“A volte capita che cliccando con il PC condiviso da diversi colleghi e colleghe di lavoro, scopri
senza alcun sospetto che chi ti ha preceduto e con cui…”
Alcune di noi travesta in privato, anzi, la maggior parte credo
(e se così non fosse
vorrei essere smentita) hanno con il sesso e con la praticità delle cose, un rapporto
che per definizione abbraccia sia il desiderio di essere etero che di essere omosessuali.
Siamo comunque sempre bizzarre ed il nostro menage non può che passare tra il fetish ed il climax, con un continuo di situazioni, pratiche e concrete che attraversano le esperienze più ordinarie e quelle al limite della immaginazione.
Chi è come me sa che il nostro mondo è alquanto particolare e solo l’appartenervi è la chiave di lettura giusta. Siamo una nicchia, bella o brutta che sia ma estremamente intima nella comprensione di ciò che significa essere travesta. Ed il culmine di questa nostra audacia e sensualità lo viviamo, nell’outdoor, nel public e nella gang bang.
Non ci dispiace però incularci da sole e godere in chat.
A volte capita che cliccando con il PC condiviso da diversi colleghi e colleghe di lavoro, scopri
senza alcun sospetto che chi ti ha preceduto e con cui lavori a stretto gomito, non è poi così una persona casta e morigerata come vuole farsi credere, una di quelle che poi, magari, giudica i comportamenti sessuali diversi dal c.d. “buon senso del pudore” con un fare quasi di intolleranza e disgusto.
Il suo peccato, se così si può definire, quale è? E’ quello di essere stata distratta e di non aver chiuso il proprio account di accesso personale. Ed allora ti ritrovi su di un messenger o su una WEB page porno.
Un accesso a pagine di una “second life” nascosta e simile a quella di tanti, compresa la tua.
Te sei come lei e lei è come te con la sola variante che ella è geneticamente e pubblicamente
una donna, una segretaria, che intimamente si confida e si muove nel mondo del lesbo,
che condivide la passione per la masturbazione anale ed a cui piace lo strap on e scopare con
“uomini” travestiti condividendo una verga tra le labbra e nel culo, in un rapporto bisex.
E chi l’avrebbe mai detto che l’Antonella, potesse avere tali tendenze.
Con quella apparete casta beligeranza di donna, da poco nonna (giovane fra l’altro, di appena 52 anni) e schiva ad ogni “avance” erotica o più pesante e diretta frecciatina lanciata dai colleghi che avrebbero voluto portarsela a letto.
Chi l’avrebbe mai detto, che quella era una troietta, moralista e perbenista.
Eppure mi ritrovavo davanti ad una inequivocabile cronologia web. L’Anto’?!
Ero eccitata da ciò che leggevo e nello stesso tempo dalle fantasie che avrei , forse, potuto
realizzare con lei.
Anche a me piaceva quella donna di un metro e sessantacinque, minuta, di mezza età.
Nulla di fatale, non una Jessica Rabbit nè una segretaria tutta sexy e sesso.
Capelli castani, a volte lisci a volte mossi, sempre elegante nel vestire sia che indossasse un casual, sia che si presentasse al lavoro con un più consueto tailer da segretaria.
In inverno la vedevi con un jeans un maglione e gli Hugs ed il giorno dopo con la gonna e stivali neri al ginocchio. In estate con ciabatte infradito e paradossalmente platform da 10 cm. Sempre profumata, ma mai eccessivamente.
C’era poi un mio collega che passava ore in segreteria tanto che lo chiamavamo il segretario aggiunto.
Ma questa è una altra storia.
Quella mattina, una delle tante, ero al suo computer, suo nel senso relativo cioè , ero al PC della segreteria e con il cazzo duro nei pantaloni della divisa, stavo leggendo le sue pagine quando sentii la sua voce e quella della caposala (altra figona e prima donna insospettabile) arrivare dal corridoio prossimo alla segreteria.
Rapidamente chiusi tutte le pagine fino a ritrovarmi sul desktop, quello con le colline verdi ed il cielo azzurro.
Mi si apri la finestra di dialogo “disconneti” e con un click istintivamente selezionai “no”.
Le due “comari” entraroro nella stanza continuando a parlare (io le chiamavo Adelina e Guendalina in riferimento alle due oche degli Aristogatti e anche loro lo sapevano) e come sempre non badarono a a chi ci fosse.
D’altra parte quello era una segreteria e tale era per chi lavorava in quel reparto.
Però l’Antonella ad un certo punto si ammutolì, interrompendo le chiacchere con la mia
deliziosa caposala, Raffaella.
Il suo sguardo allarmato, si rivolse repentinamente verso il monitor del computer e poi verso il mio.
Con gli occhi spalancati ed interrogativi mi fissò per pochi istanti.
Si stava chiedendo e mi stava chiedendo se avessi visto tutto! Memore del fatto che forse
non aveva chiuso debitamente il suo account , prima di allontanarsi.
Sembrava persa, persa in un mondo di preoccupazione per ciò che poteva essere accaduto.
Mi sembrava di sentire le sue rotelle nel suo cervello girare, cercando di capire se io avevo
scoperto le sue reconditè perversioni.
L’Anto si avvicinò, sempre in silenzio, guardando ora il computer e ora il mio viso cercando di scorgere se sapevo ciò che lei, teneva nascosto. Ma accidenti dico io… ma devi proprio essere presa da dover sentire l’esigenza di usare un PC al lavoro!
Mi alzai da quella postazione lascandole il posto, li davanti al computer.
Ancora adesso ripenso a quanto con calma le dissi: “E’ tutto tuo, tutto ok? Anto'” riferendomi al PC.
La guardai intensamente negli occhi, e son sicura che la mia faccia aveva quel sorriso
sotto i baffi di chi sa e non si rivela. Ironico e inequivocabilmente saccente.
Lei stava tutta sulle sue, rossa in volto e pronta con le sue manine a cercare con il mouse
le ultime pagine visitate in quel computer.
Le passai una mano sui capelli, come spesso facevo senza malizia, solo per una carezza.
Anche io però, in quel frangente, non avrei potuto far finta di niente tanto che mentre lei aspettava
ad aprire i documenti recenti visitati le feci sentire quanto mi era divenato duro appoggiandomi per un momento sulla sua spalla.
Poi mi allontanai, guardandola intensamente dentro agli occhi, dicendo:
“sei sempre la più bella Anto’. oggi poi con questi stivali alti, poi…”
E così dicendo uscii dala stanza, facendo finta di allontanarmi. Rimasi infatti vicino all’uscio per ascoltare.
Avevo il sopetto che quelle due lì, Adelina e Guendalina filassero tra di loro e se la inetndessero.
E non mi sbagliavo; d’altra parte poi con quello che avevo appena scoperto sul computer, la Anto’ non poteva non condividere qualcosa con quella troiona della caposala.
Le due erano talmente prese dalla preoccupazione che nemmeno pensarono di chiudere la porta della segreteria.
“stavo parlando su messenger con … ” sussurrava Anto
“E’ colpa tua che mia hai fatto venire in guardiola… non ho chiuso…”
“ma che stronza che sei…” le rispose la Raffa
“non se non ha visto?!”
“ma che cosa? Secondo te è uno stupido? Certo che ha visto, lo sai che è bravo con il PC”
“E adesso cosa facciamo???”
Cosa facciamo? Cosa faccio io… mi son detta!
Davanti a quelle due, ogni mia perversione esplodeva.
Quelle scopavano tra di loro e con gente trovata nel WEB. Si fottevano e lesbicavano, a volte
tra di loro ed a volte separatamente con amicizie contattate in Internet.
Ed ora che io sapevo mi sentivo ancora più attratta ad entrare in quella loro porcheria
avendo per tutte e due separatamente una gran foia da sempre. Figuratevi ora che le avevo
trovate complici e così maiale.
La domanda era: cosa fare?
Beh! In quel pomeriggio ho mandato un sms alla Antonella.
Il testo era questo: “Ci troviamo domani alle 5 al Florian Prenoto tutto io”
Ho firmato l’sms con il mio soprannome, quello con cui normalmente mi chiamano in Reparto.
Li per lì non ho avuto nessuna risposta. Dopo due ore ricevo: “OK Alle 5”.
Il “Florian” è un piccolo albergo a 3 stelle, vicino alla stazione dei treni.
“Metti gli stivali di oggi!” Scrivo nell’sms di conferma.
Prenoto, arrivo per primo/a e mi metto nuda in collat della G.L Visone 70 DEN
(ne possiedo 2 paia e ne sono gelosa visto che oramai non si trovano più in commercio) ed uno Daino da 40 DEN sopra ,
entrambi aperti al cavallo, infilo i miei zoccoli con il tacco a stiletto di 8 cm taglia 40 aperti alla punta a far intravedere le dita dei pideini
(un 41 , sick ) meraviliosamente coperti dal “renforced toes” ed aspetto.
Tutta figa , inguainata nel nylon che mi costringe e si fa sentire su di me con il suo elatico, mi mangio una pastiglia di Cialis,
tanto da poter fare una bella figura senza preocuparmi di averlo duro e per quanto tempo.
So che può semmbrare una storia inventata e creata da una immaginazione
di chi vorrebbe farsi la propria segretaria, schizzinosa e apparentemente austera e con la figa d’oro, che la da solo al Direttore… ma ciò non importa.
Ciò che importa è che mentre sono tutta nuda, stretta nei collant e con i miei zoccoletti alti davanti allo specchio di quel albego, mentre mi sto ritocando il make up
sotto la parrucca bruna a carrè comprata dai cinesi, con il cazzo duro sul lavandino che esce da quelle belle cosce inguainate dal nylon che arriva dalla vita ai talloni dei piedini, mi squilla il telefonino: “Ciao, siamo quì! A che numero sei?”
Sento il ticchettio dei tacchi salire le scale e poi il suono del bussare alla porta
Un solo colpo, knock! Uno solo, apro subito, avevo una voglia… e le Due troie sono già dentro.
Mi vedono così conciata e tutte e due rimangono senza parole.
Si guardano l’una con l’altra e poi mi guardano tutta, entrambe, dalla parrucca all’ombretto al rossetto poi giù dalla vita alle cosce fino ai piedi ed alla punta dei miei zoccoli.
In pochi istanti mi sento come passata sotto uno scanner di dogana.
Si guardano ancora, non sanno se crederci.
Ho il cazzo durissimo che svetta tra le cosce e se anche ostentano a credere a ciò che hanno di fronte
quella verga così lucida nella cappella in men che no si dica sparisce nella bocca dell’Anto che si ingoia
20 cm di nerbo fino in gola , senza pensarci più.
Quell’altra , la Guendalina, al secolo la Raffa, si fa scappare un banale : “ma Dottore….?…”
per poi cacciarmi la lingua in gola infoiata e assatanata di voluttà.
Poi tutte sul lettino (una singola costa meno di una doppia, ovviamente) mentre mi guzzo la Raffaella, supina sul letto con il cazzo duro di Cialis piantato nella figa, l’Anto mi incula tutta, con il suo cazzo duro di PVC o lattice(che sia, poco importa) stretto con le cinghie alla vita, sopra di noi.
Poi le cose si invertono, ma poco importa, perchè non è tanto ciò che si fa (sempre e comunque le stesse meravigliose ed irrinunciabili cose: pompini, inculate, scopate, guzzate, sborrate, ecc ecc), tanto è CON CHI lo si fà ed in quali circostanze e soprattutto le conseguanze che ne derivano.
L’Antonella ( di cui mi dispiace non poter farvi vedere la faccina qui) era tuuta fremente ed eccitata.
Era venuta al Florian con la sua mise migliore: abito in lana e stivali al giocchio neri, con tachi alti 12 cm . Collant neri e capelli mossi.
Faceva freddo ed anche la Raffaella, la mia caposala di chirugia, indossava un abito pesante.
E’ difficile dire come le persone e le gnocche si trsformano nel vestiario di corsia al dresser di tutti i giorni.
La Raffa, in confidenza, vestiva sotto un normale abbigliamento spezzato, un bodystocking a rete, fishnet .
Anche lei tacchi alti ed un make up che andava oltre la sua posizione di Caposala e coordinatrice degli infermieri.
Devo dire, un make up molto pesante.
Mi stavo facendo la Segretaria e la Caposale del mio reparto di ospedale e loro si facevano il mio culetto.
Lesbicavano come già sapevano fare per esperienza. Io mi ritrovavo inculata, ora da una ora dall’altra, si slacciavano la cintura e se la passavano.
Mi montavano sopra e mi succhiavano in continuazione. Me la volevano fare pagare…
Me la volevano far pagare per aver scoperto la loro tresca e di aver violato la loro privacy.
Ma per fortuna che era successo… e io ero contenta di esser stata così invadente. Loro sono sicura più dime.
Sono sicura da come ci stavano dando dentro con quel cazzo stretto alla cintura mentre mi scopavano a turno il culo.
Godevano ed erano tutte bagnate fradicie. Una dopo l’altra passavano poi dal mio culo al loro; inculandosi a vicenda.
Ci strusciavamo le gambe e tutte e tre eravamo rimaste senza calzature a giocare con i piedi.
L’Antonella con il collant nero e la Raffa con il suo bodystocking nero.
Le due maiale non volevano farmi venire, aspettavano ed aspettavano per non scaricarmi troppo presto.
Me lo tiravano quasi finoa sborrara e poi, si fermavano.
Anzi la Raffa, forse più vissuta ed esperta, appena sentiva i miei primi sussulti si fermava e cominciava a schiaffeggiarmi il cazzo durissimo, a bastonarlo come se volesse appunto stoppare l’orgasmo imminente con quelle sberle.
L’Antonella sembrava più dolce e meno ludica. Era venuta oramai almeno due volte e le sarebbe piaciuto farmi venire.
Ma la Raffa, no. Non era e non sebrava mai sazia.
Non era soddisfatta e soprattutto non la voleva finire li.
Io non ci capivo nulla, niente veramente. Sentivo solo il culetto pieno e quel nerboruto fallo che andava dentro e fuori solleticando la mia prostata.
Non so con quale forza e non so che cosa mi ha stimolato sotto quella specie di tortura di sodomizzazione, schiaffi e strizzate di uccello per non farmi venire, riuscii a dire:
“sono impasticcata… Caposala! Lo capisci che se sborro poi mi ridiventa duro?!”
L’Antonella si guardò negli occhi della Guendalina come per dirle “lo voglio io!”
La Raffaella a quel punto si cacciò tutto il mio cazzo in bocca , ingoiandolo tutto fino alle palle.
Cominciò allora a muoversi di mezzo centimetro, su è giù, muovendosi di lato per spostare la mia cappella da un lato all’altro della sua gola.
Mi piaceva, oh come mi piaceva. Mi piaceva tanto che cominciai a fiottare tutta la mia riserva di sborra in quella gola.
Sborravo e lei, la Raffa , mandava giù.
L’Antonella era incazzatissima. Rossa in volto con gli occhi fuori dalla testa mentre quella vecchia trioa della sua amica mi ingoiava.
Presi per i capelli la Raffa e la staccai.
“Continua tu Antonellina” dissi ad Adelina ” vedi che fra un po’ è ancora come prima”
“Te…” dissi rivolgendomi alla Raffa “mettiti nuda, togli quella rete”
“Ti voglio nuda”
Il pomeriggio ben presto passò nella sera e mentre la Raffa telefonava al suo compagno per dirgli che passava la serata con
l’Anto, l’Anteonella telefonava al proprio marito dicendo che passava la serata con la Raffaella.
L’unico rammarico di quella giornata fu quello che non riuscii a calzare i boots 37 dell’ Antonella.
P.S. Però ci ho sborrato dentro e la Adelina mi ha detto che non li ha puliti dal mio sperma e che anzi non lo farà mai perchè ci tiene
a metterli così.
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