Una sera improvvisamente…
Alla soglia della terza età, senza più impegni familiari abbiamo affittato un bungalow tra i boschi su un colle da cui si vedeva lontano il mare. Era il nostro buon ritiro e meta di tutti i fine settimana da Aprile a Settembre, lunghe passeggiate, riposo e brevi uscite per cena nei ristoranti dei dintorni.
Premesso che siamo una normalissima copia, ne bellissimi ne aitanti palestrati, la nostra età portata più che bene, di altezza media, io snello e Lia mia moglie rotondetta, burrosa, come piace a me. Non una figa stratosferica come molte di cui si scrive in questi siti ma con un culletto che si fa guardare e con un paio di tette, una quarta, di tutto rispetto. Lia viene da una famiglia religiosa in cui era proibito parlare di sesso e di tutto ciò che lo riguardava bollato come vergognoso e peccaminoso. Io sono stato il suo primo uomo, e vi assicuro che per riuscire a toccargliela e a darglielo in mano per la prima timida sega ho dovuto sudare sette camicie, e anche l’unico. Pudica come era si vestiva sempre senza alcuna concessione all’erotismo, gonne al ginocchio, niente scollature audaci o pose maliziose, al contrario di me che con l’età sentivo crescere il desiderio di esperienze audaci.
A dire la verità avevo più volte accennato, durante i momenti di sesso, a esperienze erotiche ricevendone sempre un deciso no. Nei primi tempi tutto si consumava nelle posizioni canoniche, poi col tempo abbiamo esplorato alcune cose più “audaci”, dalle prime riviste porno, diceva: “solo per curiosità” ai primi DWD visti insieme, ammesso l’uso di qualche giocattolo ma tradurre nella pratica quanto visto non era possibile. Negli anni, pochi pompini, qualche spagnola, qualche pecorina e solo molto raramente sesso in luoghi insoliti. Proposte di ravvivare la nostra intesa con
un terzo o una terza a letto venivano accettate solo nei momenti più caldi ma dovevano restare confinate a letto, finito il sesso non se ne parlava proprio più. “ Non sono una puttana e mi vergogno solo all’idea di avere rapporti con un altra persona, e poi, ti saresti contento di essere tradito?” Ed io a spiegarle che tradimento sarebbe stato se avesse avuto una storia alle mie spalle e non se fossi partecipe e consenziente, ma niente, “discorso chiuso e basta”.
Mi sono dilungato fin qui per spiegarvi la nostra situazione, io che desideravo qualcosa di diverso e Lia che si negava a tutte le situazioni proposte.
Rassegnato allo stato delle cose mi ero adagiato al tran tran ma il desiderio di qualcosa di diverso mi tormentava sempre. Fino ad una sera di Maggio.
Il bungalow distava un oretta di autostrada e poi diversi kilometri di strada tra i boschi. Appena usciti dall’autostrada si scatenò un temporale con scrosci di pioggia violenti. Costretto a rallentare procedevo prudentemente ad un andatura moderata quando scorgemmo una persona che senza alcun riparo camminava ai lati della strada, era bagnato fradicio e tentava di coprirsi il capo son una busta di plastica, questo svegliò l’istinto di crocerossina di Lia “fermati che vediamo se possiamo dargli un passaggio” io ero restio, si trattava pur sempre di uno sconosciuto, ma lasciarlo a piedi con tutta quella pioggia, fuori dal mondo, era una porcata. Accostai, Lia abbassò il finestrino e gli fece cenno di avvicinarsi. Era un ragazzo nero bagnato fradicio ed infreddolito, sorrise a Lia mostrando una chiostra di denti bianchissimi che risaltavano sul nero della pelle. Si vedevano solo i suoi occhi chiari. Disse di dover raggiungere **** una città a cinquanta Km e di non conoscere la zona. “Sali in auto, disse Lia, che almeno sei
riparato dalla pioggia”. Non ero molto contento ma capivo le sue intenzioni, aiutare gli altri era naturale per lei. Lui parla parla in francese ed inglese, molto poco italiano, ma così saltando da una lingua all’altra, e sfidando i nostri ricordi scolastici riuscimmo a capire. Era senegalese, aveva raggiunto l’Europa tramite la Spagna e poi l’Italia, aveva lavorato come lavapiatti in un ristorante ma era stato truffato e cacciato con pochi soldi, degli amici gli avevano trovato una sistemazione ed un lavoro in una pizzeria nella città vicina. Finiti i soldi non aveva potuto viaggiare sui mezzi pubblici e sperava di avere passaggio da qualcuno. Lia prese un asciugamano dal borsone sul sedile posteriore perché si asciugasse un poco e poi discutemmo tra di noi, in dialetto, per decidere cosa fare, non mi sentivo di fare cento km tra andata e ritorno per portarlo in città e non era il caso di lasciarlo per strada con quel tempo. Decise che lo avremmo ospitato per la notte e dato che avevamo solo una camera da letto gli avrebbe preparato il divano. Sembrava un ragazzo a posto, gentile e cordiale, non era neanche il caso di farlo dormire sul dondolo nel patio, sarebbe andato in ipotermia così bagnato ed infreddolito. Il tutto senza malizia alcuna.
Raggiunto il bungalow mi affrettai a far partire il generatore per avere luce e calore, visto che la sera si era fatta fresca. Il ragazzo ci disse di chiamarsi Am… qualcosa ma che tutti lo chiamavano Amin. I suoi abiti erano fradici e gocciolavano dappertutto e aveva freddo, così Lia che quando era nel ruolo di crocerossina non aveva limiti gli propose di farsi una doccia calda e di indossare una delle tute che tengo per i lavoretti alla casa. “Accompagnalo in bagno prendi i suoi abiti bagnati e poi portagli la tuta” “Signorsì, signora”.
E così feci. La doccia aveva una tenda che non chiudeva bene e uno spiraglio rimaneva aperto ma a noi non importava molto, nel prendere da lui i vestiti bagnati non potei non vedere che il suo cazzo, anche a riposo era un arnese di tutto rispetto, lungo e grosso. Nel consegnare gli abiti bagnati a Lia le dissi di cosa avevo visto, mi rispose che le extra dimensioni dei cazzi dei neri erano favole e che comunque la cosa non le interessava.
E brava la mia mogliettina, così pudica, che colta da un inconfessabile curiosità, sapendo che nello specchio del bagno si vedeva dentro la doccia fece in modo di dare un occhiata prolungata al pene di Amin. Dopo aver steso gli abiti bagnati nel locale caldaia, tornò in sala con un certo rossore sulle gote. Vedete un cazzo del genere nei filmini è una cosa, dal vivo fa tutto un altro effetto. Mi accorsi della cosa e una certa maliziosa idea cominciò a frullarmi in mente. “Te lo faresti uno così?” chiesi e lei rispose “ Porco, potrei essere sua madre mi vorresti far fare la puttana?”
“ Ma non lo sei e credo che ogni donna normale sarebbe incuriosita di provarci” Mentre il giovane faceva la doccia approfittammo per metterci comodi anche noi, io indossai una tuta e Lia si mise uno di quei camicioni abbottonati davanti che le donne usano di solito per i lavori di casa. Amin uscì dalla doccia indossando la mia tuta che gli andava corta, aveva un aspetto per niente sexi, ma rea decisamente un bel ragazzo, alto circa come noi e con un visi gradevole. Dal gonfiore della tuta si riusciva ad intuire la consistenza del pacco. Lia fece finta di non vedere ma io colsi l’occhiata che gli diede. Il giovane ignaro dell’interesse suscitato si mise a controllare un pacco avvolto nella plastica che aveva tolto dai vestiti, erano i suoi documenti, passaporto, permesso di soggiorno e risultati di esami medici. “ Mi hanno chiesto di presentarmi con i certificati di
buona salute” si spiegò. In una strana atmosfera che si era creata Lia cominciò a preparare la cena, stava di spalle ma io indovinavo il suo imbarazzo. “ Hai una moglie buona e molto bella” mi disse. Non commentai ma l’immagine delle sue mani nere sulle coscie e sulle tette bianche di Lia mi faceva venire il capogiro. Cenammo tranquillamente, aprii una bottiglia di Barolo che scaldò un poco l’atmosfera e poi una seconda. Si fece caldo. Lia cominciò a lavare le stoviglie e Amin si offrì di aiutarla asciugandole. Nel muoversi accanto a lei mi sembrò di cogliere un certo strusciamento un avvicinare il pacco al suo culo in modo accidentale, Lia non si ritraeva e per un momento pensai che si appoggiasse a sua volta anche se con movimenti che sembravano involontari. Qualcosa si stava mettendo in moto. Finite le faccende ci accomodammo in sala, io e Amin sul divano e Lia sulla poltrona a lato, alla tele davano un vecchio film di nessuna attrattiva ma in un momentaneo imbarazzo generale facevamo finta di essere interessati e nessuno parlava. Alcuni bottoni del camiciotto di Lia si erano, non si sa come slacciati, un paio sotto ed uno sopra. Quando si chinava per prendere le sigarette sul tavolino si vedeva l’inizio del seno, poi c’era da prendere l’accendino e poi il posacenere era lontano, mentre si faceva più evidente la rotondità dei seni ed i capezzoli cominciavano a sporgere. Anche le gambe facevano la loro parte, a volte nell’accavallarle si vedevano le coscie bianche e qualche flash delle mutandine nere. Il tutto con l’aria che fossero movimenti casuali e senza malizia. Avevo un groppo alla gola, la situazione sembrava evolvere come speravo ma per il momento sembrava congelata, avrei dovuto sboccarla. Mi alzai presi una bottiglia di digestivo che sapevo molto alcolico e tre bicchieri e ne servii una discreta quantità per aiutare a vincere la ritrosia. Amin era imbarazzato e cercava
in tutti i modi di nascondere l’erezione che nel frattempo era diventata evidente e Lia, accalorata, ridendo come una sciocchina allargava e chiudeva a tratti le gambe quasi senza rendersene conto.
Feci in modo che si spostasse dalla poltrona al divano “perché così vedi meglio la tele” e rimasi in piedi alle sue spalle. A quel punto dovevo decidere di far precipitare gli eventi se volevo concludere qualcosa e così feci. Sicuro che il momento era ormai maturo, mi chinai presi la sua mano e la portai sul pene di Ami che nel frattempo sembrava voler bucare la tuta. Fece un minimo di resistenza ma poi le sue remore svanirono e con un profondo respiro cominciò ad accarezzarlo sopra al tessuto. Voltò la testa verso di me forse per cercare approvazione ed io approfittai per darle un focoso bacio, le riempii la bocca con la mia lingua, le mordicchiai le labbra, insinuai la punta della lingua nel suo orecchio, le era sempre piaciuto moltissimo. Un attimo dopo avevo scoperto e liberato il suo seno, accarezzai e strinsi la tetta sinistra che era il suo punto più sensibile, i capezzoli erano eretti e duri come non mai. Aveva chiuso gli occhi, quando li riaprì Ami aveva liberato il cazzo dalla tuta ed ora svettava, era notevolmente più grosso del mio ed era circonciso. Non ne aveva naturalmente mai visto uno dal vivo e lo guardò incuriosita poi prese a segarlo dolcemente, Ami cercò la sua figa tra le gambe ormai spalancate, insinuò le dita sotto l’orlo degli slip e cominciò un lento massaggio. La sentii inarcare il corpo e un attimo dopo lui le levò gli slip poi anche il camicione ed il reggiseno vennero levati con foga, Amin cercò di farla chinare sul suo cazzo e metterglielo in bocca ma Lia si rifiutò, le palpai la figa a mia volta, era un lago di umori, non si bagnava così da molti anni, ormai aveva perso il controllo. Era bella la
donna mia così nuda e bianca nella penombra, finalmente disponibile e calda.
Mentre la baciavo ancora Amin si chinò tra le sue coscie e cominciò a leccarla con frenesia, introduceva la lingua tra le labbra risaliva al clitoride e poi lo succhiava mentre la penetrava con le dita. Lia inarcava il corpo gemendo e mugolando e poi esplose con un lungo lamento e venne, il suo corpo sembrava vibrare, si contraeva e si contorceva come non avevo mai visto, anche se immaginato. Avevo bisogno si venire anch’io e così mentre Amin appoggiava il suo cazzo alla figa io cercai di metterglielo in bocca ma la posizione era scomoda ,” vieni, disse, andiamo di là”. Così, preso per mano Amin ci condusse in camera e si sdraiò sul letto, aprì le gambe per mostrare bene la sua fighetta ora aperta come un fiore che palpitava ancora, “Aspetta, prima lui, poi dopo verrà il tuo turno” disse. Amin si posizionò tra le sue coscie spalancate e prese a strusciare il cazzo nella rosa che lo attendeva mentre le sue mani palpavano tutto il corpo, strizzavano le tette e le chiappe. Nel vedere le sue mani sul corpo candido di Lia quasi sborrai senza toccarmi. Infine infilò il suo grosso cazzo nella figa e cominciarono a muoversi in modo convulso. La mia Lia che amava far l’amore in silenzio e con le luci soffuse perse ogni ritegno, cominciò a dirigere comandare il ritmo del sesso mentre il poderoso cazzo di Amin entrava ed usciva dalla sua figa. “Ancora, ancora, più forte, più a fondo, ho dio, ho dio vengo, vengo. Non durò molto, le inondò la figa di sperma con una serie di sussulti. “Da quanto non avevi una donna chiesi?” E lui confessò che era passato molto tempo perciò era venuto così presto, Lia mi disse di prenderla nello sperma di lui ed io non mi feci pregare, Sembrava di entrare in un lago tanti erano i liquidi mischiati di entrambi. Lia ebbe un altro violento orgasmo, quasi un attacco di convulsioni,
io sentivo il piacere arrivare, venimmo insieme e mi parve di scaricare dentro di lei tutto ciò che avevo in corpo e poi Lia si abbandonò sul letto, sembrava sfinita ma dopo poco invitò Amin a prenderla ancora, si girò e sporse il suo bel culo soffice per farsi penetrare da dietro. Questa volta con minor foga lui cominciò a chiavarla affondando tutto il grosso cazzo nella passera mentre, bagnato un dito lo sfregava sul buchetto del culo. Una volta ben oliato il buchetto introdusse piano piano un dito dopo aver vinto una debole resistenza, a me lo aveva permesso poche volte e ne ero quasi geloso, poi le dita diventarono due e presero un andirivieni ritmato con le spinte del cazzo, il buchetto sembrava gradire il massaggio e per la terza volta nel giro di un ora Lia gridò nella foga del suo orgasmo, mentre tutto il suo corpo sembrava vibrare. Amin venne ancora e poi si staccò sfinito. Io ero ancora in tiro e ancora una volta entrai dentro di lei, tra lo sperma che la riempiva e ebbi un nuovo orgasmo travolgente.
Dopo un breve riposo Lia si alzò per andare a lavarsi, era tutta impastricciata e altrettanto facemmo noi, stanchi e straniati da quanto era successo.
Era ora di dormire e non era certo il caso di far passare la notte ad Amin sullo scomodo divano, così ci stringemmo, Lia in mezzo a noi nel letto.
Mi svegliai che era ancora buio ma un tenue chiarore mi permise di vedere Lia che accarezzava il cazzo di Amin cercando di risvegliarlo, “ prova con la bocca” le dissi, cosa che non si fece ripetere. Cominciò a leccare con la punta della lingua con piccoli colpi il glande, lo leccò poi con tutta la lingua attorno e con mio stupore lo ingoiò . Non avrei mai creduto che riuscisse ad ingoiare nella sua piccola bocca una nerchia simile ma lo stava spompinando per bene. Fu immediatamente premiata, l’oggetto del suo desiderio si
risvegliò e svettò duro mentre lui rimaneva fermo. “ Come le puttane deli filmini porno che mi hai fatto vedere, sei contento?” Salì su di lui all’amazzone e con lentezza si infilò il cazzo nella fica. Vista così, con le mani nere di lui sulle sue tette bianche si risvegliò anche il mio desiderio ma ora avevo una nuova idea. Nel comodino conservavamo un tubetto di lubrificante per altre occasioni, lo presi e cominciai a ungere abbondantemente il suo ano, mi unsi anche il cazzo e poi lo appoggiai delicatamente sul buchetto. Lia probabilmente pensava che intendessi ficcarle dentro un dito e sporse il culo verso di me, ma io, tenendola per i fianchi spinsi dapprima lievemente e poi aumentando la pressione introdussi il mio cazzo in quel buco che avevo tanto desiderato e mai avuto. Emise un piccolo urlo per il dolore, restai fermo per un poco e poi cominciai a muoverlo. Sentivo il cazzo di Amin separato da una sottile membrana e mi unii a lui nello spingere il mio fino in fondo. Lei ebbe un nuovo orgasmo se possibile ancora più violento.Quando dopo aver sborrato ancora una volta nella sua pancia uscii dal suo culo ora aperto il nostro sperma le colava copioso tra le sue chiappe. Sfiniti cercammo di dormire ancora. Erano molti anni che non venivo tre volte in una notte. Ci risvegliammo che era mattina inoltrata, dopo una rapida colazione presi la macchina per accompagnare Amin che doveva presentarsi prima di pranzo al lavoro. Ero frastornato ma per precauzione pensai a prendere una tortuosa stradina nel bosco per portarlo alla fermata dell’autobus, gli avevo dato dei soldi per pagare il mezzo, e non volevo capisse che la fermata era poco distante dal bungalow.
Quando tornai a casa trovai Lia raggomitolata sul divano che piangeva silenziosamente, non chiesi il perché delle lacrime, lsapevo che in poche ore aveva superato tutti i
tabù ed aveva realizzato quanto avevamo perduto in tutti questi anni. La abbracciai e la tenni vicino baciandola con tenerezza senza parlare. Dopo un certo tempo mi disse “Avevo paura che dopo quanto successo tu non mi avresti considerata una puttana e non mi avresti più voluto.”
La rassicurai.
Alla sera, nel buio della camera ,mi chiese sussurando: “ Mi porterai a cena in quella pizzeria qualche sera?”.