Il signor Franco P***i uscì dall’ elegante palazzo del centro con un’espressione di estrema soddisfazione, come di chi abbia appena trascorso un’oretta molto piacevole.
‘Eh sì ,’ stava pensando mentre s’
alzava il colletto del pesante cappotto,per proteggersi dal freddo pungente, ‘il centone meglio speso in vita mia’.
Si avvio per la via deserta,il vento gelido che gli sbrindellava la sciarpa,rimuginando eccitato sul suo pomeriggio da leoni.
‘Certo che la n’7 è veramente un favola’ si diceva con un sorrisino idiota sul volto, ‘un pezzo di figliola così le vale tutte centomila lire.Santo cielo che gnocca’che culo’che bocca’
E poi come te lo lavora’sembra non abbia fatto altro per tutta la vita.Se penso a quel cesso di mia moglie che mi sta aspettando a casa in ciabatte mi viene da piangere , puttana la miseria’.
Improvvisamente un pensiero molesto tornò a pungerlo, strappandogli l’ espressione compiaciuta che gli si leggeva in faccia : ‘Che lo dica a Giovanni ? Non saprei neanche io’forse è meglio che mi faccia i fatti miei. Però è un amico, sarei un bastardo a far finta di nulla ‘bah ,ci penserò più tardi’.
Se ne tornò a casa con un’evidente erezione ,ripensando alla ‘mercanzia’ della signorina n’7 :
erezione che immediatamente si spense quando la moglie venne ad aprirgli la porta di casa.
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Il signor Giovanni S****o entrò furtivamente nell’ elegante palazzo del centro ,con l’espressione gioiosa di chi si appresta a passare un’ oretta molto piacevole.
Salì lentamente i gradini di marmo corrosi dal tempo :giunto al terzo piano bussò a un pesante portoncino di rovere , che recava una targhetta d’ottone su cui era stampigliato il nome ‘Sig.ra M*****i’.
Appena entrato si ritrovò in un ampio vestibolo , dominato da un sorta di scrivania ricolma di oggetti, dietro la quale troneggiava uno strano animale : la signora M*****i, appunto.
Si trattava della padrona di casa, una specie di gigantessa obesa ,agghindata e truccata come può esserlo solamente la vecchia tenutaria di un bordello.
Era ripugnante alla vista ,ma questa sua pecca faceva risaltare le grazie indiscusse delle altre frequentatrici della casa.
-Buongiorno ,signore,- disse all’ uomo ,- è la prima volta che viene qui da noi ,vero?
-Sì’sì certo,- balbettò il signor Giovanni, lievemente intimidito da quel gorilla in gonnella.
– Vedrà che si troverà benissimo ,- incalzò la vecchia,- le nostre sono tutte ottime ragazze .Belle, pulite’ e anche molto brave, se ne accorgerà.
Terminò la frase ridendo sommessamente e strizzando l’ occhio all’ uomo.
Prese da un cassetto della scrivania quello che a prima vista poteva sembrare un album fotografico ,e lo porse al signor Giovanni.
-Tenga pure il nostro catalogo ,- gli disse piano,- può scegliere la ragazza che vuole. Ma la devo avvertire che per la n’2 e la n’7 c’e da aspettare , al momento sono già occupate’
L’uomo iniziò a sfogliare il ‘catalogo’ , soffermandosi qualche secondo su ogni ragazza che vi compariva.
‘Tutte molto belle’ ,pensava, ‘e giovani soprattutto’.
Restò dubbioso per un minuto buono , mordendosi le labbra , puntando poi l’ indice su una fotografia .
– Scelgo questa,- disse alla vecchia.
-Ah la n’5′ Dalila’ottima scelta signore, se posso permettermi ,una ragazza d’oro.
– Ne sono sicuro ,- rispose beffardamente il signor Giovanni.
-Sono cinquantamila da pagare qui e cinquantamila da dare direttamente alla ragazza’più eventuali extra , s’intende . E’ la porta in fondo al corridoio ,non può sbagliare’.
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Eleonora se ne stava appoggiata allo stipite della porta, fumando una sigaretta ,distrutta.
Il cliente che se n’ era appena andato era stato un vero maiale : aveva preteso l’impossibile dal suo giovane corpo ,lasciandola stanca e dolorante.
‘Almeno mi ha dato diecimila lire di mancia,- rimuginava tra sé , cercando di consolarsi.
Guardò distrattamente verso il vestibolo , per capire se ci fosse qualche nuovo cliente.
Impallidì.Col cuore in tumulto e le gambe tremanti entrò in camera ,richiudendo velocemente la porta ed appoggiandovisi contro ,disperata.
Il panico le impediva di ragionare lucidamente : non intravedeva vie d’uscita da quella tremenda situazione.
‘Oddio mio padre , ma che cavolo ci fa qui’ mormorava, ormai ad un passo da una crisi nervosa.
‘Dio ti prego , fa che non abbia scoperto che lavoro faccio per arrotondare ‘
No!No ,non può averlo scoperto : a quest’ora mi avrebbe già ammazzata’e avrebbe ammazzato anche la vecchia !E poi , noi viviamo in un’ altra città , e non è mai venuto nessuno che ci conoscesse, che potesse dirgli qualcosa . No, non può saperlo !’
Confortata in parte da questo ragionamento , cercò di calmarsi e di analizzare la situazione.
‘Hai capito il paparino,’ pensava senza riuscire a impedirsi di sorridere , ‘ sempre così serio e a modo , irreprensibile , stimato padre di famiglia ‘e che frequenta i bordelli. Chi l’ avrebbe mai detto !’.
La sua mente lavorava senza sosta , affinata dal potenziale pericolo .
‘Non è poi detto che venga qui da me’ci sono altre nove ragazze che lavorano qui. Potrebbe benissimo aver scelto un’ altra’.
Poi si ricordò del maledetto ‘catalogo’ , come lo chiamava la vecchia , e un brivido di terrore la scosse.
‘Sono spacciata,’ si diceva , ‘se ha visto la mia foto mi ammazza .Posso solo sperare che non ci sia stato bisogno di farglielo vedere. Molte volte succede : la vecchia consiglia qualche ragazza ai nuovi clienti , e questi si fidano ,senza voler vedere le foto di tutte le ragazze.
Deve senz’ altro essere andata così , altrimenti sarebbe già scoppiato un putiferio’.
Nuovamente rinfrancata da quella considerazione , cercò di trarsi d’ impiccio.
‘Se viene qui da me ,’ si diceva, ‘devo pensare a qualcosa”.
Passò in rassegna la squallida cameretta in cui si trovava : fulmineamente i suoi occhi si posarono su una parrucca bionda ,che indossava per qualche cliente ,e sul ripiano vicino allo specchio , dove erano posati tutti i suoi cosmetici.
E fulmineamente anche la trovata che forse poteva salvarla si fece largo nella sua mente confusa.
Si mise la parrucca e iniziò a truccarsi pesantemente il viso , con le mani tremanti.
Dopo alcuni istanti qualcuno bussò , mentre una bassa voce maschile chiese :-Posso entrare ,signorina Dalila ?
‘Lo sapevo ,non poteva andarmi bene ,’ tremò la ragazza , ‘è venuto proprio da me. Speriamo sia solo una coincidenza , che non abbia guardato il catalogo’non posso fare altro ormai’.
– Un attimo solo, mi sto preparando,- rispose con una vocetta fessa ,che ricordava quella di una papera ,cercando di mascherare la propria voce per non farsi riconoscere dal padre.
Terminò velocemente di truccarsi: con la parrucca e tutto quel trucco pesante era quasi irriconoscibile .
‘Forse ce la faccio,’ si diceva , ‘ combinata così e cercando di cambiar voce forse non mi riconoscerà . E poi ,ad essere onesta, l’idea di scopare col mio paparino mi ha sempre attirata molto’è sempre stato uno dei miei desideri più inconfessabili. Potrei unire l’ utile al dilettevole”.
Si diresse lentamente verso la porta ,col cuore a mille,e l’aprì.
Alla vista del padre le si annebbiò quasi la vista a causa dell’ondata di paura mista ad emozione che l’aveva invasa , ma si calmò in parte vedendo con sollievo che l’uomo sembrava non averla riconosciuta.
-Buongiorno,- disse al padre cercando di falsare la voce,- prego , entri pure.
-Grazie signorina’ Dalila vero?
-Sì, esatto,- rispose la ragazza sorridendo.
‘Meno male, non ha capito chi sono’, stava pensando Eleonora, ‘anche perché a quest’ora altrimenti mi avrebbe già ammazzato di botte’.
L’uomo sembrava impaziente di averla perché , senza tergiversare oltre ,si diresse verso il letto ed iniziò lentamente a spogliarsi .
Eleonora si avvicinò al padre e ,con un solo rapido movimento, lasciò cadere a terra l’accappatoio di raso nero che stava indossando ,rimanendo completamente nuda.
Il signor Giovanni ,impaziente, appoggiò le mani sulle spalle della ragazza, e la costrinse ad inginocchiarsi.
Eleonora si ritrovò la verga paterna a pochi centimetri dal viso , rigida ed enorme, solcata da una ragnatela di grosse vene violacee.
‘Hai capito papino che staffa che si ritrova’,pensò la ragazza compiaciuta, ‘credo proprio che il babbo mi farà divertire parecchio’.
Il padre le posò le mani sulla bionda parrucca e ,con un solo rapido movimento di bacino infilò la virilità nella bocca della figlia, iniziando a pomparla lentamente in gola.
-Sì, così’brava Dalila,- mugugnava il signor Giovanni guardando la ragazza:contemplava estatico il giovane corpo dalle generose forme;la pelle perfetta e bianchissima come porcellana ;i giganteschi seni che ballonzolavano sotto i suoi colpi , che recavano sulla punta due enormi e turgidi capezzoli violacei.
Il membro usciva e rientrava violentemente nella bocca della ragazza , viscido di saliva, tra i lamenti di Eleonora che faticava ad inghiottirlo completamente.
-Brava ‘così’la mia troietta’- gemeva piano il signor Giovanni , udendo gli schiocchi decisi della fellatio.
La nostra giovane Eleonora, Dalila per l’ignaro padre, si trastullava piano il sesso, eccitandosi sempre più nel vedere l’espressione di godimento che si andava via via dipingendo sul volto dell’ amato paparino.
Improvvisamente il signor Giovanni si ritrasse.
-Basta così,puttanella,- mormoro con tono cattivo,-adesso voglio scoparti.
-Sì’certo’vuole che stia sotto o preferisce’
-Sdraiati e apri le gambe ,-rispose l’ uomo,-che adesso ti faccio vedere io!
L’erezione del nostro eroe si accrebbe a dismisura nel contemplare la ragazza che gli si stava offrendo: le generose forme che ,visto il bianco lattiginoso dell’incarnato, parevano scolpite dal Canova;gli enormi seni solcati da un intrico di venette azzurrognole ,con i violacei capezzoli turgidi all’ inverosimile ;la glabra intimità dai rosei petali dischiusi , che attirava irresistibilmente la sua verga affamata.
-Adesso ti faccio assaggiare il cazzo,cara la mia troietta,-le sussurrò il signor Giovanni.
Puntò l’ asta impaziente verso la calda apertura e, con un deciso colpo di reni seguito dal secco schioccare dei corpi che si univano ,iniziò a possedere la figlia.
La ragazza,nel sentire il padre dentro di lei , cominciò ad assaporare piaceri mai provati.
L’ uomo la prendeva con foga, impastandole e mordicchiandole i capezzoli , strappandole gemiti strozzati.
Spalancò con decisione le cosce della figlia , penetrandola selvaggiamente: l’ enorme asta esplorava le più celate profondità della ragazza ,uscendo quasi completamente e rientrando brutalmente nella bollente intimità della figlia. Proseguì così per dieci minuti buoni, incurante delle grida di dolore frammisto a piacere che Eleonora non riusciva a reprimere.
La ragazza ,cavalcata così furiosamente dal padre, stava assaporando inesplorati piaceri della carne che,ne era conscia,erano dovuti all’unione proibita con l’ uomo che l’aveva generata.
-Aggh…così’sto per’,-bofonchiò Eleonora ad un tratto e ,scossa da profondi brividi, raggiunse il sommo piacere.
-Ah ,è così piccola puttana!- le sussurrò crudelmente l’uomo,-io pago e tu godi!.
Uscì dal giovane corpo ansante e madido di sudore, si sdraiò di schiena e ,afferrandola violentemente per i seni, la attirò a sé.
La penetrò brutalmente, iniziando a succhiare e mordicchiare gli enormi e pallidi globi di carne che gli dondolavano a pochi centimetri dal viso.
-Ti piace così troia,- mugugnava il signor Giovanni , udendo,ad ogni affondo, il ritmico tamburellare del suo bacino contro il pube della figlia.
-Oh sì pa’padrone ,- si corresse la ragazza dopo una breve incertezza.
-Come mi hai chiamato ,puttanella?
-Padrone’ad alcuni clienti piace’ma se non vuole’
-No,no fa’ pure, anzi .Un po’ mi eccita a dire il vero’
‘Meno male , ci ha creduto’ pensò la ragazza con un sospiro di sollievo, ‘lo stavo chiamando papà. Devo starci più attenta, o finirò col tradirmi’.
-Così padrone, scopa la tua cagna,-lo incitò Eleonora ,assecondando col suo corpo flessuoso i movimenti del padre.
L’uomo ,a quelle parole, iniziò a sbatterla come un invasato, incurante dei lamenti della figlia che si andavano facendo via via più forti.
La ragazza, sentendosi così sottomessa al padre,penetrata brutalmente dalla carne che le aveva dato vita, raggiunse ben presto un secondo travolgente orgasmo:si irrigidì bruscamente piantando le unghie nella schiena sudata dell’ uomo, gridando al mondo tutto il piacere che la stava scuotendo.
E fece appena in tempo perché il signor Giovanni,dopo pochi secondi,uscì dalle sue carni ancora tremanti di godimento e ,prendendola violentemente per il collo,attirò il viso di Eleonora verso la sua verga lucida e pulsante.
-Vieni qua troia,-le disse,-apri la bocca e fatti sborrare in gola.
La ragazza appoggiò succube la lingua al glande violaceo, attendendo il caldo nettare paterno.
-Ughh’così’sborro troia maledetta,- mugugnò l’uomo ,sentendo il seme che prepotentemente risaliva nelle sue carni ,bramoso di femmina.
Violenti getti di sperma inondarono ben presto la bocca di Eleonora : bave viscide e filanti le colarono sul mento e sui seni.
-Brava la mia puttanella,-grugnì l’uomo tremante di piacere.- mandala giù tutta-.
E così dicendo raccolse con le dita il seme uscito dalla bocca della figlia,costringendola a cibarsene.
Mancava ancora mezz’ ora al termine dell’ appuntamento. Pochi minuti e il signor Giovanni,nonostante i cinquant’ anni suonati,fu nuovamente pronto a godere del giovane corpo che gli si offriva.
Non risparmiò alla ragazza nulla di quanto un uomo voglioso e intimamente sadico possa fare ad una giovane donna docile e sottomessa.
Quando quaranta minuti più tardi se ne andò,dopo averle lasciato ventimila lire di mancia,il tenero corpo d’adolescente di Eleonora era ricoperto di lividi bluastri e rossastri , laddove la foga paterna era stata più devastante durante gli amplessi successivi.
Un sordo bruciore le dilaniava le carni e il frutto proibito da rosei petali : ma nella sua anima un perverso piacere si stava diffondendo, facendole desiderare ancora più ardentemente il forte corpo del padre.
‘Del resto,’ pensava, ‘lui mi ha creata ed io gli appartengo. E’ giusto che disponga di me a suo piacimento’.
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Il signor Giovanni S****o uscì dall’ elegante palazzo del centro con un’ espressione di estrema soddisfazione, come di chi abbia appena trascorso un’ oretta molto piacevole.
‘Eh sì ,quel vecchio porco di Franco non si era sbagliato,per fortuna’ si disse, camminando frettolosamente verso casa.
Ripensò con piacere a quando una settimana prima il suo collega d’ufficio, il signor Franco P***i,
gli aveva raccontato, dopo mille dubbi e tentennamenti, che in quel nuovo bordello appena aperto a V*****a gli sembrava lavorasse sua figlia.
Franco non l’aveva vista direttamente ,e gli disse di averla riconosciuta dalla foto su una specie di catalogo,che usavano per mostrare le ragazze ai clienti.
Il signor Giovanni di finse adirato e indignato,ma nell’ intimo sperava che quel vecchio puttaniere di Franco non si sbagliasse.
E infatti non sbagliava.Quando riconobbe la foto della figlia,la signorina N’5,Dalila,ebbe un tuffo al cuore : ‘finalmente l’ occasione buona per scoparmi quella troietta di mia figlia , da anni non ci dormivo la notte’ , si disse.
‘Certo che i miei piani iniziali erano un po’ diversi’ rimuginava tra sé salendo in tram.
‘Mi ero aspettato di vederla impaurita e disperata quando l’avessi scoperta a fare la puttana in quel bordello di second’ordine. Avevo intenzione di ricattarla: avrei raccontato tutto alla madre e al fidanzato; l’ avrei sputtanata per tutta la città se non si fosse fatta scopare senza dir niente a nessuno. E invece si è presentata alla porta con quella parrucca bionda ,truccata come una maschera e con quella vocetta da papera , facendo finta di non conoscermi.
Deve avermi visto prima che bussassi alla sua camera,e deve aver pensato a quella sceneggiata per cercare di non farsi riconoscere’come se non avessi visto la sua foto su quella specie di catalogo che mi ha dato il mostro che c’era all’entrata’
Per questa volta è andata così,ho fatto finta di esserci cascato’l’idea di fingermi un estraneo mi ha eccitato. Ma la prossima volta le rivelerò che so benissimo chi è.
Via tutto quel trucco e parrucco, e quella vocina del cazzo’voglio scoparmela al naturale, io, la mia bambina’.
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