“E affondare nelle tenere carni…”
Il ricordo di quella serata di Brescia era indelebile. La nostalgia di
quei momenti mi assaliva come onde anomale, nei momenti di rilassatezza. Non bisogna essere Weber o Durkheim per capire che quella passione aveva una forza costruttiva. Mi sentivo carico, motivato, grato a quei momenti in cui il corpo paradisiaco era stato mio. Ma purtroppo i gesti d’amore avevano fatto scaturire una scintilla che aveva prodotto effetti devastanti in una prateria dominata dalla siccità, come il mio cuore. Si quello per Enya era un amore appassionato, idealizzato, un amore che veniva coltivato a distanza, e che viveva di vita propria lontano da un rapporto personale fatto si di carezze e confessioni amorose fattuali ma anche di possibili delusioni, senza quelle incomprensioni che spesso lo incrinano e lo fanno finire.
La memoria funzionava da specchio deformante e da crivello, lasciava infatti filtrare solo certi elementi e ne modificava la metrica ingigantendone la rappresentazione a danno di altri che sparivano sullo sfondo. Così mi ritornava a mente non tanto il corpo statuario, tonicamente vigoroso che pareva scolpito quando la sua bocca con quelle labbra delicatamente carnose che si avviluppavano intorno al glande. Che danza indelebile aveva scenografato la lingua, prima la punta a solleticare il frenulo, poi con un colpo netto di lingua sul taglio poi a umettare ogni singolo centimetro dell’asta e infine ingurgitarla tutta fino a sentire i peli solleticare le narici, mentre il membro era immerso nella sua bocca guidato come un’elica di motoscafo dalla lingua. Ogni altro particolare scoloriva rispetto a quei ricordi che spandevano un vuoto nello stomaco, precipitavo nell’abisso senza fondo di volere Enya ancora fra le mie braccia
Ogni tanto ci sentivamo fugacemente per telefono, lei era educata, gentile ma fredda! Mi illudevo che fosse per mantenere la promessa del viaggio, in realtà temevo che volesse soffocare qualsiasi coinvolgimento prima che la situazione sfuggisse al suo controllo. Il gelido silenzio con cui accolse la notizia che sarei passato per tre giorni nella provincia di Brescia per impegni di lavoro, non fece ben sperare. Le lasciai il nome del residence, ma nulla accadde la prima sera. La seconda ero rientrato presto senza andare al ristorante. I continui cambiamenti di menù il passaggio a intingoli, a spezie, la variazione della dieta alimentare lasciavano effetti sulla mucosa gastrica e allora preferii una pizza al residence. Rilassato guardavo stancamente la TV, attendendo l’ora di andare a letto. Il lavoro per l’indomani era già preparato..quando squillò il cell. Sul display comparve il numero tanto invocato….Un attimo di sorpresa e poi con un misto fra sorpresa, gioia e inquietudine risposi…Dall’altra parte una una voce maschile…rimasi di sale come la moglie di Lodt. Si trattava di G marito di
Enya. L’avevo visto in foto, fisico slanciato, giovane molto tonico grazie all’immancabile palestra. Per quanto sembrasse pacifico…beh forse non aveva digerito l’incontro con la moglie. Io che non ero mai stato una sorta di Don Abbondio non ero certo esaltato dall’idea di fare un incontro ravvicinato con un marito arrabbiato , anche se dal suo punto di vista aveva perfettamente ragione. Risposi a monosillabi e rimasi basito quando scandì; “Sono qui nel parcheggio con Enya…ora saliamo da te!”.
Mi alzai di scatto in piedi cominciando a passeggiare nervosamente nella stanza, no avevo fatto in tempo che a gorgogliare un “ok!”. In un attimo, mi balenarono diversi pensieri e timori “ che avrà in mente? mi vorrà picchiare? Magari è armato…” mi ripresi…e accettai, rassegnato in cuor mio, la giusta punizione: sapevo di avergli mancato di rispetto. Appena apri la porta il volto terreo fu più esplicativo di tanti discorsi, Enya intuì il disagio, e allora con un sorriso che avrebbe rasserenato chiunque mi abbracciò baciandomi come fossimo vecchi amici. Le parole di G. “beh puoi anche baciarlo con più trasporto dopo quello che c’è stato tra voi!” mi sorprese “le calde labbra di Enya si schiusero sulle mia e la sua lingua mi trasmise un affetto che andava ben oltre il piacere sessuale: Ero ancora rigido e non mi abbandonai completamente al bacio. Con la coda dell’occhio controllavo G. soprattutto il pacchetto che aveva in mano…lo svolse e apparve…un cd, lo inserì nel lettore dicendomi di rilassarmi sul divano. Accanto a me si accoccolò Enya, come una gattina che voglia fare le fusa. La osservai una gonna corta ampia di quelle quasi estive un po svolazzante, quando la tolse , più tardi, mostrò un bel perizoma rosso decorato dalle autoreggenti nere, sopra una magliettina di cotone misto lana non tanto leggera ma nemmeno pesante con un bello scollo a V e sotto nature quel seno a forma di coppa di champagne di cui ricordavo, nella memoria, il sapore.
Mentre scorrevano le prime immagini, Enya mi disse di aver messo al corrente G e di volerlo fare in tre. Lui però le aveva posto come condizione di incontrare, preventivamente, Manuela. Una splendida castana dai capelli molto lunghi, corpo maestoso e più imponente di quello di Enya da cui la separavano 5 anni di età. Era la donna del video, che stava accarezzando Enya, sul viso e i capelli, e, per vincere l’evidente ritrosia che traspariva dal volto, la blandiva con complimenti e paroline dolci. Poi con decisa delicatezza stampo le sue labbra su quelle di Enya e riuscì alla fine a disserrarne le labbra. Dopo l’iniziale imbarazzo, Enya corrispose con passione crescente il bacio. G era molto abile nelle riprese, sembrava un seguace di Lars Von Trier con il suo programma Dogma: tutto in ripresa diretta, nessuna omissione una preferenza per i primi piani. La spinta di Manuela ebbe, con facilità ormai, la meglio , Enya era distesa sul letto e solo delle risatine brevi denotavano il nervosismo mentre con abilità saffica Manuela la stava spogliano. I jeans , volarono via come uccelli leggeri, e il perizoma nero traforato si abbassò docilmente sotto le dita che ne tenevano l’elastico. Enya inarcò la schiena lasciando che cadesse anche l’ultimo baluardo. Poi cominciarono i movimenti della testa per impedire qualcosa che il suo corpo condivideva. Le mani abili di Manuela stavano muovendosi in circolo sull’esterno del clitoride a stimolare l’amante, mentre la lingua serrava alternando labbra e denti i capezzoli e i globi di quel seno stupendo. I mugolii di Enya, l’umidore crescente sulle dita di Manuela mentre separavano le grandi labbra per esplorare la vagina, rosacea su cui svettava, imperiale, il clitoride denotavano la crescente partecipazione della mia amata. Quando la lingua penetrò nella vagina con lo spirito del sommozzatore che non attenzione esplora ed apprezza ogni centimetro della caverna, per poi serrarsi intenta a suggere il midollo della vita; Enya raggiunge il primo di innumerevoli orgasmi: un prolungato e liberatorio urlo che eruppe dalla gola rotolando sonoramente nella stanza. Serrò le gambe intorno alla testa dell’amante per impedirle di terminare.
La scena era davvero coinvolgente, il membro cercava di liberarsi come il naufrago che tenta disperatamente di respirare e fu Enya a togliere l’impedimento dandogli rifugio nella sua calda bocca, che si errò gratificandolo intorno al glande.
Intanto Manuela aveva indossato uno strap-on e messa a pecorina Enya la penetrò con un colpo solo: Nonostante la lubrificazione, la ragazza ebbe un sobbalzo, ma non ebbe tempo di ire nulla il cazzo di G la stava penetrando oralmente. La ripetizione di quei gesti d’amore per cui il suo corpo era stupendamente costruito, ritrovare i gesti e i modi familiari la stimolarono ancora di più.
Mentre queste scene scorrevano sullo schermo; lei stava giocando, prima la lingua percorse, lucidandola la cappella, poi passò decisa come fosse un gelato sul taglio e con la punta giocò con il frenulo; mentre suo marito la stava spogliando, la lingua percorreva abilmente l’asta, soffermandosi sulle vene che la innervavano, fino a accertare la consistenza dei mie testicoli, che ben conosceva. Sembrava volesse riappropriarsi di qualcosa che, invece, era suo e solo suo!
Intanto il marito , questa volta la penetrò senza riguardi da dietro. Afferrandola per i fianchi e quasi sollevandola per i colpi inferti. C’era un po’, inevitabile, la gelosia del marito che non accetta fino in fondo, mai, lo spirito de coubertiano per cui l’importante è partecipare. I movimenti di G erano abili, cambiava angolazione e ritmo, alle volte il suo membro usciva già imperlato di umore, dalla vagina quasi interamente per poi ripiombare come nella discesa sulle montagne russe dentro quel caldo nido come il coltello riscaldato affonda nel burro. Enya si liberò dalla nostra presa costrinse il marito a mettersi supino e si introdusse il pene eretto e umido nella vagina poi voltandosi verso di me mi invitò a penetrarla analmente. “Voglio realizzare il sogno di ogni donna!”.
Nel frattempo lo schermo andava in onda il rapporto lesbico: Manuela e Enya nel gruppo plastico del 69, le bocche avidamente a detergere gli umori femminili misti al succo di G. che aveva riversato con uguale dovizia nelle due vagine. Era incredibile, vedere le lingue guizzare mentre si stanno leccando con passione, mordicchiano il clitoride, la lingua percorre sentieri familiari, odori femminili, proprio di ognuna ma solo al quadrato: ecco le lingue che si muovono lungo le piccola labbra e poi lasciano il posto a dita vogliose. Le donne si muovono, oscillano, quasi ondeggiano oscenamente abbrancate. e affondare nelle tenere carni. Ammirare le cosce tornite ed affusolate strette nel rassicurante abbraccio delle loro braccia che cangiavano il biancore invernale dell’epidermide nel purpureo colore del piacere. Immaginavo con la mente gli effluvi che saturavano la stanza…stava accadendo lo stesso nel residence, corpi ansanti e sudati, bocche vogliose, labbra divaricate, sfrangiate da lingue e mani . Il finale superò ogni aspettativa, mentre i loro petti erano scossi dagli orgasmi e gli umori , soprattutto di Manuela che finalmente aveva realizzato il sogno di possedere Enya, copiosi imperlavano le labbra sia delle vagine che delle bocche femminili, su quel gruppo marmoreo che si era sciolto così da allineare le bocche spalancate. G lascò cadere il suo sperma in entrambe le cavità. Enya volle dare un ultimo tocco, quasi a rivendicare il suo territorio: lappò ripulendolo il membro del marito distillando con le papille gustative le gocce di sperma che imperlavano il prepuzio e il glande.
Contemporaneamente stava muovendo i fianchi sul membro di G, cercando di armonizzare i movimenti, io avevo bagnato il membro negli umori della fica, così elastica, slabbrata nel piacere da potere accomodare anche la punta del mio membro Lei intanto si è quasi stesa sul marito a pecorina, mostrandomi il buchetto anale. Io la penetrai con il dito umido di saliva che lo dilatava e penetrava in profondità quasi fosse una colonscopia. Lei gemeva, mugolava dal piacere, mentre il marito un po’ sorpreso ed estasiato le torturava i capezzoli e la baciava così da ricevere quei rantolii d’amore. Tolsi il dito , Lei sembrava sollevata e delusa, ma ecco che, con il membro lubrificato dai suoi umori, la penetrai senza pietà. C’era in me un coacervo di sensazioni e di sentimenti: il malinteso atavico senso di superiorità del maschio, il desiderio di possederla quasi fosse un oggetto e infine, un bellissimo e inconfessabile sentimento d’amore.
La carne si era tesa , quasi a diventare sottile cartilagine ma reggendo l’impatto con i due membri accucciati nelle sue cavità. I gemiti di Enya sono più copiosi e intensi, anche se inizialmente c’era un sottofondo di dolore, la novità della doppia penetrazione la stava mandando in corto circuito. Cominciava perdere il controllo sommersa, soffocata dall’adrenalina e così proruppe in un inconsueto “ G. Scopami fammi vedere che sei mio marito e tu non avere pietà inculami senza timore”. Così stimolati ed eccitati cominciammo a scoparla con desiderio e intensità, alternando i ritmi di penetrazione e i relativi angoli: raramente riuscimmo ad essere perfettamente sincronizzati tra fica e culo. Stavamo giungendo all’apice del piacere… Enya sentiva il cazzo maritale sbatterla e riempirla senza alcuna delicatezza, e intanto le mani strizzavano i capezzoli e i denti li stavano mordendo, lasciando intorno ad essi un alone di saliva. Nel frattempo il mio membro la stava trapanando nell’intestino mentre l’abbrancavo per i fianchi, sinuosamente concupiscenti. Enya avvertì l’irrompere del piacere, il basso ventre le stava rimandando fitte come morsi della fame, singulti rotolavano dalla bocca mentre attendeva e riceveva l’orgasmo liberatorio che le scosse il corpo rischiando di disarcionare gli amanti Alla fine ognuno di noi mostrò la gratitudine e l’affetto per Enya farcendola nei suoi due buchi con il nostro piacere. Sudati , stanchi ci riposammo , rifocillandoci e stemperando i ritmi con carezze sentite e affettuose. Mentre G. recuperava il cd, Enya mi baciò ringraziandomi per tutto…lei cui avrei dovuto fare un monumento era scosì umile da ringraziarmi! Sulla porta di casa volgendosi verso di me disse “che peccato che tu abiti lontano..” Non ebbi il coraggio di dire che di Lì a una settimana sarei stato trasferito alla filiale di Cavezzane
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