“Tento di ribellarsi ma Gianni mi aiutò a tenerla ferma…”
E’ una storia che risale ai primi anni ’60 e io avevo
13/14 anni. Va detto che in quegli anni la censura, nel nome della morale pubblica, il “civico senso del pudore”, era molto pesante. Venivano censurati film con scene troppo appassionate o che facessero pensare a un rapporto sessuale e si vietavano immagini troppo discinte. Alle sorelle Kessler, per il loro Dadaumpa furono imposte delle calzamaglie nere per coprire le gambe ecc.
La storia cominciò quando Gianni, mio amico e dirimpettaio, scoprì, in fondo al cassetto delle camicie di suo padre, una scatola contenente una ventina di foto porno. Donne completamente nude, pompini, scopate dove si vedeva chiaramente il cazzo nella figa o, addirittura, nel culo. La sua prima reazione fu una bella sega e poi me lo venne a dire.
Sua madre lavorava ed avevamo la casa libera. Tirò fuori le foto dal cassetto e cominciammo a guardarle. Immediatamente avemmo l’erezione che finì in una bella sega fianco a fianco sul divano con le foto aperte sul tavolino.
Il giorno seguente tornammo a guardarle e, come il giorno precedente, tirammo fuori gli uccelli e cominciammo a menarceli. A un certo punto Gianni mi chiese di farglielo toccare per vedere chi dei due l’aveva più duro. Lo prese a mano piena e cominciò a farmi la sega. Lo lasciai fare e venni così.
Nei giorni seguenti, era una mania, tornammo a guardare le foto e, senza dire niente, Gianni me lo prendeva e mi segava ancora lui. Era talmente preso a menarmelo che si dimenticava di menare il suo e quando venivo, poche gocce, se le spalmava sulle mani e le annusava.
Un pomeriggio, tornando da scuola, sulle scale di casa incrociai Marisa (una ragazza della nostra età, un po’ tontolona, che abitava all’ultimo piano e che io, ogni volta che la incrociavo da sola, sbattevo contro il muro e le infilavo le mani nelle mutande senza che lei dicesse niente) come la vidi, invece di farle il solito trattamento, le dissi di venire dopo i compiti a casa di Gianni che le avremmo mostrato cose eccezionali, mai viste prima, roba da brividi.
Alle quattro, puntualissima, suonò il campanello. Era lei. Ci sedemmo sul divano mentre Gianni andava a prendere la scatola delle foto. Tornò e la aprì spargendole sul tavolino del salotto.
“Madonna che tette grosse! Come ce l’ha grosso questo qui, chissà che male le sta facendo a quella poverina.”
Visibilmente la cosa le piaceva, i suoi occhi ballavano da una foto all’altra senza sosta.
“Cosa ne sai tu che fa male, non vedi la faccia di lei? Ti sembra una che soffre? ha la faccia di una che le piace.”
Con aria da donna vissuta Marisa ci disse che si era fidanzata, parola grossa, con uno di sedici anni, Vincenzo, il quale le aveva chiesto la “prova d’amore” (stratagemma che si usava per fare aprire le gambe alle boccalone) e lei glie la aveva data. Dopo un po’ di tempo, però, lui si era stancato di lei (14 anni) e l’aveva piantata.
La prima cosa che pensai fu che se l’aveva scopata Vincenzo avrei avuto strada libera a scoparla anch’io, anzi, noi.
Mentre era tutta presa a guardare le foto cominciammo a palparla da tutte le parti. Le avevamo tolto le mutande e la maglietta ed ora era li quasi nuda in mezzo a noi. Le aprii le gambe e mentre la palpavo le andai sopra e, prima che avesse una reazione glie lo avevo già messo dentro. Tento di ribellarsi ma Gianni mi aiutò a tenerla ferma. Pochi colpi e dovetti tirarlo fuori sborrandole sul ventre. Toccò poi a Gianni che non fece neanche in tempo a metterlo dentro che venne. Continuammo a farle guardare le foto mentre Gianni andava in cucina a prendere del latte e dei biscotti. Facemmo merenda ma subito dopo eravamo già con le mani in mezzo alle sue gambe. Feci cenno a Gianni di andarle sopra ma lui mi fece cenno di no e, allora, le andai sopra io. Lo misi dentro e cominciai a fare avanti e indietro lentamente e quando sentivo che cominciavo a venire mi fermavo per poi riprendere a pompare. Le gambe di Marisa, a un certo punto, invece di restare rigide, si aprirono completamente facilitandomi nel metterlo tutto dentro e poi i suoi occhi si rovesciarono all’indietro mentre si lasciava andare, quasi fosse svenuta. Con quattro colpi venni tirandolo fuori e sborrandole quattro gocce sulla pancia.
“A un certo punto non capivo più niente, mi sembrava di sognare.”
Il giorno seguente la chiamammo ancora per giocare a”carte” con noi ma rispose che non poteva per i troppi compiti e io e Gianni ci ritrovammo da soli come al solito.
Oramai le foto erano un pretesto, non le guardavamo quasi più, lo scopo era la sega. Mentre me lo stava palpando dando qualche colpo avanti e indietro gli dissi che metterlo nella figa di Marisa era stato bellissimo, umida e calda era una meraviglia, lui sorrise. Gli chiesi perchè non avesse voluto metterglielo dentro e lui mi rispose che preferiva stare soli noi due e menarmelo.
“Marisa non mi piace.”
Mentre me lo menava pensai che forse un buco caldo e umido l’avevo a disposizione. La sua bocca. Gli presi la testa e lo mandai giù fino a metterglielo in bocca e poi lo aiutai a pompare su e giù. La cosa gli piaceva e mentre pompava e leccava mi abbracciava forte. Lo prendeva tutto fino in fondo come se avesse voluto mangiarmelo. Stavo venendo e gli presi la testa tenendolo contro e gli sborrai in bocca. Me lo leccò ancora un po’ e poi si staccò con espressione soddisfatta.
Facemmo merenda e dopo ricominciò a toccarmelo facendomelo diventare duro un’altra volta. Me lo prese subito in bocca e cominciò a ciucciarlo e a leccarmi i testicoli e poi giù fino quasi all’ano per poi tornare a ingoiarlo tutto. Ma io volevo di più, volevo scopare.
Gli dissi di prendere la bottiglia dell’olio e gli bagnai il buchino del culo e mi bagnai la cappella, poi, con lui che, dopo avere resistito un po’ alla mia richiesta aveva ceduto, mi implorava di non fargli male, glie lo puntai e cominciai a spingere adagio. Scivolava dentro che era una meraviglia e lui diceva di sentire un po’ male ma non troppo. Cominciai a pomparlo avanti e indietro tenendogli i fianchi per dare maggiore forza alle spinte. Guardando il suo sederino tondo, Gianni era un po’ cicciottello, pensavo fosse quello di Marisa e mi sentivo molto eccitato. Quando venni spinsi più forte che potevo per entrare fino in fondo mentre Gianni gemeva.
Andai a lavarmi e lui mi seguì.
“Lo sai che mentre venivi tu sono venuto anch’io senza toccarmelo?”
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