““Quindi si va?” mi ha detto lei mentre camminavamo con tono da furbetta…”
Fuori fa freddo, un po’ di nebbia scende lentamente. Io sono seduto
nella mia macchina, riscaldamento acceso, radio bassa di sottofondo. Una sigaretta, un’altra. Lo stomaco che stringe, le guance calde. Ho i jeans aperti e mi accarezzo il pisello durissimo, di marmo, che sembra esplodere. Lo accarezzo lentamente, senza esagerare perché non posso venire e basterebbe davvero poco da quanto sono eccitato. Ma non posso venire. Me l’ha ordinato Cinzia. Che in questo momento è su a casa di un ragazzo. Io la sto aspettando ma non so quando arriverà. L’ho vista salire con lui. Sono arrivato prima di loro, ho parcheggiato e dopo dieci minuti sono arrivati. Li ho visti scendere dalle rispettive macchine. Lui l’ha baciata mentre lei si appoggiava alla sua macchina. Poi, hanno varcato il cancello, quindi un portone e sono saliti. Io, a pochi metri. Poi le ho scritto tre messaggi, per sapere. Mi aveva anticipato che una volta salita mi avrebbe detto il minimo indispensabile e così è stato. “Tutto ok già fatto una, ora non posso scriv a dopo” è stato il suo unico messaggino, evidentemente scritto veloce, ma eccitante come un universo. Erano saliti da poco più di mezzora e, da quello che mi ha scritto Cinzia, l’hanno già fatto. Tremo di eccitazione e non capisco più nulla. Sono su da un’oretta. Le scrivo ancora, in preda a un’eccitazione incredibile. Voglio sapere cosa hanno fatto, cosa fanno, com’è lui. Nessuna risposta. Passa ancora mezzora e ormai sono le 4. Poi, all’improvviso, il bip sul cellulare. “Gran cazzo” mi scrive. Solo queste due parole. Che rischiano di farmi venire senza nemmeno toccarmi. Abbasso il finestrino per prendere una boccata d’aria e le scrivo per sapere cosa fa, a che punto è, quando scende. Ma nessuna risposta. E passa un’altra mezzora buona. Io, con il pisello sempre più duro e le palle che fanno male di eccitazione, ripenso a questa serata folle e incredibilmente eccitante.
“ciao…”
“ciao”
“senti, è ancora valido l’invito per stasera? Ci vai o hai cambiato idea?”
“io ci vado”
“allora accetto”
“wow”
“finalmente direi. A che ora ci vediamo? Ti va di mangiare qualcosa insieme prima?”
“no, per cena sono impegnata, ci vediamo direttamente là, ti mando un messaggio quando arrivo”
“ok”
“una cosa”
“dimmi”
“io ho un ragazzo e il mio ragazzo stasera sa che io vado a ballare con le mie amiche…”
“si”
“quindi niente foto, commenti e smancerie su facebook, ok?”
“ok”
“bravo… a dopo”
“a dopo!”
Questa è la conversazione su Facebook tra Cinzia e quel ragazzo che ha conosciuto tempo prima a una festa. Cinzia me l’ha fatta leggere appena sono arrivato a casa, verso le 18. Da tempo avevamo programmato una serata così. Sorseggiavamo un bicchiere di vino mentre lei finiva di prepararsi ed era bellissima. Vestitino nero che le fa un sederino spaziale, tacco incantevole, smalto nero dappertutto. Provocante senza essere volgare. Non ho resistito. In pochi istanti siamo finiti sul letto e ho iniziato a leccargliela voracemente. Lei si dimenava, ansimava, mi stringeva la testa. Io leccavo sempre più forte e impazzivo mentre mi diceva cose del tipo “sai che tra poco la lecca un altro?”. E poi, dopo di me, lei. Mi ha fatto un pompino da urlo, di quelli che non ti scordi. Ero venuto e lei era stata chiara: “Stasera non vieni più fino a che non sarò io a farti venire, intesi?”. Siamo andati in una città a mezzoretta da casa, ognuno con la propria macchina. Una bella cenetta, delle nostre, di quelle in cui si chiacchiera e si sorseggia vino in relax totale. Durante la cena non abbiamo parlato della serata. Il caffè, un paio di amari e quattro passi per andare a prendere le macchine. “Quindi si va?” mi ha detto lei mentre camminavamo con tono da furbetta. “Se tu vuoi andiamo, se non vuoi non andiamo” ho risposto io. “Certo che io voglio…” mi ha detto ancora baciandomi. In macchina abbiamo raggiunto il locale e ci siamo ritrovati nel grande parcheggio. La tensione iniziava a salire, così come l’eccitazione. Da tempo pensavamo a una monellata del genere e ci eravamo vicini. Un bacio nel parcheggio, un bacio dolce, senza parole. Le regole le sapevamo già. A un suo cenno ci saremmo trovati in bagno per parlare e lì mi avrebbe comunicato gli sviluppi della serata. Ancora un bacio, poi l’ho guardata mentre si metteva in fila e scompariva dentro il locale. Ho fumato due sigarette veloci e sono entrato anche io.
C’era un mare di gente e musica martellante. Sono andato subito al bancone, per prendere una cosa da bere, mentre con lo sguardo cercavo Cinzia. In quel casino per un po’ non l’ho trovata, poi improvvisamente me la sono trovata quasi davanti a pochi metri. Era vicino ad alcuni divanetti, in piedi, in mezzo a una decina di persone. Mi sono reso conto che lui non l’avevo mai visto bene e ci ho messo un po’ a capire chi era, solo perché era quello con cui Cinzia parlava di più. Gli altri credo fossero alcuni amici di lui. Sia Cinzia sia lui avevano in mano un cocktail e chiacchieravano tranquillamente. Mi sono appoggiato a una colonna e li guardavo, lei non mi aveva ancora visto. Con un po’ di luce ho visto lui, sul biondo, alto, bel fisico, faccia sveglia. Dopo un po’ si sono allontanati loro due e sono andati ancora al bancone a prendere da bere, dopodiché sono tornati verso i divanetti a parlare ancora. Stavolta mi sono avvicinato un po’ di più e Cinzia mi ha visto e mi ha sorriso discretamente. E’ passato un quarto d’ora e mi ha fatto un cenno chiaro con gli occhi. Mi sono avvicinato al bagno e dopo poco è arrivata anche lei. Eravamo dentro, lei davanti allo specchio in modo tremendamente sexy si rifaceva il trucco. “Allora?” le ho chiesto io impaziente. “Stiamo chiacchierando…”. “Quello l’ho visto – ho incalzato io – e adesso?”. “Volevo il tuo permesso per andare avanti” mi ha detto sorridendo. “Scherzi? Vai!”. “Sicuro sicuro?” mi ha detto ancora ridendo, stavolta da furbissima. E’ uscita, io dopo di lei. L’ho persa qualche minuto, poi li ho visti andare verso la pista piena di gente, lui le teneva la mano. Una frustata di eccitazione in me. Ho preso un altro cocktail e mi sono addentrato nella folla cercando di avvicinarmi a loro. Ballavano e ogni tanto lui le diceva qualcosa nell’orecchio e viceversa. Lei ha spezzato il ritmo del ballo girandosi di spalle e avvicinandosi a lui. Ho visto le mani di lui cingerle la vita, lei continuava a ballare in modo molto sexy, lui le diceva qualcosa passando la bocca sull’orecchio. Poi si è girata e continuavano a ballare, ma più vicini. Il gioco era quasi estenuante. Il bacio era nell’aria ma andavano avanti così. Io continuavo a guardare sempre più agitato. Si sono avvicinati lentamente, ancora, a un certo punto ballavano quasi incollati ma non si baciavano. Poi, con una mossa veloce, lui le ha messo le mani dietro, sulla schiena, poi le ha portate più su, sul collo, si è abbassato e l’ha baciata. E’ stato un momento interminabile. Si sono attaccati e sembravano fermi, immobili. La musica sembrava non esserci più, tutta la gente intorno nemmeno. Poi ho visto le loro teste iniziare a muoversi. Il bacio aumentava. Si sono baciati un bel po’, poi per mano sono andati a prendere ancora qualcosa da bere. Io li seguivo a distanza, li ho visti andare verso i divanetti. Parlavano seduti e si baciavano. Non riesco a descrivere quelle sensazioni, ma ricordo bene che iniziavo a sentire le mutande che tiravano. Hanno ballato ancora un po’ e a quel punto più che un bacio era un limone, duro. Anche lei gli prendeva la testa, lui invece osava passare le mani sul sederino di Cinzia. Finalmente un cenno, io sono andato in bagno. E’ arrivata anche lei e, come prima, ci siamo trovati all’interno. L’ho baciata subito, lei ha risposto ma mi ha fermato. “Dai, e se qualcuno mi vede che figura ci faccio?!” mi ha detto. Io chiedevo, volevo sapere ogni cosa. “Non hai visto?” mi rispondeva da monella incredibile. Le ho chiesto cosa avrebbero fatto e lei mi ha spiegato tutto nel dettaglio. “Se non ti da fastidio – mi ha detto con tono da furbetta – andiamo da lui. Vive a dieci minuti da qui, io lo seguo in macchina. Gli chiedo l’indirizzo da mettere nel navigatore e appena ce l’ho te lo scrivo…”. La sua determinazione mi faceva impazzire. “Tutto ok amore?” mi ha detto dolcemente. Le ho preso la mano e l’ho portata sui miei pantaloni, per farle sentire quando fosse tutto ok. Ha sorriso. “Maiale” mi ha detto con un tono dolce e monello allo stesso tempo.
Per fortuna non siamo usciti insieme dal bagno. Appena fuori c’era lui ad aspettarla. L’ha presa forte e le ha cacciato la lingua in bocca. Io stavo svenendo. Poi li ho visti che salutavano le altre persone di prima e che uscivano mano nella mano. Sono uscito anche io e mi sono fiondato in macchina. Dopo pochi minuti mi è arrivato l’indirizzo e sono partito a razzo. Ho guidato veloce, forse per la tensione e l’eccitazione, e sono arrivato prima di loro.
“Gran cazzo” mi ha scritto. Sto per venire davvero ma devo trattenermi. Le scrivo ancora, insisto, so che sono martellante ma non riesco a farne a meno. Sono le 4 e mezza. Nessuna risposta. La radio continua ad andare bassa, un’altra sigaretta. Le scrivo ancora un paio di messaggi, ma nulla. Alle 5 ecco un messaggio che mi stupisce: “problema se dormo qui?”. Vorrei arrabbiarmi, ma contemporaneamente sento il cazzo che pulsa ancora di più. Che zoccola. “Ma cosa avete fatto???” le rispondo freneticamente. “Domani ti dico ora non posso. Cmq tutto ok. Notte”. Le tre ore successive sono un piacevole strazio. Non so come faccio a non venire, mi fanno male le palle. Vorrei dormire ma non ho un filo di sonno. Vedo l’alba, poi alle 8 e mezza un sussulto, un messaggio. “Buongiorno amore mio…”. Riparto a scrivere a martello, Cinzia risponde dopo una decina di minuti. “Calmaaaaa ti dico tutto a casa! Tra poco scendo… mi accompagna giù, quindi non aspettarmi fuori dalla macchina… ti amo”. Tremo ancora, voglio sapere tutto, questo suo dire e non dire mi sta mandando fuori di testa. Fisso il portone ma non si muove nulla. Passa almeno un’altra mezzora e li vedo. Lui ha una tuta, lei ha l’aria stanca che però non riesce a nasconderne la bellezza. La accompagna alla macchina, si danno un bacio. Lei sale e parte. Aspetto che lui salga e parto anche io. Arrivo a casa e vedo la sua macchina parcheggiata sotto. Suono. Mi apre. Faccio le scale veloce come non mai, mi apre la porta, la afferro in un abbraccio stretto e la bacio. E’ un bel bacio, lei è appena entrata ed è ancora vestita. Le bacio il collo, ho una voglia matta. Sorride, mi dice di stare calmo. “Lasciami un minutino e aspettami in camera che arrivo!”. Mi sdraio sul letto e la aspetto, eccitato e scombussolato. Arriva in camera con l’intimo che preferisco e i capelli raccolti. Si sdraia di fianco a me. “Allora? Dai racconta!” le dico subito. “Mmm… sono stanchina, perché prima dormiamo un pochino?” mi dice ridendo ben sapendo che non esiste proprio. La prendo e la stringo a me toccandole il sederino. “Nooo… adesso mi racconti tutto”. “Tutto tutto?” risponde con una vocina da monella indescrivibile.
“Dunque…nel locale hai visto e ti ho già detto – inizia Cinzia, alternando parole a baci -. Ti dico solo che già in ascensore mi leccava le tette e se l’è tirato fuori. Ha un gran bel cazzo, non esagerato ma bello e durissimo. E ti dico che mi ha scopata appena entrati in casa, sul divano. Ti dico che stanotte prima di dormire l’abbiamo fatto due volte, bevevamo vodka e scopavamo, un sacco di porcherie, mi sono lasciata andare alla grande, lui è un gran maiale e ci sa proprio fare, non finisce mai, gli ho leccato anche il sedere. Scusa se ho dormito lì ma uno lui non mi mollava due ero stanchissima. Stamattina dopo che ti ho scritto gli ho fatto un pompino da cineteca, venti minuti, quasi urlava…ecco tutto” mi dice con un fare da maialina mai visto.
“Ecco tutto??? Nemmeno per sogno, adesso mi racconti tutto tutto per filo e per segno” ribatto io eccitatissimo.
“A un patto” rilancia lei con aria monella.
“Sentiamo”
“Venerdì posso andare a cena da lui?” mi sussurra con un tono da porcellina devastante. Non mi lascia rispondere e si abbassa sul mio cazzo. “Eccolo qui, il mio pisellino, come sta?”. Mi lecca le palle un minuto, me lo succhia come solo lei sa fare e in un baleno vengo dimenandomi. “Lo prendo per un sì?” mi chiede lei con un sorriso incredibile.
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