“Il professore, chiudendo gli occhi, sentì i brividi amplificarsi, portò le mani ad accarezzarle la folta chioma, e si lasciò trasportare dalle sensazione…”
I primi raggi di sole facevano capolino nella città, fin dalle prime
ore della giornata essi riscaldavano l’ambiente come non mai quest’anno. Nonostante Giugno era appena iniziato, la giornata preannunciava un’estate calda in arrivo; la gente per le strade ne dava conferma, con I vestiti primaverili che da ormai avevano lasciato il posto a t-shirt, camicie, gonne e shorts. Faceva caldo anche nel campus universitario, dove le lezioni volgevano quasi al termine per la sessione mattutina.
Anche il giovane Marco portava a termine non solo le sue ore di lezione, ma ormai tutto il suo semestre. Il giovane, soddisfatto del suo primo anno da docente universitario, solcava la lavagna col gesso, tracciando le ultime formule del corso. La mano salda e decisa si muoveva inesorabile, ogni tanto fermandosi e lasciando spazio alla voce calda ma pacata, per soddisfare eventuali richieste di dubbi e chiarimenti da parte degli studenti distribuiti nei banchi della piccola aula. Ogni domanda la ascoltava in silenzio, con gli occhi marroni che fissavano con attenzione ogni studente, con la mano che passava sulla barba leggermente incolta mentre pensava la migliore risposta, per diffonderla poi in tutta l’aula.
Ma l’attenzione del giovane era turbata da qualcosa…o meglio, da qualcuna. Lei stava al primo banco, occhi azzurri chiari fissi verso la lavagna, capelli biondi raccolti in una ciocca, sguardo intenso e profondo. La ragazza, vestita con una camicia bianca stretta, con il primo bottone aperto che lasciava intravedere un seno prosperoso, e con shorts bianchi che risaltavano le lunghe gambe quasi perfette agli occhi di lui. Il giovane cercava di resistere dal fissarla, pur non rinunciando a lanciare qualche occhiata di sfuggita, occhiata che spesso veniva ricambiata da un leggero sorriso, o almeno così pareva a lui.
La lezione era giunta ormai al termine, e Marco ora poteva rilassarsi un momento prima di chiudere l’aula e andar via. Stanco, con la camicia azzurra che cominciava a sembrare calda e stretta, pantaloni scuri che sentiva come opprimere, il giovane prof si prende qualche minuto per sedersi sulla sedia dietro la cattedra, dopo aver salutato gli studenti che rapidamente si apprestavano a lasciare l’aula. Qualche minuto a testa bassa, riassestando i pensieri e recuperando le forze mentali dopo una lunga lezione, poi Marco alza lo sguardo, assistendo alla scena che cambierà la sua giornata. Lei, proprio lei che per ore ha scrutato con gli sguardi fugaci, era ancora lì, seduta, sorridente.
– Professore, posso chiedere alcuni chiarimenti? – disse lei, chinando leggermente il busto verso il banco, mettendo ancora più in risalto il seno.
– Certamente, mi chieda pure – rispose Marco, dopo qualche istante di esitazione.
La ragazza, sentendo ciò, sorrise e si alzò, dirigendosi lentamente verso la lavagna. Dopo aver preso il gesso, ella cominciava a tracciare formule e a chiedere se quello che scriveva era giusto, chiedendo conferma così se aveva capito alcuni passaggi della lezione. Aula ormai vuota, il giovane a fatica cercava di seguire il discorso, ma lo sguardo si altalenava tra le forme del sedere risaltate dagli shorts, i seni che si intravedevano nella camicetta semiaperta e gli occhi di lei quando ella si fermava e si girava chiedendo qualcosa.
Dopo aver chiarito ogni dubbio alla ragazza, a lei il gesso sfuggì dalle dita, non si sa se per puro caso o volutamente, finendo sul pavimento. Lei, con uno sguardo accennato che a lui sembrò molto malizioso, si inchinò, coi glutei rivolti verso Marco, seduto a poche decine di centimetri da lei. Fu allora che al giovane prof si liberò ogni tipo di freno inibitore: istintivamente la mano si posava su un gluteo, sfiorandolo appena. Solo un istante dopo Marco realizzava che ciò che aveva appena fatto sarebbe potuto costargli caro, ma con suo grande stupore, la ragazza non solo non si lamentò, ma di lì a poco si alzò e rispose, guardandolo maliziosamente:
– Prof, perché non va a chiudere la porta?
Solo allora Marco capii che ciò che aveva solo sognato parecchie volte, fantasticando sulle sue studentesse, si sarebbe potuto realizzare. Senza esitazioni, in pochi istanti arrivò alla porta e la chiuse a chiave, e appena si girò, vide lei, seduta sulla cattedra, gambe accavallate e sguardo fisso. Mentre percorreva i pochi passi che la separavano da lei, si chiese se fosse tutto reale, ma anche se fosse stato un sogno non si sarebbe voluto svegliare. Non ancora, almeno.
Raggiunse la ragazza, davanti alla cattedra, sguardo fisso nel suo. Non sapeva che dire, o che fare, rimase ad ammirarla ancora qualche istante. Poi il viso di lui cominciò ad avvicinarsi a quello della ragazza, chiuse gli occhi, poteva sentire ora il battito del cuore che aumentava a dismisura, e la voglia cominciare a crescere irrefrenabilmente. Le labbra sfiorarono quelle di lei, premendosi a vicenda leggermente, mentre le mani si posarono sulle gambe nude, accarezzandole con movimento appena accennato Rimase qualche istante a godersi ogni sensazione…il profumo della pelle, il sapore delle labbra, il contatto con le gambe lisce e delicate, il rumore del suo respiro. Dischiuse poi le labbra, e la lingua fece capolino da esse, andando in cerca della bocca di lei. La lingue percorse più volte il labbro inferiore della giovane, gustandone il sapore, per poi insinuarsi lentamente tra le labbra. Cercava la lingua di lei, trovandola poco dopo, dando inizio a un gioco sensuale e lento. Le lingue si rincorrevano, si trovavano, si assaporavano, giocavano vorticosamente. Movimenti sensuali, che aumentavano di intensità via via che il bacio diveniva più profondo. La giovane portò le braccia a circondare le spalle di Marco, abbracciandolo e stringendolo a sé. I due continuarono a baciarsi ancora, non staccandosi per un solo istante, mentre le mani di lui esploravano il corpo della ragazza, spostandosi dalle spalle di lei, scendendo lungo la schiena e spostandosi sui fianchi, accarezzando le gambe e risalendo ancora.
In preda alla passione, Marco interruppe il bacio e spostò la bocca lungo il viso di lei, scendendo verso il collo. Lei inarcò il capo, in modo da accogliere la bocca e la lingua del giovane, il quale cominciò ad assaporarle il collo intensamente. Le labbra lo baciavano ripetutamente in ogni angolo, e successivamente la lingua cominciò a solcare la pelle, gustandosi ogni centimetro. Leggeri gemiti uscivano dalla bocca di lei, mentre portava le mani lungo la schiena di Marco, fino a raggiungere i glutei, che stringendoli e massaggiandoli. Ora anche la giovane cominciava a liberarsi di ogni sua inibizione, portando le mani a cercare la fibbia della cintura, slacciandola avidamente.
I due giovani ora si staccarono appena, quasi per riprendere fiato e godersi gli ultimi istanti prima di essere travolti dalla passione, quasi in modo che ciò che doveva avvenire fosse ancora più eccitante. Anche Marco ora si occupava della camicia di lei, sbottonando piano piano i bottoni, uno dopo l’altro, sorridendole maliziosa. Dal suo canto, lei aiutava lui, e una volta librato l’ultimo bottone dall’asola corrispondente, lei si sfilò la camicia, rivelando un reggiseno di pizzo bianco che a malapena conteneva i seni generosi e abbondanti. Rimase un attimo a farsi ammirare da Marco, sorridendogli e lanciando uno sguardo voglioso, per poi portare le mani a sua volta a sbottonare la camicia azzurra del giovane. Stesso rituale, stesso modo in cui la camicia scivolava lentamente sul pavimento. Ora il giovane rivelava un petto non scolpito, con poca peluria, ma un corpo snello e regolare. Lei audacemente portava le mani sul ventre di Marco, e le faceva risalire lentamente aprendosi a ventaglio in modo da esplorare tutto il petto, fino a sentire i capezzoli sotto i suoi palmi. Marco si sentiva il corpo pervadere da brividi leggeri, ma lunghi e che facevano crescere la voglia. La giovane avvicinava la bocca sul ventre, regalando tanti leggeri baci, partendo dall’ombelico e risalendo lungo il torace; bocca raggiungeva un capezzolo, e solo allora essa diventava più avida e affamata, baciando intensamente il capezzolo, e lasciando che la lingua lo cercasse successivamente, leccandolo con movimenti circolari; chiuse poi la bocca per succhiarlo delicatamente, per ripetere le stesse cose sull’altro capezzolo. Il professore, chiudendo gli occhi, sentì i brividi amplificarsi, portò le mani ad accarezzarle la folta chioma, e si lasciò trasportare dalle sensazione che le dava la lingua della studentessa.
Ora lei si discostò da lui, chinando leggermente il busto all’indietro, e reggendosi con le braccia appoggiate sulla cattedra, mettendo in risalto il seno racchiuso dalla stoffa. Marco avvicinò le mani, e le posò sopra le coppe bianche, accarezzando molto lentamente i seni, e chiudendo le mani in modo da stringerli. Il tocco delle mani ora faceva fremere il corpo di lei, inarcando la schiena in segno di piacere in aumento. Le mani di Marco si spostavano lentamente ora dietro la schiena di lei, portandosi all’altezza del gancio del reggipetto; lo aprì, e ora l’indumento scivolava sul pavimento. I seni della ragazza ora si rivelavano in tutto il loro splendore e la loro perfezione. Un seno prosperoso, coi capezzoli rosso-bruni già turgidi, e areole non troppo marcate e medio estese. Il professore portò le mani ad accarezzare i seni, sentendo i capezzoli marmorei sotto i palmi. Giocava per qualche istante tastando la pelle liscia e la consistenza soda dei seni, naturali. Avvicinò poi la bocca su un seno, baciandolo, e assaporandolo lentamente. Lingua si spostava sull’areola, solcandola in modo da leccare attorno al capezzolo, il quale veniva gustato dalla lingua poco dopo, con colpi leggeri e delicati, ma rapidi. La mano continuava a giocare col seno gemello. La ragazza sentì il corpo attraversato da brividi di piacere, e un gemito uscì dalla sua bocca, mentre inarcava il capo all’indietro. Le labbra di lui si chiusero, cominciando a succhiare il capezzolo, intensamente, e a mordicchiarlo delicatamente poco dopo. Il professore continuava a indugiare sul seno, mentre la mano ora si spostava verso una gamba, risalendola lentamente, accarezzandola, fino a sopra il ginocchio. La mano ora si insinuava sotto la gonna di lei, sollevandola e accarezzando la coscia ripetutamente; poi fece per sfilare la gonna, e la ragazza acconsentì, aiutandolo e aiutandosi a togliersi l’indumento, per ripetere poi lo stesso movimento con lo slip, anch’esso bianco, in pizzo.
Ora la ragazza, nuda, rivelava il suo sesso, curato, con solo una leggera strisciolina a decorare quella visione, a cui il giovane non riuscì a resistere. Si abbassò e si mise in ginocchio, portando il viso verso la meta mentre le allargava le gambe. La bocca vicino alla fessura, il giovane poteva ora guardarla con ammirazione, sentire l’odore che emanava, profumata, quasi non risentendo della giornata calda. Mancava ora solo sentire il sapore, e inebriarsi del suo aroma. Porto le sua labbra a baciare la passera, delicatamente, per poi portar fuori la lingua in modo che potesse percorrere la fessura dall’alto in basso. Lingua ripeteva lo stesso movimento, ma ad ogni leccata veniva spinta con pressione leggermente maggiore, in modo che piano piano si insinuasse dentro lei. La lingua esplorava lentamente, mentre le dita di lui aprivano la meta del piacere, in modo che ora il professore potesse leccare ed esplorare ogni angolo raggiungibile. La giovane cominciava a gemere, e ad avere il corpo pervaso da tremolii e fremiti improvvisi, ogni volta che la lingua raggiungeva le pareti. La studentessa era bagnatissima, e aumentava sempre più ogni volta che la lingua di lui si muoveva avidamente dentro lei, assaporando il succo in ogni angolo. Lingua gustava in profondità, per qualche minuto cercava di leccare a ritmo regolare. Poi la lingua si spostava verso la parte più esterna, mentre le dita si insinuavano in profondità, cominciando a muoversi rapidamente, e via via più intensamente. La lingua andava in cerca del clitoride, che sfiorava più volte, con molta delicatezza, ma aumentando la velocità dei movimenti. Le leccate, le dita, il clitoride stimolato…tutto l’insieme faceva esplodere le sensazioni nel corpo e nella mente della ragazza, ora in preda ai gemiti intensi, alle urla di piacere. Portava le mani sul capo di Marco, spingendolo a sé in maniera più decisa, e lui non lesinava leccate più intense, più avide.
– Aaaaahhhh…godoooooooo! – urlò ora la ragazza, la quale non resistette ulteriormente, aumentò i gemiti e le urla di piacere, esplodendo in un orgasmo impetuoso che le fece tremare il corpo da capo a piedi, la passera si contraeva intensamente, mentre lui leccava e assaporava ogni goccia del suo orgasmo.
Tremante, fremente, ancora ansimante, la studentessa si lasciava andar e stendere sulla scrivania, occhi chiusi, mentre Marco ancora leccava, e si gustava il frutto della passione di lei. Piano piano rallentò, e si fermò. Sollevando il capo, cercò il suo sguardo, e lei ricambiò, sensualmente, anche se provata all’impetuoso orgasmo. Lei sorrise, si alzò a fatica, ma decisa a ricambiare il piacere ricevuto si mise in piedi, portò un dito sulle labbra di lui, e sussurrò:
– Professore, ora tocca a me dare l’esame orale – gli disse, ironicamente ma in tono malizioso. Il giovane rimase in piedi, ridacchiando alla battuta, ma sentiva ora il battito aumentare, il calore avvampare il suo corpo, e la voglia premere dentro i suoi pantaloni.
La ragazza si fermò a qualche centimetro da lui, lo baciò per qualche istante, e piano piano si chinò…portando le mani e le labbra sul collo…sul petto…sul ventre…fino a che non fu in ginocchio, col viso davanti alla chiusura lampo dei pantaloni. Sollevando lo sguardo, malizioso, sensuale, in cerca di quello di lui, portò le mani a slacciare lentamente la cintura. Marco non stava più nella pelle, la voglia si leggeva nel suo sguardo, e aumentava ancor più mentre la cintura veniva slacciata. Ora toccava al bottone dei pantaloni, e successivamente alla lampo, che la giovane tirò giù con un movimento rapido e deciso. Pantaloni che ora venivano sfilati, rivelando un intimo nero, dal quale si notava la voglia di lui.
La studentessa portò una mano a sfiorare il membro, sopra la stoffa, a sentire la forma, ad esplorare e a stimolare. Al tocco, un leggero gemito si levò dalla bocca di lui, mentre la mano di lei si strinse, circondando il possibile, e massaggiando piano piano. Un brivido di piacere pervase il corpo del professore, e questo faceva aumentare ancora la voglia. La ragazza si fermò e sfilò lentamente l’intimo, rivelando un membro marmoreo, con la cappella grossa, rosa scuro, liscia…una visione che fece tornare i brividi alla giovane. Con gli slip ormai andati, la ragazza si trovava col membro del professore prossimo alle labbra di lei, la quale non esitò e porto la bocca a baciare la cappella. Le calde labbra baciavano rapidamente, mentre una mano di lei si portava a sfiorare il membro lungo la sua lunghezza, causando brividi intensissimi a Marco. La studentessa, ritraendosi un pochino e levando le mani, alzò lo sguardo, cercò quello di lui, e avvicinava la bocca verso il membro, schiudendo le labbra e facendo sparire il sesso di lui piano piano nella sua bocca. Movimento lento, labbra affondavano fino a far scomparire il membro dentro la bocca nella quasi sua totalità. La ragazza poi si ritraeva, facendolo uscire, e via via i movimenti si ripetevano, portando così le labbra e la bocca a succhiarlo via via più intensamente. Il professore, in preda ai brividi, non tratteneva i gemiti, la giovane le dava delle sensazioni intense e profonde; chiudendo gli occhi, si lasciava trasportare da quel pompino sublime, mentre la ragazza aumentava il ritmo e l’intensità della suzione, aiutandosi con la mano a stimolare il ragazzo.
Quando le urla di piacere del professore aumentarono, la ragazza rallentò, si fermò, con ancora il membro di lui dentro la sua bocca; sollevò lo sguardo, e lentamente si ritrasse, facendo uscire il sesso del ragazzo. Non disse nulla, lei, mentre si alzava, e si sedeva sulla scrivania, aprendo le gambe e inclinando il corpo leggermente.
– Prendimi – sussurrò la giovane, con sguardo malizioso, voglioso, intenso. Il professore, senza indugiare, col membro ancora marmoreo e voglioso, si avvicinò a lei, portando il bacino tra le gambe di lei. Piano piano guidò il sesso a sfiorare la fessura della giovane, per alcuni istanti, stimolandola. Poi un colpo deciso, e il membro si trovò completamente all’interno di lei, la quale con un forte gemito inarcò il capo e chiuse gli occhi, devastata da un brivido impulsivo e intenso. Marco portò le mani prima a sfiorare i seni, stringendoli, poi sui fianchi di lei, stringendola e tenendola salda mentre cominciava a muoversi. Il membro scivolava lentamente dentro la passera bagnatissima di lei, di nuovo, ancora vogliosa di lui. Gemevano entrambi ora, aumentando l’intensità mano a mano che il ritmo si faceva leggermente più rapido. Il professore poi, senza fermarsi, chinò il capo in cerca di quello di lei, baciandola con passione, lingua a lingua, avidamente le lingua si assaporavano, si sfioravano, giocavano vorticosamente.
Ora il ritmo aumentava, e i colpi si fecero più decisi, quasi violenti. Mani che tenevano forte per i fianchi la ragazza, il professore spingeva il bacino con impeto a ogni colpo, per farlo sentire di più. Gemiti intensissimi, urla di piacere, mugolii continui, i giovani erano in preda al piacere impetuoso, il membro spingeva con forza e rapidità dentro la passera della studentessa.
– Ooooh siiii…siiii…siiii.. dammelo tutto!! Ancora!!! Ancoraaa!! – urlava la ragazza in preda al piacere, e il professore spingeva con tutta l’intensità possibile, ma egli voleva resistere, non voleva rilasciare ancora il suo seme. Continuò a spingere con impeto, finché la ragazza non resistette ed esplose in un altro orgasmo impetuoso.
– Aaaaah vengooooooooo – urlò lei in preda al piacere, mentre la vagina si contraeva e fremeva, il membro continuava a muoversi dentro lei, rallentando mentre l’orgasmo di lei scemava.
Ancora ansimante, quasi stremata, la ragazza si sollevò, strinse a sé il giovane, abbracciandolo e baciandolo con passione e sensualità. Sussurrò poi qualcosa al professore, che ora la guardava con sguardo intenso.
– Dimmi, cosa vuoi che faccia ora…voglio darti tutto il piacere che posso…ti prego, dammi il tuo godimento – sussurrò la giovane. Lui non disse nulla, ma la porto sulla sedia, facendola sedere. Si mise davanti a lei, e portò il membro tra i suoi seni prosperosi. La studentessa gli sorrise, capendo le sue intenzioni, e portò le mani a premere i suoi seni in modo che il membro ne fu circondato. Il professore cominciò a muoversi su e giù, scopando i seni della giovane. Piacere aumentava ancora, il ragazzo ansimava e mugolava intensamente, mentre la studentessa, ogni volta che la cappella faceva capolino tra i seni e si avvicinava alla bocca, lo baciava e succhiava fugacemente. Il giovane aumentò il ritmo, col membro che scivolava tra i seni rapidamente; sentendo il membro pulsare e quasi pronto a esplodere, con un urlo di piacere lo levò dalla morsa dei seni, e si lasciò andar all’estasi.
– Vengooooo – urlò, mentre con la mano guidava il membro a rilasciare gli schizzi sul corpo e sul viso della giovane, la quale con soddisfazione accolse il seme caldo su di sé. I fiotti copiosi le inondarono il corpo, il professore schizzò fino all’ultima goccia gemendo dal piacere provato, fino a rilassarsi e cadere stremato sulla sedia accanto a lei. La studentessa si spalmò lentamente il seme sul corpo, assaporando qualche goccia mentre guardava sorridente Marco, per poi alzarsi e sedersi sulle gambe di lui dopo essersi pulita dal frutto del piacere.
Lo baciò teneramente, lentamente, per poi sorridergli, mentre lui la accarezzava dolcemente, sulla nuca, sulle spalle, sulla schiena. Rimasero abbracciati e si coccolarono ancora un po’, per poi alzarsi. La ragazza lo guardò profondamente, ora davanti a lui.
– Sognavo questo momento dalla tua prima lezione – sussurrò lei.
– Allora dovremo rifarci di tutto il tempo perduto – rispose ridendo il professore.
Come e quanto abbiano recuperato, è un segreto che rimane racchiuso tra lui, lei, e le 4 mura dell’ufficio del professore…
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