“Decisi che gli avrei parlato da uomo a uomo…”
Ho conosciuto la mia ex moglie Giulia in una serata tra amici.
Lei se ne stava in disparte e questo mi incuriosiva. Era una bella donna e, benché anch’io sia molto apprezzato dalle donne, il fatto che lei fosse l’unica a non cercare un approccio mi ha attratto in modo particolare. Così fui io ad avvicinarla ed a corteggiarla.
Allora avevo 45 anni. Alto, brizzolato, con una buona posizione economica, dall’aspetto molto maschile e con un fascino a cui nessuna resisteva. Potevo quindi scegliere chi volevo e, devo dire che di donne non me ne facevo mancare.
Lei era bionda, due begli occhi verdi, piccolina. Preferisco le bassine perché mi piace dominare. Sessualmente, naturalmente, perché altrimenti sono sempre molto gentile e rispettoso. Era straniera. Inglese. Ecco perché si sentiva un po’ fuori luogo, benché parlasse molto bene l’italiano. Io parlo fluentemente l’inglese, anche per motivi di lavoro, ma non ce ne fu bisogno perché lei preferiva parlare la mia lingua. La giudicava più bella (e non a torto). Conosceva l’italiano perché era stata sposata ad un mio connazionale per ben 13 anni ed era divorziata da cinque. Aveva un figlio di 17 anni, Kevin, che ormai era abituata a farlo crescere da sola.
Riuscì a farmi innamorare di lei in poco tempo anche perché, da quando cominciammo a frequentarci intimamente, la conobbi come una gran porca. Scopavamo spesso quando il figlio era a scuola o con amici, oppure veniva da me dicendo che usciva con le amiche. Da quanto si dice degli inglesi non pensavo proprio di scoprire una troia così. Io sono molto focoso e, in una giornata media, posso venire anche due-tre volte e lei non se ne perdeva una. Quando me la scopavo gemeva e si contorceva da eccitarmi sempre di più. Con la bocca era un portento e non si schifava a bere la mia sborra fino all’ultima goccia.
Unica sua lacuna era il culo. Non me lo volle mai dare perché diceva che, data la misura del mio cazzo, l’avrei sventrata. Devo dire che questo fu sempre un problema con lei perché avrei desiderato rompere culetti e, dato il problema, non era facile per me trovarne disponibili. So che ai froci piace ma io ero un etero convinto e, benché non avevo nulla contro, non ci sarei mai andato con uno di loro.
Dopo poco attaccai il cappello al chiodo (come si dice) e me la sposai. I primi due anni furono rose e fiori. Non sapeva cucinare ma a letto si dava tutta a me, salvo un particolare, come ho detto. Il figlio era ormai abituato a sentire i nostri amplessi ma certo non poteva dire nulla, in fin dei conti ero ormai il suo patrigno. Ma non pensavo che…
E’ un bellissimo ragazzo, biondo e minuto come la madre, simpatico, con due occhi di un verde profondo che mi confondevano. Non capivo perché. Da tempo mi ero accorto che mi osservava spesso ma non capivo se in me c’era qualcosa che non gli andava. Decisi che gli avrei parlato da uomo a uomo. Non volevo che ci fossero malumori in famiglia.
Un giorno che mia moglie uscì con due sue amiche a fare shopping e lui era rimasto perché doveva studiare (così disse), lo avvicinai e gli chiesi se c’era qualcosa di me che non gli andava giù.
Eravamo nella sua camera, seduti sul suo letto. Mi guardò perplesso e non disse nulla. Poi, nel silenzio che si era venuto a creare, vidi che gli occhi gli si stavano riempiendo di lacrime finché, singhiozzando, si appoggiò alla mia spalla. Rimasi spiazzato. Non potevo vederlo in quelle condizioni.
“Cosa c’è di tanto grave? Puoi dirmelo. Stai tranquillo. Vedremo che si può fare”, gli dissi cercando di calmarlo.
“No… no… Non posso dire…” e giù a piangere.
“Non ti preoccupare. Rimarrà tra noi ma se ci sono problemi è meglio parlarne”.
Ci mise un po’ a cedere ma poi… “Non ce la faccio più a tenerlo nascosto… Io sono gay… mi piacciono gli uomini”.
Non me lo aspettavo. Sinceramente. Era un tipo sempre molto sensibile e delicato e qualche dubbio lo avevo avuto ma non mi ero mai spinto ad indagare. “Stai tranquillo. Non c’è niente di male ad essere gay. Sono certo che anche tua madre ti capirà e non avrà nulla in contrario…”
“Tu non capisci! A me piacciono gli uomini maturi, quelli veri…”
“Beh, certo, capisco che può essere difficile trovare qualcuno come lo desideri, ma non è escluso che tu non lo possa trovare…”
“No, no, tu non puoi capire… Io… io… sono innamorato di te”.
Rimasi di sasso. Con la sua testa appoggiata alla mia spalla, con le sue lacrime che mi bagnavano la camicia, non sapevo che fare. Lo accarezzai sulla testa per consolarlo. Gli passai le dita tra i suoi capelli serici. Alzò la testa e poggiò le sue provocanti labbra sulle mie. Non so perché ma non resistetti. Aprii le mie e le nostre lingue si unirono in un bacio come pochi ne avevo provati nella mia vita.
In quel momento non pensai minimamente al fatto che era il mio figliastro, non considerai la notevole differenza di età. Era un tenero corpicino che si concedeva totalmente ai miei desideri.
Senza interrompere il bacio, lo adagiai sul letto e mi stesi sopra di lui. Lo palpai dappertutto, fino alle sue sode chiappette andando subito in visibilio. Più gli pesavo sopra e più lui si stringeva a me, avvertendo chiaramente che nei miei pantaloni c’era qualcosa che stava crescendo rapidamente. Me ne resi conto e mi staccai da lui che, per tutta risposta, me lo agguantò attraverso la stoffa. Lo vidi avvampare di voglia e io credo che non fossi da meno.
Fu lui, questa volta, a stendermi sul letto. Tuffò subito le mani sulla mia patta, la sbottonò, tirò giù la lampo e schiacciò il viso sulle mie mutande, annusandole e bagnandole di saliva. In breve me lo tirò fuori e cercò subito di prendere il glande in bocca ma era troppo grosso per la sua piccola bocca. Più ci provava e più si ingrossava rendendogli sempre più difficile l’impresa, ma alla fine ci riuscì. Fece roteare la lingua tutto attorno. Lo tolse e lo rimise dentro più volte riuscendo, grazie alla saliva che emetteva, a prenderne sempre di più. Arrivò a ingozzarsi con circa metà cazzo. Gli era arrivato in gola ma non si fermava.
Io tremavo dal piacere. Ci sapeva fare. Era un pompinaro nato. In quel momento gli sarei venuto volentieri in bocca ma prima che accadesse lui si staccò. Ci guardammo un attimo. In quel momento non eravamo più padre e figlio ma due amanti sfrenati senza inibizioni.
In un attimo fummo completamente nudi. Sentivo che finalmente avrei potuto assaggiare quel frutto che mi era stato sempre proibito. Lui, supino sul letto. Gli alzai le gambe e mi tuffai a leccargli il forellino roseo, ad insalivarglielo. Mi resi conto che la mia mazza aveva raggiunto dimensioni paurose e mai sarebbe potuta entrarci dentro.
“Ti prego, ti prego, scopami. Ti voglio dentro. Fammi tuo, ti prego”.
“Non è possibile. Guarda” e gli mostrai l’enorme bastone.
“Ti prego”, continuò. “Sono tuo, voglio essere tuo”.
Il mio cervello era in tilt. Benché mi fossi accorto dell’impossibilità, dietro le sue insistenze, ci sputai sopra ed appoggiai la punta della cappella al suo buco del culo. Mi sembrò che si aprisse da solo. Lo volevo. Volevo rompergli il culo, volevo sfondarlo. Ci vollero due potenti spinte per farlo entrare fino in fondo.
Lanciò un urlo fortissimo ma aggiunse subito “Siii, daiii, scopami, scopami, scopamiii, rompimi tuttooo”.
Non mi fermai più. Ci detti dentro con tutta la forza che avevo. Gli sbudellai il culo mentre si contorceva sotto di me. Una lacrima gli scivolò sulla guancia. La bava gli usciva dalla bocca, all’angolo delle labbra.
“Ahhh, siii, siii, sono tuo, tuo, tutto tuo, sfondamiii, siii, siii, ancoraaa…”
Tutto ciò non faceva che aumentare il fuoco che mi avvampava. Non solo non avevo mai potuto placare la mia voglia di culo e lo stavo facendo. Non avevo mai scopato un frocio e lo stavo facendo con enorme goduria. Ero stato sempre un animale a letto ma mai così inferocito come quella volta e lo stavo facendo. Quel tenero cucciolo biondo e angelico era sotto di me e si era trasformato dal piacere in una lurida troia affamata di cazzo, e di un cazzo grosso come il mio. Non potevo crederci. In quei momenti non pensavo altro che a fottere come un toro.
Godette due volte, schizzandosi addosso fino ai capelli, prima che anch’io cedetti. “Non ce la faccio più… Sto per sborrare… reggiti forte… eccola… eccola…”
“Si, si, dentro, dentro, riempimi, possiedimi completamente, schizzami dentro”.
Però io non pensai minimamente a venirmene fuori. Aumentai i colpi spanandogli le ultime resistenze anali. Sbuffai, grugnii, urlai come una bestia e mi scaricai completamente i coglioni, spremendoli fino all’ultimo spasmo. Gli crollai addosso col cuore impazzito e cercando di prendere più fiato possibile. Potei sentirgli anche il suo di cuore ormai fuori controllo.
Uscii da lui lentamente e mi stesi accanto. Ebbi modo di vedere che dalla voragine che gli avevo prodotto fuoriusciva sperma in quantità misto a sangue. Lo avevo sverginato. Ebbi finalmente un lampo di lucidità. Che avevo fatto! Come era potuto succedere! Eppure mi consideravo un uomo maturo ed equilibrato, fino a quel momento.
Mi abbracciò il torace peloso accoccolandosi sotto la mia ascella e interruppe i miei pensieri. “Grazie… E’ stato proprio come sognavo quando mi tiravo le seghe pensando a te”.
“Ti ho fatto male?” gli chiesi premuroso, ben sapendo che era stato proprio così.
“Si, tanto ma è stato bellissimo. Mi fa ancora male” aggiunse ed andò con la mano a verificare le condizioni del suo buco. “Oddio, mi hai proprio spaccato! Si guardò le dita sporche di sperma, del mio sperma e, guardandomi maliziosamente, se le leccò di gusto. “Che buono! La prossima volta te lo voglio bere tutto”.
La prossima volta? Ci sarebbe stata una prossima volta? No, non poteva accadere. Avevo sbagliato e non lo avremmo mai più fatto. “Si, tesoro, ti sborrerò in in culo e in bocca tante altre volte e potrai anche berlo tutto” mi sfuggì involontariamente. Sapevo di volerlo anch’io e l’inconscio aveva parlato per me.
E tante furono le altre volte. Mi divisi tra madre e figlio per almeno un anno. La mia natura di porco naturale me lo permetteva. Presto però la relazione con mia moglie andò scemando e lei si trovò un giovane amante. Feci finta di arrabbiarmi e chiesi il divorzio. Le pratiche furono così molto facili, addossandosi lei tutta la colpa. Lei non seppe quello che combinavo con suo figlio, almeno fino a che, partiti per la Spagna, noi due non ci sposammo.
Ci prendono per padre e figlio ma i vicini lo sanno e sopportano di sentire spesso, durante la giornata, le nostre urla di piacere, magari si eccitano anche. Nella mia vita non sono mai stato così fedele con una donna come con lui. E’ unico per me. E sa pure cucinare! Le sue chiappette ormai sono perennemente allargate e si lamenta perché le mutandine gli vanno sempre a finire dentro ma, vederlo girare per la casa con quelle melette esposte, mi mette ogni volta una voglia a cui non so resistere e me lo sbatto all’istante. Ogni angolo della casa è stato testimone di qualche furiosa cavalcata.
Abbiamo raggiunto la felicità assoluta. Lui ha detto che non può sopravvivere senza il mio cazzo, ne è completamente sottomesso. Sono ormai un uomo di mezz’età ma mi sento ancora un uomo vero… e vaffanculo alle donne.
(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l’amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)
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