Passeggiando nel supermercato sotto casa tra un reparto e l’altro, il mio pensiero si perdeva nella scelta d’un buon vino che s’adattasse perfettamente a ciò che dovevo servire per un gruppo d’invitati tanto esigenti quanto mal desiderati, in tal modo invece d’occuparmi della cena con i relativi invitati, pensavo di gran lunga come sarebbe stato gradevole provare un bel paio di scarpe, piuttosto che stare lì a scegliere un vino con un retrogusto di fico o di rose. Nel frattempo che la mia mente attraversava tutti i reparti, arrivando alla cassa sentii all’improvviso un brivido attraversarmi la schiena, le mie braccia furono colpite da qualcuno, avvertii nettamente un respiro caloroso accarezzarmi il collo nudo, le mie cosce sbilanciate e i miei sensi sul punto di perdere l’equilibrio, finché una mano mi cinse definitivamente il polso, successivamente mi sentii chiaramente avvolgere le spalle da un braccio energico che accarezzava ogni centimetro della mia pelle, fin tanto che non s’abbracciò del tutto.
Io mi voltai e guardai con una palpabile eccitazione, ma anche con una colossale e inattesa sorpresa quello che stava giustappunto accadendo, poiché il giovane che avevo di fronte era un ragazzo bellissimo con due grandi occhi color nocciola esaltati dalla pelle scura, deliziosa come la cioccolata, che in quel momento avrei voluto far scorrere tra le mie labbra umide. Lui sembrò guardarmi con aria soddisfatta, mi sorrise, io arrossendo scostai nel frattempo lo sguardo per appoggiarlo su di lui subito dopo, in quanto in un attimo ci ritrovammo nella sua autovettura, dato che non ci presentammo nemmeno. Senza dire una parola mi sedetti alzando la minigonna, aprii un bottone della mia camicetta rossa leggera che lasciava trasparire le forme, accavallando con tutta la mia femminilità le gambe e mettendo in mostra le cosce, sapendo di sedurlo, eppure continuamente sognando che lui affondasse il viso lì in mezzo nella mia fica. A dire il vero mi gustai le sue occhiate sempre più intense che si estendevano velocemente tra i miei seni, dai capezzoli che iniziavano a spingere sulla stoffa, alle cosce che allusivamente ogni tanto spostavo incrociandole un sia a destra sia a sinistra, facendogli intravedere le mutandine rosse trasparenti ormai già imbevute della mia intima e odorosa essenza di femmina in calore.
Dopo una breve ma allusiva occhiata di benestare, ci dirigemmo progressivamente verso la periferia della città allontanandoci dal grande traffico, giacché io ero accanto a lui esultante e festosa con la camicetta appena allacciata, in quanto il suo sguardo insinuante e provocante m’intrigava parecchio, perché s’insediava in mezzo alle gambe e tutta questa vicenda m’eccitava infervorandomi moltissimo. In quella precisa occasione io inclinai un po’ il sedile, mentre lui guidava con la mano sinistra e con l’altro braccio m’avvolgeva le spalle, ogni tanto ci scambiavamo un bacio furtivo, disinteressati e incuranti delle macchine che ci superavano. La sua mano in seguito scivolò nella mia camicetta sbottonandola di più, lui squadrò i miei seni svettare dal reggiseno a balconcino, i capezzoli gonfi e sodi che spingevano, strizzò un capezzolo con due dita, io mi morsi le labbra straripanti di desiderio, gli offrii le mie cosce stupende e la sua mano scivolò lentamente, alzai le natiche per fargli posto e lasciargli a tal punto esplorare beatamente tutto.
La sua mano si perse dentro di me, nel mio corpo, nella mia carne, nella mia pelosissima fica aperta e irrorata in ogni parte, strofinò a palmo aperto il clitoride scivoloso e voglioso. Lui entrava e usciva, arrivando alle mie natiche aperte e gocciolanti, la mia mano cercava la sua chiusura lampo captando distintamente il suo virile desiderio salire a dismisura, sennonché mi lasciai andare, mi toccai i seni e li schiacciai con ardore sfregando i capezzoli, mentre le sue dita assediavano la mia fica molestandola, diventata ormai impaziente e smaniosa di fare la sua conoscenza. L’orgasmo stava per arrivare fulmineo e inatteso, il mio viso s’illuminò, poiché il mio corpo fremeva ribollendo tutto, io muovevo le cosce con insistenza, lanciai in conclusione un urlo d’intenso piacere giammai sperimentato prima d’allora.
Vivacemente mi godetti per alcuni minuti il mio meraviglioso orgasmo in silenzio, in verità non avevamo molto tempo, perché dovevamo rientrare, però in un piazzale lui invertì il senso di marcia, cercammo un posticino per fermarci, infine lo trovammo dopo pochi minuti sotto alcuni alberi al riparo da occhi curiosi e invadenti. Lì ci baciammo finalmente con libidine, dato che le nostre lingue s’incrociavano golosamente, le nostre mani si cercavano, la tensione e il turbamento erano ancora altissimi.
Lui era notevolmente eccitato e voglioso di me, io ancora bagnata, non appieno soddisfatta, aprii finalmente la chiusura lampo e leccai i suoi boxer aderenti, assaporando il suo cazzo direi non molto grosso, però regolare nella sua proporzione diventato frattanto sodo e ben eretto. Accovacciata tra le sue gambe lo baciavo con desiderio, lo leccavo, lo succhiavo, mentre lo feci sparire nella mia bocca appassionata, le mie natiche scoperte l’invitavano al piacere e lui con forza iniziò a insidiarle e a spingersi sempre più in fondo, per poi uscire di continuo dentro e fuori.
Io mi fermai un istante e con la bocca gocciolante lo baciai, nel tempo in cui le sue dita mi cercavano ancora spostandosi tra le mie cosce e muovendosi in ogni angolo della mia pelosissima e rigogliosa fica. La mia vagina versava al di fuori un immensità di fluidi saporiti e sugosi, sue testuali parole, giacché io ero piena di lui e gridai con ingordigia e con voracità il mio intimo godimento, sragionando per il piacere che provavo. Lui m’afferrò a quel punto il viso tra le mani e cominciò a schiacciarlo sul suo cazzo sempre più velocemente, mentre le mie dita penetravano nella sua bocca facendolo gemere.
Io iniziai a danzare morbidamente sulla sua mano mentre intercettavo che l’orgasmo stava annientandomi e sottomettendomi, tenuto conto che non potevo più trattenermi. I nostri corpi erano ormai avvolti in uno soltanto, pervasi da un’eccitazione prorompente e violenta, di questo andare venimmo abbondantemente bagnando tutto, dissetandoci l’uno dell’altra, infine ci rilassammo alcuni minuti con baci affettuosi e compassionevoli, perché ne avevamo proprio bisogno. Il tempo era manifestamente volato, adesso bisognava tornare a casa, tuttavia un pomeriggio così non lo avremmo in nessun caso dimenticato né trascurato.
In conclusione ci demmo un ultimo lungo bacio, infine io rientrai verso casa continuando a fantasticare e a vaneggiare per tutta la notte.
{Idraulico anno 1999}
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