“Mi misi in posizione, obbediente; mentre Renzo si avvicinava, voltai il capo verso quel cazzone durissimo: avevamo optato per la pecorina in modo tale da…”
Il racconto che segue è un’altra storia vera, gentilmente raccontatami dalla coppia
tettonabg
Tra tutte le brave persone conosciute su questo sito, alcune sono davvero speciali, di quelle che ti restano nel cuore. Tra di essi vi era (e vi è anche oggi) un singolo della provincia di Pesaro, Renzo (nome di fantasia)
Sono sempre io, Ilaria, e voglio raccontare un’altra delle esperienze vissute con mio marito.
C’era questo singolo, Renzo, conosciuto su A69; tipo gentile e molto educato, sia nel presentarsi che nel discorrere; con lui intrattenemmo una corrispondenza lunga mesi, via chat prima e telefonica poi. Ricordo con piacere alcuni video che ci mandava per e-mail, in cui si masturbava con venute a dir poco copiose. Questo dettaglio bastò per attizzare la mia curiosità; buttai lì ad Andrea l’idea di un possibile incontro, e quel porcone di mio marito si rivelò più che entusiasta.
Dopo qualche telefonata, ci accordammo con il nostro amico: ci saremmo trovati a metà strada, in un motel zona Modena, nel tardo pomeriggio di un sabato. Ero elettrizzata, l’idea di un incontro al buio mi rendeva tutta un fremito. Mi preparai bene: estetista e parrucchiere prima di partire, abbigliamento sobriamente sexy e una borsa con alcuni completini intimi che Andrea già mangiava con gli occhi. Eravamo pronti per una nuova avventura: arrivammo al luogo dell’appuntamento in perfetto orario, e in un angolo del parcheggio sostava una Lancia Y, con a bordo un uomo sulla cinquantina, in abiti sportivi; un semplice scambio di frasi ci bastò per capire che era proprio la persona fine ed educata che ci aspettavamo. Senza altri indugi prendemmo due stanze, arredate in stile bungalow, molto gradevoli alla vista.
“Tra un po’ raggiungici qui nella nostra stanza, il tempo di disfare il bagaglio” dissi a Renzo. Notai con un certo piacere che il nostro nuovo amico guardava con un timido interesse le mie abbondanti mammellone, e la cosa mi eccitava.
Mi feci una bella doccia, e una volta lavata e profumata passai al vestiario: intimo supersexy, vestitino semitrasparente e scarpine oro tipo sandaletto col tacco alto. Mi guardai allo specchio compiaciuta e a giudicare dal bozzo nei jeans di Andrea ero pronta per un incontro di fuoco. Poco dopo di sentí bussare alla porta, e Renzo entró, con in mano alcune rose, che mi porse; lo ringraziai e lui arrossì come un ragazzino.
Ci sedemmo sul letto, io al centro e lui e Andrea ai lati; parlavamo del più e del meno, del viaggio, insomma di tutto meno che di quello che avremmo dovuto fare. Renzo mi guardava con due occhi sgranati, era talmente rapito da non levarmi lo sguardo di dosso. Mi divertivo a stuzzicarlo un po’, per vedere le sue reazioni: mi sbottonavo poco a poco il vestito, e vedevo che si stava eccitando sempre di più. Con un ghigno, Andrea chiese “Allora, è bella Ilaria, vero?
Renzo, timidamente, rispose di sì, che ero molto bella. Allora mio marito decise di aprire le danze: mi spoglió lentamente, per poi toccarmi dappertutto; Renzo restava lì nel suo angolo, faceva apprezzamenti a mezza voce ma sembrava non osasse altro. Quando Andrea lo invitó ad unirsi a lui, Renzo si fece serio e abbassò lo sguardo: “Scusate” , disse, “ma io… Io non ho mai avuto esperienze simili, anzi, io… Non ho mai avuto esperienze con una donna… S-sono…” prese un respiro, “… Vergine” disse infine. Seguí un silenzio di tomba, e Andrea, giusto per rompere il ghiaccio, gli chiese come mai, visto che era così un bel ragazzo, gentile e a modo. La risposta ci sorprese: era stato per quasi vent’anni in seminario, ma a un certo punto si era stancato di quella vita ed era tornato a vivere con la sua famiglia. La timidezza gli aveva impedito di trovare una fidanzata, e si era iscritto al sito proprio per dare una svolta alla sua vita sentimentale e sessule, e quell’incontro sembrava l’occasione ideale.
Andrea allora prese in mano la situazione: mi mise distesa a pancia in sú e mi levò la mutandina, lasciandomi a cosce spalancate. Ora osserva bene come si fa, disse al povero Renzo, che osservava imbarazzatissimo, e attaccó a leccare e limonare la mia patata. Ero già bagnata di mio, e l’idea che di lì a poco avrei fatto da insegnante ad un vergine mi aveva fatto diventare un lago. Andrea disse a Renzo di spogliarsi, mentre lui faceva lo stesso; una volta nudo, Renzo si avvicinò, coprendosi con le mani.
“Visto come ho fatto io? Ora prova tu…”
Renzo cominciò a leccarmi un po’ goffamente, io lo consigliavo ogni tanto, tipo “mmm, bravo… Un po’ più forte, etc”
Quando ci prese un po’ la mano, iniziai a godere per davvero abbandonandomi a lunghi gemiti. Andrea era al limite: mi ficcó il suo cazzo in bocca e lo spompinai di gusto, era bellissimo avere un bel pisello tra le labbra mentre una lingua ti rivista la passera.
Dopo una decina di minuti, Andrea disse a Renzo di scambiarsi di ruolo, e a quel punto restammo nuovamente a bocca spalancata: Renzo aveva tra le gambe un membro di taglia equina, grosso e lungo quasi 25 centimetri, un vero campione.
Ricordo che mio marito disse ridendo “Chi ha il pane non ha i denti e chi non ha i denti ha il pane…”
Andrea mi infilzó con il suo, mente io accarezzai un po’ quel bestione prima di accoglierlo tra le mie labbra: era gigantesco, riuscii a prenderne meno della metà, succhiando rumorosamente quel pezzo di carne bollente. Andrea mi scopava con dolcezza, e mi osservava soddisfatto mentre spompinavo Renzo, e dopo pochi minuti mi riempì di crema, senza arrestare il ritmo della scopata. Dal canto suo, Renzo, da vero gentlemen, mi avvertí che stava per sborrare a sua volta; mi tolsi il suo batacchio di bocca appena in tempo: una vera e propria cascata di sborra bollente mi investí, ne avevo sul viso, sul collo, sul seno e persino sulla pancia. Svanita l’estasi, Renzo si scusó, rosso dall’imbarazzo. Io, con un sorriso gli risposi che non aveva proprio nulla di cui scusarsi. “Ti è piaciuto, il tuo primo lavoretto di bocca?” gli chiesi. Lui, nervoso, rispose “Si… Sei semplicemente… Divina…”
Gli diedi un bacio su quel glande enorme: “Grazie, che carino che sei…”
Restammo per un po’ sdraiati sul letto, ogni tanto accarezzavo i cazzi esausti dei miei uomini. Renzo prese educatamente congedo poco dopo; Andrea gli disse “Adesso diamoci una rinfrescata, alle 20 ci troviamo qui fuori e andiamo a cena… Dopo ti faremo l’esamino, verginello…”
Per la cena optai per un look da femme fatàle: abitino nero con una vistosa scollatura sulla schiena, calzine e scarpe in tinta e, tocco di civetteria, niente reggiseno, le mie ragazze facevano un dolce su e giù ad ogni passo.
Durante il pasto entrammo in confidenza: Renzo non aveva mai fatto sesso con una ragazza, solo visto decine di riviste porno e film, innaffiati da colossali venute. I suoi occhi erano fissi sulle mie tette, più attenti alla scollatura che al cibo. Fu una cena deliziosa, e già pregustavo il dessert, un enorme cannolo pieno di crema, se capite l’allusione.
Dopo una sciaquata ai denti, Renzo tornò da noi; io ero seduta ai piedi del letto, mentre Andrea, col cazzo già fuori dalla patta, sedeva su una poltrona.
Molto delicatamente, mi tolse il vestito, guardando con desiderio le mie poppe, passando poi allo striminzito perizoma che volò sul pavimento. Si denudó a sua volta, e mi sdraió supina sul letto.
“Avanti, verginello, vediamo cosa hai imparato” lo esortó Andrea.
Renzo prese a leccarmi la passera, e all’inizio non provavo nulla di che, ma quando il fiore delle mie labbra si schiuse e la sua lingua lo raggiunse, iniziai a provare un gran piacere. Il pensiero del suo godzilla mi faceva bagnare come una ragazzina, mi sentivo anche io una vergine alla prima esperienza. Renzo imparava bene, era diventato abile con la lingua, e in breve un rivoletto di broda coló sul lenzuolo. Andrea, stufo di menarselo, venne da me per un pompino, e vogliosa com’ero non lo feci attendere.
Lo succhiavo decisa, fermsndomi ogni tanto per non farlo venire subito. Stavo godendo come una maialina, e non riuscii a trattenermi: squitai la mia goduta dritta in faccia a Renzo, che, sorpreso, si asciugò con il lenzuolo.
Andrea era partito: “Bene, Ile, adesso mettiti a pecora, da brava”.
Mi misi in posizione, obbediente; mentre Renzo si avvicinava, voltai il capo verso quel cazzone durissimo: avevamo optato per la pecorina in modo tale da controllare la penetrazione, se quel mostro entrava troppo mi spaccava in due!
Renzo avvicinò la cappella alle mie labbra, sentivo il suo calore, il suo odore di maschio eccitato.
“Vacci piano, però” continuó Andrea, “se vai troppo a fondo andrò in bianco per un mese!”
Renzo puntò il suo bazooka e iniziò a spingere; strinsi i denti: sarebbe stato un inserimento lungo e difficile, ma ero determinata, lo volevo troppo. Molto lentamente, come da mia richiesta, Renzo violó la mia patatina con quell’ariete, un pochino per volta. Sentivo le gambe allargarsi sotto la spinta, le labbra sempre più divaricate, sembrava non finire mai. Stringevo un angolo del lenzuolo tra i denti, mente il mega pisello di Renzo mi entrava sempre più in profondità. Sentivo di tanto in tanto Andrea dire “Adagio adagio… Ancora un paio di centimetri… Resisti, Ile…”
Diffile spiegare cosa sentissi in quel momento: sentivo si leggermente dolore, ma al contempo piacere, come se mi stessero sverginando una seconda volta. Ad un certo punto però dovetti pregare Renzo di fermarsi, la punta del suo cazzo aveva raggiunto il fondo, avevo il ventre duro come se mi fosse sbucato in pancia.
Premuroso, lui chiese se mi fossi fatta male, e lo rassicurai, pregandolo solo di fare piano.
Andrea disse allora “Bene, adesso fai avanti e indietro”
Lui seguí le indicazioni; ora sì che godevo, cavolo se godevo! Quel palo mi faceva sentire bella piena, a ogni affondo la mia passera grondava nettare che mi colava sulle gambe. Ripensai per un attimo a Bruno, il collega di mio marito, che mi aveva penetrato così anni prima: evidentemente era il mio destino essere scopata da cazzi così…
Andrea mi riportò alla realtà mettendomi ancora il suo cazzo in bocca, ma godevo così tanto che mi era difficile succhiarlo. Renzo con molto garbo, avvertí che stava per esplodere; mi uscì dalla patata e appena mi misi in ginocchio presi quanto più possibile di quel salame in bocca e in un amen fui investita da una seconda inondata di sborra, tantissima: un po’ in bocca, ma la maggior parte coló sulle tettone, che spalmai con le mani, poi giù fino alle labbra dilaniato da quel randello fino al pavimento. Mi ci volle qualche minuto per riprendermi, ma il mio maritino voleva la sua parte: mi rimise a pecora e mi montò selvaggiamente, trovando già la strada aperta, e in meno di un minuto mi regaló una decina di schizzi caldi. Ero estatica, non avevo mai raggiunto un godimento simile, il mio intero corpo era avvolto da un piacevolissimo calore. Corsi in bagno a lavarmi, mentre Renzo ci ringrazió, tornando in camera sua.
La mattina seguente, dopo la colazione, era giunto il momento di andare; mentre Andrea faceva la valigia, sgattaiolai nella stanza di Renzo, chiedendogli se avesse apprezzato l’esperienza; “Non lo dimenticherò mai” disse lui.
Volevo un ricordino del mio ex-verginello: gli tirai fuori il mostro dai pantaloni e partí un pompino furioso, di quando si ha poco tempo. Mi riempì la bocca con una sborrata non meno inferiore alla sera prima e lo limonai, passandogli il suo stesso seme in bocca. Quando Andrea mi chiamò, gli dissi “Arrivederci a presto pisellone… Voglio scopare ancora con te…” per poi infilare la porta lasciandolo lì sbalordito e col cazzo moscio di fuori.
Durante il rientro, ero contenta di quella dose extra di crema appena gustata, e canticchiavo allegra fra me. Andrea mi domandó il motivo, e quando glielo raccontai dovette accostare e farsi fare un pompino super, altrimenti non riusciva a concentrarsi al volante.
Con Renzo, anzi, con Pisellone, ci incontrammo molte volte, per interi goduriosi week end. Anche oggi, ogni tre mesi circa ci troviamo al motel per delle scopate da record. Una volta lo abbiamo fatto pure all’aperto, ma questa è un’altra storia…
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