““Vedi, hai perso prima la verginità anale che quella vaginale – ti piace giocare a fare la dura ed ora ne paghi le conseguenze”…”
L’esperienza con Claudia mi aveva lasciato appagato e per circa 2 settimane
non contattai le altre ragazze che, presumevo fossero in attesa della chiamata per avere finalmente l’Iphone.
Mi decisi e telefonai ad Elena.
Elena è una ragazza alta 180 cm, una quarta di seno, bionda, occhi verdi, di forme giunoniche …insomma una ragazza da schianto ma molto diversa da Claudia!
Ci accordammo ed anche lei si presentò puntuale.
Come la vidi rimasi a bocca aperta, aveva una maglietta aderentissima, una mini inguinale ed una scarpa rosa tacco 12…che bomba ! Il mio uccello si muoveva come un anguilla!
Entrando mi baciò sulla bocca.
“Si comincia bene” pensai.
“Dov’è il telefonino” mi disse subito, ed io le consegnai la scatola.
Osservò il tutto e mi disse “ok, andiamo in camera”.
Prese lei l’iniziativa, si mise a sedere sul letto e mi fece mettere davanti a lei in piedi, mi slacciò i pantaloni, mi abbassò i boxer e tirandomi fuori l’uccello mi disse “ho parlato con Claudia, mi ha raccontato tutto, siccome io ho molta più esperienza di Claudia, adoro fare i pompini, questo mi ha permesso di restare vergine fino ad oggi, ed è da questo che voglio cominciare”.
La sua iniziativa mi prese alla sprovvista, non mi sarei aspettato che la ragazza fosse così intraprendente!
Afferro il mio uccello ed iniziò con leccate leggere alla punta, mentre con le mani mi masturbava delicatamente, poi iniziò a farmi un pompino in piena regola; temevo di venire in pochissimo tempo ed intuii che forse quella era una sua tattica, farmi venire, in modo che io esausto non fossi stato capace di fare altro e lei se la sarebbe cavata con poco.
Provai ad interrompere quel magnifico pompino, ma lei mi tenne a se con tutta la forza che aveva, evidentemente il mio sospetto che volesse spomparmi era reale.
La lasciai fare e nel momento in cui io stavo per venire, cercò di sottrarsi, in modo da non farmi venire in bocca; a quel punto fui io che le tenni la testa obbligandola a ricevere il mio sperma.
Lei fece un po di opposizione ma poi si arrese all’idea e le scaricai tutto nella sua boccuccia, poi con due dita le tappai il naso obbligandola a deglutire.
La cosa non le piacque, mi guardo con aria di sfida.
La baciai sulla bocca andando a cercare con la mia lingua la sua, che aveva il mio sapore.
“Non è così facile liberarsi di me” le dissi, ho sempre un paio di colpi in canna.
Mi guardò stupita
Le levai le scarpe e facendola stendere sul letto iniziai a baciare e leccare quei fantastici piedini.
Dai piedi iniziai a baciarla risalendo le cosce tornite, le sollevai quel poco di gonna che aveva mettendo alla luce un delizioso perizoma bianco. Proseguii baciandola sul perizoma e dando qualche leccatina al solco, salii sulla pancia, sollevai la maglietta e proseguii a baciarla, arrivando al florido seno coperto da un comunissimo reggiseno; mi concentrai un poco esternamente sulle mammelle.
Avevo capito che le piaceva essere posseduta mascolinilmente.
La invitai ad alzarsi sul letto e la spogliai completamente, lasciandola nuda davanti a me.
Che bella che era!
Tuffai la mia bocca sul seno prosperoso e su quei capezzoli grandi come fragole mature,.
Presi i capezzoli tra le mie labbra ed iniziai a succhiare come il più avido dei fanciulli.
Con la mano andai ad esplorare il suo sesso ed il suo culetto.
Il suo sesso era curato, leggermente depilato, aveva lasciato giusto la striscia di peluria lungo l’apertura.
Non si irrigidì neppure quando andai a violare il suo culetto.
Ben presto iniziai a masturbarla in entrambi i suoi buchini, ansimava ad alta voce, voleva godere, mi incitava “sono tua, prendimi, mi hai comprato”, ed io mi eccitavo sempre di più.
Decisi che la dolcezza usata con Claudia, con Elena non sarebbe stata necessaria.
Presi Elena e la feci mettere a pecorina, dunque iniziai a leccarle la fica con decisione, non trascurando naturalmente in culetto, avevo deciso che quella sarebbe stata la posizione con cui l’avrei sverginata in entrambi i canali.
Mentre la leccavo lei mi incitava a fare di più, offendendomi, chiamandomi finocchio e dicendo sconcerie di ogni genere.
Senza troppo riguardo le dissi “ah sono un finocchio eh” ed appoggiai la mia cappella al suo culetto “vediamo cosa ne pensi dopo” ed iniziai ad affondare nel culetto lubrificato dalla sola saliva ed appena appena allargato.
Come Elena sentì lo sfintere allargarsi iniziò ad urlare, pregandomi di smettere, che voleva prima la sverginassi nella fica, ma io ormai deciso ed izzato dalle offese, affondai senza pietà.
Elena emise un urlo, poi delle lacrime solcarono il suo viso.
Stetti fermo dentro il suo culo per un attimo, al fine di abituarla all’intruso e poi iniziai a stantuffarla.
“Vedi, hai perso prima la verginità anale che quella vaginale – ti piace giocare a fare la dura ed ora ne paghi le conseguenze”.
Elena iniziava a godere, mentre la scopavo nel culo le stuzzicavo quel seno prosperoso tintillando i capezzoli; lei apprezzava e godeva.
Dopo una decina di minuti ecco che Elena ebbe il suo orgasmo anale, urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Elena si stese sul letto esausta, io invece, per non dargli tregua, mi dedicai alla sua passerina, iniziando a leccarla e stuzzicando il clitoride che, nel frattempo, si era indurito.
“Non mi dai proprio tregua” mi disse carezzandomi la testa.
La leccavo con avidità, iniziando anche una leggera masturbazione.
“Mi vuoi far morire, così non resisto, cavolo come mi piace”!
Non ci volle molto che Elena ebbe irrigidì il suo corpo e la mia bocca fu innaffiata da un orgasmo fantastico.
“E’ arrivato il momento” le dissi, la feci voltare rimettendola alla pecorina, ed appoggiando il mio glande alla sua fica le dissi “ci siamo, stai per guadagnarti il cellulare”.
Non fece in tempo a dirmi nulla che affondai in lei, un gridolino usci dalla sua bocca e delle piccole gocce di sangue uscirono dalla sua passera.
Iniziai a scoparla aumentando gradualmente il ritmo.
Dopo circa 5 minuti mi fermai “voglio mettere il preservativo, per venirti dentro senza rischiare” le dissi; lei mi sorrise.
Ripresi a scoparla fino a quando, contemporaneamente venimmo,
Ci accasciammo sul letto esausti.
“Vuoi fare una doccia”?
“No grazie, devo andare”.
Si rivestì in fretta, mi schiocco un bacio e mi lasciò lì, ancora nudo sul letto a bearmi dell’accaduto.
Trascorse ancora qualche giorno (il tempo di riprendermi) e telefonai all’ultima delle tre ragazze!
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