“Io, sdraiato sul letto sulla pancia sudato e confuso, e Marco sdraiato sopra di me, privo di forze, con l’uccello semiduro ancora piantato nel mio…”
nel momento stesso in cui Marco mi venne nel sedere provocandomi una
scarica di eccitazione tale da farmi raggiungere a mia volta un orgasmo potentissimo, ci ritrovammo entrambi senza forze.
Io, sdraiato sul letto sulla pancia sudato e confuso, e Marco sdraiato sopra di me, privo di forze, con l’uccello semiduro ancora piantato nel mio fondoschiena, mentre respirava affannosamente dopo lo sforzo profuso.
Potevo sentire i suoi addominali sudati contro la mia schiena, mentre il la mia pancia era andata ad adagiarsi sulle lenzuola in cui il mio schizzo di sperma era andato ad imprimersi.
Restamo immobili per una manciata di secondi, dopodiché dissi:
“devo andare”.
Marco rispose con un semplice “ok”, ritirandosi lentamente e sfilando il suo attributo lasciando il mio ano, ormai adattato alle sue dimensioni, allargato e bagnato dalla sua sborra che, inevitabilmente sgorgava dal mio sfintere senza che riuscissi neppure ad impedire una parziale ed iniziale fuoriuscita di aria.
Nella confusione più assoluta, il problema non mi toccò più di tanto, siccome il perizoma, prima tirato e tenuto su un lato dalla mano di Marco, era ora tornato al suo posto.
Provavo una sensazione di imbarazzo, pentimento e finanché disgusto. Mi rivestìi in tutta fretta, sfilando i vestiti di Giada e rimettendo i miei vestiti. Salutai senza troppo fronzoli Marco, il quale sembrava ugualmente turbato, e mi diressi verso casa.
Durante il tragitto i pensieri nella mia testa si accumulavano. Cos’era successo? Sembrava irreale. Il percorso verso casa richiese deverse decine di minuti. Non avendo le stesse disponibilità economiche di Marco non abitavo certamente in centro. L’aria fresca della notte sembrava tuttavia alleviare parzialmente la sensazione di smarrimento.
Chiusi la porta di casa dietro di me e infilai una mano nel pantalone per toccare con un dito l’ano che ora mi duoleva. Era ancora allargato e fradicio. Mi feci una doccia durante la quale mi lavai come non mai e andai a letto, senza che la sensazione di disgusto mi lasciasse.
Il mattino dopo ricevetti un messaggio da Marco. Anche lui non si capacitava di quello che era successo. Entrambi eravamo etero. Lo stress da troppo studio aveva probabilmente giocato un brutto tiro al nostro livello ormonale e ne avevamo pagaot le conseguenze. Decidemmo comunque di non discutere oltre la questione.
D’altra parte la vita è un percorso con ostacoli e incidenti di percorso, e questo episodio non era altro che un’insignificante macchia nella nostra inconfutabile storia di relazioni con il sesso femminile.
D’altra parte, alcune sere dopo mi trovai con la mia ragazza con la quale ebbi la solita più che soddisfacente relazione. Questo dissipò completamente i miei dubbi e rinsaldò le mie convinzioni eterosessuali.
Ovviamente non passò molto tempo prima che la questione si ponesse: avremmo continuato a studiare assieme? Se infatti in pubblico non avevamo mai smesso di comportarci normalmente, in privato le conversazioni sembravano essere più tese e laboriose.
Coscienziosamente e con lungimiranza per la buona riuscita dei nostri studi accademici, che tanto avevano beneficiato dal nostro efficace metodo di studio, decidemmo di comune accordo di continuare sulla strada intrapresa.
Decidemmo pertanto di ritrovarci, a distanza di due settimane dal “misfatto” per abbordare un nuovo capitolo del programma di semestre.
Inutile dire che il saluto sulla soglia della porta, quando mi presentai a casa di Marco, era indeciso con una punta di imbarazzo.
Nondimeno, data la natura socievole e alla mano di Marco, non appena seduti al tavolo, riuscì a rompere la tensione con un paio di battute.
Ne conseguì una usuale serata di ripasso, di domande e contro domande, di quesiti e risposte, di monologhi e di lettura.
Quando ormai l’orologio segnava le 23, decidemmo di stappare una o due birre.
L’alcool, si sa, può provocare audacia e spavalderia nelle persone. Particolarmente nel mio caso; di natura timida, riponevo nelle bevande alcoliche un aiuto nell’espormi maggiormente in determinate situazioni.
Alla terza birra, di punto in bianco non riuscìi a trattenermi e gli posi la domanda che ormai era inchiodata nella mia mente.
“ti è piaciuto?” gli chiesi guardandolo nelgi occhi.
Marco capì subito a cosa mi riferissi e, arrossando leggermente rispose:
“si…a te?”
“si”.
seguì un momento di silenzio di un minuto o due, interrotto da uno o più sorsi di birra seguiti dal rumore del vetro della bottiglia appoggiata sulla superficie legnosa del tavolo.
“Lo rifaresti?” mi chiese.
Esitai…poi risposi:
“no…assolutamente no…anche perché ho una ragazza e mi ci trovo bene”.
Marco mi guardò con una smorfia e disse:
“ma dai, non la tradiresti mai?”
“no”, risposi. Ed era vero. Certo non ero innamorato di Cristina. Eppure mi piaceva molto e la nostra sintonia era tutt’altro che scontata.
Marco mi guardò con un’aria di sfida e disse:
“Non fa una grinza…ma…ipoteticamente, se volessi rivederti con i vestiti di Giada quanto vorresti?”
Scoppiammo entrambi a ridere.
Aspetta un attimo, mi dissi, era serio?
Lo guardai in attesa della solita frase “scherzo” o “è una battuta”. Non arrivò niente. In tutta risposta mi osservò negli occhi e disse:
“100 euro solo per farti rimettere i vestiti di due settimane fa. Nient’altro”.
“Nient’altro?” aggiunsi.
“Nient’altro. Poi d’altro canto chi è fiducioso della propria sessualità non si fa certo turbare dall’abbigliamento che indossa” aggiunse con una vena di scherno.
“eh va bene. 100 euro sul tavolo”.
Senza dire una parola, si alzo, andò in camera e ritornò con due banconote da 50 euro, posandole sul tavolo.
Le afferrai, le infilai in tasca e andai in camera, senza che Marco mi seguisse.
Notai che aveva sistemato le cose da me indossate su un ripiano dell’armadio. Erano facili da vedere, per cui presi tutto e mi vestìi in camera direttamente. Poi vidi il trucco, esitante, decisi di mettere il rossetto, l’eyeliner e pure un tocco di profumo, di cui ora non ricordo la marca, ma che era indubbiamente femminile sia per il flacone (di colore viola allungato) sia per l’aroma.
Mi guardai allo specchio, e mi dissi “cosa cazzo stai facendo”? Poi mi ricordai dei 100 euro e, malgrado tutto mi feci forza e mi diressi verso il salotto.
Il tacco provocava l’ondeggiare del mio fondoschiena che anche senza volerlo, era in piena vista siccome la minigonna era decisamente troppo corta. Sicuramente, pensai, era stata indossata da Giada per rendere una serata con Marco ancora più piccante.
Mi fermai davanti a lui. Feci un giro su me stesso e dissi “ecco fatto. Siamo a posto?”.
Mi girai per tornare in camera e svestirmi ma Marco si alzò dicendomi di aspettare.
Si avvicinò e mi disse “aspetta almeno fammi vedere meglio”.
Si era messo un profumo mentre mi cambiavo?
“Girati” mi disse.
Si era decisamente messo un profumo. Un profumo forte, maschio, non certo uno di quei profumi da ragazzini.
Compì un altro giro su me stesso.
Poi lo guardai negli occhi e mi disse.
“vuoi che ti bacio vero?”
Il cuore nella pancia mi esplodeva. Il cervello che ripeteva “sei etero, sei etero, sei etero”.
Risposi con un filo di voce “si”.
si chinò sulle mie labbra e mi infilò la lingua in bocca. Ricambiai subito. Le sue braccia muscolose mi cinsero la vita.
Eccoci qui. Due maschi, apparentemente etero, che limonano in piedi in soggiorno. Uno vestito in una lingerie da donna.
Mi spinse sul divano e mi allargò le gambe. Mentre lo baciavo sentivo il palmo della sua mano massaggiarmi le palle e il dito medio spingere contro l’ano coperto dal solo perizoma.
Mugolai di piacere.
Interruppe il bacio per mormorarmi nell’orecchio: “adesso me lo succhi”.
Non protestai. Avrei potuto. Un ragazzo etero lo avrebbe fatto. Io non lo feci. È così che ci ritrovammo io seduto sul divano e lui in piedi davanti a me. la mia testa che faceva su e giù dal suo grosso bastone duro.
Inevitabilmente arrivarono i primi apprezzamenti da parte di Marco.
“si puttana mmmm succhialo”
incoraggiato dalle sue parole leccai pure tutta l’asta e scesi fino ai coglioni.
Dopo 10 minuti me lo tolse dalla bocca, mi ricacciò la lingua in bocca e poi mi disse:
“lo vuoi nel culo vero?”
Lo volevo…lo volevo eccome. Annuì senza proferire parola.
Mi girò mettendomi a pecora sul divano, abbassò il mio perizoma alle ginocchia e prese a leccarmi il buco del culo.
Ogni tanto mi sculacciava le chiappe e mi accorsi che mentre mi scopava con la lingua, la mia mano era scesa al mio cazzo di ferro per segarlo.
“inculami ti prego” lo pregai dopo 5 minuti.
Non se lo fece ripetere e mi mi appoggiò il cazzo contro. l’ano bagnato prese ad avvolgere la sua mazza mentre godevo ad alta voce mentre Marco mi riempiva di insulti.
“Tieni puttana ti piace vero? Ti rompo tutta”.
Dopo circa 5 minuti le sue palle sudate cominciarono a sbattere contro le mie. Era dentro tutto.
Mi stava spaccando.
Dopo avermi riempita di colpi, si fermò con il cazzo piantato in fondo, afferrò le chiappe e grugnì
“sei un frocio mmm lo sapevo che l’altra volta ti era piaciuto tantissimo”
“frocio…frocio…..etero…etero…” le parole mi rimbalzavano nella mente
“dimmelo che sei finocchio dai! ammettilo” e ricominciò a pomparmi.
“sii sono un frocio Marco, ti prego non smettere”.
In quel momento, il mio telefono cominciò a vibrare sul tavolo. Era Cristina. Marco allungò la mano e raggiunse il mio telefono che smise di squillare in quel momento.
Mi disse:
“ti scatto una foto così vedi quanto sei troia”
Mi sorpresi a girare il viso verso di lui con un espressione da troia per compiacerlo ulteriormente.
Senza smettere di incularmi me la vece vedere….che foto stupenda!
“Adesso la mandiamo a Cristina”
e prima che potessi dire niente gliela inviò.
La verità è che godevo troppo per protestare.
Al contrario aggiunse
“adesso le mandiamo una registrazione audio” e al bip sonoro, ansimando come un porco disse
“Cristina sto inculando quel rottinculo del tuo ragazzo, non è vero puttanella?”
“mmm si sono frocio Cristina, sono la ragazza di Marco adesso….mmmm Marco non smettere sborrami dentro. Voglio che mi ingravidi”
“mmm siii senti quant’è troia Cristina mmmm adesso gli sborro in culo”
e prima che potesse scaricare il suo seme caldo inviò la nota vocale.
Sborrammo allo stesso tempo. Lui nel mio culo, io sul divano.
Calata l’eccitazione e dissipata la nebbia nella mia testa, preso dal panico raggiunsi il telefono e guardai la conversazione con Cristina.
La foto e la nota vocale erano state visualizzate.
Continua
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