Quel rapporto tra madre figlia era intenso e completo, fatto di complicità e connivenze, sregolatezze e palpeggiamenti vari, letto… tanto letto e persino scambi di ragazzi! Era stata proprio Ginevra, del resto, a presentare Pietro a sua madre… e Daniel a Ginevra! Come avvenne? Ora ve lo racconto.
Quando Pietro si era avvicinato alla ragazza in una discoteca fuori città , lei si disse che era bono; quando la fece entrare nella sua Porsche ferma nel parcheggio del locale, lei capì che era pure ricco; quando le accompagnò la lingua nella figa con l’indice nell’ano, lei si disse che sapeva scopare; quando tutto fu finito, lei si accorse che era stata sotto un’ora e che quella poteva dirsi a buon diritto una delle migliori scopate della sua vita.
Lo avrebbe assolutamente dovuto presentare a sua madre! Anche lei ne avrebbe apprezzato lo charme da maturo supersexy, anche lei ne avrebbe goduto da porcona, anche lei ne avrebbe assaporato la maestria e l’impeto. E così fece, ma… non poteva mica sapere che quei due avrebbero convogliato a nozze civili nel giro di pochi mesi!
“Ma questo è Pietro! Pietro Zozzi!”, aveva detto Amalia davanti all’immagine dell’app messaggistica mostratale dalla figlia.
“Scusa lo conosci?”.
“E’ la mia prima cotta… al liceo, lui… lui non mi filava, cioè ci ho fatto giusto qualcosa… che zozzone che era… lo chiamavamo così “zozzone”, modificavamo il suo cognome come modificano il nostro… stava con una dell’ultimo anno, Virginia Bocchini, e da quel che so si sposarono”.
“Dice di essere separato ora… e poi, ti ripeto, ci sa proprio fare, cioè… come mi ha pestato lui il culo, mai nessuno!”.
“Non posso crederci, hai trovato Pietro, ma come hai fatto!”
“L’altra sera in disco… Ti combino un appuntamento?”.
“Sì”, Amalia non aggiunse altro piombando in un mondo trasognante di nostalgie, ricordi e amori adolescenziali e sua figlia lo notò un po’ felice ed un po’ preoccupata.
L’appuntamento si tenne in un ristorante del centro qualche sera dopo.
“Ciao”.
Pietro alzò il capo e sembrò per un istante frastornato, come scosso da una vertigine. Una figura di donna dai corti capelli castani, dapprima brumosa poi sempre più definita, gli portò alla mente un tripudio di ricordi. Sensualissima, coi seni compatti come cocchi caraibici sul ventre asciutto, davvero notevoli in una profonda scollatura con rifiniture in pizzo. Il vestitino che indossava era rosso e aderente, corto appena una spanna oltre gli appariscenti autoreggenti, le caviglie sottili nei tacchi 12, un trucco verde forte sugli occhi ed un lipstick purpureo. Negli occhi di Pietro si determinò un volto lontanamente familiare ed il cuore gli batté forte in gola: “Amalia?”
La donna sorrise di gioia, estremamente compiaciuta dal costatare che Pietro l’aveva riconosciuta dopo tanti anni. Si sedette e allungò le dita su quelle dell’uomo. “Non ci credi manco tu vero?”. L’uomo gongolò: “Che sorpresa… sei tu… l’amica di… di Ginevra…”. Lei brillava d’euforia: “Sono la madre…”. Lui per un’istante si fece serio e riflessivo ma la donna puntualizzò con un occhiolino rassicurante: “Tranquillo so tutto… io è Ginevra siamo molto amiche, diciamo così…”.
“Sei rimasta sempre… la stessa, sei bellissima…”.
“Anche tu…”. L’uomo le strinse la mano in silenzio precipitando nei suoi occhi. “E Virginia?”.
“Sono separato… separato con un figlio… avuto da lei… tu pure separata?”.
“No… allora io… Ginevra l’ho avuta da uno sconosciuto, non so davvero chi possa essere il padre… e l’ho cresciuta da sola… poi mi sono sposata ma… ora sono divorziata”.
“Io… non sai quante volte ho pensato… a te…”.
“Pensato a me?”.
“Pensato che avrei dovuto prestare più attenzione a ciò che facevo…”.
“Cioè?”.
“Bhe… Virginia è cambiata… in peggio… ho fatto una scelta sbagliata Amalia… e con te sarebbe sicuramente stato diverso”. L’uomo avrebbe voluto dirle tutto, dirle che Virginia l’aveva annientato come maschio, che gli aveva distrutto l’autostima portandolo persino a ritenersi impotente e a ricorrere al cialis prima di trovare la liberazione nell’adulterio. Avrebbe voluto dirle che dopo il matrimonio lei aveva smesso di essere sua amante per divenire una sorta di bigotta governate impegnata solo a cucinare e tenere pulita casa, affogando ogni rapporti nella noia. Avrebbe voluto dirle tutto, ma non lo fece perché… stranamente gli sembrò che Amalia giĂ sapesse ogni cosa.
“Sbagliare… succede facilmente… quello che succede difficilmente è invece avere la possibilità di rimediare all’errore… Poi a lei era difficile resistere… era la regina dei pompini no?”. I due scoppiarono in una fragorosa risata… e lui precisò: “Era! Subito dopo il matrimonio… niente di niente… bocca aperta solo per farmi critiche”. Amalia se la rise: “Ma come?! Una Bocchini che non fa bocchini?”. Lui sembrò rabbuiarsi.
“Ora però sei con me… e i bocchini te li faccio io”.
“Ora?”.
“Ora”.
La donna si eclissò sotto il tavolino e… riemerse dopo poco. Fu allora che si accostò al tavolo il cameriere domandando dell’ordinazione. In quel frangente, mentre Pietro diceva la sua, Amalia, senza essere vista dal cameriere, aprì la bocca verso il suo partner mostrandogli tutto lo sperma che aveva raccolto, la richiuse ed ingoiò. Solo allora ordinò la sua cena.
La serata trascorse all’insegna dei ricordi, di occhiate profonde e silenzi carichi di romanticismo. A fine cena abbandonarono il tavolo ed uscirono dal ristorante tenendosi per mano. Ciascuno dentro di sé lo sapeva, s’erano innamorati come teneri piccioncini. Pochi passi nel parcheggio e Amalia si voltò, allungò le braccia attorno al suo collo e lo baciò. Si staccarono, tornarono a passeggiare mano nella mano e si ribaciarono. Stavolta però non si staccarono più. Furono calamitosi frangenti, arsero sotto la luce fredda di un lampione del parcheggio. Lui alle sue spalle dettò i tempi di una magnifica scopata, lei, con le mani strette sul gelido lampione rugginoso e le cosce ben divaricate, miagolava vittima di quelle staffilate nel culo. Erano in visibilio, la ragione era completamente obnubilata. Avrebbero certamente potuto farlo in macchina oppure scegliere l’ombra più propizia a certe cose, ma… avevano riscoperto la sessualità selvaggia della loro passata giovinezza. Amalia era usata come una troia e ne andava matta. Gli occhi le roteavano, la testa non le si reggeva, vorticava in quella disperata lussuria che passò dal culo alla fregna, perforata a dovere. Lui fremé: “Tu permetti?”. “Prendo la pillola”, rispose Amalia e levò più alto il volume della sua passione, sotto nuove bordate, sino a ritrovarsi straripante e lercia di sperma.
Restarono uniti sotto il lampione a sbaciucchiarsi nella loro sordida felicitĂ .
Più tardi a Villa De Porconis, Ginevra sentì aprire la porta di casa e si precipitò ad accogliere la madre, ansiosa di sapere tutti i dettagli di quell’incontro. Aveva capito che la madre, se non era ancora cotta di Pietro, ne conservava nel cuore un ricordo dolcissimo, così, carica di domande, non si sfilò manco il plug dal culo e percorse le scale: “Allora dai racconta… racconta, come è andata?”. Restò spiazzata. Davanti a lei, nuda, c’era non solo la madre, ma anche Pietro.
“Oh Pietro… ci sei anche tu…”, si coprì stupidamente la figa con la mano e le tette raccogliendole in un braccio. La madre allora le rilevò di botto una scioccante novità : “Oh tesoro, è una fortuna che tu sia ancora in piedi. Volevo che tu fossi la prima a saperlo… io e Pietro… ci sposiamo”.
Ginevra sgranò gli occhi e spalancò la bocca, stupita. La mandibola quasi le cascò a terra e gesticolò impazzita, tornando a mostrarsi completamente nuda: “Cosa? Che cazzo dici? Sei ubriaca? Siete ubriachi? Oh?”.
“Dai festeggia con noi…”.
“Cioè dici sul serio, sei seria? Non ti è bastato il divorzio?”.
“Amore ma Pietro è l’uomo che ho sempre desiderato… domani presenta la pratica di divorzio e poi celebreremo il nostro matrimonio… ti voglio come testimone!!!”. Ginevra si rese conto che la madre teneva tanto a quell’uomo ed allora si sforzò di essere accondiscendente e positiva: “Bhe… io… si vede… si vede proprio che vi amate… insomma… ritrovarsi dopo tanti anni e in una sera decidere di sposarsi… bhe sembra una storia da failm!!!”. Sorrideva, era imbarazzata, ma non per il suo essere nuda, a sconcertarla era la scelta di sua madre che le risultava quantomeno affrettata.
“Festeggia con noi…”, la madre le prese una mano e lei si voltò mostrando, inconsapevolmente, a Pietro, il culo tappato dal plug.
“Per festeggiare… intendi… proprio festeggiare?”.
“Ma sì? Non ti va?”.
“Ma… sarà tuo marito… cioè… vuoi davvero che noi tre… che io….”.
“Sì lo voglio, dai… è un’occasione speciale, sarà l’unica volta su… e poi… è merito tuo se l’ho ritrovato!”. Si guardarono, si baciarono in silenzio, poi si voltarono verso Pietro e lo trovarono accovacciato a fissare il plug tra le chiappe di Ginevra. L’uomo stentava a credere ai suoi occhi, gli sembrava di vivere in una fiaba, aveva trovato due porcone da sballo… sapeva che con due così la vita matrimoniale sarebbe stata sempre felice, briosa e mai monotona.
Amalia si spogliò poi gli prese la destra, Ginevra si levò il plug e gli afferrò la sinistra. I tre raggiunsero la stanza da letto perdendosi in baci e carezze lascive. Pietro fu spogliato e finì disteso tra i loro corpi senza veli che reclamavano il suo sesso. Le labbra di Amalia si incisero sulla sua pelle, quelle di Ginevra si schiusero per risucchiargli il cazzo. Le due cambiarono più volte le loro posizioni passandosi il cazzo di mano in mano, di bocca in bocca. Si alternarono assaporando ogni centimetro del suo cazzo e più volte le loro lingue si incontrarono scambiandosi effusioni mentre lui si destreggiava con le loro le tette ed i glutei sfavillanti e tondi. Erano disinvolte, per nulla impacciate, evidentemente esperte di cose a tre. Pietro si ritrovò per prima Ginevra in groppa, di spalle. La giovane se lo introdusse lentamente nel culo mentre sua madre le baciava bocca e seni. Quando fu ben piantato, lui da sotto s’avviò con movimenti aspri a stantuffare voglioso la ragazza che ne gioii. Amalia si chinò con la bocca sulla figa di sua figlia prodigandosi in intense ed ampie slinguazzate e ne bevve il balsamo, poi Ginevra le lasciò il posto. La donna donò la sua figa a Pietro che si vide Ginevra sedersi sul suo viso e spiaccicargli in faccia la sua patata. Le due donne erano ora entrambe sedute su di lui, la madre lo cavalcava, la figlia si faceva leccare la figa. Erano faccia a faccia, si baciavano, si tastavano i seni e godevano d’un piacere disperato vibrando i loro folli orgasmi. Vennero insieme, tutti e tre. Raramente certe cose riescono, ma quella volta fu davvero speciale.
Restarono immobili, abbracciati l’uno all’altro tutti e tre, assopiti e sonnacchiosi, sudati e accaldati. Flemmatica Amalia parlottò: “Lo sai, Pietro ha un figlio… come si chiama amore?”.
“Si chiama Daniel, ha più o meno la tua età Ginevra… frequenta Biologia…”.
“Verrà a vivere con noi, giusto Pietro?”, chiese ancora Amalia.
“Lo spero…”.
Intervenne poi Ginevra: “Aspetta… Daniel? Quello del primo anno di Biologia è tuo figlio?”.
“Lo conosci?”, chiese Pietro.
“Cose da pazzi! Mamma ma hai capito di chi si tratta?”.
“Chi è?”.
“Già te ne sei dimenticata?! Quello alto, occhi azzurri che incontrammo all’happy hours… due settimane fa mi pare!”
“Il ragazzo dalla felpa azzurra!”, sovvenne Amalia.
“Sì… – rise Pietro – è fissato con quella benedetta felpa della Lazio… però scusate… ma allora…”. Non portò a termine la frase che Amalia lo gelò: “Ohh Daniel quanto è dolce… un tesoro di ragazzo… sembra te da giovane sai Pietro? E poi è proprio un torello… ci ha mandato in ebollizione”.
“Cioè vuoi due… siete state con mio figlio?”.
Guardò entrambe le donne annuire. Ginevra aggiunse: “Su questo stesso letto…”.
Pietro volse lo sguardo al soffitto, turbato, mentre Amalia gli diceva: “Che bello mmm io e te ancora dobbiamo convogliare a nozze e la famiglia già è così unita…”.
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Aggiunto: 3 anni fa
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