“Mia moglie gode e io mi godo il pompino anche se mi piacerebbe provare quel grosso strap-on…”
Inizio.
E poi sogno. Sogno di essere in una stanza con
Mick Jagger a Keith Richards che litigano sulla frutta che hanno appena comprato. Mick sostiene che la sua sia davvero a chilometri zero perché l’ha comprata sotto casa. E ci mostra delle carote e delle zucchine con gibbosità regolari, come se fossero state fatte crescere tra le barre di un reticolato.
Mi disinteresso della discussione e mi accorgo di una ragazza seduta sul letto. Ha il seno nudo e le braccia incrociate sul petto. L’espressione triste e il trucco troppo pesante fa risaltare i suoi occhi azzurro ghiaccio. Li tiene fissi sul cielo fuori dell’alta finestra, comunque più opaco dei suoi occhi.
E all’improvviso mi trovo sul sedile di guida di una macchina parcheggiata in una zona industriale dismessa. E’ sera, i lampioni faticano a rischiarare il buio. Eppure io mi sento come illuminato da un occhio di bue.
Sul sedile del passeggero c’è un mio vecchio compagno di classe delle scuole medie. Piange e si dispera. Grida e lacrima. Intanto si masturba furiosamente un cazzetto mezzo moscio.
Non vorrei interrompere il suo idillio onanistico ma non riesco a trattenermi dal chiedergli se ha bisogno di qualcosa.
Per tutta risposta il tono del suo lamento si alza, impreca e geme. Sono interdetto. Si gira verso di me, il volto stravolto, l’espressione folle. “Amanda…” grida, “Amanda… perché te ne sei andato?”
Vorrei rispondergli che non sono Amanda e che un nome femminile richiede una coniugazione del verbo al femminile, ma lui ritorna alla sua masturbazione e al suo gemito. Provo a toccargli una spalla ma la mia mano lo attraversa. Mi rendo conto di essere solo l’immagine del mio pensiero.
Con la mano libera dal cazzo si toglie una foto dalla tasca della giacca. Una transessuale sfoggia un paio di tette da urlo e un cazzo enorme. Eretto e lucido.
“Amanda.” dice il mio compagno. Si porta la foto alle labbra e la bacia mentre il suo orgasmo irrompe furioso. Fiotti di sperma eruttano e colpiscono il verto, il cruscotto, cadono sul tappetino e sul sedile.
Io mi ritraggo e sono di nuovo nella camera degli Stones. Ora sto scopando la ragazza triste. Le tengo le gambe aperte, alte sopra la mia testa, come in un film porno e la fotto furiosamente. La sua espressione è sempre contrita ma la sua fica è calda e bagnata. Vorrei che godesse anche con la faccia ma me ne fotto e la fotto come se non ci fosse un domani. Mick e Keith sono seduti poco lontano e provano un giro di chitarra e qualche spezzone di testo. Se ne fottono anche loro.
Quindi la foresta mi avvolge. La guardo dal terrazzino di una baracca. Siamo nel Vietnam della guerra. Piove e fa caldo. Siamo bloccati qui da un tempo indefinito. Quando non piove fa un caldo soffocante. Quando piove fa caldo e la pioggia rompe pure i coglioni.
Eppure non possiamo abbassare la guardia. La fuori c’è sempre un nemico pronto a colpire.
Dave e Nick escono dal casotto. Hanno appena finito con la nostra puttana. Si divertono a scoparsela in due. Dovrebbe essere il mio turno ma non ne ho troppa voglia. Lo faccio solo per bisogno. Qui le giornate passano indolenti e bisogna pure tirar sera.
La puttana ha la fica come una caverna che potremmo starci in tre comodamente. Io preferisco farmi fare un pompino. E’ brava in quello. Mi mette pure un dito nel culo quando vengo. Così godo molto di più.
Mia moglie mi sta facendo un chinotto a quattro zampe. Da dietro la sua migliore amica la sta scopando con lo strap-on.
Mia moglie gode e io mi godo il pompino anche se mi piacerebbe provare quel grosso strap-on. Lo dico all’amica e subito la posizione cambia.
L’amica mi sodomizza tenendomi le gambe sulle sue spalle. Il dildo è davvero grosso e ci metto un po’ per abituarmi ai vigorosi colpi ma la carne è debole e il godimento diventa tanto.
Mia moglie mi sale a cavalcioni e mi sbatte la figa in faccia. La lecco e la succhio mentre l’amica mi scopa e mi mena l’uccello.
Poi arriva il mio turno di usare il cazzo. Metto l’amica a quattro zampe e le apro il burroso culo. Dico a mia moglie di lubrificarlo. Lei lo lecca e lo riempie di saliva, bagna anche il mio uccello e lo direziona verso il bocciolo dell’amica. Spingo ed entro. Il caldo divampa nel mio bacino mentre mia moglie sotto di me mi succhia i coglioni e sditalina l’amica.
Sento di non poter più resistere. Tolgo il cazzo dal culo e inizio a sborrare. Inondo le chiappe dell’amica e il viso di mia moglie, che tira a sé il mio uccello lucido bevendo le ultime perle del mio mollusco.
La stanza è in penombra. Keith Richards suona Angel. Mick fuma una sigaretta seduto alla scrivania e scuote la testa. La ragazza triste guarda dalla finestra la città di fuori. Si deve alzare in piedi sul letto per arrivare al davanzale. Ha le gambe bianche e il culetto sodo. Io mi trastullo l’uccello nell’indifferenza generale. Quando vengo nessuno si cura di me. Lascio che il copriletto assorba le gocce del mio sperma e non mi pulisco nemmeno. Raccolgo le mutandine della ragazza triste e le indosso. Sento il filo del tanga stuzzicarmi l’ano. Non capisco come si possa camminare con quegli slip senza continuamente grattarsi il culo.
Fine.
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