“Ma bene professoressa, si accomodi. Penso che lei sappia perchè è stata convocata nel mio ufficio a quest’ora”
“A dire il vero non ne ho idea signor preside”, rispondi perplessa in piedi in mezzo alla stanza.
Mi alzo e ti giro intorno come a scrutarti.
Non ti muovi, cerchi solo di seguirmi con lo sguardo fino a quando sparisco alle tue spalle per poi tornare davanti…
Sono ad un palmo dal tuo viso e ti fisso dritto negli occhi.
Un brivido gelido percorre la tua schiena….sei paralizzata.
Posso sentire l’aria calda mentre espiri…ora sei davvero preoccupata.
Mi siedo sulla scrivania davanti a te e prendo delle stampe dal folder.
“Vuole, quindi, dirmi che di queste non sa assolutamente nulla?”
E ti porgo i fogli…li guardi impietrita.
“Bene professoressa, allora le riconosce?”
Sono le stampe dei tuoi commenti sul profilo Facebook “anonimo”, dove critichi i provvedimenti della Gelmini, fino quasi al limite della offesa personale.
“Ma … io … non … ” la tua voce tremolante cerca una giustificazione impossibile, e una via di fuga sulla mancanza di legami tra te e quel profilo.
“Stia zitta professoressa, lo so benissimo che questo profilo fa riferimento a lei, pensa che sia l’ultimo sprovveduto di questa terra? Ho tutte le sue conversazioni registrate ed intercettate, anche quelle dei suoi giochi erotici in chat con i suoi amici”
ti urlo con voce ferma ad un palmo dal tuo viso al punto che riesci a sentire il mio alito sul tuo viso e chiudi gli occhi come per farmi scomparire.
Non parli più, sai che sei in trappola e non c’è nessuno scampo.
“Lo sa cara professoressa, cosa l’aspetta adesso?”, ora ti sto girando intorno. Seduto sulla mia poltrona presidenziale ho in mano la circolare e con sguardo severo ti osservo leggendo:
“Qui cita, Con decreto 28 novembre 2000 di questo Dipartimento…bla bla bla…
Se le dichiarazioni possono essere “lesive dell’immagine dell’amministrazione”, si rischia la sospensione dal servizio e dello stipendio.”
Ti guardo adesso sollevando lo sguardo sopra gli occhiali senza alzare la testa.
“Vede professoressa, con le informazioni in mio possesso e quello che lei ha scritto sul suo profilo, ci sono le premesse per
almeno 6 mesi di sospensione dal servizio e dello stipendio”
“Ma signor Preside, la prego, questo comprometterebbe la mia carriera”
“E lo so perfettamente che questo comprometterebbe irreparabilmente la sua carriera”
ti sto girando intorno adesso, a puoi sentire la pressione del mio corpo al tuo.
“La prego signor Preside, non mi rovini”
Faccio scivolare le mie dita lungo la tua schiena e resti completamente immobile.
“6 mesi sono tanti, e poi c’è la sua carriera compromessa, sono almeno 12.000 euro che lei andrebbe a perdere,
penso che una soluzione si potrebbe trovare…”
Sono dietro di te … e con le mani afferro i tuoi seni e poi lentamente inizio a slacciare i bottoni della camicetta
lasciando scoprire i tuoi seni coperti da un reggiseno a balconcino che ne esalta la consistenza.
Sei impietrita, trattieni il fiato, ma sai che quella è l’unica via d’uscita per non buttare all’aria mesi e mesi di sacrifici.
Senti le mie di dita scivolare sul bordo del reggiseno ed abbassarlo per scoprire i tuoi capezzoli.
Uno strano brivido ti percorre, vorresti scappare o peggio ancora, far partire una sberla, ma sei costretta a star ferma e subire.
E questa condizione invece di irritarti ti sta eccitando. I puoi capezzoli sono duri e tradiscono il tuo stato…e le mie mani che
li stringono e li massaggiano non fanno altro che aumentarne la consistenza.
“Ma bene professoressa, vedo che ha capito che dovrà collaborare se vuole salvare il posto, e la cosa mi sembra non le dispiaccia affatto…”
Dicendo questo faccio scorrere la mano tra le ginocchia risalendo le cosce, fino a sollevare la gonna e far scorrere il dito sul tuo perizoma, agevolato dalle tue autoreggenti.
Hai un sussulto quando sposto il perizoma e faccio penetrare il mio dito medio completamente dentro.
Affonda come una lama rovente nel burro, allargando la tua fessura stretta dalla posizione, ma ben lubrificata dall’eccitazione che non riesci a contenere.
“Ma bene, vedo con piacere professoressa, che ci intendiamo perfettamente” suono ironico mentre un mugolio rompe il tuo silenzio.
Ti vengo davanti e senza dir nulla, prendo i capelli dietro la tua nuca, sollevo la testa e faccio scorrere la lingua lungo il collo a leccarti come fossi un gelato alla crema….
“E adesso inginocchiati e succhiamelo puttana”
ti spingo in basso davanti ai miei piendi mentre con l’altra mano slaccio la cintura e faccio cadere i pantaloni.
Ormai sei in balia di un desiderio irrefrenabile e non opponi più nessuna resistenza.
Mi guardi mentre davanti al tuo viso il mio cazzo schizza fuori già grosso e gonfio.
Senza indugi lo fai sparire nella tua bocca ed inizi a lavorare con la tua lingua.
“Brava professoressa, da oggi sarai la mia puttana fino a quando non avrai ripagato il tuo debito. In cambio avrai il mio silenzio”
Con entrambe le mani sulla tua testa assecondo il movimento della tua bocca muovendo i fianchi, scopandoti fino in gola.
Senza rendertene conto metti mentre con una mano ti tieni aggrappata ai miei glutei affondando con le unghie, con l’altra hai penetrato la tua figa che sta grondando gocce calde che ricoprono le tue dita.
Interminabili attimi accompagnati dai tuoi mugolii di piacere precedono il mio piacere…che a fiotti caldi giunge nella tua gola insieme al tuo orgasmo che scuote ogni angolo del tuo corpo e della tua mente.
“Il mio seme dentro la tua gola è la firma al nostro accordo”
Mi vado a sedere al mio posto mentre cerchi di ricomporti.
“Togliti il perizoma e lascialo sulla scrivania”
Esegui senza fiatare.
“Ora vai a lavorare…professoressa, e ricorda che non finisce qui…”
“Grazie signor Preside” … dici con lo sguardo basso e ti avvii verso l’uscita.
Bene professoressa vedo che le vacanze le hanno fatto prendere qualche chiletto”.
Ti guardo girandoti intorno mentre sei immobile dentro la mia stanza.
‘
E’ il primo giorno di scuola, o meglio, la scuola non è ancora ricominciata ma ti ho convocata nel mio ufficio di proposito.
Il giorno della befana ha consentito un giorno di festa in più, un 7 gennaio freddo in cui sei stata costretta ad uscire di casa presto, per raggiungermi, dopo la convocazione tassativa che ti è stata recapitata:
‘
“Si presenti nel mio ufficio il giorno 7 gennaio alle ore 14.00. Si ricordi del nostro accordo”.
‘
Un colpo al cuore dopo più di un mese da quell’accordo estorto sotto la minaccia di un licenziamento.
‘
Sai che non finirà presto, o forse non finirà mai, forse perché tu stessa ti senti attratta da una situazione che ti vede costretta ad obbedirmi, ma che al tempo stesso ti procura un desiderio che provoca ti provoca grande eccitazione.
E così l’invito è diventato la tua ossessione durante tutto il periodo delle vacanze, ampliando ancor di più il desiderio, immaginando di trovarti nella scuola deserta, a mia completa disposizione. Forse per questo, ti sei chiesta, te l’ho fatto recapitare insieme ad un completino nero così tanto tempo prima….quel completino che hai indossato la notte di San Silvestro e che ha fatto da cornice all’orgasmo che ti sei regalata strofinando sul tuo corpo il biglietto….sentendo, immaginando le mie mani su di te.
‘
“Ma a dire il vero signor preside” …. cerchi di giustificarti guardando il tuo corpo…
‘
“Stai zitta puttana” irrompo col mio tono severo che suona quasi come uno schiaffo.
‘
Ammutolisci e mi guardi preoccupata mentre apro la scatola sulla mia scrivania.
‘
“Adesso spogliati puttana”
‘
Esegui senza nemmeno parlare, sfilando lentamente la gonna fino a farla cadere ai tuoi piedi, che sollevi lentamente uno alla volta.
‘
Piano slacci i bottoni della camicetta, forse più lentamente di quanto ti sarebbe permesso, ma sai che quello spettacolo mi piace e hai voglia di giocare il tuo ruolo.
‘
La fai cadere accanto alla gonna e sei davanti a me con il completino che ti avevo fatto recapitare, unica aggiunta le tue calze autoreggenti.
‘
“Bene vedo che questo completino ti è piaciuto”….ti dico avvicinando le mie dita sul bordo del reggiseno sfiorando appena con le dita la tua pelle.
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Un brivido ti scuote il corpo e senti come un fremito che ti costringe ad un sospiro. Senti la mia bocca avvicinarsi al tuo collo, il mio naso che scorre sulla tua pelle, vorresti sentire il calore della mia bocca e resti pietrificata cercando di nascondere il tremolio che ti percorre.
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“Il tuo profumo mi piace professoressa”‘ mi allontano.
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“Sfila il perizoma”…esegui con la massima cura, lo fai scorrere giù piegandoti appena con le ginocchia. Sollevi le gambe stando attenta a non farlo incastrare nei tacchi. Sai di essere sensuale e provocante e ti piace il mio sguardo che ti accarezza da lontano.
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“Vedi queste?” ti dico avvicinandomi fino quasi a sentire il contatto del tuo seno sul mio petto.
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Annuisci accennando un sì soffocato.
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“Lo sai cosa sono professoressa ‘so tutto io’?”
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“Non saprei signor preside…” balbetti….
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“Bene mia cara professoressa lo scoprirai presto cosa sono” afferro i tuoi fianchi facendo scorrere la lingua sul petto fino a scoprire i tuoi capezzoli. Inarchi la schiena divaricando un po’ le gambe piegata tra le mie braccia.
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La mia mano sinistra si insinua tra le tue cosce…”…vedo che il mio trattamento ti piace puttana….sei bagnata…vedrai che ti piacerà ancora di più dopo che ti avrò messo queste…”
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Un gemito esce dalla tua bocca mentre senti il contatto della tua carne calda con un corpo estraneo che si insinua dentro di te.
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“Sono le palline di geisha mia cara professoressa, le terrai dentro di te ogni giorno per due ore e le indosserai martedì 11, quando passerò a prenderti. Adesso rivestiti e torna a casa…E ricorda, Martedì 11 alle 19.30”.
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