“- Lo so, ma finora non l’hanno certo amata i suoi ragazzi…”
Quarta Parte
9.
La domenica andammo alla villa
sul lago. Era una bella giornata e dovevo dare a Connie una bella notizia. Per questo, una volta arrivato al lago, preferii dedicarmi ai piaceri della gola e portai Connie a mangiare i lucci in umido con la polenta.
– Ti vedo felice oggi. – mi disse sorridendo mentre attendevamo la portata.
– Sì, l’esperienza di ieri mi sta dando risultati oggi. La sto vivendo bene. Dopo ti monto di nuovo.
– Molto gentile… – disse ironica.
– Scusa, – aggiunsi allora. – Adesso ti faccio un regalo…
Si accese.
– Ah sì? E…
– Speriamo che sia un regalo…
– Dai, dimmi! Non tenermi sulle spine.
– Più che a te, scusa, pensavo alle tue ragazze. – si illuminò ancora di più. Per lei le sue coriste erano sacre. – Penso che le sottoporrò tutte alle cure estetiche e alle visite necessarie… Gratuitamente, ben inteso.
– Wahoo! – gridò, facendo girare qualche vicino.
– Ssst… c’è gente… Ascolta. Non dire nulla a nessuno, ma sto organizzando una tournée per il tuo coro…
– Cosa? – saltò sulla sedia. – E non mi dici niente?
– Te lo sto dicendo adesso. Dovrete fare un provino a Venezia per accedere ad una tournée di spettacoli. Un po’ per tutta l’Italia meridionale, quest’estate…
– Ma… È bellissimo!
Si alzò e venne a sedersi su di me. La scena doveva essere emozionante perché anche i vicini di tavolo sembravano lieti della sua gioia.
– Sei disposta ad andare a Venezia con le ragazze i prossimi venerdì e sabato? Dovreste fare un provino.
– Stai scherzando o dici sul serio?
– Non sto scherzando affatto. Ho detto al direttore che lo avrei chiamato lunedì.
– Evvivaaa!!! – urlò dalla gioia come un bambino. Poi si fece seria. – Dobbiamo passare una notte fuori?
– Sì, farete prove il venerdì pomeriggio, mentre il provino sarà sabato mattina. Quando il teatro è libero.
– Non potranno tutte… – disse mogia.
– Ostia…
– Calma, non servono tutte. Io ne ho trenta, ma effettive sono venti. Dieci sono di riserva proprio perché per un motivo o per l’altro qualcuna non può.
– E riesci a metterle insieme una ventina?
– Penso proprio di sì. Tu vieni con noi?
– No, ho la farmacia. Se fosse stato sabato e domenica, ma così…
– Non vorrei che costasse troppo…
– No. Andrete in treno e vi costerà non più di 200 euro in comitiva. Per l’albergo ho pensato che potrebbe andar bene il Santa Sinforosa…
– E cos’è?
– Un alberghetto a San Giorgio. Ho telefonato. C’è posto e mi chiede in tutto 300 euro.
– Cinquecento euro più la cena… Non li ho.
– La cena la offrono loro. I cinquecento euro li hai in tasca.
– Io? Io no di certo.
– Guarda meglio.
Guardò nella borsetta. Trovò una busta e l’aprì. C’erano i soldi.
– Ma sono mille! Li hai… messi tu?
– Sì. – sorrisi. Era rimasta a bocca aperta e non avevo ancora finito. – Quindi devi fare in fretta. Domani pomeriggio organizzi a tutte le ragazze la visita dal ginecologo che sta lì da noi, poi prenoti per tutte le necessità del caso dalle mie estetiste… A proposito, dai a me le prescrizioni del ginecologo, che fornisco tutto io…
– Io… – disse allibita. – Io non ho parole… E perché fai tutto questo?
– Per «chi», vorrai dire… Per te, ovviamente.
Mi baciò a lungo pudicamente così stando sulle mie ginocchia, ottenendo l’applauso della gente seduta ai tavoli.
Avevo anche un’altra idea per la testa, ma non gliene volli parlare. Prima volevo assicurarmi che la tournée andasse in porto.
Quella stessa sera preparò una dettagliata time-table di visite, cure estetiche, medicine, palestra e quant’altro per farle diventare presentabili anche davanti a platee di palato delicato.
Dopo cena si scatenò a letto. Scoprii di avere una tempra sessuale non da poco, perché ero riuscito a venire tre volte.
– Allora adesso un regalo te lo faccio io.
– Mavà? – chiesi, davvero interessato. – E cosa?
– Ti va Claudia?
– E chi è?
– La corista con il reggicalze…
– Ah, la quarantenne?
– La ricordi per l’età? Forse allora non è una buona idea…
– Quale idea?
– Sai, lei difficilmente può stare via la notte e pensavo di… fartela scopare mentre sono via.
– Stai scherzando o dici sul serio? – domandai. Stavolta si erano invertire le parti delle meraviglie.
– È una delle ragazze sulle quali potrei scommettere la mano. Può scopare con te anche se non ci sono, perché gli piaci da morire ma non mi farebbe un torto.
Non sapevo se stesse scherzando o parlasse sul serio.
– E basterebbe così, una tua decisione per farla scopare con me?
– Sì, e senza problemi.
– Senza te non voglio.
– Potresti riprendere la scopata e mostrarmela quando torno…
– Oddio, ma come ti vengono in mente?
– Allora?
La guardai pensando.
– Posso fare di più. – dissi poi. – Sistemo una web-cam lì sul televisore e mi faccio riprendere in diretta da te, se proprio vuoi…
– Sei davvero in grado di farlo?
– Diomio, – esclamai. – Davvero lo vuoi?
– Certo! Dirò a Claudia di prepararti la cena e la colazione. Più quello che sta nel bezzo…
– Senti, – dissi eccitato dall’idea. – Metto il portatile al posto del lettore dvd e lo collego… Ma non dirmi che vuoi davvero vedermi scopare…
– È la cosa che mi piace di più. Io vorrei stare fuori del gioco e guardare il tuo cazzo che penetra… Cazzo, scusami, sono volgare e perversa, vero?
– Ma no… – La presi tra le braccia. – Si tratta si… perversioni naturali, sai?
– Non mi consideri una troia?
– Io no, ma chissà perché io credo che tu voglia che io ti consideri troia… he he.
Sorrise e si lasciò andare tra le mie braccia.
– Sììì! Però voglio essere solo la tua troia!
– Non lo sarai per nessun altro, te lo giuro.
10.
Avevamo appena finito di organizzare il suo viaggio a Venezia per fare il provino, che qualche giorno prima squillò il telefono di casa all’ora di colazione e andò a rispondere Connie perché io stavo leggendo il giornale sorseggiando il caffé.
– Casa Federici… Ciao Marika!
Ascoltò per qualche secondo.
– Venerdì sera?… Ah, non questo? Meglio, perché anche io… No, no, figurati…Certo… Come?… Un week-end, Alberto ha detto che ci vuole almeno un fine settimana… Sì, sì, d’accordo, glielo dirò. Ci penso io.
Chiuse la comunicazione.
– Era Mary?
– No, era Marika.
– Marika?
– Sì, l’amica d’infanzia che ti dicevo. Quella che non è capace di prenderlo in culo…
– Ehilà, stai imparando a parlare come me?
– Per forza, sennò come faccio a parlarle con te?
– Ah, scusa! – sorrisi scherzando. – Pensi di portarla davvero per…?
– Certo. Ma stavolta dovrai impegnarti. Ha bisogno di te. Verrebbe il prossimo venerdì sera e starebbe qui con noi il fine settimana. Se sei d’accordo, ovviamente.
– Non è di Verona?
– Sì, ma segue un dottorato di ricerca a Milano e verrebbe qui da noi un fine settimana, sempre che tu sia d’accordo.
– Che domande! – risposi, con un certo interesse sardonico. – Ma perché vuole a tutti i costi fare qualcosa che non le piace?
– Non ho detto che non le piace, ho detto che le fa male.
– Beh, nessuno la obbliga…
– Ha un moroso particolare e si prende una settimana per venire da te.
– In che senso particolare?
– Il classico maschio che, dopo la prima scopata, vuole metterlo in bocca e nel culo.
– Un classico. – commentai, superiore a queste cose. – E basta?
– Sì. Per voi maschi… Scusa, per loro la trasgressione è tutta lì. Tre posizioni, due trasgressioni, una botta e via. Non dico che abbiano l’eiaculazione precoce, – concluse – Ma dormono subito dopo.
– Non fanno sempre così, dai…
– Hai ragione. A volte si alzano e tornano a casa dalla moglie…
– Ha ha!
Ridemmo di gusto.
– Cazzo, Connie, – le dissi abbracciandola. – Mi stai abituando male… Davvero non sei gelosa?
– Anzi, mi eccita, lo sai!
– Mi fai impazzire!
– E tu fai impazzire me.
La baciai.
– A proposito, l’incontro con gli amici di Mantova è per la metà del mese prossimo…
– Hmmm… Ecco. – brontolai. – Il rovescio della medaglia…
– Non sei ancora convinto…?
– So cosa vuoi che faccia… – brontolai. Ovviamente avrei seguito Connie in tutto quello che desiderava.
– Beh, intanto ti alleni con Marika. – disse con le mani ai fianchi e lo sguardo furbetto. – Mi pare che il bondage sia il modo migliore per forgiare una schiava e adibirla all’uso anale
– Il bondage? E cos’è? – chiesi con finta sorpesa.
Connie si mise a ridere.
– Per bondage – mi spiegò il dottor Rizzi, camminando con le mani dietro la schiena come un docente, – si intende quell’insieme di attività sessuali basate sulle costrizioni fisiche realizzate con legature, stringhe, corsetti, cappucci, bavagli, museruole o più in generale sull’impedimento consenziente alla libertà fisica, di muoversi, di vedere, di parlare, di sentire.
– Ostia, – lo interruppi per fingermi estraneo a questo tipo di interessi. – E il divertimento dove sta?
– Perché, non ti piacerebbe legare una donna e immobilizzarla in questa maniera?
Mi mostrò la copertina di un libro che riportava la foto elegantissima di una donna che indossava solo un corsetto di pelle nera legato dietro con le braccia incorporate allo stesso lungo i fianchi. Era bellissima ed eroticissima
– Certo che mi piacerebbe, – confessai con un po’ di vergogna, ma lo trovo poco etico e antifemminile. Il punto è perché dovrebbe piacere a loro…
– Puttanate! Primo, non dimenticare mai che nel sesso se a qualcuno piace fare una cosa c’è di sicuro qualcuno al quale piace che gli venga fatta. Secondo, è la vittima che cerca il padrone, non scordarlo mai. Terzo, non mescolare mai la vita civile con la vita erotica. Le due cose non c’entrano per niente. Ci sono fior di femministe che amano essere strapazzate a letto…
– Vuoi dire che alle donne piace essere… come si dice, bondate?
– Non so se si può dire… Bondage deriva dall’inglese che significa «schiavitù, soggezione».
– Ok, Ok. Alle donne piace essere bondate?
– Non certo a tutte, ma è nella natura femminile. Poi tutto un po’ si mischia e i ruoli vengono spesso scambiati tra i sessi, ma la natura ha fatto in modo che tutto questo sia sempre a favore della riproduzione vera e propria…
– Non ti seguo.
– Beh, non importa. In Giappone questa è addirittura una forma d’arte piuttosto diffusa. In autunno c’è una mostra d’arte internazionale per bondage. Dura una settimana e accoglie gente un po’ da tutto il mondo. Ma bisogna saperlo fare, perché potrebbe essere pericoloso legare toppo stretto, troppo a lungo, anzi ti sconsiglio assolutamente di appendere una donna.
– Ma non ho nessuna intenzione di fare cose del genere! – Protestai.
– Ah sì? E tu a questa bella donna – mi mostrò di nuovo la foto di prima – non inseriresti volentieri un dildo in modo che possa sentire sempre la tua presenza dentro di sé anche mentre leggi il giornale?
– Fanculo…!
– Ecco. Vuoi un consiglio? Prendi questo libro e leggilo prima di fare qualsiasi cosa.
– Grazie… – Dissi prendendolo.
– Grazie tuo nonno! Sono 18 euro.
– Cazzo che spilorcio!
– Perché, tu mi fai sconti sull’affitto?
– Certo! Ti ho fatto uno sconto di almeno 30 euro al mese!
– Allora dammi solo 17 euro.
11.
Partirono in treno alle 10 di venerdì, ed io andai ad accompagnarla alla stazione. Erano in tutto 22. Baciai Connie con le ragazze intorno. Aspettai che il treno partisse, poi tornai a casa. Ci sentimmo al telefono un paio di volte nel pomeriggio, poi arrivò l’ora di cena. Salii in casa e aspettai. Alle 19.30 suonò alla porta Claudia. Andai ad aprire.
– Ciao Claudia.
– Ciao Alberto. – rispose entrando. Si tolse il cappotto e lo appese, comportandosi come una colf. Aveva il sacchetto della spesa. – Sono venuta a prepararti la cena. Dov’è la cucina?
– Vieni, che te la faccio vedere. – risposi facendole strada. – Ti preparo qualcosa da bere?
– Perché no? Sei gentile, grazie.
– Cos’hai pensato di preparare?
– Sorpresa.
– Anzi, quanto di devo?
– Niente, grazie, ci ha già pensato Connie.
– Già, Connie, non vuole proprio lasciarmi solo un minuto… – Dissi accompagnandola in cucina.. – E ti ha dato disposizioni particolari?
– Sì. – disse senza distrarsi da quello che faceva. – Mi ha detto di venire da te senza le mutandine.
– E tu…
– Io obbedisco sempre a Connie…
– Però hai il reggicalze, vero?
– Ah, proprio non lo so. Perchè non controlli?
Il suo modo di fare era talmente sfacciato e spontaneo che mi sembrava di essere entrato in un piacevole percorso prestabilito…
Mi inginocchiai dietro di lei e risalii con le mani sotto le gonne. Non reagì, continuando a lavorare anche quando raggiunsi la piacevole freschezza delle natiche ignude. Sentii il reggicalze e le feci sentire che lo avevo trovato.
– Soddisfatto?
– Non lo so, te lo dirò dopo…
– Bene allora, perché non prepari da bere, così forse riesco a preparare la cena?
– Eccezionale! – esclamai buttando di gusto la forchetta nel piatto. – Mai mangiato degli spaghetti così…
– Dai, – arrossì di piacere. – non mettermi in imbarazzo. Adesso metto la roba in lavastoviglie e poi…
– No, la metti via dopo.
– Dopo cosa?
Mi avvicinai a lei e la strinsi forte. Non aveva il corpo di una ventenne, ma aveva quelle curve morbide e piacenti che invitano a lasciarsi andare in tutta sicurezza tra le braccia di eros. Lei si lasciò stringere, soddisfatta di quello che mi stava facendo provare. La portai in camera e la spogliai velocemente, lasciandole solo calze e reggicalze. Lei sfuggì dalle mani e si infilò in bagno a rinfrescarsi. Ebbi così il tempo di lanciare un SMS a Connie. Adesso sapeva che dalla camera, con il portatile che le avevo dato, avrebbe potuto guardarmi mentre scopavo. Sperai che potesse esserci.
Osservando la discreta telecamera sopra al televisore, mi accorsi che stavo per scopare mentalmente con Connie e non con Claudia. Incredibile, ma era così. Le avrei montato l’amica per lei. Il cazzo che lei vedeva lavorare era suo, quello dell’uomo che amava.
Quando uscì ci saltammo addosso. Le sue forme erano piacevoli, rotonde e morbide come le ricordavo e immaginavo. La baciai a lungo e prima di lasciarmi andare, le chiesi la disponibilità.
– Puoi rimanere con me tutta la notte? – domandai, tanto per sapermi regolare.
– No, dopo mezzanotte è meglio che torni da mio marito.
– Ah già, scusa.
– Ma che ti scusi a fare? È un dormiglione. Non ha più voglia di scopare…
– Non è questo che volevo dire…
– Ah devi scusarmi tu allora, ho capito. Se vuoi torno domattina a farti un pompino prima di andare al lavoro.
Cosa diavolo aveva capito?
– No. – Risposi. – Faccio tutto stasera.
– Tutto cosa?
– Lo vedrai da te. Però, ripensandoci, non sarebbe male che tu domattina passassi lo stesso a farmi un pompino prima di andare a lavorare…
– Lo so… he he
La montai facendo attenzione che Connie potesse vedere bene quello che stavo facendo. Alla mia ragazza piaceva proprio vedere i miei glutei che guizzavano per spingere il mio cazzo dentro e fuori la sua mica e mi mossi quasi in maniera plateale affinché fosse ben visibile quello che stavo facendo. E così, ridussi le mie 10 posizioni normali in sole sei, ma fatte in maniera straordinaria. Prima di venirle dentro, da dietro, le avevo bloccato i polsi dietro la schiena e mi tenevo per i capelli della nuca. Adesso Connie doveva aver capito che stavo per rovesciare sperma dentro la sua amica, la quale stava sbracando le gambe sotto le mie spinte, allargando i talloni, sottomessa. Non sapevo se Connie avrebbe sentito le urla di piacere di Claudia ma sentivo che si stava masturbando alla grande. Sì, io stavo scopando Claudia insieme con Connie. Sentii gli occhi di Connie sui miei coglioni, che dovevano sembrare indaffarati a stimolare meglio la prostata a pompare.
Dopo averla riempita di sperma, Claudia si lasciò andare un po’ e poi, a fatica, si portò in bagno. Presi il cellulare, ma prima di poter fare il numero, mi arrivò un SMS. Era di Connie. «Inculala!»
Mi pareva di sentirla sfregare il clitoride mentre digitava il messaggio.
– Come va? – mi chiese Claudia, uscita sullo stanco-andante. Ma non attese risposta. – Vado a fare la lavastoviglie.
Quando tornò ero pronto.
– Vieni tra le mie braccia che ti scaldo un po’. – Le chiesi.
Mi guardò meravigliata. – Davvero mi coccoleresti un po’?
– Certo, così ti prendo di nuovo.
– Mi stai meravigliando…
– Per così poco?
Si mise tra le mie braccia a godersi il calore di uno che non la voleva solo sbattere.
– Dimmi cosa pensi di Connie. – chiesi poi d’improvviso. – Cosa si dice di lei nel coro?
Si staccò da me per rispetto e per concentrarsi.
– È la più cara ragazza che conosciamo. Tutte le vogliamo bene. Ci ha insegnato a leggere la musica e a cantare, più un sacco di altre cose. È un’amica, cosa difficile trovare tra donne. Guai a chi le fa qualcosa, e questo vale anche per te…
– Ehilà, vacci piano, ché io sono il suo ragazzo.
– Lo so, ma finora non l’hanno certo amata i suoi ragazzi.
– Cosa vuoi dire?
– Che nessuno ha capito quanto è cara quella ragazza. È altruista, generosa, innamorata. Positiva, creativa e costruttiva. Sensuale, femminile, aperta.
– Sì. – dissi convinto. – Lo penso anch’io. Ma cosa pensate del suo modo di fare sesso?
– Ti sembra strano, vero? Rispose sorridendo. – Eppure lei è così. Si eccita di quello che fa eccitare il suo uomo. Anche il suo sesso segreto sta nel suo innato altruismo.
– Anche gli altri ragazzi sapevano che le piace vedere il suo amore a letto con un’altra?
– No, quelli erano degli stronzi. Tu sei il primo a meritarsi la sua sincerità. E noi ragazze te lo abbiamo dimostrato…
– Certo. Tu, poi… Io non so come ringraziarti…
– No no, checcazzo! Io scopo con te perché mi piaci.
– Sì, sì, scusa…
– E perché mi piace Connie. Le voglio bene. L’idea di scopare e renderla felice mi fa impazzire. Ma ci pensi? Godiamo tutti tre insieme… Anche a distanza.
– La conosci proprio bene allora!
– Quanto basta. Sai, un giorno mi ha confessato «Sapere che l’Uomo che ami è tra le braccia di un altra… Chi non l’ha provato non può capire quanto sia eccitante…». Hai capito? È fatta così. E ha ragione, lo sarei anch’io così se mio marito non fosse così stronzo. Lui pretende e basta. Non dà nulla, e da qualche tempo non dà neanche sesso. – Mi si fece vicino. – Per questo mi fa impazzire scopare con te e con la benedizione di Connie.
Il pene si era eretto al suo contatto e lei se lo infilò in una maniera strana. Restammo avvinghiati così, facendo una specie di «forbice» stando seduti.
– Hai mai sentito parlare della vagina prensile? – mi chiese.
– No.
– Beh, adesso la conoscerai. Sta’ fermo che ti faccio venire stando entrambi fermi immobili. Muovo solo la vagina. Poche donne sanno farlo. Ci vuole passione, allenamento e… un maschio che sappia godere del mio corpo e sentire la mia vagina. Ci vuole un palato delicato…
Eravamo così avvinghiati che non ero in grado di muovermi. Dopo un po’ sentii la leggera azione della sua vagina che si muoveva. Piano, piano, dolce, dolce, un po’ alla volta sentii questo magnifico massaggio erotico sul pene con il suo abbraccio che mi bloccava del tutto. Mi lasciai andare godendo quel crescere della sensazione della vagina che sembrava muoversi sempre più attiva e avvolgente. Quando venni urlai come se fosse stato un pompino.
Era appena entrata in bagno, che mi arrivò il secondo messaggio SMS da Connie. «Inculala, dai!». Una parola… Presi l’uccello in mano e lo agitai per rimetterlo in funzione. Pensai al culo di Claudia, che era davvero superbo, nonostante i suoi 40 anni… Mi si rizzò presto.
Quando uscì l’abbracciai. Eravamo nudi in piedi.
– Ehi…! Ma sei insaziabile! – Abbassò il gomito per sentire la punta del pene. Compresi che aveva voglia.
– Posso incularti? – le domandai con la lingua dentro l’orecchia.
– He he… Sei proprio un maschio. Tanto vi piace il culo che…
– Non ti va?
– Certo che mi va, anche perché sento che la cosa ti attira da morire…
– Sei proprio una femmina…
La inculai, facendo in modo che Connie potesse vedere il mio cazzo che scompariva nel retto di Claudia e si sfilava facendola agitare come se stessi seviziandola. Sbatteva le gambe e le mani mescolando gemiti di attenzione ad altri di totale abbandono. Quando entravo sembrava volesse impedirmelo, ma quando arrivavo in fondo rilassava le natiche come volerne di più. E quando lo sfilavo stringeva come che non volesse che lo togliessi. Gemette sempre di più, tanto che mi sembrò che fosse venuta davvero. Sapevo che esisteva l’orgasmo anale, ma non ne ero ancora sicuro che l’avesse avuto. Quando venni, il suo buco del culo doveva essere bollente, perché assorbì il mio sperma con soddisfazione ma anche con sollievo. Sentivo però che non mi voleva mollare e cercai di tenerlo dentro il più possibile. Poi, inevitabilmente, dovetti uscire.
– Connie ha trovato il ragazzo giusto. – disse alla fine baciandomi il cazzo.
Stavolta andai in bagno io. Quando uscii, lei si stava vestendo.
– Torni domani, allora? – le chiesi baciandola.
– Ti farò un pompino che non dimenticherai.
– Non sarà certo il primo.
– Coma fai a dirlo?
– Non posso ancora dirlo, ma adesso mi farai un pompino, quindi domattina non sarà il primo.
– Waho! Ma dove ti hanno inventato? Da dove salti fuori?
– Se ci sai fare un po’ con la lingua… – dissi.
– Chi, io? Ha ha! Vuoi scherzare?
Dopo un po’ ero sdraiato pancia in su, con lei che mi teneva le gambe sulle spalle mentre mi leccava il buco del culo. Non me lo avevano mai fatto. La freschezza della sua saliva e l’indiscrezione della sua lingua sembravano volermi resuscitare. Alternavo brividi a desideri sconci. L’avrei lasciata lavorare così per tutta la notte, ma dato che doveva tornare a casa, la lasciai prendermelo in bocca. Venni come uno stantuffo in pochi frenetici secondi, lasciandomi sfuggire le solite urla.
La mattina dopo venne in casa e mi preparò la colazione. Me la portò a letto e mi svegliai domandandomi che cosa stava succedendo.
– E questo cos’è? – chiesi assonnato.
– Un cazzo che sta per venirmi in bocca.
E venni come un ragazzino. Il riposo notturno mi aveva caricato per bene.
– Mi fa impazzire il tuo sperma. – Mi sussurrò prima di darmi un bacio e andarsene a lavorare.
– Claudia? – la chiamai.
– Sì? –Si voltò ad ascoltarmi.
– Volevo dirti che raramente ho trovato la morbidezza di corpo come il tuo. È impagabile sentire le tue natiche che appoggiano al mio ventre, mentre le mie mani contengono le tue tette così piene e sode che non hanno bisogno di reggiseno e far scivolare il cazzo a lungo dentro tanta bellezza.
– Grazie. – era radiosa.
– Non dimentico mai una donna che se lo lascia mettere dappertutto… – Rimase ad ascoltarmi felice, con le mani alla vita. – Tu proprio te la godi a sentire il cazzo che ti penetra. Sei una donna molto piacevole. Tuo marito è fortunato.
Era raggiante al punto da non esprimere commenti su suo marito.
Se ne andò e guardai l’ora. Erano le 7 e 25. Mi girai dall’altra e dormii ancora un po’. Alle 8.30 telefonai a Connie per darle il buongiorno. Ma aveva una gran fretta e si limitò a mandarmi un bacio.
Fine Quarta Parte
(Continua)
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