Quello che voglio raccontarvi è come un fatto di per se stesso poco significante , e che, molto probabilmente, potrà essere accaduto anche ad altre ragazze della mia età , possa, in qualche caso, condizionare il destino di una persona
Mi chiamo Elisabetta, ma tutti mi chiamano Ely. Oggi sono una ragazzza di 20 anni ,che frequenta l’università , ma, all’epoca in cui iniziò questa storia, ne avevo solo 18 e frequentavo la quarta liceale.
Ero, e sono, una ragazza molto carina , elegante, abbastanza formosa, bene educata, ma piuttosto timida.
Buoni i risultati scolastici, diversi gli interessi extra sudio, tra i quali non mancavano lo sport e la danza classica.
La mia giornata era scandita dai tanti impegni che avevo.
Mattino a scuola sino alle 14, in un corso di studi sperimentale che prevedeva l’esaurimento del compito dello studente nelle ore trascorse a scuola, quindi ,niente compiti a casa, ma solo il ripetere quello che s’era fatto in classe.
Nel pomeriggio alternavo scuola di pianoforte e danza.
Alla sera, , allenamenti di pallavolo a livello amatoriale e non agonistico
I ritagli di tempo che rimanevano, li passavo con il mio ragazzo altrettanto impegnato nelle sue attività extrascolastiche.
.Il lavoro in palestra durava un paio d’ore e terminava verso le 21, per cui, fatta la doccia, preso l’autobus , attraversato a piedi il parco , alle 22 ero a casa, dove, poco dopo, arrivava il mio ragazzo e con il quale, dopo aver mangiato qualcosa , ci chiudevamo in camera mia a giocare con il computer ed ad amoreggiare.
Questa era la mia vita sino a quel giorno in cui una serie di coincidenze l’avrebbero cambiata per sempre.
Noi abitavamo in una bella zona residenziale della nostra città , una cittadina del nord-est, di media grandezza, 200.000 abitanti, ma ben gestita da chi ne aveva la responsabilitÃ
La morfologia del territorio non era piatto , ma, come per Roma, c’erano diversi colli ,più o meno alti, forse non sette , ma sufficienti a rendere particolarmente interessante il viverci in mezzo
La zona in chi abitavamo era alla base di una parte più elevata di una sessantina di metri
La parte inferiore era collegata a quella superiore da un magnifico e vasto parco pubblico che io, come detto sopra, attraversavo più volte ogni giorno per prendere i mezzi pubblici più confacenti alle parti della città che ero solita frequentare
Come, credo, tutte le ragazze della mia età , avevo diversi corteggiatori e l’immancabile fidanzatino, che era un compagno di scuola che frequentava l’ultimo anno di liceo.
Per colpa dei miei genitori ,ero poco edotta sulle questioni del sesso, limitandosi le mie conoscenze al come nascevano i bambini , quindi,,cosa evitare di fare per non trovarsi nei guai.
Da qui la conseguente eliminazione, dai rapporti con l’altro sesso, di tutto quanto potesse, in qualche modo, preludere ad un rapporto sessuale completo.
La soddisfazione del desiderio sessuale che, logicamente, non poteva mancare nei rappporti con il mio ragazzo, si limitavano alle tante carezze, da parte sua, sul mio corpo, ma, per lo più, sopra i vestiti e su alcune intime amicizie con le amiche del cuore
La vista più erotica del mio corpo che avessi mai concessa al mio ragazzo, era quella dal due pezzi che indossavo in piscina,
Il rapporto sessuale più trasgressivo che gli avessi mai permesso, era quello di abbracciarmi e stringersi a me, con la sua mano che indugiava sulla parte del mio culetto lasciata scoperta dal perizoma,
Non è che io fossi indifferente agli stimoli sessuali che provenivano dal mio corpo e causati dall’attrazione che provavo nel vedere e sentire la sua eccitazione, ben evidente sotto i suoi calzoncini da bagno, quando, semi nudi , ci abbracciavamo, ma mi son sempre imposta di resistere , salvo poi trovare soddisfazione, in perfetta solitudine, con la masturbazione
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Come vedete conducevo una vita che potrebbe sembrare piena, completa, ben determinata, mentre, proprio nel cercare di capire quale sarebbe stata la mia strada, stava il mio più grande problema esistenziale.
A 18 anni non riuscivo ancora a capire quale sarebbe stato il mio ruolo nella società e nei rapporti con gli alri,
Se questo mio non capire non era ancora di fondamentale importanza per la mia vita sociale, dovendo ancora scegliere il percorso di studi universitario che avrebbe, poi, deciso il mio gruppo sociale di appartenebza, lo diventava quando rivolgevo lo sguardo alla mia vita sentimentale e sessuale.
Questo mio vivere la sessualità in modo confuso, scelto dagli altri, questo mio non capire quali fossero le mie vere tendenze, stava diventando sempre più un problema, e, a 18 anni, queste scelte diventavano sempre più urgenti e presssanti per decidere la strada avrei voluto e, quindi, dovuto percorrere
Sin dalla prima comparsa del sesso nella mia vita io ho avuto una sola certezza, quella di non essere frigida e che il sesso mi procurasse emozioni e piaceri indescrivibili.
Il grande problema stava , forse, nel fatto che i primi strimoli sesssuali apparvero quando ero ancora troppo piccola, per cui incapace di gestire autonomamente la mia sessualità , e, quindi,
aggrappandomi all’esperienza dei più grandicelli, maschi o femmine che fosssero per soddisfarla,, Logicamente loro erano preoccupati unicamente di raggiungere il loro piacere, e non si preoccuvano certamente da chi e ds come questo piacere provenisse, cosa che in me, invece, ingenerò insicurezza e confusione.
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Soddisfare le mie prime infantili esigenze fatte di visioni, toccamenti e comlicità , prima, e da masturbazioni poi, è sempre dipeso da qualcuno che decideva per me, portandomi quasi a non distinguere la differenza tra un rapporto maschio-maschio da un rapporto maschio-femmina o femmina.femmina , tra attivo e passivo da quello tra sottomesso e dominante e questo naturalmente portò confusione nel cercare di capire che ruolo fosse il mio nei rapportri sessuali con gl altri, confusione che, a 18 anni, non ero ancora riuscita a chiarire .
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Questa era la mia vita sino a quel giorno in cui una serie di coincidenze l’avrebbero cambiata per sempre.
Era un mercoledì e, come tutti i mercoledì, verso le 18 ero in palestra. . Quando il gruppo fù al completo, la nostra allenatrice ci disse che quello era il giorno del suo compleanno e che avrebbe avuto piacere di festeggiarlo assieme a noi, portandoci, dopo l’allenamento, a mangiare una pizza.
Inutile dirvi che la proposta fu accolta con grande entusiasmo dal gruppo
Quello di uscire tutte assieme dopo l’allenamento non era una cosa frequente, per cui telefonai a casa per chiedere il permesso di unirmi alle mie compagne e rincasare più tadi-
Dopo tutte le dovute raccomandazioni, il permesso mi fù concesso, con la raccomandazione di non fare troppo tardi.
La cena si svolse in una pizzeria vicina alla palestra, per cui ,verso le 23,30, quando la compagnia si sciolse, presi il solito autobus per ritornare a casa.
Quando scesi alla mia fermata era quasi mezzanotte ed imboccai la strada che attraversava il parco.
Non ricordo di aver attraversato altre volte quel parco da sola in un ora così tarda.
C’era attorno a me una strana atmosfera creata dal silenzio , dalla mancanza di suoni, dall’assoluta mancanza di gente attorno a me. Quasi per darmi coraggio, accesi una sigaretta , anche perchè sarebbe stata l’ultima della giornata, visto che i miei non sapevano, almeno così credevo, che io fumassi
Incominciai a percorrere la solita stada delimitta dall’alta e folta siepe
Nella direzione opposta a quella che mi apprestavo a prendere, mi sembrò di vedere due persone sedute su una panchina che si stavano baciando.. Dopo pochi passi mi sembrò di sentire dei bisbiglii dietro la siepe. Incominciai a sentire un senso d’inquietudine, se non di paura.
Altre lamenti , più che voci, mi sembrò di sentire dall’altra parte della strada, sempre dietro la siepe.
Mi stavo avvicinando ad una curva del viale, quando vidi sbuccare, da dietro la curva, una figura che si dirigeva verso di me.Non lo so perchè, ma incominciai ad avere paura.
Era un uomo maturo che procedeva verso di me indossando un giaccone e con le mani sprofondate nelle tasche.
Quando quell’uomo fù a meno di due metri da me, tolse una mano dalla tasca stringendo tra le dita una sigaretta e mi chiese di poter accendere la sua sigaretta con la mia.
Nonostante la paura, avvicinai la sigaretta alla sua bocca e lui tolse l’altra mano dalla tasca, prese per un polso la mia e l’accompagnò verso la sigaretta.
Una volta tolte entrambe le mani dal giaccone questo si apri, scoprendo il grosso cazzo che l’uomo teneva , assieme ai genitali , fuori dai calzoni ed in completa erezione.
Fui presa dal terrore , al punto di non riuscire più a muovermi, incapace di fare un solo passo o di gridare, con gli occhi puntati su quel grosso cazzo che svettava prepotente e minaccioso verso di me.
L’uomo deve aver male interpretato il mio sbigottimento, perchè mi chiese se mi piaceva il suo cazzo.
Non rispondevo, ma continuavo a fissarlo, allora lui, con modi tranquilli, mi tolse la sigaretta di tra le dita, mi prese la mano e se la posò sul cazzo, invitandomi ad accarezzarlo
Poiche non mi decidevo a farlo, mi aprì le dita e chiuse la mia mano attorno al membro ed incominchò a muoverla in una lenta sega.
Il fatto che non ci fosse stato alcun atto di violenza, allentò un poco la mia tensione, per cui accennai ad un passo indietro quando sentii la mano dell’uomo introdursi nei calzoni della tuta e dentro le mutandine ed incominciare ad accarezzarmi la figa
Mi prese per il gomito della mano che stringeva il suo cazzo e mi accompagnò, ma senza violenza , dietro la siepe.
Al riparo di sguardi indiscreti sì abbasso i calzoni e, con entrambe le mani, abbassò i miei assieme alle mutandine, poi porto entrambe le mani sul mio culo e mi attirò a se continuandio a sollecitarmi il clito ed invitandomi a continuare a segarlo
Incominciò a baciarmi, prima sulle labbra poi con la lingua in bocca, muovendo il bacino quasi mimando una chiavata.
Non lo so perchè, ma gli dissi che ero vergine, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che non aveva alcuna inrtenzione di violentarmi, che voleva solo che lo facessi godere e che godessi anch’io.
Avevo sempre una gran paura, ma il comportamento tranquillo dell’uomo mi fece un po’ calmare, al punto che incominciai a sentire quella mano tra le gambe ed il piacere che piano piano si stava impossessando di me.
Lui mi incitò a godere perchè stava per venire, proprio nel momento in cui fui preda dell’orgasmo.
Sborrò subita anche lui, spostando il bacino per non sporcarmi e per farmi vedere i fiotti di sperma che uscivano dal suo cazzo.
Mi diede un bacio, poi si rivestì permettendomi di rimettermi a posto anch’io.
Mi disse che ero stata brava , che mi avrebbe accompagnato all’uscita del parco per evitare che qualche altro mi avvicinasse.
Quando mi salutò mi dissse che sperava di rincontrarmi e che se avessi voluto rivederlo, lui era lì ogni notte.
Rincasai in fretta.
I miei erano già a letto, ma la luce della loro camere era ancora accesa e filtrava da sotto la porta.
Mi precipitai in camera mia , mi spogliai e riuscii per andare in bagno.
La luce della camera di mia madre era spenta.
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Non mi fù facile prendere sonno
Quella appena avuta, era stata la mia prima reale esperienza nel mondo del sesso degli adulti
Nella mia mente continuavo a rivivere tutti i momenti di quella serata, le sensazioni che avevo provato, la paura che avevo avuto e, solo verso mattino riuscii a prendere sonno.
Non volevo in alcun modo ammettere che avevo goduto
La sveglia non conosceva i miei problemi, per cui, molto presto, mi risvegliò riportandomi alla realtà della vita.
Ero un po’ più calma, ma decisi subito di cambiare il mezzo che mi portava in centro, prendendone uno che passava davanti a casa mia, ma che mi avrebbe portato parecchio distante dalla scuola, obbligandomi a percorrere un lungo tratto a piedi, ma mi permetteva di non attraversare più quel parco
Avevo deciso che non mi sarei mai più inoltrata in quel parco., e presi questa decisione in ssoluta buona fede, ma senza tener conto del potere protettivo della nostra mente, che tende a mitigare nel tempo le conseguenze dolorose di ogni nostra esperienza negativa, e di esaltare, anche oltre i suoi meriti, il ricordo di ogni esperienza positiva .
Così, dopo un paio di giorni, nel ricordare quell’episodio che era costantemente presente nel mio cervello, incominciai a considerare che, a ben guardare, nessuno mi aveva usato violenza , e, dopo un altro paio di giorni, trovai il modo di colpevolizzarmi per non essere fuggita e, dopo due giorni ancora , di giustificare il comportamento di quella persona che aveva sicuramente agito in base alla mia mancata reazione negativa, al punto da ritenermi complice di quello che era avvenuto
Ma il culmine della mia autocritica fù quella di ammettere che la cosa mi aveva fatto godere come non avrei mai potuto credere di essere capace di godere , anche se ciò non corrispondeva esattamente con la realtÃ
Fu cosi che dopo 10 giorni da quell’avvenimento , in modo quasi indipendente dalla mia volontà , all’uscita dalla palestra alle 21e 30 della sera, mi ritovai a bordo di quell’autobus che mi avrebbe portato all’entrata di quel parco
Avevo il cuore che mi batteva all’impazzata ed incominciai a percorrere velocemente quella discesa, salvo poi rallentare il passo quando mi resi conto che in giro non c’era nessuno, neanche dietro le siepi.
Alle 22 ero rientrata a casa.
La stessa cosa si ripertè il giorno seguente e quello dopo ancora, sino al sabato, quando , con l’autorizzazione dei miei genitori, dopo la palestra andai al cinema con una mia amica.
Quando, dopo mezzanotte., stavo rientrando a casa, appena varcato il cancello del parco mi resi conto che l’atmosfere era completamente diversa di quella che trovavo alle dieci di sera
Solo in seguito venni a sapere che il giro di sesso iniziava verso la mezzanotte quando tutti quelli che usavano quel parco sapevano che a quell’ora era meglio starsene lontani
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Lungo i viali incontrai più uomini che mi osservavano incuriositi, che mi salutavano, che mi invitavano a raggiungerli, ma che non mi davano fastidio quando vedevano che continuavo spedita con il mio passo senza rispondere e senza rivolger loro neanche uno sguardo.
Ero agitata. ma molto più tranquilla della prima volta.
Da dietro le siepi il vocio era più alto e , solo in un caso, sentii distintamente una voce femminile
Presto ragiunsi la panchina dietro la quale ci eravamo appartati la prima volta e provai una strana eccitazione quando , da lontano, vidi che su quella panca era seduta una persona.
Quando gli fui davanti , mi fermai. Lui mi sorrise e mi disse che c’avevo messo del tempo a decidermi cosa volessi fare, ma che era contento di rivedermi .
Mi fece cenno di sedere accanto a lui e ,appena seduta, mi circondò le spalle con un braccio e mi mise la lingua in bocca ed una mano tra le gambe, visto che quella sera indossavo una corta gonna.
Lui si accorse subito che avevo un lago tra le gambe
Gli dissi che non avevo troppo tempo, perchè mia madre non si sarebbe addormentata finche non fossi rientrata .
Mi portò dietro la siepe ,e, mentre si calava i calzoni, mi disse di spogliarmi,
Mi levai le mutandine, ma lui mi disse che dovevo spogliarmi nuda.
Cercai di oppormi , ma lui mi disse che sapevo benissimo che non mi avrebbe mai usato violenza, ma che se decidevo di non farlo lui se ne sarebbe andato
Avevo gonna magliocino reggiseno e mutandine. Ci misi meno di un minuto a levarmi tutto
Lui mi venne davanti e mi disse che ero molto bella, poi mi mise una mano sulla spalla e mi fece abbassare sino a posare un ginocchio per terra e mi disse di baciarglielo.
Aveva il cazzo duro e venoso. Non avevo mai visto un cazzo così grosso e lungo.Posai le labbra sulla cappella, ma lui mi disse di aprire la bocca e me lo infilò dentro.
Più che un pompino fu una scopata in bocca ,fino a quando mi fece rialzare e si inginocchiò lui per leccarmela.
Provavo un piacere enorme e diverso dal piacere che avevo provato sino a quel momento della mia vita, non riuscì più a resistere ed ebbi il mio primo orgasmo.
Continuava a toccarmi da per tutto, accarezzarmi, strizzarmi il seno, poi mi fece girare e lo sentii strusciare la cappella lungo la mia fessurina : mi stava masturbando con il suo cazzo morbido e vellutato.
Ero di nuovo sull’orlo di godere quando lo sentii accompagare il cazzo in prossimità dell’apertura della vagina e premerci contro.
Ero un lago di umori dovuti anche all’orgasmo appena avuto, e sentii quella grossa cappella incominciare a farsi strada dentro il mio corpo.
Ero disposta a farmi sverginare, tanto era il desiderio ed il piacere che stavo provando, quando lui, con metà della cappella dentro di me, si fermò
Lo incitai a continuare, ma lui si ritrasse e mi disse che lui manteneva sempre la parola e che mi aveva promesso che non mi avrebbe mai usato violenza e così doveva essere.
Mi disse che, se volevo provare tutto il piacere che il suo grosso cazzo poteva procurarmi ,avrei dovuto prima trovare qualcuno che mi sverginasse.
Mi fece girare e , presosi il cazzo in mano, incominciò a farlo scorrere nel solco del culo,
Tutti gli umori che erano colati su quel membro lo avevano reso viscido per cui, quand si bloccò puntandolo contro lo sfintere e prima che avessi la consapevolezza di quello che stava accadendo , diede una spinta decisa e, prima che riuscissi a contrarre i muscoli, avevo tutta la cappella dentro il mio culo.
E’ stato un dolore tremendo ma , fortunatamente riuscìì ad evitare di gridare.
Lo imploravo di fermarsi ,di uscire perchè mi faceva tanto male, ma lui continuava a dirmi di rilassarmi, che il più era fatto, che il dolore sarebbe diminuito e spinse sino a quando sentii il suo inguine contro i miei glutei.
Mi faceva un male tremendo quando lui incominciò a muoversi avanti ed indietro
Piano piano,però, il mio culo si stava abituando a quella violenza ed, in effetti, dopo un po’ il dolore divenne sopportabile.
Mi inculò a lungo e, quando ormai non sentivo più alcun dolore, sentii lui che mi sborrava dentro
Era tardissimo, dovevo rientrare in fretta.
Ci ricomponemmo e lui mi riaccompagnò all’uscita dal parco.
Lui mi disse che era lì ogni notte e che, se avessi voluto incontrarlo, sapevo dove trovarlo.
Mi diede un bacio e mi disse di stare tranquilla, che la prossima volta sarebbe stato meno doloroso e che, probabilmente, avrei goduto anch’io.
Mentre si allontanava mi disse di farmi scopare da qualcuno e che solo allora avrei provato il vero piacere..
Stavo entrando in casa quando realizzai che quella sera non avevo goduto , che a godere era stato solamnete l’uomo e, stranamente, mi sentii strafelice di averlo fatto godere
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ll culetto mi fece male per quattro giorni, e, ciononostante, non vedevo l’ora di rincontrare quell’uomo. Non so cosa mi attirasse verso quell’uomo di sessant’anni ,cortese, ma deciso al limite della violenza, anche se controllata..
Non mi era facile trovare una scusa per rincasare dopo la mezzanotte ,così come risultò ancor più difficile, e ciò vi sembrerà strano, trovare il modo di perdere la verginità ,come mi aveva chiesto lui di fare, per poter godere completamente dei piaceri del sesso che lui aveva promesso di farmi provare.
Dopo un paio di giorni non resistetti più e, trovata una scusa banale per tranquillizzare mia madre, alla mezzanotte ero in quel giardinetto , nuda davanti a quell’uomo che mi stava guardando.
Mi stavo scusando, in tutta umiltà , di non essere venuta prima, e gli raccontai le difficoltà che avevo a venire da lui a quell’ora della notte..Con vergogna e la disperazione nella voce, gli dissi che ero ancora vergine e che non sapevo come fare per perdere la verginità e lo pregai di aiutarmi a farlo
Non chiedetemi perchè ero in quello stato di sottomissione davanti a quel vecchio, perchè me lo son chiesta anch’io e non ho saputo darmi una risposta.
Forse uno psicologo avrebbe sentenziato che venivo condizionata dalla potenza di quell’organo sessuale del maschio, che era alla base della procreazione e della scelta della femmina di sottomettersi , in campo animale,al più dotato
Fatto stà che il mio desiderio di godere era meno forte del desiderio che avevo di accontentare lui, di vederlo sborrare, di sentirlo appagato e di sentirlo dire che ero stata brava ed obbediente
Non rispose alle mie scuse ma, avvicinatosi, mi mise una mano sul fianco e mi disse di farlo godere.
Gli presi il cazzo in mano ed, obbediente, incominciai a segarlo.
Con la mano che era sul fianco incominciò ad accarezzarmi il culo e giocarare con la rosellina cercando di penetrarla con un dito e riuscendovi non appena gli umori che colavano dalla mia figa si sparsero tra le mie gambe.
Lui sborrò quasi subito attitandomi a se, sborrandomi sulla figa e penetrnadomi con quel dito nel culo il più profondamente possibile e, non so come e perchè, ma godetti anch’io
Una volta ricomposti mi chiese di dargli il portafoglio.
Non ebbi alcuna esitazione ad obbedirgli e lui cercò tra il contenuto il mio documento d’identità ed , ad alta voce disse “ 18 anni e due mesi “ e mi restituì il tutto dicendo che ne dimostro parecchi di meno
Mi chiese in quale parte della giornata fossi più libera e gli dissi la sera tra le 19 e le 21, l’ora che andavo ad allenarmi in palestra.
Lui mi disse che due ore erano poche, che dovevo liberarmi pe le 18 e che dovevo andare in centro, in un determinato bar, dove lui sarebbe stato ad attendermi.
L’indomani feci come mi aveva chiesto di fare, senza chiedere alcuna spiegazione . Quando uscimmo da quel bar molti lo salutarono rivolgendosi a lui con il titolo di professore, e rimasi sorpresa nel constatare che nessuno mostrava meraviglia nel vederlo assieme ad una ragazzina.
Solo più tardi avrei saputo che era un professore di lettere che aveva insegnato, sino all’anno prima, in un liceo classico femminile della nostra città , dove insegnava anche la moglie, molto più giovane di lui.
Tutti erano abituati a vederlo con delle ragazzine, sole o accompagnate dalla madre, perchè, sia lui che la moglie,, erano soliti dimostrare grande altruismo, dando ripetizinoni gratuite a chi ne avesse bisogno.
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L’entrata della sua casa era a pochi metri dal bar . Quando entrai nel suo appartamento rimasi sorpresa nel trovarmi in un ambiente grande e lussuoso, modernamente ed elegantemente arredato.
Mentre mi guardavo attorno affascinata da tanto lusso e sfarzo, sentii la sua voce incitarmi a far presto perchè non avevamo molto tempo a nostra disposizione.
Mi spogliai in salotto, mentre lui sparì, rientrando dopo poco completamente nudo.
Se avessi avuto il tempo di starlo a guardare sono sicura che avrei avuto un orgasmio solo guardandolo
Era robusto, ma non grasso, tonico, alto, bei pettorali, coscie possenti, glutei marmorei ed un cazzo grosso, lungo, leggermente arcuato, con le vene in risalto, che svettava duro davanti a lui con la grossa cappella in evidenza perchè , evidentemente, circonciso.
Mi fece cenno di raggiungerlo e mi disse di segarlo guardando attentamente la mia mano e, mentre lo segavo, mi correggeva quello che stavo facendo, indicandomi quando la mano doveva fermarsi prima di coprire il glande e quando invece scoprire tutto il cazzo, quanto spingere la mano in basso, con che velocità  muovere la mano, di abituarmi a sentire nella mano le reazini del cazzo che stringevo nel pugno, per giudicare il punto d’eccitazione che lui provava, per evitare che lui sborasse troppo presto
Mi disse che lui mi avrebbe insegnato tutti i segreti per essere l’amante perfetta, quella che sa far godere veramnte un uomo.
Poi aggiunse che quel primo giorno avevamo un altro compito da portare a termine.
Mi prese per mano e mi condusse in bagno dove , tra le altre cose, c’era una poltroncina impermeabile
Mi fece sedere sul bordo della poltroncina , mi fece divaricare le gambe appoggiandole sui braccioli , si spalmò una crema sul cazzo e mi disse di guardarlo bene , lo puntò contro la vulva e lentamente incominciò a spingere.
Mi disse di rilassarmi, perchè sembravo una corda di violino e , con le mani, mi accarezzava le tette e giocava con i capezzoli
La cappella era quasi sparita dentro di me che, ogni tanto, chiudevo gli occhi e lui, subito, mi ripeteva di guardare bene il cazzo, mentr le sue mani scendevano, lentemente, dalle tettte lungo i fianchi , per poi spostarsi dietro i fianchi , sul culettto
Mi chiese se mi piacesse e gli risposi di sì e, probabilmente distratta dal dover pensare ad altro, sentii i muscoli della vagina allentarsi.
Era il segnale che lui aspettava, perchè in quel preciso istante lui spinse il cazzo violentemente dentro di me, mentre, e , contemporaneamente, con le mani, attirò verso di sé il mio bacino
 La sensazione che provai prima di tutte , fù quella del suo pube che si scontrava contro la mia figa.
Tutto quel lungo e grosso cazzo era ora dentro di me.Non provai alcun dolore, ma solo un leggero fastidio.
Lui mi sussurò all’orecchio che era fatta, che ora ero veramente una donna, che mi ero finalmente liberata da quell’ingombro di cui non avrei avuto più bisogno
Incominciò a scoparmi lentamente , poi sempre con maggior decisione e , non ci volle molto perchè provassi piacere anch’io
Era fantastico, pensai, dentro di me, e mi dissi che avevo inutilemte atteso troppo prima di compiere quel gesto, senza rendermi conto che avevo appena 18 anni..
Mi chiavò a lungo, senza cambiare posizione . Ebbi molti oragsmi.
Quando lui venne lo fece sul mio petto.
Mi chiese se mi fosse piaciuto ed io gli risposi  “ da morire “
Poi lui intinse due dita nella sborra che avevo tra le tette e me le mise in bocca.
Mi chiese se mi piacesse e gli risposi che non lo sapevo e lui mi risposse che avrei avuto modo di capirlo presto .
Quando ci salutammo mi chiese quando ci saremmo rivisti ed io gli risposi : “quando vuoi tu “e lui mi disse domani.
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