“Sapevo che lei era troia, ma non immaginavo una tale iniziativa senza preavviso…”
Questa estate siamo andati in vacanza in una nota località della Calabria,Francesca
la mia ragazza, 27 anni, molto molto ben fatta, sopratutto il sedere è d’oro.
Abbiamo trovato posto in un bungalow di un campeggio. Ferragosto era vicino e l’unico locale rimasto libero era in una posizione isolata dagli altri, vicino al deposito degli attrezzi, ma comunque non tale da incutere alcuna soggezione o timore.
Dopo una prima giornata passata a riposare dal viaggio abbiamo iniziato una vacanza caratterizzata da una profonda intesa sessuale. Noi abbiamo sempre scopato molto, ma quell’estate abbiamo dato veramente il meglio ciascuno di sé.
Passavo l’ora della siesta a massaggiarla (lei adora sentire la mani addosso), per poi penetrarla con foga. In questi pomeriggi e in queste serate, abbiamo iniziato anche ad apprezzare il turpiloquio. Lei adora sentirsi troia, e da allora sentirselo dire.
Un pomeriggio ho notato che il giardiniere (o l’uomo di aiuto del campeggio, non so quale sia stata la sua mansione, un signore sui cinquanta, non un bell’uomo) era sempre nei dintorni del nostro bungalow. Dapprima mi sembrò normale, visto che una parete confinava con il magazzino, ma poi, da una finestra l’ho visto avvicinarsi ad origliare. Non dissi niente a lei, per non preoccuparla, ma ero certo che ci aveva sentito nelle nostre vigorose scopate.
Nei giorni successivi l’uomo era sempre presente al nostro pranzo, una presenza assolutamente discreta, ma assidua.
Lei intanto, cominciò a capire. Un pomeriggio, andai allo spaccio a comprare qualcosa, e mentre ritornavo ho scorto l’uomo che, dietro una siepe, osservava il bungalow. Aggirai il piccolo edificio da una certa distanza e vidi che la porta era aperta, le tende a trecce per tenere lontani gli insetti, erano raccolte a metà da un lato. All’interno lei era nuda, in piedi che si spalmava la crema.
Non visto da entrambi, mi fermai a osservare la scena. Era troppo lenta e maliziosa nei movimenti per non essersi accorta di essere vista.
Un dettaglio non mi lasciò dubbi.
Aveva calzato dei sabot neri a punta con il tacchetto basso, vi assicuro che le sue gambe e le sue caviglie con quelle scarpe vi farebbero venire solo a guardarle, e lei lo sa, glielo dico sempre.
L’uomo si accorse che mi stavo lentamente avvicinando e chinandosi a estirpare erbacce, fece finta di nulla e poi se ne andò.
Al mio arrivo, lei stava indossando il costume da bagno e con un rapidissimo gesto rimase scalza.
Chiusi la porta la presi e la scopai a gambe aperte.
Gemette come sempre con una voce, non forte, ma sicuramente non sottovoce.
Ero arrapato. Ero arrapato all’idea che lei volesse farsi vedere completamente nuda da quell’uomo.
L’indomani mi allontanai nuovamente prima di pranzo, lei doveva fare la doccia. Immancabile l’uomo era al magazzino.
Mi aspettavo la stessa scena del giorno prima, ma invece mi riservava una sorpresa.
Al mio arrivo, la strada era rivolta verso il retro del bungalow e non si poteva vedere l’ingresso, non vidi nessuno.
Con una certa sorpresa e una certa delusione mi avvicinai e, svoltato l’angolo del bungalow per entrare in veranda restai con fiato in gola.
L’uomo era seduto al tavolo, si stava facendo una sega, protetto su un lato dai nostri teli del mare appesi ad asciugare, e lei, distesa sul letto, si stava masturbando con il “cazzone di gomma” che usiamo per le nostre doppie penetrazioni (due in figa, perché non le piace nel culo).
Come mi vide l’uomo saltò in piedi ma lei, lo chiamò e gli disse di stare tranquillo.
Io ero impietrito. Sapevo che lei era troia, ma non immaginavo una tale iniziativa senza preavviso. L’uomo si rimise in posa, guardingo, ma col cazzo in mano.
Un gran bel cazzo. Lungo, non molto grosso, ma diritto e con una grande cappella molto sporgente: complimenti. Lei mi disse di entrare, “abbiamo uno spettatore” disse.
Io non sapevo cosa fare, ma lei mi abbassò il costume iniziò un gran pompino.
Mi fece distendere sul letto e, mentre con una mano si aiutava sul mio cazzo con l’altra si strusciava il “cazzone” sulla figa e sul culo ben rivolti alla vista del nostro spettatore.
Io godevo sia col cazzo ma soprattutto col cervello, non so quante parole le ho detto, e non so se per un suo gesto di invito o per iniziativa, l’uomo entrò nel bungalow e chiuse la porta dietro di sé. In un istante le fu dietro e dentro. Lei, a pecora sul letto, mi spompinava mentre l’uomo la fotteva prima lentamente, (cosa che ai cazzi lunghi riesce benissimo) e poi con ritmo. Lei si girava appena e lo incitava a scoparla con un movimento rotatorio dei fianchi (ti fa svenire, ti sembra che ti succhi il cazzo con la figa) e con apprezzamenti sulla lunghezza del cazzo.
Lui assolutamente in silenzio dava grandi colpi e si lasciava strofinare il cazzo dai suoi movimenti.
Chiese solo se poteva sborrare in figa: lei acconsentì. Anzi, disse testuali parole: “sborrami dentro, sborra, svuota i coglioni che domani me li vuoti in gola”.
Io, a queste parole le inondai la mano e uno schizzo la raggiunse in viso. Anche l’uomo trattenendo la voce venne. Lei lo pregò di continuare e allora lui, recuperata la voce le disse il classico: godi troia! Lei godendo venne a infilarmi la lingua in bocca sussurrando: grazie amore!
Francesca. V 13/09/2009
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