Spesso devo andare a trovare la mia PADRONA per servirla. Appena entro nel suo Regno, Mistress ISIDE, mi fa subito inginocchiare e messo il collare intorno al collo, tenendomi al guinzaglio, mi porta nel suo dungeon dove mi ordina di spogliarmi. Intimidito da tanta autorevolezza nella sua voce, comincio a togliermi tutti i miei indumenti, riponendoli con cura sulla sedia. Lei mi guarda con aria canzonatoria, mostrando di apprezzare comunque il mio corpo completamente depilato e il perizoma femminile che porto, di color nero. ‘Bravo: vedo che hai eseguito le mie istruzioni alla lettera’, mi dice con tono compiaciuto. Poi si avvicina al trono e si siede comodamente, su di esso, accavallando le gambe per espormi gli stivali in cuoio opaco, lunghi fino alle cosce, con tacchi a spillo alti una quindicina di centimetri. Poi mi fa segno, con le mani infilate in seducenti e sublimi guanti di pelle nera lunghi oltre il gomito, di avvicinarmi a LEI. Una volta dinanzi alla mia PADRONA mi ordina, con voce sempre imponente, ‘leccami bene gli stivali, sbrigati!’. Adoro leccare gli stivali alla mia PADRONA, so che a LEI piace umiliarmi in questo modo. Lecco per bene, partendo dalla punta, tutto lo stivale per poi passare alla suola compreso il tacco. ‘Basta! Ora l’altro!’. Ripeto accuratamente l’operazione con l’altro stivale. Dopodiché si fa togliere gli stivali e le autoreggenti, e mi porge uno dei suoi meravigliosi piedi. ‘Lecca!’. Ordina nuovamente e da bravo schiavo le lecco i piedi, succhio le dita, passo la lingua in mezzo, lecco la pianta che si è sporcata un po’ appoggiandosi per terra. Finito di lucidare il suo piedino sinistro, pulisco bene anche il destro. Posso garantire che, la mia PADRONA, ha dei piedi fantastici, meravigliosi, stupendi e sublimi, dico di più, unici. E per finire la nottata, la mia PADRONA, mi immobilizza incominciando a dare sfogo alle sue più sfrenate e perverse fantasie. Come spesso devo fare, un giorno, andai a trovare la mia PADRONA per servirla. Entrato nel suo Regno, Mistress Iside, mi fece subito inginocchiare e mi ordinò di andare nel suo dungeon e di spogliarmi. Eseguito l’ordine, mi misi in posizione di attesa con la testa china verso il pavimento e attesi il suo arrivo. Entrata nel dungeon mi disse come sta, oggi, il mio Schiavo? Bene risposi io e subito dopo disse è da un po’ di tempo che la tua PADRONA non ti sodomizza, lo sai te sei la mia puttanella e oggi ho, proprio, voglia di possederti, di sfondarti tutta, devi essere completamente mia. Poi mi fece alzare e mi ordinò di appoggiarmi sul cavalletto, che aveva preparato precedentemente, con la faccia rivolta verso il pavimento, poi mi blocco mani e piedi, in modo ché avessi le natiche ben aperte, e una volta indossato il fallo, la mia PADRONA, lo puntò sul mio foro anale, entrò con delicatezza, quasi non volesse farmi male. Sentii il suo fallo enorme farsi strada dentro di me, spingendolo per oltrepassare la prima soglia: lo sfintere. Una volta entrata, con 24 cm di fallo nell’ano, cominciò lo stupro, la cavalcata selvaggia, uno stantuffamento inesorabile. Avanti e indietro, 24 cm entravano, 24 cm uscivano, scivolando tra le pareti dello sfintere. Entrava, poi usciva, senza sosta, entrava, usciva, con vigore, per cinque, forse dieci interminabili minuti, facendolo entrare e uscire completamente. Avevo giusto un attimo per rilassare lo sfintere che subito la cappella enorme di quel dildo, spinto dalla mia PADRONA, si faceva di nuovo strada allargandomi i muscoli anali, per farmi scivolare dentro i suoi 24 cm, poi fuori, lo sfintere, si richiudeva su se stesso all’uscita di quell’invasione prorompente, e via, di nuovo veniva forzato ad allargarsi, oscenamente, dolorosamente, ma allo stesso tempo dandomi sensazioni di piacere indescrivibili. Non c’era scampo, nessuna possibilità che finisse l’erezione, Uno sfregamento che m’infuocò lo sfintere, che mi spaccò in due, una spada di fuoco che mi trafisse senza indugi. Fu così, che quella giornata invernale per me divenne bollente rendendomi inevitabilmente, e per sempre, la puttanella della mia PADRONA.
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