Io sapevo che era in modo spiccato un errore, un gigantesco sbaglio che mi sarebbe costato caro, eppure non riuscivo a togliermelo in modo definitivo dalla testa, poiché era come un tarlo, per il fatto che sentivo i suoi occhi addosso anche quando lui non c’era, immaginavo le sue mani che mi toccavano, che mi stringevano, fantasticavo in modo anomalo di fare l’amore con lui in ogni momento, tenuto conto che gli piaceva giocare con me, così come un felino si trastulla allegramente con la sua preda, alternando momenti di brutale indifferenza ad altri d’esplicito e di manifesto desiderio, tuttavia era tutto troppo complicato e macchinoso, in quanto eravamo perfino soci in affari in una società , che tra l’altro non navigava in buone acque e per di più come se non bastasse, la sua compagna faceva parte della direzione aziendale. Tutti questi aspetti, invero, erano ottimi presupposti per lasciare perdere, per non alimentare un pericoloso desiderio che pareva avere vita propria, malgrado ciò la certezza d’aver smosso un’emozione in lui che sembrava così impenetrabile, giacché ha superato ogni ragione. Una sera d’inverno, infatti, dopo una pessima giornata di lavoro ricca soltanto di problemi da risolvere, lui si è presentato nella mia stanza per ringraziarmi del lavoro svolto:
‘E’ dovuto’ – ho risposto io seccamente, preparandomi alla svelta per andarmene.
Lui non ha detto nulla, si è soltanto limitato a squadrarmi rivolgendomi uno sguardo insistente, profondo e stanco, provato da una dura e ostica giornata. Lui era bellissimo, dal momento che non mi sono mai sembrati così avvenenti i suoi occhi scuri, contornati dalle folte sopracciglia nere e la sua bocca grande dalle labbra sottili nascoste da quella barba brizzolata. Lui m’ha sennonché afferrato per un braccio, m’ha spinto verso il muro e ha iniziato a baciarmi, un bacio improvviso e inaspettato, in quanto m’ha fatto l’effetto d’un pugno alla bocca dello stomaco. In seguito ha continuato a baciarmi a lungo, ad accarezzarmi e a spogliarmi sussurrandomi tra l’altro frasi invereconde e oscene, mentre scopriva ogni centimetro del mio corpo, che a me sembravano le più belle del mondo, tanto da rendermi arrendevole e indulgente ai suoi desideri. In verità lo accarezzavo anch’io con forza e con frenesia, quasi per voler recuperare redimendo qualcosa per troppo tempo a lungo lasciata in sospeso. Io ho affondato il viso sul suo torace, l’ho riempito di baci e ho segnato la peluria con la lingua, quasi cercando di formare un percorso che scendeva verso il ventre, lui ha aperto i pantaloni e dagli slip figurava una poderosa erezione che io ho accarezzato con le mani e con la bocca, fino a togliere la stoffa e iniziare a succhiare quell’appassionato e bramoso cazzo che smaniava di desiderio.
Io ho percepito nettamente la sua mano sulla testa, visto che m’ha volutamente sciolto i lunghi capelli e ha seguito i miei movimenti, dato che lo sentivo ansimare e questo mi faceva delirare, come mi faceva farneticare quella mano che mi spingeva sempre più a fondo. In un attimo lui si è spostato e m’ha penetrato, m’ha scopato con forza, mentre stringeva i miei seni e mi mordeva sul collo e sulle labbra. Quell’orgasmo, in verità , m’ha colto talmente impreparata e sprovveduta, giacché è stato devastante e irruento, ma totalmente appassionato e unico sotto le sue possenti spinte, che dopo un tempo indefinito lentamente ha iniziato a calmarsi fino a cessare. In seguito si sono rabboniti persino i nostri affannosi respiri, si sono abbassati gradualmente gli sguardi, poi in silenzio ci siamo rivestiti, in quanto la stanza era colma d’imbarazzo e d’impaccio.
Io non me lo aspettavo, non m’attendevo neppure che fosse così incantevole, ciononostante lo avevo immaginato tante volte, in quell’occasione mi sono avvicinata e gli ho sfiorato le labbra, lui si è spostato perfino scusandosi, alla fine ha detto che non doveva più accadere nulla del genere raggelandomi prontamente con lo sguardo. Io lo sapevo, avevo captato che questo era un vistoso errore, visto che lo sto pagando caro e persino salato ancora oggigiorno.
Al presente, infatti, io non lavoro più con lui, perché non ce l’ho fatta, in quanto non sono riuscita né a patire né a sopportare la sua finta e marcata disaffezione, la sua ingannevole e mentitrice indifferenza, perché sapevamo entrambi che sarebbe accaduto ancora e che probabilmente appresso non sarebbe stato più adeguato né sufficiente ricomporci in modo adeguato né altrettanto conveniente per entrambi. Si dice e si ritiene, che l’attrazione e il richiamo tra due persone siano difficili da controllare e da governare, come lo sono il desiderio e la passione che nascono, crescono e maturano con noi.
E’ stato un errore, io l’ho pagato caro, dal momento che me lo chiedo di continuo ogni giorno che passa, eppure nonostante tutto rifarei e ripeterei lo stesso identico tragitto.
{Idraulico anno 1999}
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