Capitolo 48
La mattina successiva mi svegliai per andare al lavoro, ero svogliato, abbandonare nel letto Roberta fu un’ardua impresa, la baciai mentre dormiva profondamente, ero sempre più convinto di amarla davvero.
Quel giorno avrebbe ricominciato a frequentare l’università, ci saremmo visti alla sera, nella pausa pranzo mangiai in un bar con alcuni colleghi, ormai ero entrato in sintonia con parecchi di loro ed ero parte integrante del gruppo. Mi arrivò un sms di Simona dove mi chiedeva se poteva telefonarmi, sapeva che a quell’ora potevo essere disponibile, uscii dal locale e la chiamai io.
– “Ciao Simona, tutto bene?”;
– “Ciao amore mio, avevo una gran voglia di sentire la tua voce.”;
– “Sei molto arrabbiata con me vero?”;
– “Sono sincera, sono molto gelosa in questo momento, so di non poter pretendere l’esclusiva da te, però passare in secondo piano un po’ mi ha ferito”;
– “Sarò sincero anch’io Simona, credo di amarla…”.
Restò in silenzio per qualche secondo per poi rispondermi:
– “L’avevo capito da tempo, però sentirtelo dire è tutta un’altra cosa, hai già preso decisioni precise su di noi?”;
– “Non ancora, devo prima capire bene, la cosa certa è che se deciderò di stare con lei non la tradirò mai più…”;
– “Quindi tra noi finirebbe tutto?”;
– “Si, credo che tu lo possa capire.”;
– “Certo che lo capisco, c’è solamente un grosso problema Gianluca…”;
– “Immagino, non ti preoccupare riavrai appartamento, auto e tutto il resto, ho già pensato a questi aspetti.”;
– “Non è quello il problema, non mi interessa niente di quelle cose, l’unico aspetto che conta è che io invece ti amo, non potrei mai fare a meno di te, lo capisci?”.
Parlava con voce tremante e singhiozzante.
– “Non voglio perderti Gianluca, non lo sopporterei, possiamo parlarne a quattrocchi prima che tu prenda la decisione definitiva? Ti prego?”;
– “Certo che ne parleremo, non ho ancora preso una decisione definitiva, poi anch’io sarei molto dispiaciuto di perderti, ne parleremo sabato Simona.”;
– “Non posso aspettare fino a sabato Gianluca, dopo quello che mi hai detto non arriverei a fine giornata senza avere un confronto con te, non sono capricci i miei, sono davvero innamorata persa di te…”;
– “Lo è anche lei di me Simona, almeno credo, solo che non è sposata, voglio una famiglia prima o poi, una moglie e magari dei figli, dammi retta, rifletti anche te fino a sabato e ne parleremo meglio, mi sarò fatto un’idea migliore anch’io.”;
– “Tu non capisci Gianluca, se ti dicessi che arriverei al punto di lasciare Paolo per te cosa diresti?”;
– “Direi che ne abbiamo già parlato in passato di questa cosa ed hai fatto le tue valutazioni, ricordi? Dammi ascolto riflettiamo entrambi e sabato ne parleremo con le idee più chiare, ok?”;
– “Ti posso chiamare nel pomeriggio?”;
– “Roberta sarà all’università fino alle 16, io finisco alle 17, se vuoi ci possiamo sentire domani.”;
– “Ok, come vuoi, domani in pausa pranzo allora?”;
– “Ok a domani Simona, un bacio.”.
La conversazione mi aveva infastidito ma anche colpito, l’avevo sentita davvero triste e dispiaciuta, in fin dei conti lo ero anch’io, non l’amavo ma rinunciare ad una donna come lei sarebbe stato davvero difficile, però se quello che provavo per Roberta si rivelava profondo come pensavo non mi sarei più comportato come in passato, non l’avrei più tradita.
Tornai al lavoro, i miei pensieri erano turbati dalla telefonata con Simona, ero stato molto deciso e freddo con lei, l’avevo sentita molto turbata ma le avevo parlato senza riflettere, mi era uscito dal cuore il discorso.
Quando uscii dall’ufficio telefonai a casa ma Roberta non rispose, probabilmente era ancora in giro, la chiamai sul cellulare:
– “Ciao tesoro, sei ancora in giro?”;
– “Sono in giro con Patrizia, tu hai finito?”;
– “Si, faccio due commissioni e ci vediamo a casa, fai con calma.”;
– “Ok, dobbiamo parlare di una cosa stasera…”;
– “Ok, è successo qualcosa?”;
– “Ne parliamo più tardi ok?”.
Non diedi molta importanza alla cosa, andai a fare due commissioni, quando rincasai Roberta era in salone ad attendermi, sul tavolino c’erano dei documenti, mi accolse calorosamente ma notai sul suo volto una certa tensione.
– “Di cosa volevi parlarmi?”;
– “Quando ci siamo lasciati ho fatto domanda di ammissione all’università di Firenze, tu non mi volevi più, con mio padre i rapporti erano compromessi, insomma questo non era più il mio posto. Entrarci è quasi impossibile, oggi mi è stata recapitata la documentazione per l’iscrizione, insomma mi hanno accettata!”;
– “Wow complimenti, perchè ti vedo triste allora?”;
– “Perchè non ci andrò anche se ci tenevo tanto.”;
– “Come non ci andrai?”;
– “Come potrei, adesso ci sei te, nient’altro mi interessa maggiormente.”;
– “Non lo devi fare per questo Roberta, intendiamoci lo apprezzo moltissimo ma si parla della tua carriera, della tua vita futura, non devi rinunciarci per me, non lo potrei sopportare.”;
– “Quindi mi stai dicendo che dovrei accettare? Lo sai che dovrei trasferirmi a vivere la?”;
– “Certo che lo capisco, però è anche un’opportunità irripetibile.”;
– “E’ un modo elegante per dirmi che non mi ami?”;
– “Non ho detto questo, forse è proprio perchè tengo tanto a te che te lo consiglio, proprio il contrario dal mio punto di vista.”;
– “E di noi cosa sarà?”;
– “Il “noi” non esiste ancora Roberta, se ci sarà non è la lontananza il motivo del fallimento del progetto.”;
– “Non credo nell’amore a distanza, avremo entrambi bisogno di qualcuno vicino e non ci sarà mai un “noi”, lo sai benissimo anche te.”;
– “Chissà, comunque pensaci bene, si parla del tuo futuro”;
– “Il mio futuro sei tu…”;
– “Lo spero anch’io, scegli liberamente, rifletti e valuta bene tutte le variabili, sarò dalla tua parte, sempre.”;
Sapevo benissimo cosa volesse dire per lei quell’Università, ci aveva provato anche altre volte senza successo e non volevo tarparle le ali, nonostante avessi sempre più chiaro in mente cosa provassi nei suoi confronti, per una volta ero stato totalmente sincero.
Mi baciò teneramente e ci buttammo sul divano a fare l’amore, bellissimo e travolgente, in fondo ero triste, credo che non avessi mai provato un sentimento così profondo per una donna prima di allora, capivo finalmente quanto fosse strano e contorto volere così tanto bene ad una persona, i fiumi di parole sull’amore cominciavano a sembrarmi meno distanti dal mio modo di essere.
Quella sera parlammo tantissimo di questa opportunità, era indecisa e tremendamente insicura, aveva poco tempo per decidere e la fretta a volte è pessima consigliera, cercai di farle valutare tutti gli aspetti.
Fu una notte travagliata, dormimmo entrambi pochissimo facendo l’amore più volte, ogni volta come se fosse l’ultima.
La mattina seguente ricevetti diversi sms di Simona, uno più preoccupato dell’altro, l’ultimo mi implorava di chiamarla appena avessi potuto, le telefonai in pausa pranzo.
– “Ciao Simona, tutto bene?”;
– “Amore sto impazzendo!”;
– “Cosa è successo?”;
– “Sono preoccupata, triste, ho bisogno di te e tu non mi vuoi più…”.
Scoppiò a piangere in maniera inarrestabile, non capivo più cosa dicesse, la sentivo disperata, cercai di calmarla, riuscendoci dopo parecchio tempo, quanto finalmente tornò a ragionare le parlai sinceramente.
– “Usa il cervello Simona, lo sai che il nostro rapporto era partito con determinate condizioni, sei più grande di me ed abituata a questo tipo di cose.”;
– “Hai ragione ma non era mai successo di farmi coinvolgere in questo modo, di solito ero io a ricordare agli altri quali fossero le regole del gioco, sono una stupida lo so, però mi sono perdutamente innamorata di te, non ci posso fare niente, la mente è offuscata…”;
– “Simona, ne parliamo per bene sabato, ok?”;
– “Non ci arrivo a sabato Gianluca, sto impazzendo!”;
– “Dammi ascolto, non ho ancora deciso nulla, insomma lasciami pensare e porta pazienza.”.
Ci volle del tempo ma alla fine la convinsi a pazientare, fu davvero un’impresa.
Quella sera ne parlai con Roberta, non volevo nasconderle più niente, le avrei detto tutto, non volevo più mentirle, era una grossa pillola da farle mandar giù, dovevo fare attenzione a non giocarmela male.
Alla fine la vidi infastidita e preferii rimandare, avrei ripreso il discorso in un altro momento.
Giovedì pomeriggio quando uscii dal lavoro trovai il padre di Roberta vicino alla mia moto ad attendermi, restai sorpreso, mi guardò salutandomi.
– “Ciao Gianluca…”;
– “Buongiorno a lei, posso esserle utile?”;
– “Dobbiamo parlare di Roberta…”;
– “Parli…”;
– “Devi lasciarla andare, lo capisci vero?”;
– “E lei deve lasciarla ragionare con la sua testa, è grande ed in grado di decidere autonomamente…”;
– “Lei ragiona con il cuore, non è lucida e tu devi lasciarla andare…”;
– “E lei chi sarebbe per dire a me cosa devo fare? Si tolga dai coglioni per piacere…”.
Si avvicinò con aria minacciosa, sfidandolo aggiunsi:
– “Dai avanza ancora un centimetro, dammi la scusa buona per romperti il muso…”.
Aveva gli occhi fuori dalle orbite, le vene sulle tempie pulsavano, digrignando i denti fece due passi indietro e disse:
– “Tu non capisci, sai quanto mi è costato farla ammettere a quell’Università? Hai una minima idea di cosa mi è toccato fare per farla allontanare da te?”;
– “Cazzo stai messo male, quindi hai pagato per farla ammettere, non è stata presa per meriti suoi? Tutto per non farci stare insieme? Ma che cazzo ti ho fatto per odiarmi in questo modo?”.
In quel momento realizzai che Roberta era lì ed aveva ascoltato tutto, era venuta ad aspettarmi, aveva gli occhi sbarrati, forse per la prima volta si rese veramente conto di quanto fosse stronzo suo padre, lo guardò con rabbia spingendolo via con forza:
– “Tu cosa? Come ti permesso, ti odio!!!!”;
– “Roberta non capisci, l’ho fatto per te, per il tuo futuro!!!”;
– “A te non importa niente del mio futuro, vuoi solo allontanarmi da lui, mi stava spingendo ad andarci non a rinunciare, non lo conosci, non sai un cazzo di lui, sono io che non ci voglio andare, Gianluca è la persona migliore che potessi incontrare, ti odio papà, ti odio!!!”;
– “Roberta aspetta io…”;
– “Tu sei una merda, vattene via e lascialo in pace, se non fosse così buono avresti già i denti sulla strada, lo capisci vero?”.
Se ne andò con la coda tra le gambe, restammo in silenzio per qualche secondo, sorrisi e poi dissi:
– “Lascialo in pace, se non fosse così buono avresti già i denti sulla strada, urka che considerazione…”;
– “Ti amo Gianluca, anche per non averlo fatto, in fondo è mio padre, so che non gli hai messo le mani addosso solo per rispetto nei miei confronti, l’ho apprezzato molto.”;
– “In effetti è stata dura, come mai sei qui?”;
– “Volevo farti una sorpresa invece l’ha fatta lui ad entrambi, ma ti rendi conto? Ieri mi faceva i complimenti per essere stata ammessa ed invece è lui che ha pagato!”;
– “Non voglio entrare nel merito, sono fatti vostri, sai cosa penso di lui, non aggiungo altro…”;
– “Sei l’unico che ci ha visto giusto fin dall’inizio, comunque non ci andrò a Firenze, l’ho deciso stanotte e dopo questo fatto sono ancora più convinta della scelta, scelgo te amore mio…”;
– “Roberta devi valutare cosa è meglio per te, non voglio essere il motivo della tua scelta.”;
– “Ho ancora qualche giorno per riflettere ma credo che non ci andrò, tu non devi sentirti in colpa o responsabile, qualsiasi sia la mia scelta.”;
Andammo a casa, entrai in doccia, mentre avevo la schiuma sugli occhi mi sentii abbracciare da dietro, i suoi seni puntavano sulla mia schiena, mi sciacquai il viso per tornare a vedere, la sua mano era scivolata sul mio pene cominciando a masturbarmi, feci passare una mano sulla sua vagina cominciando a stimolarle in clitoride, la sentivo ansimare sul mio collo, mi girai e ci abbracciammo baciandoci appassionatamente, mi mordicchiava il labbro inferiore per poi leccarmi la bocca, era dolce, sensuale, irresistibile. Dopo un lungo bacio si abbassò leccandomi la pancia, passò la lingua attorno all’ombelico per poi scendere sui testicoli, prendendoli in bocca per poi farli uscire con uno schiocco, le accarezzavo i capelli, alzò lo sguardo e fissandomi intensamente passò la lingua sull’asta fino ad arrivare alla cappella, sospirai, quando lo prese in bocca un brivido pervase tutto il mio corpo. I suoi occhi pieni di desiderio mi facevano impazzire, la volevo ma non riuscivo a farla smettere, dopo qualche minuto si alzò, la presi in braccio con forza facendo aderire la sua schiena alle piastrelle, mise le braccia attorno al mio collo, le gambe attorno ai miei fianchi, prese il mio pene e si penetrò, quel gesto mi piacque moltissimo, cominciai a scoparla con delicatezza, mentre ci baciavano con estrema passione, eravamo una sola cosa, due corpi e due anime uniti, non parlavamo, echeggiavano unicamente i nostri sospiri, gemevamo entrambi di un piacere particolare, raramente mi ero sentito appartenere a qualcuno, forse non mi era mai successo prima, in quel momento mi sentivo suo e lei mia, lo sussurrava al mio orecchio in continuazione che era mia, adoravo sentirglielo dire.
Sentii i suoi muscoli contrarsi, il respiro farsi sempre più affannato, la stretta delle sue gambe attorno ai miei fianchi aumentò d’intensità, le sue braccia attorno al mio collo scesero lungo la schiena, stava avendo un orgasmo, quando lo raggiunse all’unisono venni anch’io dentro di lei, uno dei più intensi piaceri che avessi mai provato, sentendosi riempire puntò le unghie sulla mia schiena facendole scorrere dal basso verso l’alto, un misto di dolore e piacere mai provato prima, insomma non era la prima volta che una donna mi graffiasse ma quella volta fu davvero speciale.
Restammo fermi per alcuni secondi ansimando entrambi, mi guardò intensamente negli occhi e disse:
– “Ti amo Gianluca…”;
Cercai di risponderle ma mise un dito sulla mia bocca sussurrando dolcemente:
– “Non dire nulla, lo so…”.
La baciai a lungo, quando lo sfilai si passò una mano sulla vagina grondante il mio seme, portandosela successivamente alla bocca leccandola, poi lo prese in bocca ripulendolo accuratamente, ero appagato e probabilmente per la prima volta nella mia vita innamorato perso…
Continua…
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