Né per caso, né per amore – Regalo di Natale Atto II

“Il mio seme la sorprese violentemente, l’orgasmo non si fermava…”

[segue dal primo atto]

“Apri il cassetto delle meraviglie” – mi
disse indicando con lo sguardo il cassetto di fianco al letto – “Scegli quello che vuoi e io lo userò davanti a te”. Il mio sogno si stava finalmente per realizzare, l’oggetto del desiderio che avevo immaginato tutte quelle volte, era ora in un intimo nero di fronte a me. Non lo avrei mai potuto immaginare, solo due ore prima mentre annoiato uscivo di casa.

La incrociai sul pianerottolo mentre usciva per buttare la spazzatura. Indossava una tuta e il cappotto, segno che la serata l’avrebbe passata in casa. Mi salì una forte tristezza pensandola da sola a casa per Natale. Le aprii la porta dell’androne e la salutai gentilmente facendole gli auguri, che ricambiò. Mi presentai per la prima volta dopo anni, chissà come mai non l’avevo fatto prima.

“Residui di una cena impegnativa immagino” – dissi

“Tutt’altro, ho mangiato un piatto di pasta da sola” – mi rispose con tristezza

Così mi raccontò che gli era saltato il piano della cena e che dai suoi sarebbe andata domani. Io ribattei che in famiglia avevo passato una cena noiosa e abituale. Mi fermai a guardarla, era così bella con quelle lentiggini e i lunghi capelli lisci. Mentre parlava pensavo solo che volevo averla.

“Senti – le dissi – ho un pacco di roba da bere e mangiare che mi hanno regalato i fornitori in macchina che non finirò mai…Posso offrirti almeno una bottiglia di vino e un panettone, così per dare un senso a questa serata?”

Mi sorrise, aspettò qualche secondo e disse “OK!”

Il suo bilocale era piccolo ma accogliente, pieno di foto di lei in giro per il mondo; quel letto con i cuscini col cuore aveva visto molti amplessi, pensai, proprio pochi metri più sotto di quella che fu la mia camera da letto. Ci sedemmo sul divano del salotto ed iniziammo a parlare, mi raccontò del trasferimento per l’università, del suo lavoro in un importante studio della città e io ugualmente gli raccontai del mio vagabondare e dei miei progetti. Parlavamo come se ci conoscessimo da anni, in effetti era così, pensai. Così arrivammo al punto dolente, il suo uomo le aveva promesso di passare almeno la vigilia con lei ma alla fine non venne.

“Quando sei un’amante – mi disse – devi rinunciare alle domeniche, al Natale, alla Pasqua, alle ferie…solo la notte qualche volta puoi sperare di non passarla da sola.”

Sapevano tutti che il suo interesse per gli uomini impegnati era di gran lunga superiore alla sua voglia di avere una relazione “stabile”. E così lo sapevo anche io…

“Anche io devo passare il Natale lontano dalla mia ragazza, purtroppo non sempre siamo con chi vorremmo essere”

Scoprire che anche ero impegnato sentimentalmente cambiò il suo atteggiamento nei miei confronti, si fece più audace e meno riservata. Penso che alcune donne, così come alcuni uomini, vogliano fare il possibile per dimostrare di essere superiori ad un altro partner, anche per provocare dubbi e ripensamenti.

Così mi raccontò degli uomini che aveva fatto impazzire, di quelli che le chiesero di sposarla dopo l’amplesso, tessendo le sue lodi come amante.

“Se sei così brava allora non capisco perché questi uomini ti lascino sola. Forse sono solo molto stupidi” – dissi.

“Non mi credi?” rispose

“Non so dovrei verificare” – le dissi avvicinandomi a lei per baciarla. Feci appena in tempo a sfiorarle le labbra che la suoneria del cellulare mi riportò alla realtà; erano i miei amici che mi cercavano per la partita a poker. Mentre mi inventavo una scusa per non andare lei sparì in camera per qualche minuto. Si affacciò sulla soglia della camera vestita di un babydoll nero che lasciava poco spazio all’immaginazione. Chiusi il telefono senza salutare e senza sentire cosa mi dicevano.

“Ora lo vedrai” – disse.

Mi alzai e la baciai con passione, afferrandola per i fianchi. Con le mani scesi verso il suo sedere, così piccolo e sodo e le infilai le mani sotto il vestito, sentendo la sua pelle liscia. Non aveva le mutandine. La spinsi sul letto e feci per togliermi la camicia.

“Apri il cassetto delle meraviglie” – mi disse indicando con lo sguardo il cassetto di fianco al letto – “Scegli quello che vuoi e io lo userò davanti a te. Sarà il tuo regalo di Natale”.

Il cassetto era pieno di preservativi di vario tipo e giocatoli sessuali di ogni genere, due vibratori, anelli vibranti, un dildo nero gigante, gel lubrificante, una mascherina nera e altre diavolerie che nemmeno conoscevo. Mi vennero in mente le parole di un mio amico “Più grandi sono più cose fanno”. Quanto aveva ragione.
Non volevo rovinare il gusto del sesso per entrambi e sperando sinceramente che sarebbe stata sorpresa e soddisfatta delle mie dimensioni, le porsi uno dei due vibratori, il più piccolo. Senza dire nulla si sedette iniziò a masturbarsi davanti a me a gambe spalancate sul letto e fissandomi con desiderio. Era una visione celestiale. Era completamente depilata, rosa candido e già bagnata. Mentre proseguiva la sua opera mi spogliai e presi un preservativo.

Guardando il mio arnese, svettante sopra di lei, si accigliò sorpresa “Wow, se sapevo com’eri non avrei avuto bisogno di questo…” Ma proseguì la sua opera di eccitazione, instancabile.

Iniziai a baciarla e ad accarezzarle i capelli, morbidi e profumati, poi scesi lentamente con la mano verso i suoi seni. Appena li sfiorai emise un grido, soffocato dalla mia lingua che si insinuava nella sua bocca; spostai il leggero strato di tessuto che copriva i suoi capezzoli, stringendoli delicatamente con due dita. Erano turgidi e freddi, segno della sua eccitazione. Mollai la sua bocca ed iniziai a baciarla sul collo e sui seni per poi scendere finalmente verso il suo sesso ormai grondante d’umori. Le tolsi il vibratore dalle mani ed iniziai a leccare piano quelle dolci labbra, per poi accelerare il ritmo ed entrare a piccoli istanti con la lingua nella sua calda intimità. Era eccitata e soffocava i suoi urli mordendosi le labbra. Andai avanti per qualche minuto, alternando i colpi di lingua e le carezze sui seni e sul corpo, fino a quando sentii le campane della chiesa che annunciavano la festa.

“E’ ora di scartare il mio regalo” le dissi togliendole il vestito.

“E’ tuo” rispose mentre entravo dentro di lei, sospirando affannosamente.

Calda, bollente, bagnata. Ero in estasi. Mentre affondavo i miei colpi mordendola sul collo allungò una mano nell’altro cassetto ed estrasse una fotocamera digitale.

“Voglio riprenderti mentre entri dentro di me” disse

La lasciai fare, vedendo che la cosa la eccitava ancor di più. La ripresa in primo piano del mio arnese che entrava e usciva da lei la faceva impazzire. Come poi scoprii si riguardava da sola quei video, eccitandosi e masturbandosi. Il suo piacere era al limite, io ovviamente volevo prolungarlo all’infinito e per fortuna posso controllarmi bene. Le sollevai le gambe, poggiandole sopra le mie spalle, completamente aperte. Lei riprese il vibratore, senza mollare la ripresa, pregandomi di continuare a scoparla.

“Non ti fermare…scopami! Scopami!!”

Il primo orgasmo della serata la prese di sorpresa, iniziò sbattere la testa su e giù sul cuscino mentre le contrazioni del suo sesso mi eccitavano ancor di più. Poi si fermò respirando profondamente.

“Sai non c’é bisogno di quello con me…al prossimo giro non ne avrai bisogno.”

“Ormai mi ci sono abituata…dopo tante volte da sola…non posso più farne a meno…certo con te dentro é molto diverso”.

Le chiesi se voleva fermarsi e riposare, lei mi rigirò da sopra, mettendosi cavalcioni sopra di me e mi sfilò il preservativo. Mi pulì delicatamente con il vestito che si era tolta e pose le sue dolci carnose labbra attorno mio sesso, già intriso del mio piacere. Iniziò un pompino lento e passionale, toccandomi il petto con le mani e lasciando cadere la sua saliva su di me. Si prodigò per farmi venire alla svelta, aumentando il ritmo delle pompate e massaggiandomi i testicoli. Andò fino in fondo all’asta, la ingoiò tutta. La sua abilità era sorprendente. Con una mano prese a sculacciarsi da sola, facendo un gran rumore che mi eccitò terribilmente.

“Dai che ti piace porco” – disse interrompendo la sua opera

“Sto per venire” la avvertì non sapendo se gradisse o meno

“Non vedo l’ora di assaggiarti” rispose

Capendo le sue intenzioni, tolsi tutti i miei freni e mi lasciai andare

“Dove vuoi che venga puttanella?”

“Ovunque tu vuoi, in faccia, in bocca, addosso! Basta che lo fai adesso!”

“Allora prendilo, tutto e ingoia!” le dissi afferrandole la testa e spingendola sul mio cazzo ormai stremato; emise un sussulto soffocato nella sua bocca piena di me. Iniziai a scoparle la bocca sempre più velocemente, raggiungendo l’orgasmo in un urlo di piacere. Il mio seme la sorprese violentemente, l’orgasmo non si fermava. Lei non si scompose e mi strinse con forza l’asta che la stava soffocando, ingoiando avidamente i frutti bollenti del mio orgasmo. Spalancò la bocca per dare sollievo alle mandibole e per mostrarmi che non c’era rimasto niente, tutto era dentro di lei.

“Allora, sono brava o no?”

“Sei fantastica – le risposi – ma non pensare che finisca qui.

[continua]

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