La osservavo da qualche tempo, una donna sui 35 ‘ 40 anni, curata nel vestire, un pò formosa, non grassa, carina ma un po’ sottotono, come se le mancasse qualcosa. Uno sguardo alla ricerca di attenzioni. Aveva un anello al dito anulare sinistro.
La vedevo alla fermata dell’autobus che si trova vicino al parcheggio sotterraneo dove di solito lascio la macchina.
Lei mi guardava con interesse ed i suoi occhi parlavano e volevano essere ascoltati.
Un giorno vedo una mezza folla alla fermata dell’autobus, che evidentemente era in grave ritardo, e decido di andare a prendere la macchina ed offrirle un passaggio.
Mi fermo davanti a lei, tiro giù il finestrino e le chiedo semplicemente ‘Un passaggio?’
Lei mi guarda, abbozza un sorriso, diventa rossa fuoco e mormora un ‘Sì, grazie’ con una voce quasi inudibile.
Sale e la guardo, anzi la squadro dalla testa ai piedi.
‘Ciao, mi sa che oggi l’autobus non passa proprio e posso offrirti un passaggio, in cambio della tua conoscenza’.
Non sa che dire, ma accetta e scambiamo quattro chiacchiere.
Guido con calma, la sua destinazione non è distante.
Le chiacchiere continuano ed arrivo a destinazione.
‘Siamo arrivati, è presto, ti va un aperitivo?’
Guarda nervosamente l’orologio. ‘Non saprei non ci conosciamo’, ma i suoi occhi la tradiscono ed il rossore sulle guance anche. Non accenna a scendere.
‘Dai andiamo a prenderci questo aperitivo, vedo un bar laggiù o preferisci un posto più lontano’.
‘E’ meglio un altro posto’.
‘Giusto. Vedo che sei sposata, la riservatezza prima di tutto’.
Andiamo in un locale che conosco, ci accomodiamo e ordiniamo gli aperitivi.
‘Allora dimmi di te, sei alla ricerca di qualcosa, anzi di qualcuno che ti sappia apprezzare’.
Un colpo allo stomaco avrebbe fatto meno effetto.
Gli occhi si spalancano e la bocca si apre, ma non esce una parola.
‘Se sei venuta a prendere l’aperitivo la risposta è affermativa.’
‘Beh certo’. Abbassa lo sguardo, si liscia la gonna e prende in mano il drink, che era poco alcolico.
Ne beve una lunga sorsata e mi guarda dritto negli occhi:’Sì ho voglia di trasgredire e di trovare la persona giusta che sappia capirmi’.
‘Trasgredire dici. Non potevi usare una parola più azzeccata’.
‘Sappi che non cerco una donna per fare sesso, ma cerco una donna che voglia donarsi completamente a me e di cui possa fare ciò che voglio. Ti interessa?’
‘Cosa vuol dire che puoi farmi ciò che vuoi?’
‘Vedo che non parli in maniera impersonale ma parli come se fossi il tuo Master. Perché di questo si tratta, io sono un Master. Sai cosa significa?’.
‘Veramente no’, ma i suoi occhi parlavano per lei ed il suo corpo si muoveva irrequieto.
‘Un Master è una persona dominante che, nel mio caso, dispone della schiava come meglio crede con predilezione per la sua sottomissione sessuale’.
Mi guarda attenta.
‘Significa che sarai la mia slave e che ti utilizzerò ed userò a mio piacimento. Ti interessa?’
‘Non so bene cosa significhi esattamente, ma sono incuriosita’.
‘Non mi interessa se sei incuriosita, interessata o no, voglio una schiava convinta ed ubbidite, non so che farmene di una eterna indecisa. Ora ti dico cosa deve fare una schiava: rispondere alle domande ed eseguire gli ordini. Nient’altro. Sei eccitata?’:
‘Sono incuriosita ma non so bene cosa aspettarmi, per cui ”.
‘Ti ho fatto una domanda ed esigo una risposta. Sappi subito che non tollero una schiava disubbidiente e che punisco ogni sua mancanza. L’estrema punizione è l’abbandono. Se hai compreso rispondi, se non ti interessa, alzati e vattene’.
‘Va bene, sono eccitata’.
‘Quanto?’
‘Tanto’.
‘Controlliamo. Mettiti la mano dentro le mutandine, metti un paio di dita nella fica e fammele vedere.’
‘Adesso?’
Non rispondo, ma la guardo dritta begli occhi.
Lei abbassa lo sguardo e tira fuori un sospiro, mette le mani sotto il tavolo e si infila una mano dentro la gonna.
Passa la barista e lei lascia le mani dentro, cercando di nasconderle.
‘Non ti ho detto che puoi masturbarti, fammi vedere la mano’.
‘E’ tutto il giorno che sono fuori casa e non ho potuto lavarmi, sono sudata ”
‘Tutte scuse e poi non ti ho detto di parlare. Vedo che le dita sono lucide, fammi sentire. Puzza di vacca in calore’.
Lei deglutisce ed incomincia ad ansimare, il respiro accelerato.
‘Cosa fai. Sei in ebollizione? Sei proprio una vacca in calore. Mi sa che dovrò regolare la tua temperatura. Ora ti faccio alcune domande. Se multiorgasmica? Depilata? Descrivimi le tue esperienze sessuali.’
Fai due bei respironi e mette le mani in grembo: ‘Beh vengo anche più di una volta e non mi depilo, ma accorcio un po’ i peletti. Ho avuto esperienze con alcuni ragazzi e poi con mio marito’.
‘Quanto sei sfondata nel culo e quanto ti piace succhiare il cazzo?’
Apre e chiude nervosamente le gambe: ‘Ma io non ho mai preso nulla dietro ”
‘Bene allora ti dico cosa devi fare: depilati completamente la fica ed infilati uno o due dita nel culetto con della crema lubrificante ogni giorno e più volte al giorno’.
‘Ma come faccio ‘ con mio marito e la crema ‘ ma ”
Sembrava sull’orlo del collasso, ma era sull’orlo di un orgasmo.
‘Devi solo eseguire, non discutere. Stai per venire, lo si capisce, ma non devi. Ricordati che fai solo quello che ti dico e mi devi sempre dire la verità.’
Volevo umiliarla ancora e farla venire parlando di situazioni che evidentemente la sconvolgevano e decisi di godermi lo spettacolo.
‘Apri le gambe, metti le mani sul tavolo e guardami negli occhi’.
Finalmente eseguì senza fiatare. Mi tolsi una scarpa ed allungai un piede sotto il tavolo, lo spinsi deciso e brutale contro la fica, che era un lago, ed iniziai a premere con decisione.
‘Apri di più e guardami negli occhi, ma non venire’.
Spinsi il piede deciso e la sedia si spostava leggermente; lei artigliò le mani al tavolo ed aprì la bocca per respirare più forte.
‘Non venire vacca o me la paghi’.
Nemmeno rispondeva più e mi guardava con gli occhi sbarrati.
Un’ultimo sobbalzo ed il respiro si fece rapidissimo, gli occhi socchiusi e le gambe si strinsero attorno al mio piede.
Sfilai il piede a forza:’Così sei venuta nonostante l’ordine preciso e mi hai anche bagnato la calza. Sei una vacca ed una cagna e come tale devi essere addestrata. Ora vai in bagno, ti togli le mutandine e me le porti. Sbrigati’.
Si alzò e quasi finì per terra, perché le gambe le cedettero, ma si diede un minimo di contegno ed andò in bagno.
La barista tolse i bicchieri e mi chiese se volevamo altro. Rifiutai
Dovetti attendere pochi minuti, si sedette, allungò una mano con uno straccetto umidissimo ma che aveva vanamente tentato di asciugare, che emanava un forte odore di donna. Teneva la testa chinata.
‘La tua punizione verrà decisa in seguito, ora usciamo e ti riaccompagno a casa. Questo straccetto lo butto nel cassonetto uscendo, tanto non ti serve. Ti dirò di volta in volta se devi indossarle o meno’.
Uscimmo dal locale e la riaccompagnai sotto casa.
‘Esci e fai quello che ti ho ordinato. Lasciami il tuo numero, ti chiamo domani’.
Di ritorno cerco il cellulare e non lo trovo; realizzo di averlo perso nel bar e mi precipito a recuperarlo.
Entro e chiedo al proprietario, che chiede alla barista.
Arriva una donna di mezza età, non certo bella, in carne, ma ancora piacente.
Si avvicina e mi porge il cellulare, ringrazio e faccio per uscire, quando lei mi si avvicina e sulla porta mi chiede: ‘Posso fare la sfacciata e chiedere una cosa?’
‘Ma certo, tanto più che mi ha trovato il cellulare e la ringrazio molto per questo’.
Mi sorride imbarazzata ‘Ho sentito un po’ dei vostri discorsi prima e volevo sapere se ‘ c’è posto anche per me”.
La guardo e la squadro dalla testa ai piedi e lei arrossisce. Ora ricordo era la barista che si era avvicinata un paio di volte al nostro tavolo.
‘In che senso, sii più esplicita’.
‘Beh nel senso che vorrei anch’io eseguire degli ordini ”.
‘Come fai a sapere cosa è successo. Ci spiavi?’
‘No, non spiavo, ma sono passata un paio di volte lì vicino ed ho sentito qualcosa”.
‘Guarda non voglio approfondire; dammi il tuo numero e ci penso’.
Corre via e mi porge un biglietto con la mano quasi tremante.
La guardo fissa negli occhi e lei abbassa lo sguardo, poi esco.
Che me ne faccio di una schiava così, non è giovane, non è bella; poi penso: perché no? Posso degradarla ed umiliarla senza nessun ritegno e senza cautele, se accetta bene, se no non perdo niente.
Vado a casa, mi faccio una doccia e poi la chiamo.
‘Ciao mi hai dato il tuo numero stasera, puoi parlare?’
‘O mamma non credevo chiamassi. Esco tra un’ora e poi posso parlare’
‘Ascolta, allora. Tra un’ora vieni a questo indirizzo. Ti do quest’unica possibilità, non sprecarla’.
Rimane in silenzio per qualche secondo e poi ‘Va bene’.
Arriva puntuale e la faccio salire.
Entra e mi dice subito imbarazzata:’Sono venuta come ero e non ho potuto farmi una doccia e prepararmi, mi spiace”.
‘Non ti ho chiesto niente e quindi la tua precisazione mi sembra fuori luogo.’
‘Ora ti chiarisco chi sono. Io comando e tu, se sarai accettata al mio servizio, ubbidirai. Ti farò diventare la mia schiava, ma siccome ho già altre schiave al mio servizio sarai provvisoria. Pretendo assoluta obbedienza, senza discussione o rifiuti. Farai quello che ti viene ordinato e non potrai rifiutarti. Io non obbligo nessuno e tu rimani volontariamente al mio servizio. Se manifesterai dissenso o dinieghi ai miei ordini, ti allontanerò immediatamente, senza repliche. Tutto chiaro?’
‘Sì, anche se non so bene cosa significhi, ma voglio ‘ obbedire.’
‘Non ti ho chiesto un commento, ma solo una risposta.’
‘Sì’.
‘Seguimi, ti indico dove è il bagno, fatti una doccia e lavati bene, poi esci e vieni qui, nuda’.
Mi segue come un cagnolino e la porto in bagno.
Non assisto alla denudazione, non mi interessa, voglio vedere direttamente il risultato.
Fa in fretta e dopo poco arriva: è in carne, non proprio grassa, due tettone ed un culone abbondante.
E’ imbarazzata sia per la nudità che per le sue forme e si mette le mani a coppa sul pube.
‘Vieni qui, cagna e fatti vedere’.
Si avvicina.
Le mollo un ceffone forte sul culone e la faccio mettere a 90 gradi.
Lei emette un grido soffocato e mi guarda perplessa.
Questa sera ho voglia di usare la mano pesante con la nuova aspirante schiava.
‘Apriti le chiappe, schiava, vediamo un po”.
Esegue prontamente e si tiene aperta il sedere.
‘Hai il culo usato o mi sbaglio, non proprio sfondato, ma abbastanza e poi cosa sono quei succhi che ti colano lungo le cosce? Eh?’
E via un altro schiaffo sul culo. Ho lasciato il segno della mano.
‘Ah, ti prego non così forte ‘ non ho usato molto il sederino ‘, mi fai male’.
‘Non devi parlare, te l’ho già detto, ma vedo che sei impertinente. Si impone una lezione’.
La faccio mettere piegata sul divano e mi ci siedo sopra a cavalcioni.
Alzo una mano e la abbatto sulla chiappa destra, poi un’altra sulla sinistra ed alterno così i forti schiaffi per qualche minuto.
Lei si agita e si muove tutta poi sbotta in un ‘Basta, ti prego, non ce la ‘ faccio più’.
‘Per così poco? Vedrai adesso come si tratta una schiava. Volevi eseguire degli ordini, allora tirami fuori il cazzo e succhia. Sbrigati troia’.
Si gira e velocemente mi apre la patta dei pantaloni e le sue dita un po’ grassocce mi tirano fuori il cazzo già duro, se lo fa sparire in bocca.
Aspira bene la cappella e tutta l’asta, lo fa uscire e tira fuori il cazzo per leccarlo con la lingua che è davvero lunga.
Si vede che le piace succhiarmelo e mi lascio fare.
Dopo essermi spogliato e seduto sul divano, allungo le mani e le apro il culo, le infilo un dito e lei sobbalza, ma non smette di succhiare.
Il culone era bello rosso e tanto per gradire le mollo ancora due ceffoni e lei sobbalza ancora, ma non molla il mio cazzo.
La voglio umiliare e trattare male.
Le tiro su il mento, di forza e le dico: ‘Non sono soddisfatto di come succhi il mio cazzo perciò vattene fuori di qua e non farti più vedere’.
‘Noooooo, ti prego non farlo, faccio tutto quello che vuoi ‘ ma non abbandonarmi ‘ tienimi con te. So di non essere ‘ bella, ma mi impegno a fare tutto quello che vuoi, tutto quanto, ti prego’.
Lo sapevo. Non volevo buttarla fuori, ma volevo umiliarla e rompere in pochi minuti le barriere che a volte ci vogliono settimane o mesi a rompere.
Non parlo, la guardo duramente negli occhi, la faccio girare, le infilo il cazzo in fica, tutto in una frazione di secondo.
Lo estraggo subito, perché volevo solo inumidirlo un po’ e me lo ritrovo bagnatissimo. Colava bava da tutte le parti, non avevo mai visto una cagna così.
Era sul punto di venire con una sola pompata, che vacca.
Punto il cazzo sul culo e spingo forte. Lei capisce che la sto rompendo ed abilmente, devo riconoscerlo, spinge come per andare in bagno, ed agevola la penetrazione brutale. Tuttavia lancia un lungo sospiro e qualche parola disarticolata. Ma non si muove.
Sono dentro.
‘Adesso ti inculo a forza e ti sbatto duro. Ti apro il culo come una vacca e tu taci, non ti muovere’.
Inizio a sbattere il cazzo ed i coglioni sul culo della schiava e devo dire che sembrava proprio una vacca da monta. Lei si aggrappa al divano e tenta di abituarsi ai colpi.
Piega la testa e prende a poco a poco il ritmo, con la bocca aperta lancia dei gridolini ogni volta che affondo il cazzo.
Dopo pochi minuti i gridolini aumentano di tonalità, la vacca stava venendo.
Continuo imperterrito a sfondarla ed assisto ad un orgasmo squassante.
Sento la cavità anale che si contrae ritmicamente e mi fascia il cazzo in modo assai piacevole, lei si inarca, butta all’indietro la nuca e muove il bacino con scatti improvvisi.
Intravedo degli schizzi che provengono dalla fica: era proprio una vacca e produceva liquidi in quantità industriale.
Non mi fermo, indifferente all’orgasmo appena provato e vado avanti ad incularla duramente per una decina di minuti.
All’improvviso esco e noto che il cazzo è un po’ sporco.
‘Guarda cosa hai fatto, puttana. Mi hai sporcato il cazzo. Puliscilo alla svelta ed impegnati, cagna.’
Si mise d’impegno e pulì tutto con cura. Pompava che era una meraviglia, risucchiava la cappella e muoveva la testa grassoccia.
‘Non perderne una goccia, cagna’.
Spinsi il cazzo dentro la bocca fino in gola e lì rilasciai il primo di tanti fiotti di sperma che quasi la soffocarono.
Devo dire che fu stoica e bevve tutto con avidità e mi ripulì il cazzo per bene.
Le alzo la testa e la guardo negli occhi: era sfatta, sudata e scarmigliata, un viso non bello, ma i lineamenti appagati in una sorta di sorriso.
‘Sarò chiaro con te. Non sei una bellezza né sei giovane e di schiave come te ne trovo quante ne voglio. Intendo usarti ancora, ma ti farò cose che non ti immagini. Se ti rifiuterai anche una sola volta, ti caccio’.
Un sorriso appare sul suo volto e mi dice un ‘Grazie’ che vale più di mille parole.
‘Ora vai in bagno e prendi uno straccio, del detersivo e lava le schifezze che sono uscite dai tuoi orefizi, cagna. Poi vestiti ed esci. Ti chiamo io’.
Non avevo voglia di usarla ancora per quella sera e la lasciai pulire.
Dopo che si era rivestita e si era avvicinata per salutarmi e ringraziarmi ancora, mi venne un lampo negli occhi.
‘Inginocchiati, cagna ed apri la bocca. Non perdertene una goccia’.
Non cercava più di capire cosa le stesse succedendo, eseguiva e basta.
Misi il cazzo dentro la sua bocca ed iniziai a pisciarle dentro.
Si sforzò di berla tutta, deglutendo veloce, ma ne uscì parecchia fuori dalle labbra.
Le diedi uno schiaffo forte su una guancia che le fece girare la testa.
Puntai il dito indice contro il suo volto e dissi con voce bassa e piano ‘Non dovrà mai più succedere che ti perda qualcosa che produce il mio corpo. Ora pulisci e vattene da questa casa’.
Così fece e nell’arco di pochi minuti ero solo.
In una serata due schiave, ma la loro conoscenza era appena agli inizi.
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