“Hamed rise per la mia rapida riemersione, “aspetta mi disse e si mise nella posizione del morto…”
Avevo trovato un posto sufficientemente appartato sulla spiaggia libera, a quell’ora parecchi
bagnanti avevano già lasciato l’arenile, me ne stavo beatamente a prendere il sole disteso supino. Mi ero forse appisolato, una voce alle mie spalle mi fece trasalire, mi voltai, in piedi c’era uno dei tanti uomini di colore che cercano disperatamente di vendere ogni tipo di merce contraffatta. Ripetè la domanda :” fratello vuoi comprare qualcosa ? ” Ero irritato per questa improvvisa intrusione nella mia tranquillità, tra l’altro ero nudo e avere uno che mi guardava non richiesto mi rendeva ancora più teso. “l’unica cosa che mi interessa l’hai in mezzo alle gambe” non so per quale motivo mi era uscita quella risposta. Il venditore scoppiò in una risata e: ” quello che tu offri, invece, è interessante” disse gardando sfacciatamente il mio lato B. Il nervosismo mi era sparito, guardai attentamente la persona che avevo davanti. Era giovane il fisico robusto, calcolai che doveva essere alto all’incirca quanto me, i tratti del suo viso erano plastici, esprimevano forza tutto però era addolcito da un sorriso quasi infantile. ” se vuoi siediti” dissi spostandomi per fargli posto sul telo,” posso offrirti solo un po’ d’acqua”. Così incominciò la mia amicizia con Hamed, immigrato da poco regolarizzato, dopo avere passato quasi due anni da clandestino. Avevamo incominciato a parlare, io sempre nudo lui con i suoi abiti sduciti addosso.Mi venne in mente il quadro di Manet ” déjeuner sur l’herbe”. Parlavamo di varia umanità, non si era più fatta una battuta sul sesso, ma una certa tensione sessuale stava montando. Non sapevo, anche pensandoci, come entrare in argomento, all’improvviso l’ispirazione: “io vado a fare il bagno, vieni anche tu? ” dissi alzandomi in piedi. Rimase perplesso poi senza darmi una risposta incominciò a spogliarsi. Io corsi avanti e mi gettai in acqua anche per calmare il mio sesso che nel frattempo era diventato rigido. Stavo immerso nell’acqua a pochi metri dalla riva e potei gustarmi la lunga sequenza di Hamed nudo che si avvicinava all’acqua. Nudo era veramente bello, e le sue movenze agili ed eleganti come quelle di una gazzella nella savana. Sarei ipocrita se fermessi qui la mia descrizione; infatti il mio sguardo era risucchiato da quel coso che dondolava in mezzo alle sue gambe. Sebbene non ancora rigido aveva una sua forza e una sua bellezza.
Ci ritrovammo vicini, io incominciai a nuotare lentamente per allontanarmi dalla riva, Hamed mi seguiva silenzioso. Mi fermai avevo l’acqua che mi lambiva il petto, sentii dietro di me una presenza, due forti braccia mi cinsero le spalle, io senza pudore spinsi la mia schiena contro questo dolce assalitore, senza pudore presi a strusciare il mio culo sul suo inguine eccitato. Ero in una condizione piacevolissima, da una parte mi pesava togliermi da quella posizione, ma altrettanto impellente era la voglia di baciarlo. Mi staccai dolcemente da quell’abbraccio e voltandomi portai le mie labbra contro le sue turgide, la mia lingua cercò subito la sua. Hamed si dimostrava pienamente disponibile al bacio, mentre le sue mani mi afferravano i glutei con un senso di possesso. Mi feci scivolare sott’acqua fino ad avere il mio viso in contatto con il suo inguine, la mia lingua prese a leccare il suo cazzo teso, la mancanza di allenamento mi costrinse però di abbandonare velocemente quel gioco delizioso per riemergere e riprendere fiato. Hamed rise per la mia rapida riemersione, “aspetta mi disse e si mise nella posizione del morto. Il suo corpo galleggiava a pelo sull’acqua, e come un periscopio alzato di un sottomarino, svettava il suo cazzo teso. Potei avvicinarmi tranquillamente e finalmente le mie labbra poterono impossessarsi di quel dono meraviglioso della natura. Leccavo e succhiavo quel cazzo che sapeva di salmastro, quasi fosse il sesso di un Dio marino.
Io avrei voluto portarlo a sborrarmi nella bocca, ma lui aveva un altro programma, voleva violare il mio ano.
Ho un culo semivergine e l’idea di prendere dentro quel cazzo dalle dimensioni preoccupanti, mi creava una certa apprensione, d’altra parte però ero totalmente infoiato e non avrei mai avuto la forza di rifiutargli qualcosa. Mi ritrovai appoggiato con la mia schiena al suo ventre, Hamed prese ad accarezzarmi il culo, prima stringendomi ritmicamente i glutei per poi passare a massagiarmi la fossa e sfiorarmi l’ingresso delle mie viscere. Sembrava non avere fretta, voleva che il mio desidero traboccasse e mi spingesse a chiedergli di essre preso. Il desiderio si confondeva con la paura, mi presi il cazzo e incominciai a masturbarmi, mi fermò, “aspetta” mi disse “se ti rilassi tutto sarà più facile “. Intanto il suo cazzo aveva preso a spennellare il mio buchetto. Non dava l’impressione di volere entrare ma solo di farmi prendere coscienza di quella presenza. Sebbene la paura fosse tanta, quella danza stimolò i miei fianchi a rispondere a quel dolce ritmo. Con sorpresa mi accorsi che ero io che, quando sentivo la sua cappella bene centrata sul mio orifizio, spingevo con i fiachi per aiutarlo ad entrare. Non saprei dire quanto durò questa attesa, sebbene io spingessi con i fianchi, difficilmente Hamed sarebbe riuscito a penetrarmi completamente. Fu lui a chiudere quella attesa, mi afferrò i fianchi e quando la sua cappella fu sistemata all’ingresso delle mie viscere, con un potente strattone mi attirò a se permettendo al suo cazzo di superare lo sfintere. Il dolore fu terribile, mi ero morso a sangue il labbro, sebbene soffrissi non cercai di scappare, il fatto di avere il suo cazzo dentro di me, mi dava una strana ensazione di piacere che non era certamente fisico, il dolore continuava, ma psicologico, avevo liberato la mia seconda natura. Hamed restava dentro di me, si muoveva lentamente per abituare il mio ano a quella presenza, prese a masturbarmi per farmi rilassare; ero sua. Mi sorprese che avevo pensato a quel pronome femminile ma molte volte le verità escono spontaneamente. Hamed prese a pomparmi con più ritmo, voleva credo finalmente scaricarsi. Lanciando un lungo lamento e spingendo fino in fondo il suo cazzo nelle mie viscere esplose in un orgasmo lungo e terribile, anch’io sborrai, restammo immersi nell’acqua avvinghiati, lasciando che le onde di dolore e di piacere si quitassero lentamente. Poi fummo di nuovo sulla spiaggia, ci asciugammo insieme con il mio telo, in silenzio incominciammo a rivestirci. “Non voglio perderti” gli dissi rompendo quel pesante silenzio che si era creato fra noi. “Neanche io” rispose Hamed. Quel giorno per pura casualità era nato un rapporto che durò a lungo (continua)
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