“Si era slacciata il reggiseno, per non far apparire il segno delle spalline sulla schiena, e si era addormentata…”
Qualche giorno fa ero solo in casa. Mia moglie come al solito
si era alzata presto per andare in ufficio. Io invece potevo dormire quanto volevo perché avevo fatto il turno di notte.
Verso le 10 squilla il telefono. Mi sveglio imprecando contro chi potesse avermi svegliato. Non è mia moglie perchè lo sa che mi incavolo di bestia!
– Pronto! -rispondo in malo modo
– Ciao sono Francesca! Ti ho svegliato? Non starai mica dormendo ancora?
– Ciao Francy…scusa ma ieri ho fatto la notte e, sai com’è…sono ancora a letto.
Intanto stavo immaginando Francesca l’ultima volta che l’avevo vista con Giulio, il fratello di mia moglie, la domenica precedente durante una gita al lago. C’era un bel sole e lei si era appartata dietro il camper sdraiandosi sull’erba a prendere il sole. Si era slacciata il reggiseno, per non far apparire il segno delle spalline sulla schiena, e si era addormentata. Io ero andato dentro il camper per prendere la carbonella e dalla finestra la vidi alzarsi e mostrarmi le sue magnifiche tette. Un seno perfetto che mi fece rizzare immediatamente il mio uccello. Lei mi vide, si stuzzicò i capezzoli e si mise a sorridere.
– hei sei ancora li o ti sei addormentato? – La sua voce mi riportò alla realtà…con un’erezione.
– si si ci sono. Dimmi, quale onore per questa telefonata?
– come non ti ricordi? Dovevi passare da me per accompagnarmi dal meccanico.
– E’ vero, me ne ero dimenticato, scusa, arrivo subito
– Eh, le mie tette ti hanno resettato la memoria? o quelle te le ricordi ancora?
Era la prima volta che mi parlava così sfacciatamente, e stranamente non mi sentii imbarazzato.
– No, quelle me le ricordo ancora, eccome se me le ricordo! E’ come se ce le avessi ancora davanti.
– Tutti uguali voi maschietti, Basta farvi vedere le tette e non capite più niente. Mah, chissà che magari un giorno o l’altro…
– un giorno o l’altro che cosa?
– ciao cognatino, ti aspetto. E sbrigati che fa caldo, sudo e mi sto bagnando, ops scusa sto sudando.
– Ciao, mi vesto e arrivo.
Metto giù e mi ritrovai a guardare il soffitto, con il cazzo in tiro e le sue tette davanti agli occhi.
Mi alzai, andai in bagno e sentii il bisogno di farmi una doccia per stemperare i bollori.
Misi in moto la macchina e andai a casa sua. Suonai al citofono della bella villetta e dopo un minuto vidi aprisi il cancello dei box. Si affiancò con la macchina e mi disse: vai avanti tu che io ti seguo.
Lasciammo la sua macchina dal meccanico e non appena si sedette al mio fianco mi disse:
– posso aprire il tettuccio? Ho un caldo che mi spoglierei qui.
– fai pure.
– faccio pure cosa? spogliarmi o aprire il tettuccio?
– spogliarti non mi sembra il caso, siamo in mezzo al traffico, sai com’è…anche se….va bhè lasciamo perdere, apri il tettuccio così ti rinfreschi.
Aveva in dosso una minigonna svolazzante cortissima e una maglietta nera. Non riuscivo a capire se avesse o meno il reggiseno, quando lei mi disse:
– se penso a quello che stai pensando, il reggiseno non l’ho messo.
e si mise a ridere vedendo la mia espressione da ebete.
In poco tempo arrivammo a casa sua e arrivò la fatidica domanda:
– Ti fermi a bere qualcosa?
– Volentieri, sto morendo di caldo.
Entrammo in casa e appena chiusa la porta a chiave mi dice:
– Sai Giulio non c’è, è via per lavoro e Daniela tua moglie sa che sei con me. Quindi se chiama e ti trova qua non ci sono problemi.
– cosa intendi per problemi?
– intendo questo -e in quel preciso istante si tolse la maglietta, si avvicinò, mi prese la mano destra e la portò su uno dei suoi seni. Prese poi la mano sinistra e me la fece mettere in mezzo alle gambe. In quel momento sentii la sua figa completamente depilata e bagnata fradicia. Mi guardò con uno sguardo intrigante e complice e mi disse:
– e intendo anche questo… si abbasso, mi sbottonò i pantaloni, mi tirò giù gli slip e si mise in bocca il mio uccello già duro. Le ci volle poco tempo per farlo venire, un fiotto di sborra calda le riempì la bocca e a stento riuscì a contenere tutto. Se lo tenne in bocca per qualche istante, poi si sollevò e mi disse:
– avevo sete, hai visto, ho bevuto tutto. E adesso che ne dici di continuare in camera?
Senza dire una parola la seguii in camera. Lei si riprese il cazzo in bocca e iniziammo un 69 da favola. Io la leccai, le infilai dentro prima un dito, poi due, tre e infine quasi tutta la mano. Iniziai a pomparla con la mano, la sentivo muoversi sopra di me, sentivo i sui spasmi di piacere provenire dal suo ventre che si contorceva. Il suo nettare iniziava a colarmi su tutto il polso. Lei mi disse:
– cosa aspetti….no ce la faccio più
Mi misi sopra di lei e la penetrai con foga. Raggiunsi la sua faccia e fa baciai. Le nostre lingue si attorcigliarono in un groviglio di piacere mentre la pompavo con sempre più vigore. i nostri corpi erano diventati uno solo, il sudore faceva scivolare la nostra pelle e in un attimo la sentii venire e in quel momento venni anch’io. Smisi di pompare e la riempii di sperma caldo. Ci lasciammo andare stremati, sudati e distrutti. Senza accorgermene mi addormentai. Mi svegliai dopo qualche ora. Sentivo odore di cibo, ma avevo ancora in mente l’odore della sua figa. Pensavo fosse stato un sogno, ma invece mi svegliò la sua voce:
– Alzati dormiglione, hai dormito 2 ore! E’ già la una e la pappa è in tavola. Mi ha chiamato Daniela chiedendomi se ti eri comportato bene.
– E tu cosa le hai detto?
– Che sei stato un cognato perfetto, e che ti avrei invitato a pranzo per sdebitarmi.
– Ma dai non ti devi sdebitare.
– …mi sembra di essermi già sdebitata abbastanza? o non ti è piaciuto?
– E’ stato stupendo. Però..
– Però cosa?
– Sai, non avevo mai notato il tuo culetto, devo dire che è molto bello.
– Sai cosa ti dico, per il momento andiamo a mangiare. Poi, sai ci vorrà ancora qualcuno che mi accompagni a prendere la macchina dal meccanico. A qual punto dovrò di nuovo sdebitarmi. Capito cosa intendo?
– capito! E adesso andiamo a mangiare.
Da quel giorno non vedo l’ora che telefoni il meccanico….
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