Il buio intorno a me è rotto dai bagliori provenienti dallo schermo, sul quale si volge
un’improbabile quanto fragorosa vicenda, che non riesce a catturare la mia attenzione, che è invece
concentrata sull’uomo che mi si è seduto accanto, da poco. Con la coda dell’occhio lo vedo
sovrastarmi di tutta la testa, ha un volto duro ma giovanile, sui trent’anni. Mi chiedo perché i miei
sensi siano tesi, come nell’attesa di qualcosa. Chiudo gli occhi, abbandonando completamente la
vicenda, cercando di controllare il mio respiro che si è fatto più affrettato. Un brivido mi percorre
quando mi sembra di sentire la sua mano posarsi sul mio fianco. Faccio scorrere la mia dove credo
di essere stata sfiorata, controllo la maglietta che scende sui jeans. Ho un’impulso irrefrenabile,
sollevo la maglietta scoprendomi il fianco, ritraggo la mano e aspetto. Non molto: quella mano è di
nuovo sul mio fianco e, incontrando adesso la pelle scoperta, si sofferma. Adesso avanza verso il
mio stomaco, si ferma dove la stretta della cintura gli impedisce l’accesso al ventre, tenta
d’insinuare le dita e rimane ferma, come una richiesta di permesso ma anche come un’ordine
imperioso, a cui non so opporre rifiuto. Slaccio la cintura e faccio scendere la lampo dei jeans.
L’invito è subito accolto, la mano scende lungo il ventre, ho di nuovo un brivido ancora più
violento. La mano si è fermata all’orlo del perizoma, trattengo il respiro appiattendo il ventre per
quanto posso, agevolandogli l’ingresso, la mano s’insinua sotto al leggero tessuto, come in una
carezza, si sofferma sulla peluria del pube: fra poco incontrerĂ il mio sesso bagnato. Divarico le
gambe, le dita aprono le labbra, massaggiano sapientemente il clitoride, finché un grosso dito
penetra profondamente nella vagina lubrificata. Spingo il ventre in avanti, liberandomi
completamente dalla pressione del sedile, il piacere s’impadronisce rapidamente di tutto il mio
cervello. Sono completamente concentrata in quei pochi centimetri del mio corpo da cui quello
sconosciuto sa trarre meravigliose sensazioni che mi stordiscono. Sento che non manca molto al
mio orgasmo, l’uomo continua a penetrarmi con un ritmo lento e regolare, continuando a
massaggiarmi il clitoride col pollice, si ferma un attimo per introdurre un secondo dito insieme al
primo, ora sono piena di lui, sento le prime contrazioni della vagina ed il mio orgasmo esplode. Il
frastuono proveniente dallo schermo copre il mio gemito soffocato in un rantolo ansimante. L’uomo
si è reso conto di avermi fatta godere ma non estrae le dita dal mio ventre. La sua presenza continua
ad eccitare la mia mente. Lascio che conduca la mia mano sotto al giubbotto che gli copre il ventre
ed afferro il membro duro e pulsante, senza essere disturbata dal sentirlo umidiccio, forse sudato,
fra le dita. Lo masturbo facendo del mio meglio, lo vedo socchiudere gli occhi dal piacere e questo
mi da soddisfazione. Mi sto chiedendo come penserĂ di raccogliere il proprio seme, che ormai mi
sembra prossimo a sgorgare e la risposta mi arriva chiara e perentoria. La sua mano si appoggia
pesantemente sul mio capo, afferrandomi per i capelli e portando la mia bocca a riempirsi del suo
cazzo, giusto in tempo per sentire zampillare i fiotti caldi del suo orgasmo. Ha un buon sapore, lo
ingoio, attardandomi a ripulirlo con la lingua. Mi sollevo guardandolo. La sua espressione è ancora
dura, per niente addolcita dal piacere che gli ho dato. Si accosta al mio orecchio, afferrando con
forza il mio braccio. “Vieni!” Lo seguo come in “trance” verso la luce rossa che indica “toilettes”.
PiĂą che accompagnarlo, mi lascio trascinare, priva di una mia autonoma volontĂ o forse seguendo il
mio desiderio inconscio. Mi spinge nella toilette degli uomini, contro al muro, mi sfila la maglietta,
slaccia il reggiseno e si appende con le labbra ai miei capezzoli succhiandoli e leccandoli. Sono
nuovamente fuori di me, il freddo delle piastrelle contro la schiena mi da brividi violenti, slaccio la
cintura e apro la lampo, facendo scendere a terra i jeans, con i movimenti del bacino, abbasso il
perizoma fino alle cosce, mi concede solo il tempo di far uscire una gamba, poi mi fa appoggiare le
mani al lavabo e mi penetra da dietro, sprofondando in un solo colpo dentro la vagina. Le sue
penetrazioni sono potenti, profonde e mi portano di nuovo all’orgasmo. Sento la sua voce, dietro di
me pronunciare parole in una lingua che non comprendo, probabilmente del ceppo serbo, sollevo il
viso e vedo, oltre al mio volto sconvolto nello specchio, che sta parlando al cellulare. Mi chiedo a
chi, ma ormai comincio ad immaginare quale sarĂ la risposta. Lui continua a scoparmi, tenendomi
per i seni che mi stringe con violenza. Mi meraviglio di non provare dolore ma di sentirmi ancor piĂą
eccitata da questa durezza. Ormai lo sento ansimare completamente riverso sulla mia schiena, i suoi
colpi si fanno piĂą affrettati e violenti, tanto da costringermi a puntellarmi con le braccia al lavabo
per non essere sbattuta contro. Sto andando velocemente incontro ad un nuovo orgasmo, lo
desidero, spingo il sedere contro il suo pube andando incontro alle sue penetrazioni, attendo il suo
orgasmo, augurandomi che sia contemporaneo al mio, come in effetti avviene. Mentre il suo seme si
mescola ai miei umori, iniziando a colarmi sulle cosce, vedo aprirsi la porta del bagno e due uomini
che scambiano con lui poche parole, si avvicinano a me, estraendo velocemente i cazzi dai
pantaloni, e mentre uno di loro mi prende per le braccia togliendomi dall’appoggio del lavabo e
facendomi appoggiare ai suoi fianchi, per potermelo infilare in bocca, l’altro, prende il posto del
precedente. Sto di nuovo partendo verso un piacere ancora piĂą intenso del precedente. Sento le dita
di qualcuno che mi allargano l’ano, poi il cazzo che mi stantuffava si posiziona all’imboccatura e
mi penetra nello sfintere, lentamente ma senza soste. Con il cazzo nell’ano e le dita nella vagina mi
dimeno come un’ossessa , mugolando per quanto mi consente il grosso cazzo che ho in bocca.
Ormai sono in preda ad un unico interminabile orgasmo indistinto che mi strema. Accolgo
ingordamente i fiotti di sperma che mi riempiono la bocca, li ingoio leccando il membro da cui sono
usciti e finalmente anche il mio sfintere è riempito dai caldi spruzzi, che fuoriescono colandomi
lungo le natiche e le cosce, appena l’uomo esce da me. Resto sola nel bagno, mi asciugo con carta
igienica le cosce, le inguini e le natiche. Asciugo con un fazzolettino un rivolo che mi scende
all’angolo della bocca. Mi rivesto.
A casa, dopo il lungo bagno caldo, mi stendo sul letto, al buio, mentre il fragore di una improbabile
vicenda, che non seguo, fuoriesce dal televisore.
Mi perdo nel ricordo, o in un sogno, chi sa? Al risveglio mi tocco, mi sento ancora bagnata.
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