglie. Inadeguatezza? Non credo, dato che la nostra vita sessuale risultava egualmente appagante per entrambi anche senza quelle deviazioni. Omosessualità latente? Nemmeno, dato che continuavano a non interessarmi i risvolti bisex che connotavano il cuckoldismo online: l’altro era un oggetto, la protagonista era sempre e solo lei, lei al centro dell’attenzione, la mia pornostar personale, sempre più irresistibile ai miei occhi.
La gelosia non esisteva più, perché a queste condizioni si trattava di un gioco di complicità, non di tradimento. E finchè Dalia sapeva che avrebbe potuto togliersi qualche sfizio con la mia approvazione, a patto che non lo facesse a mia insaputa, mi faceva stare tranquillo a proposito della sua fedeltà.
I mesi successivi dimostrarono che sbagliavo: Dalia iniziò una relazione clandestina con Josè, un aitante cubano conosciuto in un altro locale latino americano, di cui venni a conoscenza solo quando restò incinta (aveva smesso di prendere la pillola perché stavamo cercando di avere un figlio) e fu costretta a rivelarmelo. Fu una doccia fredda, sia per il tradimento (questo sì) che per la gravidanza. Non fu facile, ma decidetti di restare al suo fianco durante i difficili mesi dopo l’aborto, per vedere se si riusciva a ricostruire qualcosa di bello che era andato in frantumi.
La lasciai qualche mese dopo, quando scoprii degli sms che svelavano un sentimento mai sopito nei confronti di Josè: era troppo da sopportare, me ne andai di casa e chiesi la separazione. Quel segnale fu interpretato da Josè come un via libera: mia moglie ormai era solo sua, i due continuarono a frequentarsi e dopo qualche mese Dalia restò nuovamente incinta. Mentre cercavo di ricostruire la mia vita, venni a sapere che i due ebbero una bimba, Jasmine, e andarono a convivere, poi, dopo meno di un anno, Josè tornò a Cuba e lasciò Dalia sola, con una bimba da mantenere, e senza casa. Dalia tornò a vivere con sua figlia a casa dei miei suoceri, e, dopo qualche mese, cominciammo a risentirci.
Ma questa è un’altra storia…
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