“Mi porse il bicchiere e io ringraziai…”
Apro con un piccolo preambolo. Qualcuno mi ha chiesto se fosse una
storia vera. E’ una storia vera. Ovviamente i nomi sono cambiati e gli eventi sono andati diversamente, è stato tutto più lento. Detto questo… Iniziamo!
Quella domenica, nel primo pomeriggio, mi arrivò un sms (non c’era whatsapp all’epoca): “Sono Lisa. I ragazzi sono con il padre per un po’ e devo parlarti immediatamente”
In quel momento stavo studiando. Ebbi un infarto quando lessi il messaggio, quasi non ci volevo credere. Riguardai il testo di quell’sms un numero esorbitante di volte; il cazzo diventò immediatamente di marmo. Risposi subito dicendole: “Ora sono a casa, ma se vuoi vengo da te”
Dopo pochi minuti mi arrivò la risposta: “Muoviti, ti aspetto a casa”
Mi vestii velocemente dicendo ai miei genitori che sarei andando da Francesco (il figlio di Lisa) per finire i compiti per casa. Ovviamente i miei non sapevano che sarei andato per parlare proprio con Lisa. Arrivare dal mio amico era semplice, abitavamo vicinissimi. Ero fortunato e non sapevo neanche quanto. Suonai al citofono, avevo il cuore in gola, il battito a mille, un misto di ansia ed eccitazione.
Fu un momento lunghissimo, sembrava fosse passata un eternità da quando suonai a quando Lisa mi aprì il portone.
Era al quinto piano, ma non me la sentivo di fare le scale, avevo troppa ansia addosso, le mani gelide, quasi come andare ad un interrogazione di matematica senza sapere un piffero.
Appena arrivato sul pianerottolo si spalancò la porta: “entra pure”
-“Salve” le dissi con una calma solo apparente.
-“Accomodati, togliti pure il giubbotto, posalo sul divano… Adesso parliamo con calma”.
Mi tolsi il giubbotto a fatica, ero goffo come non mai, imbrigliato dalla paura. Lei parlava di calma, ma non ero calmo per nulla”.
Lisa iniziò a parlare, aveva un’aria seria: “accomodati, vuoi qualcosa da bere?”
Avevo le fauci secche come un ruscello nel deserto: “Per ora no, grazie…”
– “Sei agitato, ti vedo agitato! Non ti mangio…” disse con un sorriso apparente.
– “No, lo so, e che sono in imbarazzo, e non so che dirle… E non so cosa mi vuole dire, sinceramente…”
– “Volevo capire qualcosa in più e parlare, ma siediti adesso” mi fermò lei.
Mi feci forza mi sedetti sul divano, furono dieci secondi di silenzio ma pareva fosse passata un’ora.
-“Allora” disse lei. “Parlo io?”
-“Signora, senta”… cercai di prendere in mano il discorso, guardando in faccia la situazione in cui mi ero cacciato. “Sono costernato per quello che ho fatto, le voglio chiedere scusa. Non so come mi sia venuto in mente di fare certe cose con la sua biancheria e con le sue scarpe”
-“E’ una cosa grave Ale, molto grave. Ho quasi pensato di dirlo ai tuoi”
Li per lì mi impaurì, ma poi pensai tra me e me: cazzo mi hai segato sotto il tavolo davanti a tutti e alla fine la colpa è mia?
-“Senta Signora, mi scuso, però non dica nulla ai miei! E che… Lei è una donna bellissima… Da quando frequento casa vostra, lei mi fa provare eccitazione. La verità è questa.”
-“Cosa ti piace di me?”
-“Tutto” risposi in fretta.
-“Bugiardo”, affermò lei con un sorrisetto sulle labbra.
– “Senta, io sarò anche problematico perché adoro le donne più grandi di me, e so che non ci potrà mai essere nulla tra noi, però ci tenevo a dirle che lei è la donna su cui ho più fantasticato in vita mia. Senza offesa”
-“Nessuna offesa. Anche io ho voluto giocare, ma è stato un momento di debolezza. Sei giovane, potresti essere mio figlio. Non è una buona idea. Per cui conviene buttarci tutto alle spalle.”
-“Ok, grazie mille”.
– “Cerca però di tenere a freno i tuoi istinti, mi fa piacere il tuo interesse, vuol dire che sono una donna piacente, ho 44 anni, ma ripeto… No…
“E poi le mie ciabatte sporche… La sensazione del piede bagnato…” Non finì la frase.
Ero più sereno, ma anche deluso, non so cosa mi aspettavo, però, visto il massaggio in pizzeria pensavo ad una fine diversa. Buco nell’acqua dissi tra me e me.
Lei si alzo e io feci lo stesso.
-”Prendi il giubbotto cosi vai a casa ora. Vuoi acqua?”
– “Si grazie, ho la gola secca” esclamai.
Mi portò in cucina, intanto mi chiese qualcosa sulla scuola, sulla ragazza che stavo frequentando. Mi porse il bicchiere e io ringraziai.
Mi tremavano ancora un po’ le mani. Bevvi come un assetato nel deserto…
Lisa, si avvicinò e mi tocco le labbra con un dito, quasi ad asciugarmele.
-“Signora…”
-“Lisa…” incalzò lei
– “Lisa” dissi, cercando di poggiare il bicchiere sul lavello.
– “Cosa?” sussurrò lei, mettendomi una mano nei capelli.
– “Lei è…”ci baciammo. Un bacio lunghissimo, le nostre lingue si intrecciarono, le bocche sempre più aperte. La sua lingua massaggiava la mia ininterrottamente. Un eccitazione incalzante. Ci desideravamo, lo sentivo.
La spinsi verso il tavolo della cucina, baciandole il collo, avevo una certa esperienza, ovvio… Non quanto lei però. Lei di tutta risposta mi palpò il petto e mi tartassò l’orecchio con la sua lingua. Era incredibile, avevo il cazzo duro come non mai, a confronto il cemento armato era morbido.
Riprendemmo a limonarci, ma per poco. Mi leccò il collo e mise le sue gambe intorno alla mia schiena. Mi tolse la maglietta, mi morse la spalla e sussurrò: “sei molto eccitato, non vedo l’ora di vederti all’opera”.
Mi alzai, con lei che mi avvolgeva. La presi in braccio. Non era leggerissima. Mi sentivo l’uomo più forte del mondo in quel momento.
Mentre ci baciavamo come due ossessi avvertì la sua volontà di scendere dalla mia presa.
Mi portò in camera da letto, il tutto mentre ci baciavamo. Mi buttò sul letto con una spinta e mi sali sopra:
-“Chi l’avrebbe mai detto, ci sai proprio fare”, si tolse di rabbia la maglietta e mi salì sopra a cavalcioni iniziando a strusciarsi. Avevamo ancora i pantaloni e per questo mi faceva male il cazzo, era duro e i jeans stretti, tentai invano di toglierli, ma ero troppo preso da lei.
La ribaltai esclamando: “Ti desidero”.
Mi alzai, tolsi i jeans velocemente e lei abbasso i suoi.
Il cazzo svettava fiero, io in piedi, lei sdraiata sul letto. Guardò il mio cazzo quasi stupita,
-“L’altra volta avevo capito avessi delle dimensioni fuori dalla media, ma non pensavo cosi”, mentre diceva queste parole, mi massaggiò le palle con il suo piede avvolto in calze velate… Ero ancora più duro di prima.
Stava iniziando a farmi una sega con i piedi, ma avevo troppa voglia, spostai il piede e la penetrai con una voracità inaudita. Ero affannato e senza esperienza, lei per l’eccitazione era bagnata fradicia. Le piacevo eccome, pensai con una nota d’orgoglio. Ci mise qualche secondo prima di sprofondare nella sua vulva.
Dopo i primi colpi gemette, era talmente tanta l’eccitazione del momento che stavo già per venire.
Erano bastati pochi secondi per farmi arrivare all’apice. La sentivo quasi stretta peraltro.
-“Hai un cazzo incredibile, sei arrivato dove nessuno era mai arrivato prima.”
Ero ancora più eccitato, dovevo calmarmi.
-“Ti sento nelle ovaie, mio dio” era una sensazione nuova, mai provata mi disse. Per il godimento improvviso spinse il bacino verso di me, cercando di prendere più cazzo possibile. Io ero al limite spingendo il minimo e lei era ridotta peggio di me, percepii che non scopava da un pezzo, o meglio, si vede che nessuno riusciva a soddisfarla. Il suo orgasmo fu esplosivo. Quanto poteva essere bello e soddisfacente un rapporto avuto con una persona cosi pensai?
“DIO” esclamò forte, facendo uno strano sibilo subito dopo. Come uno sforzo liberatorio tanto atteso. Le sue mani mi strinsero talmente tanto il collo che cominciò a dolermi e a tremare. Fu una sensazione oltre che fortissima anche bellissima.
Lei esclamò: “Non l’avrei mai detto, mi stai regalando emozioni uniche”. Sentii i suoi muscoli uterini contrarsi, e i muscoli vaginali stringersi attorno al mio uccello. Il mio cazzo rimase ben piantato dentro di lei, mentre veniva scossa da forti tremiti. Aveva la pelle d’oca.
Estrassi il cazzo come il fodero di una spada era lucido e pieno di suoi umori. Venni copiosamente sulla sua pancia, ma non ero contento.
– Scusami… – dissi affannato, mentre con una mano mi rimettevo a posto i capelli e cercavo di ritrovare un equilibrio. Pensai di aver fatto una figura di merda di dimensioni mondiali.
Lei cercò di ricomporsi e di riguadagnare un po’ di credibilità – non mi era mai capitato nulla del genere esclamò lei ancora una volta -. Feci fatica a parlare, perché le parole quasi mi si strozzavano in gola per l’affanno che avevo. Il cuore mi esplodeva nel petto come tritolo.
Lei scoppiò in una sonora risata, ma sentì che il mio cazzo rimaneva duro. Immobile, impassibile. – -“Resta li?” – mi chiese, mentre lo fissava tramite lo specchio davanti a me.
– “Ah scusa…. E che… che ho ancora voglia”
– “Rimettilo dentro allora”
Rimisi il cazzo senza pensarci due volte, sentii che scorreva lungo tutto l’utero, sembrava non finisse mai. Altri brividi percorsero la sua schiena e chiuse gli occhi.
-“Ancora!” Mi ordinò ansimando. ”Più forte”
Stavamo scopando pesantemente, ormai non c’era più dubbio. Avevamo superato la prima fase di “conoscenza sessuale” ed eravamo andate oltre.
Tiravo colpi forti, ben assestati. La stavo facendo impazzire, non c’era dubbio.
-“Una cosa devo ammetterla… Non sei solo dotato, ci sai anche abbastanza fare.”
Cambiai il modo di penetrarla, la scopai dal basso verso l’alto, facendole salire il cazzo nello stomaco. O così mi sembrava. Cercai sempre di uscire quasi totalmente e poi rinfilarlo, e ogni volta che lo facevo, ansimava di brutto e venivo scossa da un godimento che mai prima di allora avevo conosciuto.
Venne urlando. Per la seconda volta. Mi scostai. Mi sedetti sul letto e lei salì sopra di me e appoggiò la schiena al mio petto, portando le sue mani sulle mie. Mi stava cavalcando in reverse.
Inclinò la testa all’indietro, cercando appoggio su una delle mie spalle, inarcando la schiena, permettendomi di scoparla meglio. Avevo fretta, una fretta adolescenziale. Non la lasciai cavalcarmi, anzi, le inflissi due colpi, degni di questo nome, portò le mani dietro la schiena e si slacciò il reggiseno.
– “Mi chiedevo quando te lo saresti tolto” – dissi ansimando.
Lo lasciò cadere per terra, liberando così la sua terza soda. Ora eravamo entrambi nudi, io dietro di lei. – “Te lo dovevi meritare” – mi rispose ridendo, stando ormai al gioco.
– “Pensavo di essermele meritate qualche minuto fa”.
Ero euforico, continuavo a darle colpi veloci.
Mi mise le mani sulle cosce, quasi a farmi rallentare. Inizio lei a muovermi sul mio cazzo sinuosamente, un po’ saltellava, un po’ se lo infilava tutto, un po’ faceva movimenti circolari, creandomi proprio assuefazioni a quei movimenti.
Ad un tratto urlò ancora, era venuta. “Cazzo non è possibile, non sono mai venuta cosi, sei un ragazzino eppure scopi come un 30enne ingrifato. Ma non hai visto nulla di me e di quello che so fare”. Continuò a muoversi e con un verso liberatorio esclamai: “vengo io adesso”.
-“Vienimi fuori però”.
Mi liberai, lei si mise a pecora sul letto e gli venni sulla schiena… La baciai la schiena, lei si inarcò quasi invitandomi a scoparla nuovamente. Era evidente che avesse ancora voglia, ci credo che nessuno riusciva a soddisfarla! Lei era stupita, non si aspettava che fossi cosi resistente e esclamò: “in questo momento mi sento vuota… Preferivo sentirmi piena del tuo cazzo! E tu hai il cazzo ancora duro. Mai vista una cosa del genere”.
Stavo preparandomi a fotterla ancora, ma squillò il suo telefonino.
Lei prese il cellulare velocemente, con un movimento felino, quasi impaurita. Rispose in fretta. I ragazzi stavano arrivando a casa perché il padre aveva avuto un’emergenza in ospedale.
Mi disse: “per oggi è tutto, ma stai tranquillo, faremo tutto con più calma molto presto. Ti scrivo io”. Aggiunse: “Questo è il nostro segreto, non sciuparlo altrimenti ti rovino”
Dissi che andava bene, mi congedai con un limone duro.
Non avevo idea di cosa sarebbe accaduto nei mesi successivi.
A breve la terza parte! Fatemi sapere cosa ne pensate.
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