“Quella volta si sfilò e mi insegnò a mungere…”
Imparai da Domenico a mungere. Lo conoscevo da qualche tempo. All’inizio erano
veloci pompini rimediati qua e la. Poi una sera mi invitò a casa sua e potemmo dare sfogo a tutta una serie di giochi molto divertenti. Amavo accarezzargli la patta da sopra ai pantaloni, sentire muovere la bestia che aveva segregata negli slip ela voglia di me salirgli a mille. Mi accarezzava tutta, mentre io continuavo il preliminare, poi mi divertivo a giocare con la lampo. La tiravo giù e lui mi diceva sempre:
– dai prendilo in mano è duro ed è pronto per te
allora, sistematicamente risalivo la chiusura lampo e continuavo ad accarezzarlo sui jeans
– sei tremenda
scendevo nuovamente la zip ed infilavo due dita per sentire la consistenza del membro
– non è ancora pronto
e lui
– ti prego
risalivo la chiusura per farlo morire ancora un pò
Poi, quando mi sentivo padrona della situazione con lui ormai a mille, gli sbottonavo i pantaloni, abbassavo decisa la lampo e la gravità mandava giù i jeans. Mi inginocchiavo. Avevo davanti a me una scena idilliaca. Slip che contenevano appena un membro in erezione. I contorni nitidi sul tessuto. La cappella che lottava per uscire dall’intimo. Allora era fantastico prendere i bordi dello slip e tirarlo giù con un colpo sesso. Il sesso scattava come un elastico e mi si presentava davanti dritto come un fuso, pronto per essere accudito dalle mie labbra e dalla mia bocca. Non c’erano alternative. Schiudevo le labbra come un fiore fa con i suoi petali e lui lo infilava dentro. Non tutto solo una parte. Serravo delicatamente la bocca per assaporare la consistenza del cazzo ed avvolgerlo come fosse una fica. Lui iniziava il suo ballo, lentamente, mai volgare, sempre gentile. Con un mano mi teneva ferma la nuca, antico gesto d’imposizione e controllo, e mi scopava piano in bocca. Sentivo il turgore del suo cazzo, le vene gonfie di piacere, il prepuzio sporgente in un cappella rosso fuoco. Poi si fermava e voleva che con la bocca lo masturbassi, Allora scendevo lungo l’asta sino al tronco e risalivo piano con infinita lentezza.
per poi riscendere ancora e risalire. Aumentavo il ritmo del pompino e poi lo rallentavo. Le mie mani sul suo ventre duro, e poi sulle cosce.Fasce muscolose dure e possenti che mi facevano infoiare di più.
– ti voglio scopare come una vacca
mi fece alzare. Dovetti lasciare a malincuore il suo cazzo lucido della mia saliva, dritto come un fuso. Mi sfilò le mutandine e mi fece piegare. Allargai le gambe mentre lui armeggiava con la crema lubrificante. Mi cosparse di crema il buchino e infilò un dito sino in fondo. Un’eccitazione fortissima come una scossa elettrica arrivò sino al cervello come un’onda di tsunami. Volevo essere posseduta da lui. Io vacca e lui toro da monta. Mosse il dito su e giù dentro di me per un pò per ben lubrificare la carte e dopo lo sfilò. A quel punto mi sentii orfana di qualcosa. Volevo che lui stesse dentro di me, ma armeggiava con il suo membro sino ad appoggiarlo sul buchino voglioso. La mia fica. Spinse lentamente. La cappella entrò facile, più doloroso il resto del suo membro nodoso. Un dolore che conoscevo ormai bene e poi un’ondata di piacere. Quando fu tutto dentro non si mosse. Allora tirai indietro il bacino scivolando sul suo cazzo per poi tornare indietro. Ripetei l’operazione altre volte aumentando il ritmo. Stavo sfruttando il suo membro per scopare coem fosse un sex toy. Godevo da troia in calore. Mi impose le mani sui fianchi e mi fermò. Capii che era arrivato il suo momento. Affondò delicatamente, sino ad mettermelo tutto dentro, poi si tirò indietro e riaffondò ancora, sempre più velocemente. Mi sentivo femmina in calore, posseduta e trattata come tale. Non potevo scappare bloccata delle sue mani a ganascia sui miei fianchi. Godevo a ripetizione e lo volevo sempre di più. Ma volevo anche il suo seme prova evidente di quanto ero stata brava.
Aquel punto le varianti erano tante. Mi veniva dentro copiosamente, oppure si sfilava e me lo metteva in bocca affinchè lo facessi godere ed assaporassi il suo sperma (cosa estremamente goduriosa) oppure si sfilava e si menava da solo per schizzarmi addosso in una sorta di doccia che si concludeva con la ripulitura del cazzo da parte della mia lingua. Quella volta si sfilò e mi insegnò a mungere.
Mi fece sdraiare e lui si mise ad arco su di me in modo che il suo membro puntasse in giù davanti alla mia faccia. Vedevo il prepuzio gonfio, la cappella pronta ad esplodere. Mi fece prendere il suo cazzo nel pugno e mi insegnò a sprimacciare come si fa con la mammella di una vacca. All’inizio non riuscii anche perchè il membro era duro come acciaio ma lui mi fece intendere dove mettere le dita, sulla vena principale che seguiva tutto il cazzo. Iniziai impacciatamente ma poi presi gusto anche perchè lo vedevo vibrare di piacere ma non mi aspettavo che schizzasse in quel modo irruento e possente. Fu un’esperienza fantastica che volli ripetere ancora per farmi sentire sempre più femmina.
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