“” disse e le mie dita si fecero strada verso l’orifizio vaginale ed uno alla volta entrarono…”
Quella mattina ero davvero arrapato, doveva essere stato il film porno che
vedemmo la sera prima tra amici, mi sarei scopato la prima che mi capitava e così proprio quel giorno mentre tornavo a casa, davanti all’ascensore incotrai la signora L. La signora L era una donna sulla cinquantina, già nonna ed abitava all’ultimo piano del palazzo e la sua casa, un attico, occupava l’intero piano. La signora L nonostante l’età era ancora una gran donna, mora tinta di biondo, 165 cm di altezza, con seni enormi, forse 8 misura, e penso avesse delle grosse aureole fornite di capezzoli duri e grossi quanto un dito, una di quelle persone tanto gentili che ti fanno tanti complimenti e soprattutto era sola. Appena entrammo in ascensore lei si chinò per appoggiare le buste della spesa, mettendosi cosi alla pecorina e facendo vedere tutte le sue forme del culo ed a quel punto, appena chiusa la porta alle nostre spalle, dopo aver notato che eravamo soli in ascesore e pensando alla vendetta giurata a mia madre, la situazione iniziò a diventare più piccante e facendole i complimenti sul suo corpo iniziai ad accarezzarla il culo. “Sei bella… che bel culo che hai… ahhh…” e lei “no… ma che faai… mi metto ad urlare, lasciami… lasciami” ed io continuando a palpeggiarla dappertutto le risposi fermo ed autoritario “fà pure, urla pure, tanto ti violento lo stesso! Mi piace il tuo culo… ahhh… te lo voglio riempire di sborra!” – “basta o urlo!” – “urla pure e se viene qualcuno gli dico che tu mi vuoi scopare e siccome io sono il minorenne, capirà che sei tu che mi hai provocato…” – “ma sei matto!” – “dai… non fare storie… voglio aprirti il culoooooo!” e mentre l’ascensore saliva lei quasi piangendo continuava a dirmi “lasciami, lasciami bastardo… no…non voglio…nooooo” mai io le presi la mano e la misi sul pisello, duro e lungo, e lei con mio stupore lo strinse. “Dai, dimmi che ti piace il cazzo”,la risposta fù “si, si mi piace molto il cazzo, ma non mi piace il tuo comportamento”, per sottolineare di non mettermi in testa strane idee ed io, scherzosamente, risposi “nonna, siamo in ascensore. Chi vuoi che ci veda.” L’ascensore arrivò all’ultimo piano, uscimmo e prima ancora di arrivare alla porta le sfilai il pullover e restò nuda dalla gonna sù, con la mano le sfiorai i grossi seni e lei mi sussurò “lo sai che sono bagnatissima in figa e di culo” ed io “ah si? Mah, non ci credo!” e presto fatto, mi prese la mano e se la mise proprio in mezzo alle sue gambe, sotto la gonna, facendomi sentire le mutandine bagnate. “Che mi dici? Non ti hanno insegnato che non bisogna svegliare il can che dorme? Vedi che ti combino adesso!”, mi afferrò e mi spinse contro la porta ancora chiusa. “Pistolino, succhia le mie tette”, io non mi trattenni, aveva delle mammelle favolose per resisterle e spingendola con le spalle contro la porta, mi avventai su quelle meravigliose poppe e le baciai, la mia bocca andava alla ricerca dei grossi capezzoli, ne presi uno e lo leccai, lo stuzzicai con la punta della lingua, mentre lei gemeva, poi lo strinsi fra le labbra e lo morsi. A quel punto lei gridò per il dolore ed il suo dolorino la portò alla ragione. “Cazzo siamo sul pianerottolo” disse ed affrettandosi ad aprire la porta, mi spinse dentro casa ed appena chiusi la porta, mi trascinò sul pavimento e mi implorò “dai… Prendimi. Qui. Ora. Ho la figa in fiamme…” La libidine non la faceva ragionare più, quasi si strappò via la gonna e vidi che il tanga che indossava era letteralmente fradicio di umori. Tirò via anche quello ed io non sono rimasto fermo, mi sono spogliato assieme a lei che si era distesa, nuda, sul pavimento. Aveva le gambe tirate su ed allargate a compasso, la sua figa gocciolava di umori e con le braccia protese verso di me mi disse “vieni!” A quell’invito mi misi a carponi tra le sue gambe e mi fiondai con la bocca su quella figa aperta, la baciai, la leccai lappando il suo miele e lei muggiva fino a pregarmi “basta leccare. Ti ho detto che ho il fuoco dentro. Spetta a te spegnerlo. Metti il tuo idrante nella mia fornace e spegni il fuoco che mi divora. Chiavami. Tanto non è la prima volta. No!” – “no, ho già chiavato una donna!” – “davvero?” – “Sì! È la verità.” – “Tesoro mio. Dammi il mio uccello. Sarò la tua puttana.” – “non sai cosa ti sei persa, fin’ora.” Mi abbracciò e rotolando con il suo corpo, mi ritrovai sotto di lei, poi puntò le mani sul mio petto e si alzò, le sue mammelle dondolavano sotto i miei occhi, stava per cavalcarmi, poi con una mano afferrò il mio salame e lo avvicinò alla sua carnosa vagina, guidandolo verso il suo orifizio vaginale. Lentamente fece scivolare il suo corpo verso il basso ed il mio pistone entrò nel suo infuocato e ben lubrificato cilindro e quando era tutto dentro, si fermò e disse “resta così. Non muoverti. Fà che goda di questi momenti. Sono anni che un cazzo non entra nel mio ventre. Che tua madre sia benedetta, per averti generato e per averti dato questo ben di dio!” Il mio cazzo ormai stava dentro il caldo ventre della nonna, “sono al settimo cielo” diceva ed io sentivo i muscoli vaginali stringersi intorno al mio fallo, oramai mi stava chiavando, aveva la testa rivolta verso il soffitto, con gli occhi chiusi e dalla sua gola emergevano gemiti di piacere, mentre le sue grosse mammelle ballavano e tremavano. Allungai le mani e le presi “mamma mia, come sono grosse. Più grosse di quelle di mamma”, poensavo e mentre le strizzavo, con le dita afferrai i capezzoli e li strinsi. Erano duri, la nonna cominciò ad ululare, poi si chinò in avanti ed una mammella entrò in contatto con la mie labbra, d’istinto aprii la bocca e il suo grosso e duro capezzolo mi penetrò nella mia bocca. Lo leccavo, stringevo tra la lingua ed il palato e lo mungevo, lo stavo succhiando come un bambino affamato e lei dal piacere forte mi affondò le unghie nel mio petto e mentre i suoi gemiti si fecero più intensi, “siii… Mhhh… Mhhh è… mhhh è grosso… Mhh mi piace…” ed incominciò un lento galoppo, si sollevava e si abbassava ed ogni tanto si scuoteva e lanciava un nitrito “sono il preludio del raggiungimento di un orgasmo…” – “ti piace eh? è più grosso di quello di tuo marito, vero?” – “mmhhh… siii… mhh buono… scopami daiii!” La sentivo gemere mentre cavalcava ed il ritmo del trotto aumentava d’intensità, gli orgasmi si susseguivano uno dietro l’altro, oramai la cavalcata era diventata un folle galoppo e le sue mammelle dondolavano e sbattevano sul mio viso sempre più velocemente, sembrava una cavalla imbizzarrita, nitriva e sbuffava in continuazione. “Si bella, così mi piaci… come una cavalla…” e mentre lei si faceva fottere con violenza, io le stritolavo quei favolosi meloni, “Oddio… cazzo che bello, scopami, fottimi, non l’ho mai fatto così prima…” – “sei la mia troia, vero?” – “si sono una troia, una zoccola affamata di cazzo, fottimi fottimi… ah, ah,ah, ahh… Sì cazzo che bello ancora… Fottimiiiii” e mentre la fottevo di brutto, trattenendomi per non venirle in fica, di colpo lanciò un acuto grido e si abbattè, in preda a forti convulsioni, sul mio petto. Io avevo la testa fra le sue tettone e nello stesso momento inarcai il bacino ed il mio cazzo eruttò un fiume di lava nella sua vagina, il mio sperma si unì al suo e formarono un lago, il suo ventre era pieno del mio sperma. Ci vollero diversi minuti prima che si riprese e si rimise in posizione eretta e con aria minacciosa disse “guai a te se cerchi di estrarre il tuo batacchio dalla mia campana” – “noo, io lo lascerei dentro per sempre, ma non credo che siamo in una posizione comoda” – “hai ragione. Ma non è il momento di muoverci. Sento che il tuo cosone stà riacquistando forza e potenza. Tocca a te chiavarmi.” Vero, il mio cazzo stava crescendo dentro il suo ventre ed ad ogni secondo che passava diventava sempre più duro, lei poi si stese su di me, mi passò le braccia intorno al collo e si gettò di lato e così mi trovai io steso su di lei e senza che il cazzo fosse uscito dalla sua figa. Le sue gambe erano incrociate dietro la mia schiena e mi stringevano i fianchi, i muscoli vaginali mungevano il mio pene in modo sublime. “Forza, chiava ancora la tua nonnina”, non me lo feci ripetere e cominciai a cavalcarla con il mio galoppo di un giovane puledro ma pratico di come montare la sua vecchia giumenta. I movimenti divennero veloci e convulsi e la sentivo lanciare gemiti di piacere in continuazione “sii… Sì! Sì! Così. Non ti fermare. Oh! Il mio bel pistolone che stà chiavando la nonnina. Dio, come è bello! La mia testa è nel pallone…” – “Ah troia meravigliosa”, lo tolsi dalla figa e cominciai a far scorrere la cappella su quella fessura in fiamme. Lei sussultò “aahhh… Madonna mia, si è bello, bellissimo, siii… oohhh si… così, così”, era in preda all’eccitazione che le regalavo, le facevo sentire la punta del cazzo che si faceva largo tra le labbra della sua figa e che le andava su e giù, su e giù. Ad un certo punto ho temuto che la nonna venisse colta da infarto, aveva cominciato ad agitarsi in modo sconvolgente, mugolava, ansava, si scuoteva tutta; aveva avuto un superorgasmo e il suo rilassamento fu altrettanto totale, tanto da essermi preoccupato seriamente, non riusciva a proferire parola, poco dopo invece, con un radioso sorriso mi toglieva ogni timore, “mamma mia, è stato bello, meraviglioso, ho goduto immensamente…” poi aggiunse “credevo che non avrei potuto provare mai cosi, mai… Non pensavo che avrei trovato un bel ragazzo, forte e che ti facesse felice… vedrai…” e continuammo a chiavare, le avevo messo le mani sulle chiappe e facevo andare su e giù il mio cazzo. Sentivo che stavo per venire, anche le sue mani erano sempre più salde sul mio culo, finché lungo il mio condotto uretrale stava montando un torrente di sperma che si riversò nella sua vagina mentre le dicevo “siii… Dai Vengoooo!!!” e sborrai dentro la figa. Lei lo sentì e strinse le gambe ancora più forte sulla mia schiena, raggiunse l’orgasmo assieme a me e mi abbandonai su di lei, mentre le sue braccia mi circondarono e mi stringevano, risentii la sua invocazione d’amore, ma il mio amore era e sarà sempre mia madre. Poi mi disse “sarò sempre pronta ad ogni tuo richiamo. Ti sarò sempre grata del piacere che mi hai dato. Se fino a stamattina pensavo fosse impossibile che un giovanotto come te mi avrebbe fatto morire di piacere, da oggi invece dico che tutto è possibile e sarò con te per tutto il tempo che vorrai.” Restammo abbracciati e stesi sul pavimento dell’ingresso, ancora per parecchi minuti prima che lei disse “andiamo in camera mia. Prima passami i tuoi slip, li devo usare come tampone, altrimenti farò un laghetto a terra e non voglio che il pavimento si sporchi.” Eseguii la sua richiesta e ci alzammo e tenendola per mano andammo nella sua stanza. “aspettami. Vado in bagno a lavarmi” – “vengo con te. anche io mi voglio lavare!” Entriamo in bagno, una stanza è enorme, lei mi accarezzò e mi baciò, la vasca, bianca, era al centro della stanza ed in un angolo c’era il vano doccia che poteva ampiamente ospitare due persone. Lei, sempre tenendo premuti i miei slip contro la sua vagina, si avviò verso la doccia, ma io la bloccai “Tu fai il bagno o la doccia?” – “io con te nella doccia non entro” disse lei guardando il mio basso ventre e sorridendo, “posso sciacquartela io?” – “Sei proprio uno sporcaccione” e cosi entrammo nel box doccia ed allargò le gambe, lo slip lo buttò a terra e mentre la guardavo il mio serpente incominciò ad alzare la testa. “Ehi, porcellino, ti decidi a pulirmi” e così aprii l’acqua. Un lungo getto andò ad infrangersi fra le sue grandi labbra liberandola dei muchi che nel frattempo, non più trattenuti dallo slip, stavano uscendo, io allungai la mano e la poggiai sulla figa e la lavai. “Devi pulire anche l’interno…” disse e le mie dita si fecero strada verso l’orifizio vaginale ed uno alla volta entrarono. Lei mi invitava ad infilare le altre e di entrare più dentro e dopo un paio di minuti, l’intera mano era nella sua figa, le accarezzavo le pareti interne, toccavo l’utero, con i polpastrelli e delicatamente li facevo scorrere sulla superficie dell’utero, mentre l’altra mano era sempre tra le sue gambe con la variante che le dita erano poggiate sullo sfintere ed esercitavano una lieve pressione sul buchetto del culo. Lei mugolava “siiii… Mhhh… Mhhhh… Lo sapevo… Non dovevo accettare di farmi lavare… Sei un maialino… Adesso finisci l’opera che hai iniziato e dopo sparisci dalla mia vista. A lavarmi ci penserò da sola!” Quando uscimmo dal bagno dissi “non vorrai mica… Basta così?” e lei “se vuoi possiamo proseguire domani, credo che ti dovrai accontentare oggi, domani sarò più provocante di oggi. Promesso!” Lei andò in cucina ed io mi rivestii e quando andai là la trovai in piedi, seminuda e sorridente a lavare i piatti ed avvicinandomi le dissi “sai che sei stupenda?” e la afferrai da dietro stringendole le tettone e baciandola sul collo, e lei da civettuola “lo so…” ed anche lei, finiti i piatti, si mise gonna e camicetta. “Tesoro ti conviene uscire subito… prima che mio figlio arriva! Vai adesso, vieni ti accompagno, ma voglio rivederti, OK!” mi disse stretta a me e mentre scendevo le scale la vedevo fissarmi sulla porta e poi mi mandò un bacio.
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