Pur non avendola giammai visitata, ma solamente esaminata e osservata illustrata in lungo e in largo nei vari opuscoli e manuali, nei libri di geografia, secondo me la città di Praga già sin da quand’ero un adolescente m’attraeva in special modo maggiormente di qualsiasi altra metropoli europea, perché speravo un giorno di poterla realmente conoscere e in ultimo visitare. Io fremevo e ribollivo quando leggevo la sua storia, poiché bramavo investigare e studiare l’esistenza dei suoi luminari, in conclusione m’aggradava parecchio sfogliare i numerosi manuali che avevo per lungo tempo collezionato. In verità mi ero costruito uno spiccato bagaglio di nozioni con una credenza e con un’opinione ammaliante di quella città, di quel mondo a sé, di quella grande capitale per cui l’ambizione di visitarla era sempre stata attiva e profonda dentro me stesso. Subito dopo che conseguii il diploma di maturità, i miei beneamati genitori come ricompensa, mi permisero di concretizzare la mia tanto bramata speranza e da solo volai verso Praga stazionandoci per quindici giorni, perché fu come se in quella metropoli con le sue tentazioni attrattive ci fossi da tempo soggiornato.
Io, là, in quella capitale mi sentivo quasi di casa, in quel mondo tutto a sé fra quel fascino d’altri tempi, con quel lento bighellonare lungo il centro storico di Praga, in quanto è uscito pressoché indenne dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, pertanto ancora oggi è possibile ammirarne lo splendore dei suoi numerosissimi palazzi barocchi, dei suoi misteriosi vicoli acciottolati e disseminati di deliziosi Cafè. Conoscere i grandi musei, vedere i suoi fastosi viali imperiali, dei suoi ponti, e ancora, delle sue imponenti cattedrali e delle innumerevoli chiese gotiche, che svettano altissime con le loro guglie che assegnano alla città una charme tutta particolare. Aggirarsi lungo lo Stare Mesto, il quartiere più antico e continuare con alcuni dei luoghi più rappresentativi e densi di fascino della capitale ceca, quali Mala Strana, Hradčany, i luoghi nei quali visse Franz Kafka, il Vicolo d’Oro, il Castello di Praga (il Pražský hrad), la Cattedrale di San Vito, il Ponte Carlo, Piazza Venceslao, la grande Sinagoga, il cimitero ebraico, Nove Mesto e l’area del Municipio.
Fu precisamente nell’anno 1995 la prima volta che vi giunsi, qua incontrai la prima mia effettiva dolcezza, quest’aspetto rese maggiormente attraente e stimolante questa capitale, dove mi sembrava di respirare aria di sovrabbondante emancipazione e d’indissolubile leggerezza. Di Praga, in effetti, m’aggradava tutto, io l’avevo sennonché accettata e accolta come la mia metropoli preferita. Da allora, invero due volte all’anno ci soggiorno ben volentieri, sicché pure quest’anno sono riuscito a riservarmi una dozzina di giorni di villeggiatura unitamente alla mia nuova fiamma. Nunzia contagiata dal mio entusiasmo e dalle mie ricorrenti storie su Praga è contenta e giubilante per la soddisfazione, ha infatti lasciato Enna all’ultimo momento ed è giunta a Palermo poche ore prima della partenza dell’aereo. E’ riuscita a malapena ad allestire una piccola valigia e via di corsa verso l’aeroporto. Sono venti giorni, che non ci vediamo, per cui Nunzia come di consueto è impaziente d’avvinghiarmi, di tormentarmi e d’avermi senza alcuna segretezza. Il suo stato di eccitazione è al culmine, come anche il mio del resto, la mia deliziosa ragazza è d’un erotismo irruente, è straripante, irrefrenabilmente allettante, perché pure io non vedo l’ora d’abbracciarla, d’amarla e di sfibrarmi in conclusione sopra quello spettacolare corpo in mezzo a quelle cosce affusolate, perché tutti quelli che la conoscono, nelle mie precedenti storie, sono informati che tipo di femmina sia.
Quando siamo in volo verso Praga lei non mi dà tregua, mi punzecchia spudoratamente di continuo, si stringe a me con quelle tette da favola che mi hanno sempre infervorato, mi pizzica malignamente facendomi salire palpiti di piacere, mi sollecita il cazzo da sotto un pullover che ha meticolosamente collocato sulle gambe per non destare sospetti, io in verità faccio fatica a tenerla a bada, mentre mi bisbiglia che non c’è la fa più, che non resiste, che vuole succhiarmelo. Nunzia riesce a farmi eccitare di brutto, il pullover abilmente disteso sul grembo occulta la formidabile erezione che i pantaloni non riescono a contenere. L’assistente di volo, che ogni tanto passa nel corridoio ha abilmente afferrato la faccenda, perché dev’essersi accorta delle sue manovre libidinose, perché ho constatato un risolino allegro e partecipe rivolto a noi durante uno dei suoi ripetuti passaggi. Nunzia è fuori di sé dalla voglia, farnetica, non lo nasconde, delira e non si contiene in alcun modo, nientemeno reclamerebbe stravagantemente che la seguissi in bagno, per dare in ultimo quel libero sfogo al suo insopprimibile e sfrenato desiderio d’essere posseduta. Io, d’altro canto, me ne guardo bene dall’assecondarla malgrado la smania mi stuzzichi oltremisura. Io padroneggio la mia bellissima donna, riconosco quando è al culmine, giacché non è capace di contenersi e sono certo che metterebbe in agitazione tutti i passeggeri dell’aereo con i suoi irrefrenabili lamenti.
In breve tempo riesco a convincerla, lei si calma quando le faccio notare che suppergiù tra quarantacinque minuti scarsi di volo giungeremo a destinazione. Nunzia visibilmente immusonita e fosca si blocca, ma quando siamo nel tassì dall’aeroporto verso la città, anche lì dentro non mi lascia tranquillo. Riesce persino a infilare la mano nel risvolto dei pantaloni comprimendomi perversamente il cazzo fino a cagionarmi dolore. Lo strazio termina quando arriviamo all’albergo dove generalmente pernotto, Josefov è il quartiere ebraico di Praga, affascinate e assolutamente da non perdere, giacché si trova anche la via degli acquisti della capitale ceca. Faccio appena in tempo ad accedere nella stanza, poso i bagagli, che mi ritrovo sospinto sull’ottomana dove la frenetica Nunzia mi denuda concitatamente, mi mangiucchia con veemente cupidigia su tutto il corpo, s’appropria del cazzo seviziandomi meravigliosamente con la sua abile ed esperta lingua, in seguito irrompe con le gambe spalancate sull’ottomana e mi supplica:
“Alfio, dai, scopami subito, non resisto più, infilamelo tutto dentro, lo voglio sentire bene, dai amore. Dopo però sborrami sulla fica, sì, sporcamela tutta come piace a te, voglio sentire e vedere quando mi bagni, porco che non sei altro”.
Il mio cazzo, chiaramente pungolato fino a quel momento, non desidera altro e con una lieve spinta si trova ringuainato dentro quella meravigliosa e accogliente scorrevole membrana. Ciò basta invero ad accompagnare alla vetta del godimento la mia fremente e riverita femmina, che strepita la sua personale tensione spasmodica mentre m’arpiona come sempre così saldamente con le unghie, che suppongo di non riuscire ad allontanarmi dall’anfratto della sua stupenda e pelosissima nera fica. Io resisto, non voglio muovermi da quell’accogliente e confortevole pertugio, dove mi trovo così bene alloggiato, resto statico dentro di lei, godendomi la pressione delle sue polpose labbra vellutate che scorrono sul mio cazzo. A dire il vero ho una certa esperienza, sicché rimango fermo, perché è un piacere sottile rimanere inflessibile dentro quella fica attualmente pulsante per il godimento. Io sono deliziato e radioso, soddisfatto di dominare e di scopare una simile femmina, per il fatto che ogni qualvolta che m’inabisso in quella grotta confortevole è come se fosse la prima volta. Mi muovo adagio, cerco di rimandare l’orgasmo il più possibile a lungo, sto resistendo oltremodo, fino a quando Nunzia ricomincia ad agitarsi sotto di me per sbraitare nuovamente, unitamente al mio simultaneo orgasmo che sopraggiunge. Io chiudo gli occhi, mi lascio andare e sborro la mia intima e densa essenza, disseminandola sulla sua foltissima fica ricoperta da una stupenda e nerissima striscia di pelo che tanto sragionare mi fa. Il fluido della sborrata è abbondante, dovuto alla lunga astinenza accumulata in tutti quei lunghi giorni d’attesa, sennonché temporaneamente rasserenata adesso Nunzia mi riferisce:
“Adorato Alfio, io non ne potevo più, per me era un autentico supplizio non avere il cazzo dentro. Talvolta mi chiedo se sono normale, se sia una depravata e affamata. Bruciavo dentro dal focoso desiderio”.
“Devo ammettere che pure io me lo domando, tu sei così fica e attraente che sovente mi fai delirare. Ti scoperei a lungo che non immagini come. Dimmi una cosa, hai bevuto la compressa?”.
“Certo Alfio, sì, sono così felice e gioconda di trovarmi qua a Praga assieme a te, l’ho fortemente bramato”.
Durante il tempo in cui restiamo a parlottare, ascoltiamo attraverso il tramezzo nell’appartamento accanto dei rumori e subito dopo degli espressivi e dei convincenti strilli femminili, mitigati dal muro stesso, ma nitidamente sono degli eloquenti e inconfondibili sbraiti di godimento. Entrambi ci squadriamo, ironizziamo scambiandoci un altro passionale bacio e ci alziamo. Dopo la doccia rinvigorente ci apprestiamo per scendere nella sala da pranzo poiché la stessa ricoprire il ruolo di ristorante. È giunta l’ora di cena e per di più abbiamo un notevole appetito, l’ambiente e ben riscaldato, Nunzia si veste in maniera poco impegnativa con una camicetta semplice senza maniche e con due profonde scollature sotto le ascelle perfettamente depilate, un paio di pantaloni bianchi che racchiudono in maniera attillata il suo sbalorditivo fondoschiena, io ammirandola non posso fare a meno d’aggiungere:
“Nunzia, così vestita sei uno schianto, sei davvero favolosa” – non riuscendo a stare zitto, ammirandola, contemplando e stimando le sue perfette grazie che madre natura le ha naturalmente elargito.
Durante il tempo in cui consumiamo la cena le vedo sbucare una tetta dalla spaziosa apertura sotto l’ascella, ovviamente non indossa il reggipetto, perché squadrandola di fronte noto molto bene raffigurati sul tessuto i suoi capezzoli stranamente irti nelle aureole. Adesso fa molto caldo anche con l’aria condizionata del ristorante e non dovrebbero essere rigidi. Avverto che qualcos’altro si sta irrigidendo dentro i miei pantaloni, allora cerco di respingere ogni idea di carattere sessuale, ma in verità è un autentico flagello, perché penso alla scena erotica di poco prima in camera mentre la osservo. Lei è effettivamente una fica pazzesca, giacché occorre poco tempo per farmi perdere omogeneità. Io ho una poderosa erezione, che non mi permetterebbe tanto facilmente d’alzarmi dal tavolo, mi sforzo di perdere tempo ordinando un caffè, dopo un whisky, eppure più cerco di non rimuginare, più il mio sguardo procace si smarrisce sotto l’ascella di Nunzia, sul seno che appare completamente discinto, mentre lei porta placidamente la bevanda alla bocca.
E’ davvero insuperabile e travolgente la mia maliarda, per il fatto che non passa inavvertita dalle occhiate ben apprezzate dagli esigui frequentatori del ristorante, tenuto conto che rilevo l’espressione d’un individuo poco distante che sovente si trattiene su Nunzia, lei se ne accorge e mi rivela:
“Hai fatto caso a quella signora con quel maschio, presumo che sia la focosa e libertina sbraitatrice di prima nella camera da letto adiacente alla nostra. Devo confidarti che non mi stacca lo sguardo da dosso”.
“Io all’opposto, ti rivelo che il suo cicerone invece non lo distoglie da te, non lo abbandona per niente” – replico io immediatamente.
Mi accorgo pure io di quell’amabile e seducente femmina, avrà suppergiù una quarantina d’anni d’età, ha la chioma bionda come il grano e un aspetto curato e gradevole. I suoi occhi ti perforano, giacché si nota da come ti squadra, constato quest’aspetto appena mi fissa dritto negli occhi magnetizzandomi. Ha due labbra polpose, per quanto si possa immaginare sotto il tessuto d’una blusa che la ricopre ci devono essere due tette da capogiro, in aggiunta a ciò ha un gran bel didietro con una bella postura:
“Direi proprio che è una gran bella donna” – mi fa notare Nunzia che non le sono sfuggiti i miei smaniosi sguardi.
“Sono convinto che ti piacerebbe scopartela, non è vero?” – mi rivendica Nunzia con il suo caratteristico accenno beffardo, canzonatorio e perfino tagliente. Bada bene, che io già ti conosco da certe occhiate che lanci”.
“Piantala, suvvia, ma che cosa ti passa per la mente. Tu sei adeguata e sufficiente per farmi sragionare” – le faccio notare subito io.
“Che te ne pare? Cerchiamo magari di conoscerli? Dall’accento appaiono olandesi o al massimo belgi”.
I nostri vicini banchettanti devono aver compreso che discorriamo di loro, perciò ricambiano gli sguardi ridendo e rivolgendoci un cenno di saluto, Nunzia reagisce con il suo luminoso sorriso, lui si solleva, s’avvicina a noi e si presenta articolando un ottimo italiano, avendo afferrato il nostro luogo d’origine:
“Permettete cari signori, prima vi abbiamo intravisto nell’atrio, siete veramente una gradevole coppia, non v’infastidite se ci avviciniamo al vostro tavolo? Per noi sarebbe un immenso piacere conoscervi”.
“Non c’è dubbio, ma certo” – ribatto io alzandomi e porgendogli la mano. Lui è alquanto elegante, è slanciato con la carnagione bruna:
“Il mio nome è Conraad, lei è mia moglie Marieke”.
Lui fa un cenno alla moglie che s’avvicina, tende la mano a Nunzia, dopo avvolge la mia trattenendola più del necessario. Ambedue s’accomodano al nostro tavolo e iniziamo a dialogare, perfino Marieke discorre bene l’italiano con una marcata intonazione olandese. Tutti e due sono invero olandesi, si trovano qua a Praga per una villeggiatura di piacere e sono ben lieti di poter conoscere una coppia d’italiani. Frequentano da tempo la nostra nazione, in quanto hanno soggiornato innanzitutto in Puglia e in special modo in Umbria dove possiedono un casolare tra le alture di Perugia. Conraad non omette di dispensarmi gli apprezzamenti per la magnificenza della mia ragazza, io di rimando contraccambio per il fascino tangibile di Marieke. Conversiamo di vari argomenti accedendo con agevolezza e con genuinità in ragionamenti più inconfessati sdrucciolando sulla nostra vita sessuale. Conraad svela d’averci udito, più accuratamente d’aver ascoltato i frastuoni singolari di Nunzia dalla loro camera e questa cosa lo ha aizzato e istigato straordinariamente tanto da concedere a Marieke similmente un fragoroso orgasmo. Tra loro due c’è una concordia splendida e lui sciaguratamente da qualche tempo procura alla moglie delle prestazioni meno frequenti, e Marieke ha bisogno di scopare di frequente, tuttavia ottiene in ogni caso il massimo assistendo ad altre coppie alle quali s’unisce perfino la moglie. Marieke precisa che lei non ha giammai bramato di raggirare il marito e i rapporti con altri uomini li ha soltanto in sua presenza. Conraad, in tali occasioni, diventa il concubino inimitabile che è sempre stato. Nel tempo in cui Conraad ha ascoltato attentamente gl’inconfondibili e i lampanti strilli di godimento di Nunzia, della quale aveva già ammirato la favolosa bellezza nell’atrio dell’albergo durante l’accettazione, si è subito infervorato accendendosi, ha agguantato la moglie Marieke con tale energia tanto farla urlare più che mai. Nunzia con la sua usuale naturalezza diffonde che pure lei allorquando presenzia a certe imprese amorose con un’altra donna, dove Alfio elargisce il suo portentoso attributo rimane scompigliata dall’eccitazione, affermando astutamente di provare per credere.
A seguito di questa lineare e manifesta osservazione di Nunzia ci scrutiamo tutti per un istante per raggiungere una tacita intesa, giacché non abbiamo bisogno d’ulteriori interpretazioni né d’aggiuntive spiegazioni. Io registro l’occhiata espressamente carnale e libidinosa che Marieke mi rivolge con un sorriso soddisfatto, azzarderei di piena riconoscenza, di Conraad indirizzato a Nunzia. Nunzia ha acciuffato all’istante l’occasione mettendo tutto a posto con modiche parole, tenuto conto che subito dopo ripiglia la parola:
“Molto bene, innanzitutto andiamo a farci quattro passi”.
Attualmente ci troviamo nel pittoresco distretto di Vinohrady, noto per i vigneti reali del XIV secolo. Dopo sostiamo in un grazioso Cafè attorno alla Havlíčkovy Sady, uno dei parchi più grandi della città. Siamo ormai quattro amici, briosi ed esultanti, apprensivi, tentando di ultimare la favolosa sera al meglio, perché Nunzia ci dà il segnale per il rientro. Raggiunto l’albergo ci dirigiamo tutti e quattro nella stanza degli olandesi, dove ci accomodiamo sul canapè per bere del cognac dialogando piacevolmente. Le due femmine poco dopo s’allontanano verso la camera da letto adiacente, a rilento udiamo il loro confabulare, ogni tanto inframmezzato da squillanti risate. Dopo qualche minuto non percepiamo più niente, ci guardiamo in faccia, quindi ci alziamo tutti e due dirigendoci nella camera da letto. Conraad mi segue tenendo in mano il bicchiere del cognac. Appena in camera da letto, assistiamo alla scenografia seducente che mi procura un’inattesa erezione, mentre Conraad sfoggia un sorriso pacifico come se s’attendesse già la scena che ha davanti. Le due femmine sono totalmente spoglie, avvinte in un’esibizione saffica, io non ho mai visto Nunzia talmente attiva e partecipe in una situazione simile. I loro due floridi magnifici corpi sono sorprendentemente provocanti, nella globalità sono un’opera d’arte naturale. Marieke è addosso a Nunzia, che con la lingua esplora i rigidi capezzoli della mia maliarda, Nunzia ha una mano sul superbo sedere di Marieke e l’altra infilata fra le cosce della stessa. Apprezzo inoltre due dita interamente insinuate nella fica dischiusa e pelosissima dell’olandese. Entrambe non s’accorgono della nostra presenza, perché frignano sensibilmente, io sono eccitato e osservo, Conraad frattanto mi espone:
“Sono meravigliose, non trovi? Dai, vai, infilati nella mischia. Io ho bisogno d’ammirare per bene lo spettacolo”.
Detto e fatto, io mi spoglio in un istante con il cazzo arrogantemente eretto. Mi butterei con gli occhi chiusi nella baruffa per introdurre col cazzo uno qualsiasi di quei due incantevoli orifizi dinanzi agli occhi. Nunzia s’accorge della nostra presenza ed esclama:
“Meno male, era ora che vi faceste avanti? Eravamo sazie”.
Marieke molla l’appiglio si volta e guarda stupefatta il mio altezzoso cazzo ed esclama la sua meraviglia, adesso le due femmine sono ambedue distese supine, entrambe con le cosce spalancate e la fica bene in mostra. Si collocano un cuscino di sotto, mentre Nunzia interrompe il silenzio:
“Dai Alfio, ti desideriamo a turno. Afferra prima Marieke, che tutta la serata m’ha di continuo confermato di quanto brama essere scopata da te”.
Lo spettacolo che assisto m’inebria, quelle due fiche mi scompigliano le membra, mi scardinano l’intelletto, perché una è ricoperta con un bel nero scuro di peli del pube, l’altra dell’olandese è viceversa d’un biondo vivo. Nunzia ha attualmente i peli curati per indossare il tanga e lascia il ciuffo solamente sul monte di Venere, ben depilata lungo la parte interna delle cosce e intorno alla fica, mentre Marieke ha tutto un foltissimo e rado cespuglio biondo con la fessura aperta nel mezzo. In quella lanuta fessura io conficco la mia ansiosa virilità, a ben vedere non devo faticare, per sentirla gemere prima e poi gridare di piacere. Ho soltanto insistito decisamente per un minuto appena e lei ha già raggiunto l’orgasmo strepitando. Io sono perfettamente in grado d’assestarle diversi altri affondi ancora più veementi, mentre Marieke continua a sbraitare per il godimento. Mi sollevo uscendo con il cazzo teso al massimo dal ventre di Marieke, per spostarmi su Nunzia, che me lo tira dentro abbrancandomi con le gambe e con le braccia come per paura di perderlo:
“Sì, dai, così scopami amore mio, chiavami tutta” – geme Nunzia, perché solamente la sua voce sensuale e appassionata sarebbe già bastata a eccitarmi, ma quella corporatura fantastica e il calore umido della fica che m’accoglie mi conduce all’empireo e ciò mi stimola, mentre le stringo le natiche fra le mani, a scoparla con ritmo forte e continuo, mandandola su di giri fino a sentire il suo orgasmo per poi fermarmi qualche istante in lei, quindi riprendere la cavalcata cercando di sborrare il più tardi possibile, per darle ancora una seconda ondata di poderose sensazioni.
Io riesco a farla gridare con il secondo orgasmo, mentre al primo lei aveva soltanto gemuto forte. Finalmente sborro, spingendomi ancora più dentro contro l’utero colpendolo con gli ultimi focosi affondi, mentre le mie mani ora si comprimono in cerchio su quelle magnifiche tette. Ho effettuato uno sforzo di resistenza eccezionale e mi rovescio supino fra i corpi di quelle due femmine ingorde, riesco a scorgere Conraad che ci osserva entusiasmato e subito sento una bocca che mi succhia il cazzo: è quella di Marieke che oltre a succhiarlo si trastulla con i testicoli cercando d’indurirlo nuovamente. Non può accadere subito un miracolo simile, malgrado tutta la buona volontà della donna che mugola con la cappella in bocca. Conraad si è spogliato, presenta un cazzo piuttosto tracagnotto, non lungo, lievemente incurvato, ma d’una circonferenza sosterrei smisurata, è rigido e rivolgendosi a Nunzia accenna:
“Mi piacerebbe sostituirmi ad Alfio dentro quel tuo eccezionale fiore, ma Marieke è una femmina calda e irruente, so bene che non potrà resistere ancora se non viene nuovamente acciuffata. Adesso le basterebbero pochi colpi dentro per venire subito, di nuovo. Lei vorrebbe godere di continuo, e difficilmente un uomo può reggere il suo ritmo. Come hai ben visto, devo farmi assistere”.
Io percepisco Nunzia rispondere, mentre Marieke s’accanisce con la sua calda bocca per tonificare il mio cazzo che tenta di rigonfiarsi. Io mi volto da un lato per lasciare più spazio alle due donne, assisto orgoglioso mentre due femmine scopano, dapprima con un’indubbia impassibilità, dopo m’intrigo assai di quello che combinano nella posizione del sessantanove, con Marieke sotto il corpo di Nunzia che sembra desideri annientarla, perché sussulta parecchio sotto la bocca esperta e ingorda di Nunzia. In quell’istante mi sollevo e m’affianco a Conraad per partecipare più adeguatamente ai tremolii dell’orgasmo di Marieke, che gode frequentemente prima di darsi per vinta e permanere distesa in una posa impudicamente abbandonata. Nunzia si rialza appagata della sua poderosa opera appena compiuta, squadrando infine noi due e sorridendo manifesta:
“Adesso presumo che siate disoccupati, ma ancora per poco tempo, perché Marieke possiede una capacità di rimonta straordinaria da quanto ho capito”.
In effetti, ben presto, Marieke si riprende, al momento è accomodata sul bordo del letto e ispeziona con appetito Conraad aizzato in attesa, guarda il mio cazzo stupendamente eretto ed esclama:
“Ho deciso, sì, voglio assaggiarli tutti e due”.
In tal modo si tende in avanti allungando la mano verso ciascuno di noi, agguanta fermamente i due cazzi tirandoci verso di lei, dopo si sdraia nuovamente sul letto lasciandoci in piedi indecisi e irresoluti sul da farsi. In realtà c’è un’unica soluzione, che Nunzia da eccellente e attenta testimone e da scrupolosa coordinatrice nel contempo ci consiglia, sebbene già in me quell’idea fosse già apparsa in mente. Nunzia mi fa distendere di schiena sul letto, fa risollevare Marieke invitandola a impalarsi a smorza candela sul mio cazzo. Marieke adempie alla perfezione e il mio cazzo rimane ringuainato in tutta la sua lunghezza, nel caldo e accogliente biondo nido pelosissimo di quella femmina ingorda. Io la sento emettere un sospiro di profonda soddisfazione quando si sente completamente invasa, la scrupolosa coordinatrice fa chinare Marieke che preme i due floridi seni sul mio petto. La sua è in verità una postura che non richiede sforzi per me, è alquanto riposante, è enormemente deliziosa e soave, per giunta quei caldi morbidi seni mi stimolano, poiché sembrano gomma piuma sul mio petto. Di colpo sento addosso un peso maggiore e in modo fulmineo colgo un lieve fastidio al cazzo, nel tempo in cui il cazzo di Conraad dev’essersi inserito interamente nell’ano della moglie. Io avverto nella vicinanza del glande, tra lo strato sottilissimo di pelle che separa lo sfintere dalla fica, le tarchiate dimensioni del cazzo di Conraad che le affibbia spinte vigorose. Sono in grado persino di vedere la faccia di Conraad avvolto in un riso maligno di singolare eccitamento, mentre il viso alterato dal piacere di Marieke è certamente una rappresentazione incomparabile e unica.
L’appagamento mescolato alla sofferenza è stampato su quel meraviglioso volto, la bocca è spalancata emettendo strani suoni rauchi, gli occhi sono strabuzzati dalla fregola. Dev’essere indubbiamente all’acme massimo della dissolutezza e della carnalità pura, gli occhi sono sprangati come se vedesse nel dettaglio i due eccezionali conquistatori che la deliziano. Conraad accelera i movimenti, io stabile inizio a spasimare sotto la pigiatura che il mio cazzo eretto subisce per il doppio peso dei due corpi che s’agitano là di sopra. Non posso muovermi, sicché attendo con affanno il lussurioso epilogo. Alla fine Conraad sta riversando nell’ano di Marieke la sua densa linfa, inizialmente con affondi animaleschi che man mano rallentano. Pure Marieke sta gradualmente raggiungendo l’orgasmo, senza dubbio dolente per le contrazioni violente della muscolatura interna, perché con un guizzo affranto riesce a sfilarsi i due cazzi dai suoi due fori abbattendosi infiacchita, con dei tremolii spasmodici sul mio corpo con quello del marito di sopra.
Io permango là inattivo per un certo tempo sotto i corpi rilassati, fintanto che scorgo Nunzia distinguibilmente impressionata dalla scena, che per prima ha indirizzato e poi ha solamente esplorato in tutta la sua nuda e diretta inclemenza. In ultimo riesco a liberarmi scostando i due corpi e insieme a Nunzia ci allontaniamo, rivolgendo un cenno di saluto ai due abbandonati sul letto. Marieke con gli occhi spalancati nel vuoto, inaridita e sgombrata dai ripetuti orgasmi specialmente dall’ultimo eccezionalmente aggressivo e impetuoso, è al presente svogliatamente allungata con le braccia e con le gambe divaricate, essenziale, discinta e invereconda come un corpo esanime. Conraad è ancora affannato, per di più accaldato per lo sforzo che ha sostenuto, cosicché appena noi due rientriamo in stanza Nunzia m’accenna:
“Alfio, io devo riferirti che non ho mai assistito a uno spettacolo erotico così crudo, primitivo, direi veramente bestiale e irragionevole. Ero impietrita e visibilmente turbata, nell’osservare quel cazzo d’un diametro sproporzionato e incurvato, scomparire centimetro dopo centimetro fra quei glutei che Marieke gli offriva mentre già mugolava. Pareva sì una fiera, ma anche un animale beato che già s’agitava di gusto con il tuo cazzo interamente infilato in quella villosissima e bionda fica. Devo confessarti che onestamente io non riesco a comprendere come potesse reggere due cazzi così parallelamente, perché lui sembrava che avesse perso totalmente la ragione. I boccheggi arrochiti e disumani di quei due individui mi hanno spaventata, ma in tutto questo c’era qualcosa di splendido, di grande e di straordinario, affascinante e grossolano a seconda di come lo si scrutava. Tu invece eri là immobile, mi sembrava che patissi soltanto”.
“Certo Nunzia, è vero, pure per me è stata una pratica atipica e originale, però t’assicuro che non mi sono giammai trovato in una circostanza analoga. Se mai dovessi riproporla gradirei essere io di sopra. Sai è stato un patimento per me, il mio cazzo è attualmente tutto dolorante, temevo che mi venisse spezzettato” – proseguo io aggiungendo la frase in modo spensierato e sorridente.
“Che peccato, desideri da parte mia un massaggio?” – aggiunge Nunzia in modo canzonatorio e beffardo.
“Per nulla, no grazie, io conosco i tuoi intimi stropicci, adesso più volentieri è meglio farsi la doccia e andare a riposare”.
Io faccio la doccia per primo, m’asciugo appena e mi sdraio nudo sul letto. Mi sono appisolato di colpo, perché quando mi sveglio la stanza è illuminata dalla luce naturale del giorno, ambedue abbiamo dormito intensamente fino a mezzogiorno. In quel momento mi sgranchisco, Nunzia là accanto dorme ancora, è totalmente nuda, giace nella consueta postura fetale che ho già notato altre volte. Osservandola bene è assai provocante, io la squadro a lungo, eppure il mio cervello si lustra su quella corporatura lasciva e procace, in quanto trasmette al mio cazzo focose e libidinose visioni mettendolo immediatamente in inquietudine, nonostante abbia assorbito gli sforzi e lo sconvolgimento della serata precedente. Del resto è categorico, l’ho sempre sostenuto, le curve e le forme della mia femmina, massimamente in una simile postura sono in grado di risvegliare un corpo esanime. Il magnifico sedere di Nunzia, del tutto tondeggiante e liscio è lì alla merce dei miei occhi depravati e perversi. La fessura della sua fica è interamente aperta, è umida come la rugiada mattutina, depilata, fra le cosce leggermente incurvate è molto bene in risalto, il tutto è realmente appetibile e stimolante da farneticare.
Impulsivamente io porto la mano sul cazzo che frattanto si è irrigidito seguendo quei lussuriosi e traviati pensieri. Sono a pochi centimetri da quei due pertugi che insolentemente vorrebbe conquistare. Se seguissi l’indole bruta e incontrollata che è in me, in quel momento dirigerei il cazzo con gli occhi chiusi in uno di quei due anfratti, ma l’inclinazione umana che, per fortuna impugna il predominanza mi trattiene. Sono certo, in ogni caso, che la mia maliarda non respingerebbe alcuna intrusione, perché lei adora il suo guerriero in qualsiasi momento s’introduca nella sua accogliente tana. Mi soffermo, perciò ad ammirarla ancora per alcuni minuti, tentando d’interrompere la tensione del mio cazzo, mi rendo conto che è infruttuoso. Fin tanto che lo sguardo è fisso su quel ben di Dio a portata di mano e di cazzo, il radar che è in me rimane attivo e quella stupenda femmina è l’energia che lo percorre. Nunzia si muove e in quel modo interrompe l’incanto, ma è momentaneo, perché si sveglia, si gira sulla schiena, si stiracchia lasciva e sporgendo in avanti i prorompenti seni amplifica la tortura al bisognoso cazzo. Lei m’adocchia in maniera sorridente, come se avesse intuito i miei dissoluti e lascivi pensieri, s’avvicina di più baciandomi. Si rende conto della condizione del mio cazzo e dichiara:
“Che cosa gli prende, pensavo che ne avesse già avuto a sufficienza quest’irrequieto? E già sveglio?” – mi enuncia lei alquanto meravigliata.
Ecco, che nel modo più lineare e semplice comincia lo sfregamento dei nostri corpi rigirandoci sul letto, appiccicati, scambiandoci una serie di baci in ogni luogo. Nunzia inizia a mugolare prima leggermente e dopo impazientemente, fino al momento che in un passaggio inatteso del cazzo tra le sue cosce s’introduce nella fica ben lubrificata senza preavviso occupandola totalmente. La maliarda pare sbigottita, mi stringe più forte con le gambe. Incastrati in tal modo seguitiamo a rotolarci sul letto, sennonché in un movimento incontrollato il cazzo fuoriesce dalla comoda tana e nel tentativo di rientrare subito sbaglia e punta sul buchino più giù, quello più stretto. Nunzia si rende conto e istantaneamente agogna di facilitare l’altra intrusione, ma ecco che agguatata fermamente il cazzo tenendolo fermo sul buchino, perché e là che adesso lo desidera. Il mio cazzo, già bagnato dai fluidi dell’altro alloggiamento, spinto da me s’introduce tutto fino alla base dei testicoli. Nunzia è ultrasensibile a questo tipo d’intrusione e ben presto comincia la melodia; lei brontola, geme, incita, protesta, reclama sospira, si rammarica, strilla di fare presto, strepita il lussurioso orgasmo, mentre io riesco appena in tempo a uscire dall’ano e con la mia sostanziosa sborrata le cospargo la fica come piace a lei.
E’ invero sfiancante e svigorente un amplesso simile, sicché restiamo là affannati e accaldati, esattamente incuneati e intrappolati fino al ritorno della normalità:
“Che meraviglia Alfio, sei davvero formidabile, con te godo come un’indemoniata” – mi bisbiglia Nunzia.
In conclusione ci approntiamo per bene e con calma, dopo esserci puliti e sistemati ci apprestiamo nel trascorrere la nuova giornata, perché la città di Praga ci attende in tutto il suo indiscusso splendore.
{Idraulico anno 1999}
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