Io l’ammiro squadrandola varie volte già da stasera, in quanto non posso farne a meno, mentre penso quanto sia beata, felice e alquanto fortunata. Tommaso sta al presente parlando con Silvana, le guarda la bocca, squadra i capelli bagnati e le grandi deliziose tette, però è rivolto esplicitamente verso di me, verso il mio corpo, giacché sta parlando con lei e sta pensando a me, perché questo io lo avverto apertamente. Io li osservo, li scruto con attenzione e mi sento decisamente ipnotizzata, poiché ambedue sono bellissimi per il semplice fatto che si muovono con armonia, con grazia sfrontata e mi viene in mente alla svelta chissà perché il ritratto d’un alveare bianco, ebbene sì, un innocente e terribile cavità avvolta dal ronzio in quelle viscere con le api sul miele.
La carne rosata del cazzo di Tommaso sembra un biscotto nella bocca di Silvana, lei ha lo sguardo beato e sereno, una specie d’adorazione tenera che la folgora in fondo al cuore. Attualmente è inginocchiata ai suoi piedi e l’emozione è genuina, non alterata, la sua bocca prende le forme della fantasia e penso che quello lì sia amore senz’inframezzi allo stato puro. Maurizio è attualmente alle mie spalle, perché lui è tra l’altro senz’eccezione amorevole, benigno e protettivo, io vorrei studiare il suo viso, il suo modo di fare, però non posso, dato che sono indecorosamente abbagliata dal desiderio. Il mio corpo al momento è un brivido infuocato, un palpito arroventato, dal momento che una bambina in fiore indiavolata, umanamente e visibilmente gioiosa si fa viva dentro sdoppiandomi immancabilmente. I capezzoli sono gonfi, le labbra rosse sembrano come delle caramelle appena leccate, la stanza dove siamo perde di consistenza, così io mi rovescio infinitamente negli altri.
Ogni volta che Maurizio mi tocca ho il turbamento e la sensazione di morire, perché muoio di vita. La pelle è sensibilità , è sentimento, è una ferita divertita, così come un animale che si dibatte e che spia, che rinviene mentre è divorata. L’amore appassionato ed entusiasta si scioglie quando Tommaso e Maurizio legano me e Silvana insieme con le braccia a squadra, i polsi allacciati alla combinazione delle catene pendenti dal soffitto. Io sento raffinatamente la mia amica scottare, la sua lingua veggente che intinge, che si bagna trasportando l’umido sapore di Tommaso, poiché lo fa scorrere lungo la linea delle labbra e lo deposita lì aumentando il desiderio che ha per lui travasando nel contempo fermento. Io e Tommaso ci amiamo attraverso di lei, le nostre lingue si sottomettono assoggettandosi, la pelle esplora anche senza poter usare le mani, perché ne raccogliamo la purezza del fuoco con la febbre infinita dell’ape. Le braccia che incrociamo intrappolano i corpi in una rete di seta, la fragilità e la vulnerabilità gravitano attorno a noi, siamo felici per la felicità e per il furore che ne deriva dentro i nostri busti facendoci sentire bene, però noi siamo ciechi mentre sfociamo su quei cigli bollenti.
Il senso è fuggitivo e ciò che ci appare nero in realtà è rosso, piacevole e spaventoso al tempo stesso. Maurizio si tuffa dentro di me, io grido debole spezzando la voce per il dolore e la sorpresa, Tommaso si è ancorato solidamente a Silvana, adesso la scompone in suoni e in parole, perché il suo cuore è messo a nudo. I nostri corpi sono saldamente arpionati, siamo come carne sociale che diventa misura di quanta verità possiamo sopportare. Siamo ambedue curvate una contro l’altra, io e Silvana, le ossa del bacino sporgenti spinte dentro la carne assottigliate dalla posizione strisciamo in una danza primitiva perfettamente equilibrata. La mia testa si piega e cerca la punta del suo seno, le lingue e le bocche diventano ansiose, colgo la beatitudine quando la bocca di Tommaso mi prende, perché desidero restare così in quel dove pronuncio:
‘Sì, così, resta dentro tesoro’ – poi guardare su con lo sguardo vuoto e chiedermi chi sono.
I colpi ci scuotono, i corpi si fondono con la gloria dello splendore che ci tengono uniti lanciandoci nello spazio più puro. Maurizio mi scuote per i fianchi fino a farmi urlare, i miei gemiti sono gioia e letizia, perché in quell’esplosione dei sessi impazziti i seni sembrano cerbiatti in corsa. Tommaso sale dentro il ventre di Silvana e il suo piacere esplode, l’estasi s’arrampica con una violenza sensuale che le riconosco dal respiro e dal profumo selvatico che le scorre dalle labbra a quelle degli altri. Nel tempo in cui Silvana gode Tommaso accorcia appena il movimento, però non si ferma, dosa bensì la reazione della sua obbediente e permette al circuito di continuare sulle macerie del piacere. Silvana rimane per un po’ come disorientata e frastornata di quell’attesa in sospeso, per un istante sulla mascella si riflette una morsa di dolore, ma un altro orgasmo è subito oltre la soglia, lo vedo, poiché l’assale in pieno, perché è questo il momento in cui non sento più il corpo, in cui non riesco più a pensare, visto che in quell’attimo mi sento investita da una visione. Accavallata io parlo al cielo con un richiamo indecente, nel momento in cui l’angelo che mi riempie le viscere incrocia la dolcezza di Silvana, mentre l’orgasmo la stravolge, poi tutto s’incendia, tutto magnificamente s’esalta.
Maurizio s’inarca e incalza con l’evidente tensione che lo spinge a pronunciare frasi assurde, deliranti, illogiche e sconclusionate, affonda sennonché tra le mie natiche in fiamme e incolla il suo seme spargendolo nella mia terra. Tommaso va e viene sfinendo Silvana, regalandole sia davanti sia dietro tutti i riguardi e tutte le lineari e sostanziali attenzioni che si merita.
Precisamente nel tempo in cui il mio mare è mille volte in fuga in quella rumorosa e strepitante rottura, dove mille volte ancora però è il suo inverso, il suo naturale e istintivo opposto, che silenziosamente sorprende, ma che altrettanto segretamente e clandestinamente similmente strabilia e stupisce.
{Idraulico anno 1999}
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