La famiglia di Michele era stata a lungo un modello di famiglia serena e unita e la morte prematura del padre non aveva fatto altro che cementare ancora di più la solidarietà affettiva. Ma, da oltre un anno, una grave rottura si era prodotta tra Michele e sua sorella Luciana, rea di aver creato scompiglio nella sua famiglia: aveva malignamente spifferato alla moglie del fratello di averlo visto in un luogo appartato con la sua vecchia fiamma, provocando uno sconquasso che aveva messo in seria difficoltà la tenuta della famiglia. Da quel giorno il gelo era calato tra i due e Michele non rivolgeva più la parola alla sorella.
Chi soffriva maggiormente di questa situazione era la madre dei due, Rosalba. La donna aveva 65 anni, si era interamente dedicata ai suoi due figli, caricandosi di enormi sacrifici, soprattutto da quando era rimasta vedova, ed ora soffriva tanto nel vedere i suoi figli divisi da un muro di silenzio. In realtà Luciana si era resa conto di aver commesso un grave errore ed era pronta a chiedere scusa; ma Michele era irremovibile, non voleva sentirla più sua sorella. Rosalba soffriva più degli altri quella situazione e, ogni volta che il figlio andava a farle visita, tornava alla carica supplicandolo di fare in modo di riportare la pace in famiglia e riappacificarsi con la sorella.
Michele aveva una adorazione per la madre, di più, un attaccamento quasi morboso, intensificatosi dopo la morte del padre, che l’aveva reso l’unico maschio della famiglia. Lui la venerava, anche se, nell’adolescenza, l’aveva a lungo desiderata in silenzio, l’aveva spiata nelle sue nudità , e si era segato tantissime volte sognando di far l’amore con lei. Naturalmente si era sempre trattenuto dal fare la benché minima avance, per vergogna e per riverenza.
Ora l’avrebbe volentieri accontentata, ma il risentimento verso la sorella era troppo forte e di perdonarla non voleva saperne, per cui spesso le visite finivano in discussioni che lasciavano in lacrime la madre. Tra l’altro fratello e sorella non si incrociavano mai dalla madre, perché Michele evitava accuratamente di andarci negli orari prediletti dalla sorella.
Anche quel sabato pomeriggio, dopo i soliti convenevoli, Rosalba aveva ripreso la sua litania perorando per l’ennesima volta la riappacificazione familiare:
– Ho 65 anni, sto facendo vecchia’ devo morire sapendo che i miei figli non si parlano? Luciana ha ammesso il suo errore, perdonala, fallo per me!
Michele come al solito rispondeva alla madre di piantarla, e, dinanzi alle sue insistenze, stavolta alzò la voce minacciando che altrimenti non sarebbe più venuto a farle visita. Rosalba era sul divano con le lacrime agli occhi e, con voce rotta dal pianto, rivolse al figlio un’estrema preghiera:
-Figlio mio, fallo per me, non ti chiedo altro ‘ e tu chiedimi tutto quello che vuoi, qualsiasi cosa!
La passione con cui la madre lo implorava indusse Michele ad una improvvisa riflessione; cambiò cambiare tono e, con voce seria, le rispose:
-Stai attenta a dire che faresti tutto, non sai cosa potrei chiederti!
La madre intravide in quelle parole uno spiraglio promettente e insistette:
-Tutto, tutto! Farò tutto quello che vuoi, basta che mi fai contenta!
-Dici tutto? Ma proprio tutto?
-Sì sì, te lo ripeto: tutto, tutto!
Michele avvertì all’improvviso il risentimento verso la sorella evaporare e, nello stesso tempo, riaffacciarsi nella sua mente i sogni erotici repressi dalla fanciullezza. Senza che ne fosse consapevole, si accorse che il cazzo gli era diventato duro.
Fu un lampo e, improvvisamente, si trovò a ripensare a quel desiderio sacrilego che aveva represso da una vita e che ora, a sorpresa, si riproponeva prepotentemente. Si trovava a pochi centimetri dalla madre, si strinse con la mano la patta quasi a tenere a bada il cazzo duro. Rosalba non potè fare a meno di indirizzare il suo sguardo in quella direzione ed ebbe un trasalimento, ma riuscì a contenere e mascherare sufficientemente il suo sconcerto. Per quanto la cosa le apparisse inopinata, si ricordò fulmineamente dei turbamenti adolescenziali del figlio. Per la verità pensava che la cosa fosse passata con gli anni, non sospettava minimamente che anche adesso che il figlio, che era un uomo sposato di 35anni, potesse covare ancora quell’antico desiderio verso una donna anziana, con i capelli bianchi e le forme sì prosperose, ma assai appesantite. Guardò la patta rigonfiata del figlio, poi alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi, tornò a riabbassare lo sguardo e gli chiese, a bassa voce:
-E’ questo che vuoi?…
Michele aveva la mente annebbiata dalla passione, si stava liberando di un tabù ancestrale, la riverenza filiale si stava dissolvendo per dare via libera ad un furore troppo a lungo represso. Non rispose alla madre, ma si tolse subito pantaloni e mutande e sventolò il cazzo duro e dritto davanti alla madre.
Quando la mano di Rosalba afferrò il cazzo, Michele fu percorso da un brivido di piacere irresistibile. Rosalba lo scappellò e cominciò a muoversi per fargli la più classica delle seghe; intanto il figlio le sfilò la maglia e le slacciò il reggiseno. Lei lo segava e lui palpeggiava quelle grosse tettone che tanto aveva segretamente desiderato. Sempre palpandole le poppe, avvicinò la cappella alla bocca di sua madre.
Rosalba, piena di vergogna ma ormai decisa ad accondiscendere alle voglie represse del figlio, accolse in bocca il cazzo e cominciò a succhiarlo, dapprima timidamente e senza enfasi, poi mettendoci più impegno e cominciando ad avvertire anche lei un insospettato piacere.
Il tutto stava avvenendo senza che i due si parlassero. Rosalba ci metteva sempre più impegno, ora glielo ciucciava rumorosamente andando avanti e indietro con la testa e facendo saettare la lingua sulla cappella gonfia. Michele sentì rapidamente montare l’orgasmo, allora afferrò la testa di sua madre con forza e, muovendosi dentro la sua bocca, le scaricò quattro-cinque interminabili fiotti di sborra, gridando:
– Aaahh’ sììì! Magnificooo! ‘. Sìììì’. dai, mamma ‘. beviti la sborra di tuo figliooo!
Gli abbondanti schizzi di crema pastosa invasero la bocca di Rosalba, che la mandò giù tutta, deglutendo a fatica. Poi lo fissò negli occhi e sospirando gli disse:
-Dio, quanta ne hai cacciata! ‘ spero che ora ti senta meglio…
Michele si sentiva davvero in paradiso. Aveva raccolto da anni quella sborra per sua madre ed ora finalmente gliene faceva dono. Ma gli era sembrato di cogliere nell’anziana madre un evidente cedimento al piacere e dunque le rispose con aria maliziosa:
-Mamma, ti ho desiderata tutta la vita’. Guardalo! non si è neanche riabbassato, ha ancora desiderio di te’..
Rosalba sorrise al figlio, si alzò e senza parlare lo condusse nella sua camera da letto. L’episodio era stato scioccante, ma aveva smosso anche lei. In effetti, erano 10 anni, cioè da quando era rimasta vedova, che nessuno l’aveva più scopata, e quel pompino aveva riacceso le sue voglie represse.
Si spogliò davanti al figlio, che vedendo quell’abbondanza di carne, quelle enormi tette che cadevano sulla pancia, quel culo grosso, si arrapò come non mai. Quando sua madre si distese sul letto allargando le abbondanti coscione, Michele volle prima di tutto assaporare la figa di sua madre e, mettendo la testa tra quelle due colonne di carne, le regalò un’appassionata leccata. Un piacere violento per Rosalba, che godeva spingendo la passera contro il viso del figlio e gemeva come una cagna in calore.
Lui la fece godere con la lingua e, quando la sentì bella calda, montò su quel corpo giunonico, puntò il cazzo verso la figona sbrodolante e spinse facendolo entrare tutto dentro con un solo colpo.
L’incantesimo era rotto, Michele era dentro sua madre e la pistonava con forza continuando a riempirsi le mani di quella generosa carne materna.
-Ti piace così, mamma? Dai, dimmelo che ti piace ‘ non ti vergognare di sembrare una troia!
Rosalba ormai aveva mollato ogni freno inibitorio e si stava lasciando andare alla goduria più indecente:
– Sì, sì Michelino mio, mi piace! Se lo vuoi sapere avevo proprio bisogno di essere scopata ‘ non giudicarmi male ‘ mi piace che mio figlio mi sbatte come una troia!
Il cazzo di Michele andava avanti e indietro dentro la figa di sua madre che ormai si era lasciata andare e godeva e grugniva come una vacca. Ma, in preda ad un raptus erotico, Michele si sfilò dalla figona e puntò il suo trapano più giù, in mezzo alle chiappone cellulitiche di Rosalba:
– Ehi, ma non ti accontenti di niente ‘. Ora vuoi mettermelo nel culo, porco? aaahhh’ ma sei un demonio’. così mi fa diventare sempre più una puttana’.
– Scusa mamma, ma la voglia che ho accumulata è tanta ‘ non ce la faccio a trattenermi ‘.
– Ma sì, dai, sì’ mettimelo dietro!… spaccamelo il culo!…. Questa verginità non voglio portarmela nella tomba!
Incoraggiato da queste parole della madre e dal movimento repentino con cui la donna si mise a pancia in giù, Michele entrò con tutto il cazzo nel culo di sua madre e, anche se il canale non era stato mai sfondato prima, vi affondò senza eccessiva difficoltà . La sodomizzò con forza, quasi con violenza, facendola trasalire di dolore misto a piacere. Mentre la pistonava da dietro le leccò con lussuria le spalle ed il collo e la baciò in bocca con la lingua. Alla fine le sborrò dentro il canale posteriore ed anche stavolta gliene schizzò tanta che, nel tirar fuori il suo uccellone, una parte dello sperma fuoriuscì dallo sfintere e colò tra le coscione della madre.
Restarono distesi sul lettone, toccandosi reciprocamente; lui le leccò a lungo i capezzoloni, mentre lei gli massaggiava con maestria i coglioni. I loro occhi si scambiavano nuovi sentimenti che mescolavano voglia e tenerezza. Dopo aver limonato per una ventina di minuti, si alzarono, si rivestirono, ma continuarono a palpeggiarsi carichi di desiderio.
Prima di congedarlo Rosalba ricordò al figlio l’impegno di fare la pace con Luciana, aggiungendo maliziosamente:
-Credo che da oggi ti vedrò più spesso, o no?
Michele fece pace con la sorella e naturalmente moltiplicò le visite a sua madre. Ma ora anche Rosalba ci aveva preso gusto. Si curava di più e aspettava le visite del figlio come una vera amante: si faceva trovare con vestaglie semitrasparenti, addirittura con calze e reggicalze, e, quando lui entrava in casa, non perdevano tempo, si buttavano subito sul lettone e scopavano come due forsennati, senza alcun freno. Ed ormai lei si dimostrava ancora più allupata e porca di lui.
Era davvero felice Rosalba. A 65 anni aveva realizzato un piccolo capolavoro: aveva riportato armonia nella sua famiglia e si era fatto un amante giovane e sempre arrapato. Come dire, due piccioni con una fava, o, se si vuole, con una fica.
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