Capitolo Primo
– Come va, piccola?
Manuel era appena entrato e le sorrideva allegro, nascondendo una mano dietro la schiena.
Nicol era seduta sul letto e si pettinava i lunghi capelli mossi. Non rispose alla domanda.
Manuel le si avvicinò pian piano. Di scatto scoprì il braccio e le porse un mazzo di fiori variopinti.
– E’ meraviglioso! Grazie! ‘ esclamò, luminosa in viso.
Manuel le si sedette accanto osservandola.
– Questo è per farmi perdonare del mio pessimo comportamento’
– Ti ho già perdonato, ma’ è un bellissimo pensiero!
– Grazie ‘ mormorò lui.
Per un attimo rimasero in silenzio a fissarsi negli occhi.
Nicol lo guardava con occhi di desiderio e chiese:
– E’ primavera fuori?
– Non ancora, ma è alle porte.
La gioia spontanea che le aveva suscitato quel mazzo di fiori svanì di colpo, pensando che lei era rinchiusa lì dentro e non poteva vedere nulla.
Lui le lesse nella mente e soggiunse:
– Te l’ho portato per farti vivere un po’ di ciò che c’è fuori e te ne regalerò ancora.
– Grazie del tuo pensiero, Manuel.
Nicol scrutò il suo viso, cercando di scoprire più di quello che mostrava, ciò che la maschera copriva.
Ma Manuel non era distratto.
– Mi stai studiando?
– E’ che’ vorrei tanto poterti vedere senza la maschera – gli confidò in un soffio. Sapeva che quello era uno degli argomenti tabù’
Difatti Manuel le si avvicinò di scatto, afferrandole il viso con una mano e costringendola a puntare gli occhi sui suoi:
– Sai bene che non è possibile, non devi potermi riconoscere.
– Manuel, lasciami! ‘ protestò.
Lui mollò la presa, ma si mantenne a pochi centimetri da lei.
Lei si sentiva confusa per i sentimenti strani e contrastanti che avevano preso vita in lei.
Per la mente le passò un pensiero che fin dal primo giorno l’aveva tormentata.
– Manuel ‘ cominciò esitante ‘ posso, posso chiederti una cosa?
Manuel sospirò di nuovo, paziente, girandosi e tornando a sedersi.
– Manuel ” sussurrò incerta, fissandolo con intensità – ‘ proverai più a’?
Non continuò, ma lui capì all’istante e abbassò gli occhi. Poi si riprese subito e asserì: – No, certo che no!- Ma le sue parole non la convincevano affatto.
Allungò il braccio per afferrargli la mano e lo costrinse a guardarla negli occhi. La sua voce tremava.
– Manuel, se dovessi’ se dovessi farlo’ ti prego di legarmi, non mi opporrò.
Manuel sentì un brivido attraversarlo da capo a piedi.
D’impeto le strinse la mano che lei gli aveva porto e attirò il suo corpicino a sé, cingendola con le braccia.
– Mi dispiace tanto per ieri’ ero fuori di me’
– Lo so’
– Non succederà mai più’
– ‘.
Ad un tratto la prese per le braccia osservandola: i polsi erano lividi per la stretta della sera prima. Si allontanò un attimo per prendere una crema profumata e, quando tornò, la fece sedere sul letto. Le spalmò la morbida crema sui punti arrossati, massaggiandola a lungo con un tocco fermo e delicato al tempo stesso.
– Sono un bruto’
– Ma sai come farti perdonare. – Gli lanciò un’occhiata di riconoscenza. – Se continuerai a regalarmi fiori e a massaggiarmi così, credo che resterò qui con te… per sempre. –
Capitolo Secondo
Manuel e Nicol erano seduti a gambe incrociate sul letto a giocare a scacchi, come spesso capitava loro per passare il tempo.
– Scacco matto! ‘ esultò Manuel, soddisfatto.
Nicol sorrise divertita.
– Dai, dai, voglio aprire il tuo biglietto!
Nicol era in preda all’eccitazione e si muoveva come uno scoiattolo, facendo vibrare e cigolare il vecchio letto. Si accinse a leggere:
– Dunque’ la mia penitenza sarà… una settimana di servitù completa…
Manuel fissò lo sguardo su di lei, adorava vederla così.
– Hai promesso che saresti stata al patto!- le ricordò, avvicinandosi minacciosamente.
– D’accordo, d’accordo. ‘ concesse Nicol, sospirando ‘ ma che cosa intendi per servitù completa? Io faccio già tutto!
– Non proprio… ‘ sottolineò Manuel ‘
– Sei proprio crudele. D’accordo, sono una di parola.
Manuel sorrise, soddisfatto, poi: – Ora fammi vedere cosa avevi scritto tu.
Si volse per prendere il bigliettino, e lo aprì.
– Bene, hai chiesto un massaggio. Preparati allora.
L’atmosfera giocosa era diventata mordente e Nicol si domandava come fosse arrivata a quel punto. Nell’euforia della scommessa aveva scelto un massaggio perché aveva sperimentato quanto lui fosse bravo in quel genere di cose, ma adesso al pensiero di doversi mostrare a lui, provò un’impulsiva titubanza e si sentì impacciata come un bimbo alla sua prima visita medica.
Si scoprì la schiena, sfilandosi la maglietta e si stese sul letto affondando il torso nel lenzuolo per coprirsi più che poteva.
Manuel riapparve poco dopo, portando in mano una pomata.
Le si sedette accanto, accarezzandole il capo.
– Sei pronta dunque ‘ le sussurrò con dolcezza.
– Sì – rispose lei con un fil di voce.
Manuel percepì il suo disagio, quando si accorse che lei non rideva più e il suo corpo si era irrigidito. Ma voleva darle quel premio.
Le sue mani si posarono lievi sulla sua pelle, sulla quale si scorgevano ancora i segni delle percosse, e presero a frizionare con disinvoltura il collo, le scapole e scesero giù pian piano seguendo la curva della spina dorsale.
La sua voce vellutata si accordava ai gesti violenti delle sue dita con incredibile efficacia. Nicol si sentiva come cullata e sospinta da una melodia a volte delicata, altre irruenta, ma perfettamente in armonia con le corde del suo piacere.
Manuel proseguì a lungo così, poi di colpo Nicol si sentì avvolta da uno straordinario calore e da brividi che la pervadevano tutta.
– Non smettere… ‘ balbettò, come colta da un’esigenza irrefrenabile, ma proprio in quel momento Manuel si interruppe.
Le ricoprì la schiena con la coperta e si accovacciò all’altezza del suo viso. La guardava, visibilmente turbato.
– Stavi per venire, vero? ‘ le domandò. – Lo sai che non ti è concesso, non è nei patti.
Nicol si perse nei suoi occhi per un secondo che sembrò interminabile e comprese che ciò che provava per lui era molto più di semplice riconoscenza. Sussurrò ‘ Non ho parole’ grazie’
Poi proseguì, tendendo una mano verso il suo capo per accarezzarlo.
Manuel sorrise, grato.
– E a te’ è piaciuto?
– Sei eccezionale! – annuì lui, asciutto.
– Ora rivestiti. E’ ora di cena.
– Ti voglio bene – bisbigliò Nicol, col capo affondato nel suo petto.
– Cosa?
– Nulla, nulla. ‘ si affrettò a negare Nicol, quando si accorse di ciò che le era sfuggito di bocca inavvertitamente.
Ma lui le prese il mento con la mano, costringendola a guardarlo e ringhiò:
– Cosa hai detto?
Nicol si fece di porpora, mentre sentiva il cuore batterle forte.
– Non devi dire queste cose, Nicol, né pensarle’
La schiaffeggiò.
– Lo sai chi sono io, vero?
Sembrava un padre che raccomanda la figlia di comportarsi bene.
– Lo so, ma..
– Sssst’niente ma!
– Ora mangiamo, che è tardi. E la prossima volta che giochiamo a scacchi vincerò io e ti farò fare tante penitenze’
Lei sorrise, pensando che non sarebbe mai riuscita a lasciarlo.
Capitolo Terzo
Quando quel mattino Manuel si svegliò, il suo pensiero volò subito alla sera prima. Era stato come vivere una favola’ nella frenesia dell’intesa provata e nella gioia semplice condivisa aveva dimenticato tutto’ l’unica preoccupazione che aveva adesso era di trovare il momento giusto per violarla, come avrebbe dovuto fare già da giorni. Eppure desiderava rimandare quel momento il più a lungo possibile. Non era assurdo? E quando lei gli aveva chiesto di farla godere, lui era rimasto quasi impassibile.
Si disse che la volta successiva sarebbe stata quella decisiva senza ma e senza se’
Poco dopo anche Nicol si destò.
– Oggi sperimentiamo la tinozza? ‘ domandò Manuel.
– Oh, sì, sì!
Arrivò il momento tanto atteso da Nicol.
La tinozza era piena d’acqua fumante e vicino su una sedia erano posti il bagnoschiuma, lo shampoo e un ampio asciugamano.
– Bene, piccola, goditi pure il tuo bagno finalmente! Io starò qui davanti al fuoco, così potrò guardarti e non mi muoverò fino a quando non avrai finito.
A lei piacque l’idea. Si immerse nella tinozza. Il calore dell’acqua le infondeva una sensazione di morbida accoglienza e si cullò in quel tepore.
Quando fu l’ora di bagnarsi i capelli, si sporse dalla tinozza.
– Manuel, vieni, mi serve altra acqua calda; passami un’altra pentola, non ce n’è un’altra sul fuoco?
Il ragazzo fu colto da un impulso improvviso. Si avvicinò.
– Ecco la tua pentola.
Si tirò fuori il pene dai pantaloni e iniziò a pisciare nella tinozza, nell’acqua in cui Nicol era immersa. Lei gli chiese di versargliene un po’ anche sulla testa. Era bollente, e la sensazione la rese eccitatissima. Poi vi aggiunse lo shampoo e cominciò a massaggiarsi la testa.
Poco dopo: – Alzati, piccola, che finisco di lavarti.
Lei si levò senza indugio, mentre lui le pisciava addosso il restante, stando attento a non versarla fuori dalla tinozza.
Poi la prese per il braccio per farla uscire dalla tinozza, ponendola a sedere sulla sedia.
Prese un panno lurido dal pavimento e glielo strofinò sulle ginocchia, sui polpacci e sui piedi bagnati.
– Piccola ‘ le disse con aria faceta ‘ bisogna che chiariamo: se mi hai preso per il tuo servitore o per tuo fratello, perché io in realtà non sono nessuno dei due’
La ragazza s’imporporò in viso, capendo il senso delle parole, seppur scherzose, e farfugliò:
– Sei, sei il mio angelo tu’
La guardò di sottecchi, alzando un sopracciglio e obiettò:
– Un angelo che rapisce e imprigiona le belle fanciulle’
Lei sorrise timidamente.
– Un angelo a cui voglio bene.
Capitolo Quarto
Quando Manuel rientrò nella cella, Nicol stava uscendo dal bagno, canticchiando un allegro motivetto, mentre ripensava al bagno in tinozza. Si sentiva come rinata e si accarezzava i capelli, annusando il loro fresco profumo di fiori.
Sollevò gli occhi su Manuel che la fissava con uno sguardo enigmatico.
– Conosci questa canzone? E’ dei Tribalistas’ Ja sei namorar’
Prese a muoversi, ancheggiando e girando su se stessa, accennando la melodia.
La reazione di Manuel fu per lei del tutto inaspettata.
Con uno scatto l’afferrò per un braccio, la trascinò sul letto, spingendovela sopra e, bloccandola con il suo corpo, le chiuse la bocca con una mano.
– Sstttt’ – le intimò con gli occhi che gli brillavano allarmati.
La ragazza tentò di divincolarsi, non capendo cosa stava succedendo.
– Stttt’ Stai buona, Nicol! ‘ le sussurrò lui con un fil di voce.
Nicol non l’aveva mai visto così, cosa stava succedendo?
Si calmò, rimanendo quieta, adorava sentire le sue dita premerle sulla bocca in quel modo. Osservava con godimento la sua espressione tesa e percepiva il suo respiro affannoso.
Avrebbe voluto dirgli che non doveva preoccuparsi, che lei non avrebbe fatto niente, ma lui la strinse ancora più forte, mentre una lacrima di impotenza e di dispetto gli rigava la guancia.
All’improvviso Manuel si rilassò e lasciò andare Nicol.
– Scusa, Nicol, non volevo spaventarti’ – le disse, aiutandola ad alzarsi.
– Perché? Perché hai smesso di tapparmi la bocca in quel modo? Sai che non avrei urlato ‘ lo apostrofò lei.
– Perché no? ‘ le rispose lui, accigliato. ‘ Non vuoi forse uscire di qui e tornare alla tua vita?
Nicol scuoteva il capo.
– No!
– E perché mai no? Ti sto forse tenendo chiusa qui per una vacanza?
Nicol sostenne il suo sguardo, mentre sentiva gli occhi diventarle lucidi.
– In questi giorni mi hai umiliata, Manuel, e la cosa mi ha resa felice, ma ora non vuoi completare il lavoro, mi stai mancando di fiducia’
– Ma’ io non ti capisco. Sono il tuo sequestratore, Nicol. E’ naturale che tu cerchi la fuga e io di poterti controllare.
Nicol continuava a guardarlo, questa volta con un sorriso dipinto in viso.
– Dimmi. Cosa avresti fatto se mi fossi agitata ancora?
Lui percepì il suo tono eccitato e le rispose:
– Non lo so’ forse, chissà, ti avrei puntato un coltello al collo’
Lei si morse le labbra, e, fissando un punto nel vuoto, gli girò le spalle e iniziò a toccarsi.
Manuel sospirò, come erano arrivati a quel punto? Le si avvicinò, posandole le mani sulle spalle con dolcezza.
– Va bene, Nicol’- e con un gesto fulmineo, si sfilò il coltello dalla cinta e glielo puntò alla gola.
Lei trasalì, sgranando gli occhi dalla sorpresa. Se avesse voluto sgozzarla, non sarebbe riuscita a fermarlo in tempo’
– Che cosa’?! ‘ mormorò senza finire la frase. Un primo orgasmo le scuoteva il corpo.
Per la prima volta Manuel scorse un lampo di piacere nei suoi occhi impauriti e ne rimase colpito.
– Pensi davvero che potrei farlo? Credi che potrei ucciderti? ‘ le chiese con un’espressione agitata. Nicol godeva ancora…
– Sul serio credi che lo farei dopo tutto quello che abbiamo passato insieme?
Lei lo guardava, in silenzio, mentre il cuore le martellava forte nel petto e gli orgasmi arrivavano in rapida successione.
– Rispondimi! ‘ incalzò lui. ‘ Pensi che potrei farlo?
Nicol negò con la testa lentamente.
Lui buttò all’aria il coltello e l’abbracciò così forte da farle quasi male, chinando il capo sulla sua spalla e nascondendo il viso tra i suoi capelli.
– Ti fidi di me, ora? ‘ gli domandò lei.
– Sì’
Nicol si accorse che lui piangeva sommessamente sulla sua spalla.
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